Search Results for ‘yolande’

Gli appuntamenti di luglio 2011

Martedì 12 Luglio:
Yolande Mukagasana sara’ a Genova, dove  nell’ambito della  “Settima Internazionale dei Diritti” :
alle ore 11.00 inaugurerà il Giardino dei Giusti di Genova, insieme a Marta Vincenzi, Vera Politkovskaya, Anabel Hernandez, Sandra Rodriguez Nieto;
alle ore 12.00 parlerà del suo nuovo progetto “La collina dei Giusti in Rwanda”, insieme a Emily Backus, Kirstin Hausen e Carla Peirolero.
Il programma della manifestazione ed ulteriori informazioni a riguardo si possono trovare sul sito http://www.genovacittadeidiritti.it/

Mercoledì 13 Luglio:
Yolande Mukagasana presenterà, inseme all’On. Jean-Léonard Touadì, il suo libro alla libreria Griot di Roma.
Per avere più informazioni sull’evento:
http://www.libreriagriot.it/2011/07/02/un-giorno-vivro-anchio-il-genocidio-del-rwanda-raccontato-ai-giovani-con-lautrice-yolande-mukagasana-e-jean-leonard-touadi/ .

Add comment luglio 3rd, 2011

CHI HA INTERESSE A NEGARE IL GENOCIDIO DEL RWANDA?

In occasione della Giornata della Memoria 2011, la presidente della Onlus Bene Rwanda, Françoise Kankindi, è intervenuta sul sito di Gariwo, il Comitato per la Foresta dei Giusti: Sono nata già profuga in Burundi dove i miei genitori si erano rifugiati dopo i primi massacri dei Tutsi nel mio Paese, nel ‘54. Questa condizione la condividevo con gli altri ragazzi rwandesi i cui genitori si erano rifugiati in Uganda, ex-Zaire, Kenya, Tanzania fino in Europa. Non capivamo per quale motivo i diritti più elementari quali la cittadinanza, l’accesso alle scuole statali, il lavoro, ci erano negati ma nessuno ce ne parlava. Sul nostro documento di viaggio (in quanto apolidi non avevamo diritto a un passaporto) era scritto che potevamo andare dovunque tranne nel nostro Paese d’origine, il Rwanda.

Continua a leggere a questo link l’intervento integrale.

Gariwo ha inoltre intervistato Yolande Mukagasana: Fin da piccoli siamo stati educati chi all’odio, chi alla paura. Questo tipo di educazione viene impartito ai futuri adulti. A causa di ciò siamo diventati carnefici e vittime, ma non vogliamo rimanere tali.

Clicca il link per vedere il video dell’intervista e leggere il testo dell’intervento.


Add comment maggio 2nd, 2011

LA PROVINCIA DI ROMA A FIANCO DEL RWANDA


RUANDA, ZINGARETTI: “PROVINCIA SI ATTIVERÀ PER NON DIMENTICARE”
“Per il Ruanda è stato fatto sempre poco. Molti vogliono dimenticare, per noi invece il tema della memoria è fondamentale. Quello dei Tutsi è stato senza dubbio uno dei più sanguinosi e drammatici genocidi del ventesimo secolo e ricordarlo è anche un modo per evitare che non si ripeta mai più una pagina così drammatica per la storia dell’ umanità”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti incontrando a Palazzo Valentini la scrittrice candidata al Nobel per la Pace 2010 Yolande Mukagasana, presidente della Fondazione ‘ Garirwa – Il Giardino dei Giusti del Rwanda’ e Francoise Kankindi, presidente dell’ Associazione Bene-Rwanda Onlus, impegnata nel ricordo delle vittime del genocidio ruandese del 1994 e che domani ha organizzato al Teatro Piccolo Eliseo di Roma una manifestazione dal titolo “La memoria condivisa”.
“L’ amministrazione provinciale – ha detto Zingaretti – è pronta a impegnarsi attivamente e a entrare a far parte della Fondazione ‘ Garirwa’, raccogliendo fondi e organizzando iniziative per raccontare il dramma del Ruanda. Faremo tutto il possibile, siamo un ente piccolo ma combattivo”. Alle parole di Zingaretti, ha replicato Yolande Mukagasana recitando un detto ruandese “Anche se siete un piccolo ente il vostro aiuto è molto importante. I piccoli fiumi fanno gli oceani”(OMNIROMA).

Add comment aprile 12th, 2011

Rwanda ieri, Costa d’Avorio oggi?

Il Blog di Beppe Grillo intervista Yolande Mukagasana: a questo link la trascrizione dell’intervista

Add comment aprile 7th, 2011

XVII Giornata della Memoria al Teatro Eliseo di Roma

“LA MEMORIA CONDIVISA”
GIORNATA DEDICATA ALLA MEMORIA DEL GENOCIDIO DEI TUTSI IN RWANDA
Teatro Piccolo Eliseo – Sabato 9 Aprile 2011 – Via Nazionale, 183

Programma:

14.30-15.00 Apertura XVII Giornata della Memoria a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda Onlus e saluti da parte delle istituzioni, fra gli altri Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e Fabio Graziosi, rappresentante delle Nazioni Unite in Italia.
15.00-15.30  Intervento di Moni Ovadia.
15.30-16.30  Tavola rotonda sul post genocidio e sugli attuali scenari di guerra in Africa con Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale, candidata al Premio Nobel della Pace, Aldo Ajello, già rappresentante speciale dell’Unione Europea per la Regione dei Grandi Laghi, Luciano Scalettari coautore del libro “La lista del console”, Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma. Modera il giornalista Pietro Veronese.
16.30-17.00 Presentazione campagna per il Premio Nobel a cura di Emilia La Nave, coordinatrice di Bene Rwanda, Giuliano Pisani, vice presidente del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e Gabriele Nissim, presidente della Foresta dei Giusti di Milano.
17.00-18.00  Visione integrale del documentario “La lista del console” con la presenza del Regista Alessandro Rocca, prodotto da SGI Srl – Società Generale dell’Immagine di Torino, con il contributo di Rai Cinema, Piemonte Doc Film Fund, Media UE.
18.00-18.30 l Dibattito con le testimonianze dei sopravvissuti del genocidio.
14.30-18.30 l Mostra fotografica nel foyer del Teatro.

Scarica il programma in Pdf: Flyer_Rwanda_2011_low

Add comment aprile 7th, 2011

Sabato 5 Febbraio: Intervento di Yolande Mukagasana

Add comment febbraio 17th, 2011

EDITORIALE GIORNATA DELLA MEMORIA 2011

I Giusti nel genocidio rwandese

scritto per Gariwo da Françoise Kankindi, Presidente dell’Associazione Bene-Rwanda.

In una tranquilla serata primaverile, mentre stavo cenando con la suocera di mia sorella con cui vivevo a Milano durante i miei studi universitari, mi ritrovai davanti agli occhi un fiume di cadaveri trasmesso dal telegiornale. Quei corpi appartenevano al mio popolo. Le famiglie di mia madre e di mio padre soccombevano sotto il machete ma nessuno attorno a me comprendeva il dramma che stavo vivendo. Sentivo dentro di me un urlo infinito ma, nell’indifferenza che copriva il genocidio dei tusti nel mio paese, tale urlo era di un silenzio inaudito.

Nell’aprile del 1994, come nel 1959 quando mio padre si salvò per miracolo dal primo massacro dei tutsi in Ruanda, il mondo rimase a guardare. Intervenne solo per mettere in salvo gli occidentali con i loro cani e gatti, lasciando sotto la furia genocidaria uomini, donne e bambini che avevano l’unica colpa di appartenere all’etnia tutsi.

Il comandante della missione di pace dell’Onu in Ruanda, Romeo Dallaire, chiese il permesso di fermare la carneficina che avveniva sotto i propri occhi ma tale autorizzazione gli fu negata. I potenti del mondo si girarono dall’altra parte. Si rifiutarono  di usare la parola “genocidio” pur di non assumersi le loro responsabilità per  evitare  un intervento altrimenti obbligatorio  così come sancito dalla Convezione  per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio approvata dall’ Onu nel 1948.

Dopo una tragedia così grande è difficile ritrovare la fiducia nel prossimo, ma è grazie a coloro che durante il genocidio non esitarono a rispondere alla loro coscienza, ai loro valori profondi soccorrendo il prossimo a  rischio della propria vita, che si ritrova un senso nell’essere umano. Persone appunto come Zura Karuhimbi, Pierantonio Costa e Yolande Mukagasana che a nostro avviso meritano un premio nobel per la pace.

Cosa ha mosso Zura Karuhimbi a sfidare gli interahamwe, le milizie genocidarie, nascondendo sotto il loro naso centinaia di tutsi? Cosa ha spinto Pierantonio Costa ad intraprendere numerosi viaggi per portare in salvo migliaia di tutsi pagando di propria tasca i genocidari per non essere perquisito? Cosa tiene oggi in piedi Yolande Mukagasana, la cui famiglia fu massacrata, e come può non farsi travolgere dall’odio ma dalla voglia di testimoniare e trasmettere messaggi di pace e giustizia?

Forse la risposta a tutto ciò sta nella bontà “insensata” e senso di responsabilità dei Giusti dai quali possiamo apprendere il coraggio di opporsi al male, di tendere una mano al prossimo e non girare la testa dall’altra parte quando attorno a noi si scatena il lato più malvagio degli esseri umani.

http://www.gariwo.net/file/Editoriale_Bene_Rwanda.pdf

Add comment gennaio 27th, 2011

La Provincia di Roma approva mozione per sostenere la campagna per il Nobel ai Giusti del Rwanda

“ La Provincia si impegna a sostenere la candidatura dei Giusti del Rwanda al Premio Nobel della Pace. E’ questo il contenuto della mozione approvata questa mattina in Consiglio provinciale che conferisce mandato al Presidente Zingaretti a rappresentare la volontà della Provincia di Roma presso il Comitato Promotore del Premio Nobel per la Pace ,  perché valuti la candidatura al Premio Nobel per la Pace di Zura Karuhimbi e Pierantonio Costa onorati come Giusti del Rwanda nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e della scrittrice e intellettuale rwandese Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio dei Tutsi in Rwanda e attivista della Pace premiata dall’Unesco”.

A dichiararlo in una nota è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà e coordinatore del Gruppo Federato della Sinistra in Provincia. “ La Commissione Scientifica del Giardino dei Giusti del Mondo – continua – ha finora individuato trentasei Giusti legati a venti episodi avvenuti in quattro diversi genocidi, quello che coinvolse il popolo armeno in Turchia tra il 1915 e il 1916, la Shoah ebraica avvenuta in Europa durante il secondo conflitto mondiale, i massacri indiscriminati contro la popolazione bosniaca (1992-1995) e il genocidio Rwandese (1994). Il genocidio in Rwanda si compì tra il 6 aprile e il 18 luglio del 1994, quando gruppi militari e paramilitari di etnia Hutu, appoggiati anche da civili, sterminarono a colpi di armi da fuoco, machete, bastoni chiodati, gran parte della minoranza di origine Tutsi. In quel contesto alcune donne e alcuni uomini scelsero di opporsi all’orrore e di salvare altri esseri umani a rischio della propria stessa vita, meritando di essere riconosciuti come Giusti del Rwanda”.

“Dopo il Nobel per la Pace assegnato quest’anno al dissidente cinese Liu Xiaobo, abbiamo ritenuto opportuno il sostegno della Provincia alla candidatura dei Giusti del Rwanda. Finora non è stato conferito nessun Nobel relativo al genocidio in Rwanda, che è stato uno dei più grandi e prolungati genocidi della nostra storia contemporanea. D’altra parte, ogni anno a Roma si svolge la Giornata della Memoria per le vittime del genocidio del Rwanda e la Provincia ha sempre sostenuto le celebrazioni, quest’anno conferendo il proprio patrocinio”, conclude.

Add comment novembre 13th, 2010

RICONOSCERE I VERI GIUSTI

Comunicato stampa:

L’Associazione Bene Rwanda segue con particolare interesse la notizia dell’imminente mandato di arresto internazionale per Paul Rusesabagina, ipotetico eroe e giusto del Rwanda. Negli ultimi anni non solo il negazionismo ma anche la celebrazione di falsi eroi ha turbato i sopravvissuti del genocidio. L’accertamento della posizione del signor Rusesabagina è dunque essenziale per la giustizia che si deve alle vittime del genocidio del 1994. Molte delle testimonianze di sopravvissuti ospitati nel famoso Hotel delle Mille Colline pervenute alla nostra associazione sono, infatti, non in linea con le versioni date dal signor Rusesabagina e utilizzate per la produzione del film hollywoodiano “Hotel Rwanda”. Da quindici anni i sopravvissuti chiedono chiarezza su quelle vicende e sull’effettivo operato del signor Rusesabagina durante e dopo il genocidio. Bene Rwanda è impegnata per il riconoscimento dei veri “giusti del Rwanda” attraverso una campagna per l’assegnazione del Nobel per la Pace a Zura Karuhimbi, Yolande Mukagasana e Pierantonio Costa, in quanto Giusti per le loro azioni durante e dopo il genocidio del Rwanda del 1994 e figure rappresentative contro ogni genocidio.

per ulteriori informazioni

cell. 328 6334318 – 377 1615080

le testimonianze di Bene Rwanda: l’ex coordinateur du comité de crise à hotel rwanda
link utili: http://www.editions-harmattan.fr/index.asp?navig=catalogue&obj=livre&no=25388
http://blog.panorama.it/libri/2008/02/29/hotel-rwanda-il-libro-denuncia-che-inchioda-hollywood/

Add comment novembre 2nd, 2010

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEMORIA PER IL 16° ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL RWANDA

In occasione della giornata internazionale della memoria per le vittime del genocidio del Rwanda, il giorno Sabato 10  Aprile 2010,  al Teatro Piccolo Eliseo, Via Nazionale 183, Roma, l’associazione Bene-Rwanda Onlus organizza la consueta manifestazione pubblica sulla storia e sull’attualità del genocidio ruandese del 1994 con la presenza di ospiti autorevoli:

ϖ    16.30-17.00: Apertura XVI Giornata Memoria con la presentazione a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda Onlus, saluti da parte dei rappresentanti delle istituzioni e messaggio della Comunità Ebraica di Roma.

ϖ     17.00-17.30: Intervista del giornalista Luciano Scalettari a Pierantonio Costa, considerato lo “Schindler italiano” per aver salvato 2.000 Tutsi durante il genocidio, fu Console onorario Italiano in Rwanda ed è candidato al Premio Nobel per la Pace.

ϖ    17.30-18.00: Testimonianza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale, considerata la “Primo Levi” ruandese, è candidata al Premio Nobel per la Pace.

ϖ    18.00-18.30: Presentazione delle candidature al Premio Nobel per la Pace ai Giusti del Rwanda a cura di Giuliano Pisani, Vicepresidente del Comitato Scientifico del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, di Paolo Carrara, Presidente della Fondazione un Raggio di Luce e di David Monticelli, presidente associazione Peace Culture!

ϖ    18.30-18.45: Verrà proiettato un breve trailer del documentario di Alessandro Rocca “Rwanda: la lista del console” e alcuni passaggi di interviste realizzate nel corso delle riprese. Il documentario è prodotto da Sgi srl, rai Cinema, con il sostegno del Doc Film Fund Piemonte.

ϖ    18.45-19.15: Testimonianze dei sopravvissuti del genocidio presenti in sala.

ϖ    19.15-20.00: Mostra fotografica nel foyer del Teatro.

L’evento si avvale dei Patrocini della Provincia di Roma, presente in sala nella persona della Vice Presidente Cecilia D’Elia, della Regione Lazio, del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, del Comune di Padova, delle Rappresentanze in Italia dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Il rappresentante delle Nazioni Unite in Italia, Fabio Graziosi, darà lettura al messaggio del Segretario Generale Ban Ki Moon.

CONTATTI

www.benerwanda.org

Bene-Rwanda Onlus
Via G. Mengarini 41 00149 Roma
cell. 3771615080
francoise.kankindi@gmail.com

Ufficio Stampa
Cell. 328 6334318
press@benerwanda.org

Nell’estate del 1994, mentre l’attenzione mediatica internazionale era concentrata sui mondiali di calcio negli Stati Uniti, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini Tutsi e Hutu moderati venivano trucidati dagli estremisti appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale che ignorò le invocazioni d’aiuto del Generale Dallaire, comandante della missione di pace dell’Onu.

Bene Rwanda, che in lingua Kinyarwanda significa “figli del Rwanda”, è un’associazione “no profit” fondata e diretta da cittadini ruandesi, che risiedono e lavorano da anni in Italia, che conta fra i suoi membri anche moltissimi cittadini italiani. E’ dal 2006 che Bene Rwanda celebra a Roma la giornata della memoria per il genocidio del Rwanda avvelendosi dei patrocini del Comune di Roma, della Provincia di Roma, della Regione Lazio, delle Nazioni Unite e organizzando eventi in strutture quali la Casa della Memoria e il teatro Eliseo.
Bene Rwanda ha sempre contato sulla partecipazione di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e della cultura italiana e internazionale come il premio Nobel Dario Fo, Jacopo Fo, la menzione onorevole Unesco per la pace, Yolande Mukagasana, lo scrittore senegalese Boubacar Boris Diop, il giudice del Tribunale Penale Internazionale, Flavia Lattanzi. L’associazione è, inoltre, presente con i suoi membri, e in particolare con i sopravvissuti del genocidio, nelle scuole superiori di Roma per portare la testimonianza diretta dell’orrore di ogni guerra. Tutte le iniziative dell’associazione hanno ottenuto ampio successo di pubblico e grande attenzione mediatica così come documentato sul sito web www.benerwanda.org. Africani, italiani, ma anche cittadini palestinesi, libici, curdi, armeni, e molte altre diaspore hanno spesso trovato nelle giornate della memoria organizzate da Bene Rwanda la possibilità di unirsi in un abbraccio solidale e interculturale.

Scarica qui l’invito alla Giornata Internazionale della Memoria

Add comment marzo 23rd, 2010

Lettera di Yolande Mukagasana al Ministro Bernard Kouchner

Mittente:

Yolande Mukagasana
Belgio

Destinatario:

Sig. Bernard Kouchner
Ministro
degli Affari Esteri

Oggetto: La riconciliazione Francia-Rwanda

Egregio Signor Ministro,

Vorrei anzitutto augurarle un felice anno nuovo 2010, basato soprattutto sulla riconciliazione tra i nostri due paesi, la Francia e il Rwanda.

Signor Ministro, non ho mai dubitato della sua umanità. Questo è il motivo per cui non smetterò di scriverle quando sentirò la necessità di parlarle. Le ricordo che sono una superstite del genocidio dei Tutsi del Rwanda, in cui ho perso tutta la mia famiglia, ma in particolare mio marito e tutti i miei figli. Il Governo francese dell’epoca ha una grossa responsabilità nella mia storia drammatica, come in quella di molti superstiti. E so che lei lo sa, come lo sappiamo noi.

Signor Ministro, mi lasci esprimere le mie felicitazioni per aver potuto sbloccare la situazione diplomatica tesa tra la Francia e il Rwanda, non importa in che modo, poiché l’essenziale è che la Francia e il Rwanda possano parlarsi. Ma sono felice di tutto ciò che lei ha fatto e del fatto che il suo sforzo abbia portato a qualcosa. Mi auguro che la Francia viva nella sincerità e non con quella specie di disprezzo che ha caratterizzato la Francia politica, nella convinzione di poter manipolare gli Africani per raggiungere i propri scopi.

Signor Ministro, il motivo principale della mia lettera è tutt’altro che politico, poiché io non sono una politica. Faccio solamente parte di questa società civile che ha sofferto e che soffre ancora a causa del genocidio. Questo genocidio in cui la Francia ha sempre sostenuto i colpevoli, sia Rwandesi, sia francesi. Se le scrivo questa lettera, è per metterla in guardia per quello che riguarda il genocidio dei Tutsi. Il fatto che il mio paese, il Rwanda, si apra al dialogo con la Francia, non cancella il genocidio e soprattutto le responsabilità francesi in questo genocidio. No, affatto. Le ricordo, Signor Ministro, che un genocidio è un crimine imprescrittibile.

Come nella mia precedente lettera, le ripeto che lei è un medico, signor Ministro. Lei sa che la ricostruzione psicologica delle vittime passa anzitutto dal riconoscimento di ciò che hanno subito. Questo riconoscimento, la Francia ce l’ha rifiutato. La Francia non ci ha mai riconosciuto come sofferenti. Oggi, se la Francia si rivolge di nuovo al Rwanda, ci aspettiamo, da parte della Francia, anzitutto il riconoscimento del nostro genocidio.

Lasci che io le porga ancora una volta, Signor Ministro, le mie congratulazioni per ciò che propone, assieme al Ministro della Giustizia, la signora Michèle Alliot-Marie: la creazione di un polo “genocidi e crimini contro l’umanità” al TGI di Parigi. Ma, signor Ministro, lei sa più di chiunque altro che ciò non è possibile, a meno che la Francia non modifichi le proprie leggi! Lei sa che la Francia non si è mai data una legge di competenza universale per giudicare i genocidi. Lei sa che in Francia sono state votate leggi specifiche per i crimini di guerra per il Rwanda e il Kosovo. Ciò significa che la competenza universale è applicabile in Francia unicamente per i crimini di guerra relativi a questi due paesi. La Francia lo ha fatto forse nella speranza di arrestare coloro che sono stati incolpati dal vostro giudice antiterrorista Jean-Louis Bruguière per avere commesso, diciamo così, l’attentato contro l’aereo del Presidente Habyarimana. Fintantoché le cose rimarranno come sono in Francia, ciò è inaccettabile e lei tortura ancora una volta i superstiti del genocidio dei Tutsi.

Wenceslas Munyeshyaka e molti altri, contro i quali abbiamo sporto denuncia, vivono un’impunità senza pari in Francia. Il dottor Rwamucyo, che vive ora in Belgio, non lavorava in Francia, nonostante fosse sulla lista dell’Interpol? Come molti, molti altri, Signor Ministro. Cosa pensate di fare? Dateci delle spiegazioni. È sempre bene avere delle intenzioni, ma intenzioni e belle parole non sono più sufficienti. Ci aspettiamo azioni concrete, signor Ministro.

Noi, i superstiti del genocidio, auspichiamo che le vostre intenzioni si trasformino in azioni. Ci aspettiamo una riparazione, signor Ministro. Quanto all’aiuto della Francia, se ce n’era l’intenzione, essa si sarebbe manifestata già quindici anni fa. Abbiamo bisogno di vedere i nostri diritti rispettati e, tra l’altro, il diritto alla giustizia e la riparazione che ne seguirebbe. Il popolo francese ha bisogno della verità sulle responsabilità dei suoi politici e militari durante il periodo dal 1990 al 1994.

Infine, Signor Ministro, le porgo ancora una volta le mie congratulazioni per aver sbloccato la situazione diplomatica tra la Francia e il Rwanda. Resta da sbloccare la situazione politico-giuridica tra il Rwanda e la Francia. Ma, ancora una volta, le rinnovo la mia fiducia, perché tutto non può essere fatto allo stesso tempo. I suoi figli e le generazioni umane la ringrazieranno.

Nella speranza che la nostra fiducia non sarà mai tradita, le porgo, Signor Ministro, tutti i mie ringraziamenti.

In fede,

Yolande Mukagasana
Superstite del genocidio dei Tutsi
Scrittrice

Presidente di Nyamirambo Point d’Appui asbl

yoyo

Add comment marzo 2nd, 2010

INVITO A SOSTENERE IL NOBEL PER LA PACE 2010 AI GIUSTI DEL RWANDA

Scarica e diffondi il nostro volantino: volantino-nobel-2010 

Nell’estate del 1994, mentre l’attenzione mediatica internazionale era concentrata sui mondiali di calcio negli Stati Uniti, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini appartenenti all’etnia minoritaria Tutsi veniva trucidato dagli estremisti Interahamwe appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale mentre la maggior parte degli organi d’informazione preferiva riferire di un semplice “scontro tribale tra selvaggi”. Ma la realtà era un’altra, intricata e profonda, e aveva a che vedere principalmente con la complessità dell’eredità post-coloniale e con gli interessi geopolitici delle potenze occidentali.

Nell’ambito di una sanguinosa guerra civile, molti decisero di obbedire agli ordini, commettendo crimini contro l’umanità, altri riuscirono a mettersi in salvo di fronte alla minaccia del machete, altri ancora rimasero per combattere l’orrore a rischio della propria stessa vita. Sono loro i Giusti del Rwanda a cui va il nostro riconoscimento.

Zura Karuhimbi, candidata al premio Nobel per la Pace 2010, è una donna Hutu che ha nascosto nella sua casa oltre 100 rifugiati Tutsi riuscendo, attraverso vari stratagemmi a evitare le perquisizioni delle milizie Interahamwe. Se fosse stata scoperta Zura sarebbe andata incontro alla morte più atroce, quella destinata agli amici dei Tutsi. Zura è stata recentemente nominata nel Giardino dei Giusti.

Yolande Mukagasana, candidata al premio Nobel per la Pace 2010, è una donna Tutsi che ha visto morire la sua famiglia, un marito e tre bambini, sotto i colpi dei machete. Dopo esser stata salvata da una donna Hutu, Yolande ha iniziato un’incessante campagna per testimoniare il genocidio del Rwanda nel mondo. La sua storia è raccontata nel libro “La morte non mi ha voluta”. Scrittrice di fama mondiale, Yolande ha già ricevuto la Menzione Onorevole Unesco per l’Educazione alla Pace.

Pierantonio Costa, candidato al premio Nobel per la Pace 2010, ricopriva la carica di Console italiano a Kigali nel 1994. Dopo aver messo in salvo tutti i nostri connazionali, tornò nel paese di sua spontanea iniziativa avvalendosi del passaporto diplomatico per mettere in salvo oltre confine circa 2.000 Tutsi. La sua storia è raccontata nel libro “La lista del Console”. Ribattezzato da vari media lo “Schindler italiano”, Costa è stato riconosciuto come Giusto dal Comitato per la Foresta dei Giusti.

Il genocidio dei Tutsi rwandesi costituisce un evento di primaria rilevanza nel panorama storico del Novecento. Purtroppo però, il silenzio, l’abbandono dei sopravvissuti e persino il negazionismo continuano tuttora. La dimenticanza e la cancellazione degli eventi sono il primo passo verso il formarsi dell’incoscienza civile che pone a rischio le generazioni future di ogni società.

Reputiamo dunque indispensabile che sia assegnato un Nobel per la Pace ai Giusti del Rwanda affinché la memoria non vada perduta e affinché la necessità della giustizia sia riaffermata al fine della piena riconciliazione nazionale e internazionale. Il Nobel ai Giusti del Rwanda è anche un monito nei confronti di tutti quei paesi in cui continuano a essere tollerate, coperte o propagandate pratiche genocidiarie.

Visitate il nostro sito www.benerwanda.org e il blog della campagna http://nobelrwanda.blogspot.com/

Scarica e diffondi il nostro volantino: volantino-nobel-2010

Add comment ottobre 10th, 2009

XV° ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL RWANDA

Amici,

il 18 luglio 1994 le ultime truppe fedeli al governo genocidario ancora in Rwanda vengono sconfitte dal FPR; il giorno prima, il 17 luglio, Gisenyi, città nell’angolo nord-occidentale del Rwanda sul confine con lo Zaire, ultima roccaforte ruandese dell’Hutu Power, era capitolata: è la fine della guerra civile e del genocidio.

Oggi terminiamo simbolicamente anche queste intense quindici settimane di campagna informativa su una delle più tremende tragedie della Storia dell’umanità, sperando di aver contribuito a rendere un pò di giustizia alle vittime con la nostra testimonianza e di aver svegliato un pò le coscienze sul rischio di scivolare più o meno consapevolmente in derive persecutorie, che partono dalla negazione dei diritti ad una qualche minoranza (i nomi storicamente dati a queste minoranze sono molteplici: armeno, indiano americano, ebreo, zingaro, tutsi, indios, tibetano, extra-comunitario, clandestino) e possono finire con un genocidio.

L’associazione Bene Rwanda ringrazia tutti coloro che ci hanno seguito e coloro che ci hanno dato un contributo indispensabile per informare, incontrarci e per discutere di quelli che sono temi sempre di attualità in quanto alla base della nostra cultura e della nostra capacità di convivere civilmente: la tolleranza, l’amicizia fra popoli, l’incontro e l’accettazione del diverso, l’accoglienza. Sopra tutto la verità e la giustizia che molte persone nel mondo, non solo i sopravvissuti del genocidio del Rwanda, stanno ancora cercando.

Ringraziamo allora, in particolare, l’associazione Peace Culture! senza il cui fondamentale contributo ben poco di tutto questo sarebbe stato possibile, il Maestro Dario Fo, che ci ha onorato di un video e di alcune sue opere pittoriche, Beppe Grillo che ci ha dato spazio sul primo blog d’Italia, Daniele Scaglione, Niccolò Rinaldi (che intanto è stato eletto al Parlamento Europeo!!!), Jacopo Fo, Federico Marchini, Luciano Scalettari e il nostro piccolo grande eroe Pierantonio Costa che ci ha fatto ricordare di essere, in fondo in fondo, “italiani brava gente”. Un ringraziamento anche a tutti coloro che attraverso articoli, interventi e collaborazioni hanno sostenuto la nostra campagna.

L’ultimo e più sentito ringraziamento va però a loro, i sopravvissuti e i testimoni del genocidio, che ci hanno onorato della loro parola. Siamo coscienti che aver dato loro voce rappresenta nient’altro che un piccolissimo passo verso la giustizia che reclamano, ma pensiamo che anche questo piccolo sforzo possa avere una sua importanza non solo per loro ma anche e soprattutto per noi che possiamo far tesoro del loro insegnamento. Yolande Mukagasana, Emmanuel Murangira, Vedaste Kaisabe, e lo scrittore senegalese, Boubacar Boris Diop, hanno consapevolmente scelto di rivivere un incubo nella speranza di trasformarlo nel sogno di un’umanità più giusta che non ripeta gli errori del passato. Il nostro ringraziamento va anche ai membri della Onlus, alla Comunità ruandese e a tutti gli africani che ci dimostrano la loro fiducia appoggiando entusiasticamente le nostre iniziative. Attraverso loro continueremo a raccontare il meccanismo dei genocidi sul nostro sito, nei nostri incontri, nei nostri libri, nelle scuole.

Murakoze!

Add comment luglio 29th, 2009

TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/14

Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

 14

MUKANTESI Francine
14 anni, superstite, Nyamata

Y.M. – Il giorno in cui il presidente è morto, dove siete fuggiti, tu e la tua famiglia?
F.M. – Nella chiesa di Ntarama e alle paludi.
Y.M. – Spiegami. Quali paludi?
Francine tace all’improvviso. Non c’è più modo di farle dire una parola. Le racconto la mia storia di superstite. Quando le dico che avevano addirittura annunciato alla radio che ero morta, Francine ride e mi abbraccia. Ha ritrovato la fiducia e mi racconta la sua fuga e come i suoi genitori sono stati uccisi.
Y.M. – E che cosa hai fatto dopo il genocidio?
F.M. – Sono stata affidata ad una donna superstite, mutilata del braccio destro e a suo marito. Mi occupo dei loro bambini.
Y.M. – Vai a scuola?
F.M. – Non sono più stata a scuola dal genocidio. Mi sono fermata alla seconda elementare.
Y.M. – Hai voglia di tornare?
F.M. – Si, certo.
Y.M. – Sei pronta a studiare con bambini di nove anni?
F.M. – Ne sarei felice.
Y.M. – E per il momento, non sei felice?
Lungo silenzio.
Y.M. – Ti farò tornare a scuola in settembre.

Francine sorride dolcemente.

 

 23

Emeline
20 anni, superstite, Kigali

E. – Non ero con i miei genitori quando il presidente è morto, ero dalla mia madrina. Era abbastanza lontano da casa mia, non sono potuta tornare e ho cercato di fuggire con la sua famiglia. Il consigliere comunale ci aveva promesso la sua protezione, era un grande amico della mia madrina. All’inizio, non mi voleva ma poi ha accettato. Ad un certo punto, non potevamo più restare rinchiusi, dovevamo muoverci perché gli omicidi aumentavano. Abbiamo dovuto separarci per proteggerci meglio. Alla fine, tutta la famiglia è stata uccisa, io sono l’unica sopravvissuta.
Tutto questo fa parte del passato, la vita continua ma faccio fatica ad affrontarla perché provo un dolore molto profondo.
Y.M. – Spiegami.
E. – Non riesco ad occuparmi degli orfani dei miei fratelli e delle mie sorelle. Sono tutti ospitati in famiglie hutu che erano nostri vicini. I bambini non vogliono restarci, sono infelici, pensano che si tratta delle stesse persone che hanno ucciso i nostri cari.
Y.M. – Cosa pensi fare oggi?
E. – Non lo so, ho solo 20 anni, ho appena terminato i miei studi di lettere classiche. Se lavorassi ora, non avrei mai uno stipendio abbastanza alto per occuparmi bene di loro. Ma ho anche dei dubbi se continuare i miei studi perché so che i piccoli non stanno bene là dove sono.
Y.M. – Che cosa desideri prima di tutto?
E. – Una casa per farci vivere i bambini.
 

33

NDAHIMANA Matthieu
35 anni, assistente medico, in prigione a Butare

Durante tutto il colloquio, Matthieu sembra rivedere il film dell’orrore che ha compiuto. La sua elocuzione è a scatti, puntuata da lunghi silenzi durante i quali il suo sguardo erra al suolo. Poi, come se tornasse in sé, mi guarda di nuovo come per trovare in me la forza di parlare.
M.N. – Vorrei dirvi, signora, che ho tradito la mia professione e la mia coscienza … Ho ucciso quando avevo come missione di salvare la vita … Ho cercato di incontrare le persone alle quali avevo fatto del male … Il mio rammarico è ancora più forte perché, dopo il genocidio, sono stato accolto dalle famiglie di coloro che avevo ucciso… Mi dicevano che non capivano come avevo potuto partecipare al genocidio e che ero sempre stato un uomo esemplare. È vero. Neppure io capisco cosa mi è successo … Quello che so, è che mi hanno insegnato a sparare con un fucile, e che ho sparato. Due volte. Proprio in mezzo ad una folla di donne e di bambini … Ringrazio Dio di essere ancora vivo per poter chiedere perdono … Ma io sono un uomo morto …
Y.M. – E io, Matthieu, vi dico che siete ancora vivo perché ora sapete dove si trova il male, chiedete perdono e cercate di lavorare per la pace tra i Ruandesi. Sareste disposto a girare il mondo con me per testimoniare, voi come artefice del genocidio, io come vittima, per riportare la pace nell’umanità?
M.N. – Si. Certo. Sono pronto.

Matthieu piange a lungo, la testa tra le mani. Ed io pure.

Add comment luglio 23rd, 2009

TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/13

Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

 13

R. Pacifique
43 anni, superstite, Ntarama

“I nostri padri ci dicevano che nella chiesa di Dio, gli assassini non sarebbero mai entrati. Dal 1959, rifugiarsi nelle chiese è un abitudine dei Tutsi. Ci siamo semplicemente e naturalmente rifugiati in quella di Ntarama. Ma era piena. Gli assassini sono arrivati, hanno ordinato agli Hutu di uscire. Mia madre è andata avanti dicendo “sono Hutu”. È stata ammazzata sotto i nostri occhi. Mio padre e mia sorella incinta di nove mesi furono uccisi subito dopo, a colpi di mazza. Gli assassini hanno poi lanciato delle granate e alla fine sono entrati nella chiesa e ci hanno ucciso all’arma bianca. Sono riuscito a salvarmi con mia moglie e i miei figli. Siamo andati alla scuola di Cyugaro per raggiungere gli altri resistenti. “Sono indignato, dichiarò un certo Simon U. contemplando il numero di Tutsi ancora vivi nella scuola.” Poi, girandosi verso gli artefici del genocidio che lo circondavano, aggiunse: “Visto che siete degli incapaci, vado a cercare dei veri Interahamwe.” Dicendo questo, se ne è andato al volante del suo camioncino ed è tornato un’ora dopo accompagnato da molti Interahamwe che ci hanno attaccato con le granate. Alla sera, siamo riusciti a liberarci. C’erano molti morti. Siamo andati dal borgomastro … “Ovunque andiate, ci ha detto, incontrerete un Hutu. Deve uccidere, è il suo lavoro. Restate piuttosto tranquilli a casa vostra e lasciatevi massacrare con dignità.” Siamo tornati alla scuola, ma poco dopo quattro bus noleggiati dal comune hanno riversato i loro miliziani. Il combattimento è iniziato immediatamente. Granate da una parte, frecce e pietre dall’altra, machete e archi mischiati in una battaglia spaventosa. Vinti dal numero e dalle loro armi da fuoco, alla fine abbiamo dovuto ripiegare nelle paludi di papiro, dove abbiamo cominciato una vita un po’ vegetativa. Finché, all’improvviso, due settimane più tardi, una voce tuona: “Siamo il FPR. Fatevi vedere. Vi proteggeremo.” All’inizio non ci credevamo, perché temevamo che fosse un appello degli Interahamwe. Ma no, era davvero il FPR. Siamo stati condotti a Nyamata appena liberata. Là, ascoltavamo RTLM che diceva che il Bugesera era nelle mani dei FAR. Questa notizia ci ha fatto ridere perché si sapeva che il Bugesera era controllato dal FPR. Ma altri ci hanno detto che era un modo di far credere agli Interahamwe che non avevano perso la guerra e che dovevano continuare il genocidio. I medici del FPR ci hanno curato, ci hanno messo al regime d’acqua e le nostre gambe si sono progressivamente sgonfiate.”

22

NSANZURWIMO Patrice
79 anni, coltivatore, in prigione a Butare

Y.M. – Come avete cominciato ad uccidere?
P.N. – Ero seduto su una pietra della mia parcella. Sei gendarmi arrivano con i loro fucili. “Vieni con noi.” Li ho seguiti. Mi hanno portato davanti alcuni prigionieri e mi hanno dato un manganello coperto di chiodi.” Allora, vecchio, mi ha detto uno di loro, o ammazzi queste persone o ti freddiamo.” Allora ho cominciato a colpire i prigionieri.
Y.M. – Dove li colpivate?
P.N. – Sulla testa.
Y.M. – Quante volte?
P.N. – Due volte.
Y.M. – Nessuno si è difeso?
P.N. – No, per niente.
Y.M. – Quanto è durato tutto questo?
P.N. – Ho cominciato verso le otto e finito verso mezzogiorno.
Y.M. – Quattro ore! Ma quanti ne avete ammazzati?
P.N. – Devo averne ammazzati un po’ più di cento.
Y.M. – Allora, avete colpito duecento volte?
P.N. – Si.
Patrice risponde alle mie domande con vivacità e con un tono un po’ teatrale, ma quando gli domando se gli dispiace, è come colpito dallo stupore.
P.N. – Se ci fosse un nuovo genocidio, signora, scaverei un buco per nascondermi ed evitare di essere costretto ad ammazzare.
Y.M. – Sapete, trovo che noi, Ruandesi, meriteremmo di sparire per non contaminare gli altri popoli con il nostro crimine.

32

Innocent R.
32 anni, Twa, in prigione a Butare

Y.M. – Tu sai bene me che in tutta la storia del Ruanda, i Twa erano amici dei Tutsi. Allora, raccontami come mai li avete uccisi.
I.R. – Il cognato del brigadiere è venuto a dire che eravamo degli esseri insignificanti e che dovevamo inseguire i Tutsi scappati nella foresta, perché altrimenti saremmo stati tutti uccisi.
Y.M. – E tu hai partecipato a questa caccia?
I.R. – Sì. Ho ucciso tre Tutsi. Un certo Karasira, con un colpo di manganello. Un certo Vianney, che era un mio amico, con un colpo di lancia. E un bambino di 12 anni, con diversi colpi di pugnale.
Y.M. – Qual era il tuo stato d’animo mentre facevi queste cose?
I.R. – Era un po’ come un’epidemia. Prima di uccidere la prima volta, avevo paura. Ma dopo il primo assassinio, sono diventato molto cattivo e molto crudele. Era come se dentro di me fosse cresciuta una grande collera contro i Tutsi, senza che ne capissi il perché. Le nostre azioni non erano premeditate, agivamo sotto il dominio di una collera irrazionale fomentata in noi dalle autorità. Non ero più un essere umano.
Y.M. – E dopo, come ti sei sentito?
I.R. – Quando mi hanno arrestato, mi sono sentito sollevato e ho confessato direttamente. Era così bello tornare ad essere un essere umano. Oggi, mi rimetto alla giustizia degli uomini, accetterò la pena che mi sarà inflitta, anche se si tratta della morte. E per l’eternità mi affido alla giustizia di Dio.

Add comment luglio 18th, 2009

Next Posts Previous Posts


Calendario

maggio: 2024
L M M G V S D
« apr    
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031  

Posts del mese

Posts su Categorie