Una pallottola spuntata è su Paramount+

C’è questa frase che viene pronunciata sempre più spesso parlando di opere del passato, e fa più o meno così: “Oggi [X] non si potrebbe più fare” (o “non te lo lascerebbero più fare”). È inevitabile pensarci riguardando Una pallottola spuntata, che un mesetto fa ha compiuto 35 anni e che oggi trovate, se non l’avete mai visto (difficile) o se avete voglia di rivederlo (più facile, speriamo che il pezzo serva anche a questo), su Paramount+. Il film di ZAZ è uno dei simboli di una stagione cinematografica che è stata definitivamente ammazzata più o meno all’altezza dei vari Scary Movie, Epic Movie e compagnia brutta, e che in questo millennio ha trovato pochissimo spazio e ancora meno soddisfazioni: è vero, come teme lo stesso David Zucker, che il problema è che “non si può più fare?”.

Una pallottola spuntata è un fossile vivente

Innanzitutto: è vero che la parodia classica alla ZAZ è sostanzialmente sparita dal panorama cinematografico, al punto che negli ultimi anni si ricorda solo il ritorno di Mel Brooks nei panni di produttore per l’evitabilissimo “sequel” di La pazza storia del mondo. Ormai nessuno fa più operazioni come quella di Una pallottola spuntata: prendere un genere, i suoi archetipi,  i suoi stereotipi, i suoi tic e le sue caratteristiche formali e passare un’ora e mezza a sfotterlo, decostruirlo, farlo a pezzi per poi riassemblarlo in un qualche modo buffo. Nessuno le fa più perché ormai la decostruzione e l’ironia postmoderna sono ovunque, dai film di supereroi a quelli con Nicolas Cage: le operazioni alla ZAZ vengono considerate grossolane e infantili, più adatte a un video su TikTok che alla sala o anche a una piattaforma.

Una pallottola spuntata Drebin

È chiaro però che è un altro il motivo per cui si dice che Una pallottola spuntata oggi non si potrebbe più fare. Le parodie di quegli anni sono sempre state caratterizzate da quello che un tempo, con ammirevole innocenza, ci piaceva definire “umorismo politicamente scorretto”, con battute anche volgari e cafone e soprattutto del genere “questa cosa non dovresti dirla ad alta voce”. È il discorso che fa David Zucker nell’intervista linkata sopra: “Non riesco nemmeno a immaginare quanto stiano limitando chiunque faccia Naked Gun 4, se sono così spaventati”. Il punto è: spaventati da cosa? Che cos’ha Una pallottola spuntata di così terribile da dover essere limato a forza per essere riproposto nel 2024?

“Non si può più dire nulla!”

La risposta breve alle domande precedenti è: “boh”. Intendiamoci: è vero che ci sono scene di Una pallottola spuntata che oggi verrebbero segate prima ancora di finire su carta. Una su tutte la sequenza iniziale, nella quale i leader nemici dell’America si incontrano segretamente a Beirut per decidere i destini del pianeta e degli Stati Uniti in particolare. Non è colpa del politicamente corretto, però, o meglio: nessuno farebbe uscire una scena del genere perché scatenerebbe un caso diplomatico infinito, visto che gli attuali leader, gli omologhi odierni di quelli ritratti nel film, stanno facendo di tutto per riposizionarsi e sciacquarsi l’immagine pubblica. In parole più semplici: Saddam e Gheddafi nel 1988 se ne fregavano di venire ritratti in quel modo, mentre oggi è la politica internazionale che te lo vieterebbe, non certo il politicamente corretto.

Priscilla

Discorso analogo vale per l’altro grande bersaglio del film, la regina Elisabetta in persona: come vi avevamo raccontato qui, al tempo non ci fu alcuna comunicazione tra produzione e Casa Reale perché la prima aveva paura che la seconda potesse opporsi a certe scelte creative. È vero, oggi tutto questo sarebbe impensabile (e non solo perché nel frattempo gli inglesi sono passati al re): Londra pretenderebbe di vedere tutto il girato e di dare l’OK su ogni singolo dettaglio, e d’altra parte forse quegli OK arriverebbero senza troppe esitazioni nell’ennesimo tentativo di svecchiare l’immagine della monarchia. È chiaro che stiamo ipotizzando e parlando del nulla, ma c’è un dettaglio importante nei due esempi che abbiamo fatto finora, e che spiega perché secondo noi è sbagliato pensare che Una pallottola spuntata sia un film inadatto all’epoca moderna.

Una pallottola spuntata mira verso l’alto

È poi il solito segreto di tutte le buone parodie e della satira in generale: il film di David Zucker non se la prende (quasi) mai con bersagli deboli e indifesi, ma punta sempre in alto. I reali d’Inghilterra. I capi di governo che decidono le sorti del Medio Oriente. La polizia. Le istituzioni. Gli Stati Uniti d’America nella loro versione più massimalista e autocompiaciuta. Certo, ci sono battute volgari e a sfondo sessuale, ma non per questo sessiste. Certo, ci sono gag di bassissimo livello culturale, che coinvolgono rumore di urina e peti fragorosi: ma sono messe lì per puro gusto del surreale, per farci vedere come Frank Drebin viva in una specie di mondo parallelo, un Mr. Magoo delle forze dell’ordine che ogni tanto incrocia la sua strada con quella della realtà causando pasticci, equivoci e deliri vari. Le battute e le scenette slapstick di Una pallottola spuntata servono a farci ridere, mai a umiliare qualcuno.

Frank

Semmai, questo lasciatecelo dire, il vero motivo per cui oggi questo film non si potrebbe più fare è che nessuno è più capace di scrivere certe cose, men che meno di metterle in scena: la comicità pura ha quasi del tutto abbandonato il cinema per trovare casa sui palchi della stand-up comedy, e il gusto della battuta ha lasciato posto a quello per la citazione arguta o per il banter di matrice Marvel. E d’altra parte queste scelte non vengono imposte dall’alto, non del tutto almeno: è chiaro che c’è, anche nel pubblico, meno voglia di ridere sguaiatamente di quanta ce ne fosse negli anni Ottanta. E qui si aprirebbe un’enorme parentesi che è però sociologica e non cinematografica: la lasciamo a chi ne capisce di più, e torniamo a rivedere anche Una pallottola spuntata 2 ½.

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