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Sex 4.0: rischi e pericoli per i giovani

A cura della Dott.ssa Martina Zulian

Computer e smartphone rivestono un ruolo sempre più centrale nella nostra vita, al punto che è ormai difficile affrontare una giornata (o anche solo immaginare di farlo) senza questi “fedeli compagni”. Prolungamenti del sé, strumenti attraverso i quali monitorare, oggetti che crediamo di possedere, ma che in realtà finiscono col gestirci, in molti casi, purtroppo, senza che di questa nuova forma di schiavitù ci sia reale consapevolezza. Tipicamente, un adolescente trascorre diverse ore al giorno al computer o davanti allo smartphone – nei casi più severi, la letteratura psichiatrica parla di Internet Addiction Disorder, cioè di Dipendenza da Internet – girovagando sui vari social network, chattando e giocando, in un passaggio dall’una all’altra attività che potremmo definire compulsivo.
Negli ultimi anni, a destare particolare preoccupazione, è il rapporto che i ragazzi hanno con la pornografia all’interno del cyberspazio. Accedere a contenuti pornografici oggi è estremamente facile, al punto che per molti l’incontro con la sessualità avviene in età precoce, mediato dall’infinito materiale esistente in Rete. Una sessualità che ovviamente si presenta priva di sentimento, e che si eleva a parametro di riferimento per chi, come un giovanissimo, non ha in repertorio esperienze altre. Più i giovani vivono il loro primo approccio con i sentimenti e il sesso nel cyberspazio, e meno si formano alla realtà e alla magia di due corpi che si toccano. I nativi digitali, molti di loro almeno, in quelle immagini vedono “la realtà”. Quel tipo di sessualità, come in una sorta di imprinting, diventa “la sessualità”. I ragazzi credono che tutto ciò che osservano sia la norma, interiorizzando un modello di “homo eroticus” certamente lontano dal vero. Un modello con il quale non si può competere, e per questa ragione generatore d’ansia. Cosa non meno grave, i giovani finiscono presto col pensare che le ragazze, come quelle dei video, abbiano quei desideri e si approccino al maschio in quel modo. La sessualità diventa l’ennesimo ambito in cui fare a gara e dimostrare qualcosa, a sé stessi prima ancora che agli altri. Consequenziale è l’insorgere, in molti casi, di problematiche sessuali già in età adolescenziale.
In questa immersione totale nel cyberspazio, i ragazzi non hanno modo di esercitarsi per imparare le competenze di base della comunicazione sociale, non hanno la possibilità di affrontare le paure e i rischi di un “no” da parte di una ragazza, non si allenano a flirtare, non hanno modo di provare il batticuore che tipicamente accompagna la richiesta di un appuntamento. In questo modo i ragazzi temono di essere respinti, possibilità che naturalmente nel cyberspazio non esiste, per cui preferiscono andare sul sicuro della pornografia e del sesso virtuale. Si chiudono, insomma, facendo crescere la già folta schiera dei timidi sociali.
Tra i lati positivi, va ricordato che Internet costituisce un potenziale strumento di informazione, educazione e prevenzione che si tende troppo a ignorare. In particolare, i ragazzi, spesso timidi quando si tratta di domande riguardanti la loro sessualità, approfittano probabilmente molto di questo accesso diretto a informazioni di buona qualità, importanti sia sul piano della pubertà e del comportamento sessuale che su quello della vita affettiva. Agli adolescenti che si pongono domande sul loro orientamento sessuale, Internet può potenzialmente offrire conforto, opportunità di scambio e strategie per integrare tutte le implicazioni create da questo tipo di situazione. Quindi, gli adolescenti che sono stati adeguatamente preparati e assistiti all’uso delle nuove tecnologie beneficiano, con le chat, i blog e altri forum e siti d’incontro, di un accesso rapido e diretto a scambi d’informazioni che possono essere utili e strutturanti. Ma in questo universo impossibile da controllare, gli adolescenti, in particolare i più giovani, possono accedere a immagini che, per la loro crudezza, non sono pronti a ricevere. A ciò si aggiunga che i più temerari si lasciano trascinare in incontri non privi di rischi. Al di là di questi rischi specifici, molti giovani utenti che mettono in rete senza inibizioni testimonianze, foto o film personali modificano il rapporto che hanno con lo spazio pubblico e i più giovani non si rendono nemmeno conto di quanto sia facile accedere ai documenti che mettono sul web. In questo modo, viene sconvolto l’intero rapporto con lo spazio pubblico, privato e intimo.
Negli ultimi decenni, gli studi condotti nel campo delle scienze sociali si sono principalmente concentrati sui fattori che portano gli adolescenti ad assumere comportamenti sessuali a rischio. Anche i mass media rivolgono la loro attenzione soprattutto ai comportamenti devianti, dando così l’impressione che la vita quotidiana degli adolescenti sia sempre più marcata da esperienze di violenza sessuale.
Negli ultimi decenni la nostra società ha conosciuto diversi sviluppi direttamente legati alla sessualità. Le trasformazioni del contesto e il conseguente cambiamento di valori hanno influenzato la vita e le esperienze degli adolescenti. Gli adolescenti di oggi possono accedere più facilmente a prodotti a contenuto sessuale rispetto alle generazioni precedenti e ne consumano in maggiore misura.
In aggiunta, il Covid-19 ha colpito i giovani anche nell’intimo. Il virus ha inciso nelle relazioni affettive e sessuali dei ragazzi più giovani o nei giovani adulti spingendoli ancora di più all’uso di applicazioni o della rete internet per incontrare gli altri.
Ma questo basta per parlare di “generazione porno”? Secondo gli specialisti, l’utilizzo dei mezzi di comunicazione non ha soltanto lati negativi, come ad esempio la rappresentazione stereotipata dei ruoli di genere proposta dai film pornografici, ma anche positivi, come le potenzialità di Internet in quanto strumento d’informazione.
Volontariamente o involontariamente, oggi i giovani entrano precocemente in contatto con contenuti di natura sessuale attraverso i nuovi media. Le barriere che dovrebbero impedire loro di accedere a contenuti non adatti alla loro età o addirittura illegali sono facilmente superabili, oggi più che mai. Ma quali conseguenze può avere il consumo di offerte che da una parte li allettano e dall’altra li disorientano? Una cosa è certa: Internet, cellulari e altri media rappresentano inevitabilmente una sfida, sia per il modo in cui i bambini e i giovani ne dispongono sia per l’educazione mediatica di oggi.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo come stavano le cose un tempo. All’inizio fu il libro. E fra tanti libri c’era anche quello di educazione sessuale. A volte erano i genitori a fornirlo intenzionalmente ai ragazzi. A volte, invece, spinti dalla curiosità, i giovani se lo procuravano da soli e lo leggevano più o meno di nascosto. Al libro di educazione sessuale, che si usa ancora oggi, si sono aggiunte le riviste specializzate. Quando nelle case fecero il loro ingresso prima la TV e poi i video, agli adolescenti si offrirono improvvisamente nuove opportunità di informarsi sul tema certamente più interessante ma anche più delicato per la loro età: la sessualità. A quel punto i messaggi giungevano loro attraverso immagini in movimento: tutta un’altra cosa rispetto alle parole scritte e alle figure statiche di prima. Quella che stiamo vedendo crescere ora è la generazione di Internet, che i mezzi di comunicazione di massa hanno poco simpaticamente ribattezzato “generazione porno”. Ma cosa c’è dietro questo concetto? È veramente in corso la formazione di un esercito di giovani freddi, bersaglio di una pioggia di stimoli e sollecitazioni sessuali? Per rispondere a queste domande, non si può non prendere in considerazione l’immagine che i media diffondono dei giovani, ovvero quella di ragazzi che fanno un uso spropositato dei media a loro disposizione – soprattutto TV, cellulare, internet e videogiochi – e che si informano, sempre attraverso questi media, su tutti gli argomenti che catturano il loro interesse. Questi giovani cercano nei media sia l’informazione che l’intrattenimento in fatto di sessualità. In casi estremi, l’interesse per questi argomenti è tale che, per quanto concerne Internet, si parla di dipendenza da sesso on-line. Del resto, il mestiere più antico del mondo ha preso piede anche nel web e ormai in Internet il sesso è quasi onnipresente. Ma i giovani consumano contenuti sessuali attraverso diversi media e, a quanto pare, lo fanno di più e con maggiore facilità di accesso rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Ecco perché i mass media li chiamano generazione porno. L’avvento dei media interattivi digitali ha cambiato il modo di accedere a immagini e testi ma anche lo scambio di messaggi erotici (in chat) e di presentarsi nel Web 2.0.
Dunque, sesso e rete sembra essere un connubio frequente, ma ad alto rischio di dipendenza.
L’avvento della rete ha cambiato le nostre vite, le ha rese più performanti, più dinamiche, ma ha dato vita ad un processo confusivo tra vita reale e vita virtuale, con un riverbero negativo sull’intimità e sulla sessualità. La fruizione della rete ha svariati gradi di gravità e di pericolosità: chi la frequenta con modalità ludiche, chi ricreative, chi ancora con scopi relazionali o sessuali, sino ad arrivare alle forme patologiche, caratterizzate da dipendenza psicologica e da assuefazione al mondo virtuale, fino ad obbligare l’utente fruitore ad avere bisogno una dose quotidiana di maggiore entità.
L’avvento di Internet ha modificato e totalmente stravolto le relazioni. Talvolta le ha rese più semplici ed immediate, altre volte le ha fatte diventare dei veri e propri “surrogati affettivi”, relazionali e sessuali.
Le modalità di approccio alla rete, in situazioni di solitudine affettiva-relazionale e sessuale, seguono più o meno lo stesso modus operandi, per i giovani e per gli adulti. I giovani si approcciano alla rete senza grande controllo da parte degli adulti, spesso ignari delle loro audaci navigazioni e frequentazioni.
Così, mossi da tempeste ormonali tipiche dell’età, iniziano a girovagare sui siti pornografici per sanare le loro curiosità: la rete si sostituisce ai genitori, agli insegnanti, ai clinici ed ai compagni più navigati.
L’utilizzo massiccio della pornografia cui oggi stiamo assistendo, crea non poche problematiche. Da ludico, occasionale e scaccia pensieri, il sesso virtuale può transitare ad una dimensione di obbligatorietà e di dipendenza psicologica, soprattutto quando chi ne fruisce ha una “personalità dipendente”.
Diventa così un vero chiodo fisso, una vera e propria ossessione, occupa tutti i pensieri dell’utilizzatore, e scandisce i tempi della giornata. Tra gli effetti collaterali, abbiamo le crisi d’astinenza.
Quando, per un motivo o per un altro, il web non può essere visitato, il paziente dipendente svilupperà delle crisi di astinenza, vere e proprie che si manifesteranno con ansia, nervosismo, irascibilità ed attacchi di rabbia, insonnia e disturbi dell’umore e del comportamento, che placheranno a “rituale masturbatorio online” ripristinato. Il sesso virtuale crea una forma di “craving, cioè una forma di dipendenza pari a quella sperimentata con le droghe. I “cyber dipendenti da sesso” sono in crescente aumento, così come le nuove forme di dipendenza dette appunto “senza sostanza”.
Le possibili cause siano da ricercare non solo nella facilità di accesso ad Internet, ma nel cambiamento storico, culturale e degli usi e costumi sessuali, di quest’ultimo decennio. Il sesso online appartiene alle nuove dipendenze, dette “senza sostanza”. Questa nuova malattia dell’anima coinvolge parecchie persone: dai più giovani agli adulti, fino ad arrivare agli anziani.
La tecnologia appartiene ormai alla comunicazione, al corteggiamento, alla dimensione dell’intimità e delle relazioni. Dalla lettera sigillata con la cera lacca, siamo passati alle email, ai blog, luogo di dominio pubblico dove la comunicazione è circolare e simmetrica; dalle chiacchierate in salotto alle chat, dalle feste per facilitare incontri ai siti per incontri ed ai social network, contenitori di informazioni personali, immagini, pensieri, solitudini e, forse, surrogati di affettività. Alla luce di queste modifiche epocali, anche la sessualità cambia veste, imbattendosi in questa nuova realtà virtuale.
L’analisi psicologica della sessualità, inclusa la variabile virtuale, non può solo essere psicologica, intrapsichica, relazionale, interpersonale, ma deve obbligatoriamente tenere presenti il sociale e la matrice culturale in cui ci muoviamo, ambiti che condizionano fortemente i nostri comportamenti amorosi.
Sono cambiati i tempi e sono cambiati i ruoli. La sovraesposizione a stimoli sessuali ha creato il proliferare di derive della sessualità. Gli uomini sono sempre più impauriti e sessualmente vulnerabili, le donne richiedenti ed aggressive, le disfunzioni sessuali maschili sempre in crescente aumento (come per esempio il deficit erettivo, l’eiaculazione precoce e l’anorgasmia), l’utilizzo delle pillole pro-erettive sempre in maggiore aumento, spesso frutto di un pericoloso “fai da te”, senza supervisione medica, ed il pc viene preferito al corpo ed alla psiche di donna, con i conseguenti rischi emotivi da relazione vera e propria. Spesso dietro un computer si incontrano ragazzini che mossi da curiosità e furore testosteronico – e facilitati da uno scarso controllo genitoriale -, possono anche incontrare anziani parafilici, o con “non si sa chi” nel mare magnum della rete.
La rete inoltre, facilita e promuove un’eroticità facile, dal facile utilizzo e consumo, rende gli assidui frequentatori, bravi e navigati “amanti virtuali”, capaci di esperienze erotiche simultanee e plurime, senza il minimo rischio, né di coinvolgimento, né il manifestarsi di una possibile ansia da prestazione.

Dott.ssa Martina Zulian, Psicologa Clinica

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