I due termovalorizzatori si faranno. Uno a Catania e l’altro nel Palermitano. Entro la fine della legislatura. Lo sottolinea l’assessore regionale all’Energia e dei servizi di pubblica utilità Roberto Di Mauro. Secondo lui gli impianti saranno pronti entro “la fine della legislatura” e quindi, entro il 2027.

Per Di Mauro “Nell’Isola si arriverà a “una rete di impianti capace di soddisfare l’intero fabbisogno regionale di smaltimento, ma anche di abbassare i costi per i cittadini e di creare, attraverso la produzione di energia, economie tali da coprire una parte dei costi dei termovalorizzatori”. Che partono da un conto di 800 milioni. Lo racconta l’assessore regionale in un’intervista al quotidiano La Sicilia

Il nuovo piano regionale dei rifiuti

Eccolo, il nuovo Piano regionale dei rifiuti. Il prodromo amministrativo, ma già con scelte “politiche”, “tutte concertate col presidente Schifani”, che disegnano il futuro. L’attuale Piano (approvato dal governo regionale nel marzo 2021) c’è, ma è come se non ci fosse.

Nel nuovo Piano regionale “Si punterà sulla raccolta differenziata, che però, oltre all’impegno dei cittadini e delle istituzioni locali, ha bisogno di impianti adeguati per le diverse categorie di rifiuti”. Ed è questo, al netto dei termovalorizzatori, il cuore della nuova strategia. Anche perché, ricorda Di Mauro, il 10% della differenziata (ad esempio il materiale contaminato, i tappi di bottiglia, le etichette e i cartoni unti da cibi) “non può essere recuperata né riciclata”.

Nel piano rifiuti ci sarà “una rete territoriale di impianti intermedi, collegati con le piattaforme prima e con i termovalorizzatori dopo, per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti”. Un primo tipo sono quelli che si occupano di Tm (Trattamento meccanico) e Tmb (Trattamento meccanico-biologico). In Sicilia sono attivi 8 Tmb, 5 pubblici e 3 privati, ma l’idea del Piano è costruirne altri 6 e modernizzare un paio di quelli aperti.

I Tm hanno lo stesso funzionamento dei Tmb, ma in questo caso il sottovaglio non biostabilzzato “potrà essere destinato, in futuro, ai biodigestori”.

Qui la svolta: un secondo tipo di impianti intermedi – la bozza ne ipotizza da 9 a 12 in tutta l’Isola – che “convertono i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli in energia”. L’assessore spiega come solo che per la Regione possa essere un affare: “La Regione potrà anche aprire ai privati, attraverso bandi con precise condizioni: gli impianti che producono biogas, godendo di contributi statali del Gse, devono essere funzionali anche alla riduzione delle tariffe. Quindi apriremo alle imprese, ma a patto di ottenere un prezzo convenuto”.

Questo, assieme alla modernizzazione degli impianti pubblici per il trattamento della Forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (in Sicilia ce ne sono 19, di cui ben 15 privati, per una capacità di 780.575 tonnellate l’anno, a fronte di un fabbisogno stimato in 522mila con la raccolta differenziata al 53%), è il punto nodale che porta alla strategia sui termovalorizzatori.

Europa impone di chiudere le vecchie discariche

Che fine faranno le vecchie discariche? “L’Europa ci impone di chiuderle – afferma l’assessore, precisando – Fin quando servono le teniamo, ma bisogna sfatare la fake news della Sicilia ostaggio dei signori della munnizza. Solo due discariche, Oikos e Catanzaro, sono private mentre il resto è tutto pubblico”.

Su circa 2 milioni di metri cubi di capacità residua (autonomia stimata di due anni) il 62% è dei sei impianti della Regione. Il piano prevede l’ampliamento delle discariche regionali di Gela (2 milioni di metri cubi), Enna (altri 2 milioni) e Sciacca (500mila) e la costruzione di due distinte vasche a Trapani per un altro mezzo milione di metri cubi. “Ma le discariche, soprattutto quelle private, nel nuovo piano avranno sempre meno incidenza”, afferma l’assessore ai Rifiuti.

Convintissimo del nuovo modello, “fondato sul recupero energetico”. Ma quando si avvererà tutto questo? Dopo che l’assessorato ha risposto alle 18 controdeduzioni (quasi tutte delle Srr, più una di Legambiente) al Rapporto preliminare ambientale predisposto a novembre, “ai primi di gennaio sarà redatto l’atto definitivo”.

Un’anticipa zione della proposta di Piano rifiuti che potrà iniziare il suo iter vero e proprio: parere della Cts, apprezzamento della giunta regionale, procedura Vas (Valutazione ambientale strategica) con un’altra consultazione pubblica, parere motivato con decreto assessoriale di Vas, “pacchetto” di atti all’Autorità ambientale, pareri della commissione Ambiente dell’Ars e dell’Ufficio legislativo della Regione, trasmissione al Cga per un altro via libera e infine delibera di giunta e decreto finale del presidente della Regione. Il cammino sembra lunghissimo. “Ma penso che entro luglio 2024 potremo farcela a finire tutto”, l’ambiziosa prospettiva con cui si congeda Di Mauro.

La mappa degli interventi nelle nove province siciliane

L’obiettivo è chiudere il cerchio nei singoli territori. Ogni provincia siciliana, quando il nuovo Piano regionale dei rifiuti entrerà a regime dovrà avere “autosufficienza impiantistica”, come si legge nel Rapporto preliminare ambientale. Ma, per poter passare dalla teoria alla realtà, servono gli impianti. E non solo i due termovalorizzatori. Ecco la mappa degli interventi, provincia per provincia.

Agrigento

L’Agrigentino sarà fra i primi territori a ottenere la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti. A prescindere dalle sorti giudiziarie della discarica di Siculiana. Si punta dunque sulla nuova vasca del sito pubblico di Sciacca, il cui iter di ampliamento è rimasto inspiegabilmente fermo negli ultimi anni. Con una volumetria di mezzo milione di metri cubi di indifferenziato (33 milioni di euro l’investimento) l’assessorato stima “oltre 10 anni” di attività, utile. In esercizio tre impianti di trattamento Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani): uno pubblico a Sciacca e due privati a Canicattini e Joppolo Giancaxio. Prevista nel Piano regionale la realizzazione di altri due infrastrutture pubbliche già finanziate: un impianto Tmb (trattamento meccanico biologico) e un digestore aerobico a Ravanusa.

Caltanissetta

La dotazione del Nisseno, fra impianti esistenti (e da ampliare) e in programmazione, permetterà di raggiungere due risultati: quella che i tecnici dell’assessorato ai Rifiuti definiscono “un’autosufficienza pluriennale”, ma anche di “sopperire alla carenza impiantistica della Sicilia orientale”.

Il punto di riferimento è la discarica di Gela, fra le poche (e ultime) pubbliche realizzate in Sicilia. In contrada Timpazzo è in corso di autorizzazione il progetto di ampliamento per 2 milioni di metri cubi, con una nuova vasca che coprirà il fabbisogno di smaltimento di indifferenziato. Nello stesso sito c’è già un impianto di Tmb (sempre pubblico) che, nella strategia del nuovo Piano rifiuti, chiuderà il ciclo assieme al biodigestore d Snam a Caltanissetta (autorizzato per 36.400 tonnellate l’anno), al netto dell’attuale indisponibilità di un altro impianto pubblico di trattamento Forsu, sempre a Gela, sul quale c’è l’ipotesi di un “revamping” con una linea di biodigestione anaerobica.

Catania

Sorgerà uno dei due termovalorizzatori previsti dalla Regione, molto probabilmente nella zona di Pantano d’Arci, con annessa discarica per lo smaltimento delle ceneri con capienza di 50mila tonnellate l’anno, basata sulle proiezioni del conferimento.

Ma c’è la più alta concentrazione di impianti privati di tutta la Sicilia. Spicca Oikos a Motta Sant’Anastasia, che ha di recente strappato dal Tar la sospensiva della sentenza in cui il Cga aveva annullato l’autorizzazione integrata ambientale per la discarica di Valanghe d’inverno, con una capacità residua di 240mila tonnellate. In mano a privati anche l’unico Tmb, di Sicula Trasporti, al confine fra Catania e Lentini. Così come cinque dei sei Forsu: tre nel capoluogo, uno a Ramacca e uno a Belpasso per un totale di 440mila tonnellate annue autorizzate; l’unico pubblico è di Kalat Impianti a Grammichele per 27.300 tonnellate. E dunque, nell’ottica di “riequilibrare il sistema pubblico-privato», il Piano regionale dei rifiuti prevederà un Tmb pubblico per la produzione di Css (combustibile solido secondario, da portare in discarica o nel termovalorizzatore) e di Css-C (la variante utilizzata dai cementifici); inoltre, l’aggiornamento dell’impianto Forsu pubblico di Grammichele, mentre quello privato di Belpasso, gestito da Raco Srl, verrebbe implementato con un biodigestore.

Enna

La più piccola provincia siciliana è anche quella più autonoma. La discarica pubblica del capoluogo, in contrada Cozzo Vuturo, verrà ampliata per quasi 2,4 milioni di metri cubi di volumetria. Nel Piano rifiuti sarà previsto un biodigestore.

Messina

In tutta la provincia oggi non c’è una discarica per indifferenziati. Mancano anche altri tipi di impianti. Il progetto della Regione prevede un Forsu (già autorizzato) “di supporto al ciclo depurativo dell’impianto di Mili tramite processo integrato aerobico-anaerobico e produzione biogas”. In corso di autorizzazione, inoltre, il project financing di un “polo impiantistico” a Mazzarrà Sant’Andrea: un biodigestore, un Tmb e un impianto di trattamento del percolato. Nel piano anche un secondo Tmb per la produzione di Css o Css-C.

Palermo

Nel Palermitano è previsto l’altro termovalorizzatore. Al di là della definitiva localizzazione (si era parlato di Termini Imerese e di Bellolampo, ma ci sarebbero anche altre ipotesi), l’impianto è identico a quello di Catania, cioè con annessa discarica di servizio da 50mila tonnellate per smaltire le ceneri.

La discarica per indifferenziata di Bellolampo, con la provvidenziale settima vasca, resta centrale nel ciclo integrato, anche alla luce del biodigestore da 160mila tonnellate l’anno “in corso di autorizzazione”. Ma nel Piano rifiuti diventa decisivo il “polo impiantistico” pubblico a Castellana Sicula: oltre all’ampliamento del- la discarica in esaurimento, previsti un biodigestore e un Tmb. Anche a Corleone, con fondi del Pnrr, è stato finanziato una “piattoforma integrata” che prevede anche un biodigestore da 30mila tonnellate.

Ragusa

Nel Ragusano non ci sono discariche di rifiuti indifferenziati e non ce ne saranno neppure a regime. Il Piano rifiuti prevede invece miglioramento del Tmb pubblico di Cava dei Modicani, a Ragusa, per la produzione di Css e Css-C. A Vittoria, inoltre, verrà finanziato “il completamento dell’impianto di compostaggio”, con l’esplicita previsione, nel Piano rifiuti, di un biodigestore da 50mila tonnellate l’anno nello stesso sito.

Siracusa

Nemmeno in questa provincia (con la saturazione del sito di Lentini di Sicula Trasporti, che ha richiesto il via libera per un ampliamento) sono attive discariche per rifiuti d’indifferenziato. Tant’è che “sono in corso valutazioni”, ma al momento non più di questo, “sulla possibilità di recuperare un progetto di ampliamento della discarica di Pachino”.

Per il resto si punta anche qui su un Tmb per la produzione di combustibile solido secondario, molto utile per la cementeria di Augusta, e di un biodigestore da 54mila tonnellate l’anno, finanziato con risorse del Pnrr e previsto a Priolo.

Trapani

In prospettiva sarà Trapani, in sinergia con la vicina Agrigento, la provincia destinata a dimenticare per pri ma l’incubo dell’emergenza rifiuti. Tutto, o quasi, grazie a infrastrutture pubbliche. L’investimento più importante è su due nuove vasche: una nella discarica della Srr Trapani Nord (636mila metri cubi), con il primo lotto “in consegna entro il mese di gennaio”; l’altra nel sito della Trapani Servizi (325mila metri cubi) “in consegna entro il primo semestre del 2024”. Nel Piano regionale rifiuti sarà prevista la costruzione di un biodigestore con l’«adeguamento degli impianti in programmazione». Inoltre, la presenza di un nuovo Tmb per produrre combustibile solido secondario permetterebbe di riconvertire l’analogo impianto di Trapani Servizi al “trattamento dei fanghi di depurazione”. Infine, “da valutare” l’ipotesi di un impianto di compostaggio (3mila tonnellate l’anno) sull’isola di Pantelleria.