In onore di Giulia

L’uccisone barbara di Giulia Cecchettin e la furia indomita della sorella Elena sono un potente esplosivo per la coscienza umana. Da giorni il patriarcato è il sorvegliato speciale e l’attenzione di uomini e donne che lo circonda rivela anche l’analfabetismo con cui lo si attenziona.

In realtà ricorrere al patriarcato per far luce sulla realtà non basta più, per lo meno se rimane l’unica lente a disposizione della conoscenza umana.

dice Bersani: “bisogna studiarla la storia della emancipazione femminile… un ragazzo che sta di fronte a una ragazza deve vedere in lei la Storia da cui arriva”.

Un invito a fare dello sguardo maschile uno sguardo trascendente, capace di cogliere la complessità.

Nelle stesse ore Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, invitava a leggere nelle donne uccise per femminicidio delle guerriere. Sono le nostre eroine, aggiungeva.

Lampi di luce in una società accecata dalla mistificazione costante della realtà.

Il femminicidio è un fenomeno che pecca di una distorsione di senso. Le donne che vengono uccise non sono vittime da compiangere ma guerriere da onorare come tutti i morti su campi di battaglia.

Abbiamo da innalzare stele in loro onore e riconoscere che è in atto la rivoluzione delle donne.

E’ una rivoluzione silenziosa, invisibile, come lo fu quella dei giovani degli anni 60 e 70. Ed è planetaria, proprio come quella lì, che i libri di storia non sanno ancora decifrare e raccontare.

Le due più grandi rivoluzioni moderne hanno un carattere molecolare, procedono cellula per cellula, relazione per relazione, nell’invisibilità della vita intima che appartiene ad ogni relazione d’amore.

Nessuna donna ne parla, vincolata com’è dal tabù della privacy.

Negli anni 70 c’erano cartelli nelle case delle donne che dicevano: il silenzio è violenza.

Proprio così, veniamo da una cultura che consiglia di tacere, di non mettere il dito fra moglie e marito, principi letali di vita che mietono vittime e lasciano costernati, perché nessuno se l’aspettava…

Bruciate tutto, gridava Elena, la sorella di Giulia. Il dettato culturale non lavora per l’evoluzione umana e va annientato.

Fate rumore! Gridano dagli atenei ragazze e ragazzi.

Si, forse sono loro, con le loro giovani coscienze, a riprendere in mano il filo di una rivoluzione che non ha mai cessato di esistere, ma fa delle cadute in guerra un fenomeno singolare.

La rivoluzione delle donne non ha mai cessato di esistere, così come la loro guerra al sistema patriarcale. Ed è questo il momento di onorarla.

Mariagrazia Napolitano