1-PAESI DEI PALII

PAESE DEI PALII, OGGI LA STORIA DELLA CITTA’ DI LEGNANO, IL PALIO, L’ ALBO D’ORO DEL PALIO

31 MARZO 2020

Oggi vediamoi la città di Legnano sempre grazie a WichipediA. Legnano ha storia secolare persino fino ai Romani, poi ha un’aspetto medioevale e di quel periodo è. Il suo Palio è storia antica che riporta alla battaglia di Legnano del 1176. Leggiamo la storia della città e del suo Palio scorrendo verso il basso ed in fondo troverete le statistiche e l’albo d’Oro. Buona lettura.
Alla prossima Bromtolo

L’ULTIMO PALIO LA FINALE 2019

Legnano (AFI/leɲˈɲaːno/[5]Legnàn o Lignàn in dialetto legnanese[N 3][6]) è una città italiana di 60 531 abitanti[4] della città metropolitana di Milano in Lombardia, a circa 20 chilometri a nord-ovest dal capoluogo lombardo[7]. Situata nell’Alto Milanese e attraversata dal fiume Olona, è la quarta città più popolosa della città metropolitana di Milano e la tredicesima della Lombardia[8].
Le origini dell’abitato sono rintracciabili nel I millennio a.C., periodo al quale risalgono i più antichi reperti trovati nel territorio del comune[9]. Già in epoche remote, infatti, le colline che costeggiano l’Olona si dimostravano luoghi abitabili[10].
Grazie a una storica battaglia, Legnano è l’unica città, oltre a Roma, a essere citata nell’inno nazionale italiano (“[…] Dall’Alpi a Sicilia dovunque è Legnano […]”)[11]. Ogni anno i legnanesi ricordano questa battaglia con il Palio delle contrade, che si svolge, normalmente, l’ultima domenica di maggio. In ambito istituzionale, il 29 maggio, data della battaglia di Legnano, è stato scelto come festa regionale della Lombardia[12].

Legnano
comune
Legnano – Stemma Legnano – Bandiera
Legnano – Veduta

Piazza e basilica di San Magno

Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Regione-Lombardia-Stemma.svg Lombardia
Città metropolitana Provincia di Milano-Stemma.svg Milano
Amministrazione
Sindaco Cristiana Cirelli (commissario prefettizio) dal 16-5-2019[1][2]
Data di istituzione nell’anno 1261[N 1][3]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Legnanese (territorio).
La brughiera (chiamata anche “groana”) nei pressi della Cascina Malpensa durante la fioritura autunnale del brugo. Da questa corte lombarda ha preso il nome l’Aeroporto di Milano-Malpensa

Legnano è situata lungo il corso della valle Olona, a sud delle Prealpi Varesine. Il suolo, che è principalmente composto da ciottoli, ghiaiasabbia e argilla[13], era un tempo coperto da un sottile strato di humus poco adatto alla crescita di boschi e alla coltivazione agricola, così da essere in gran parte groana[14].

Il territorio ha una superficie di 17,72 km² ed è distribuito su un suolo che ha un’altitudine compresa tra i 192 m e i 227 m s.l.m.[15]. Secondo la classificazione sismica la città è in zona 4 (sismicità irrilevante), come stabilito dall’ordinanza PCM n. 3274 del 20 marzo 2003[16].

Idrografia

Il fiume Olona a Legnano

Legnano è attraversata dal fiume Olona, che taglia in due parti quasi uguali il territorio comunale. Per la stragrande maggioranza del tratto cittadino, il corso d’acqua è incanalato in argini in cemento o pietra, che sono stati costruiti per minimizzare le esondazioni[17]. L’Olona, prima della costruzione di argini e canali scolmatori, è stato infatti un fiume che ha flagellato con frequenti esondazioni le aree che attraversa[18].
Grazie alla costruzione degli argini, gli allagamenti sono diventati eventi rari: l’ultima esondazione che ha fatto danni ingenti alla città si è verificata il 13 settembre 1995[19], mentre l’ultima in ordine cronologico è avvenuta nel luglio 2014[20].
Fino alla fine del XX secolo, una cospicua parte dell’alveo era sormontata da strutture in cemento (per la maggior parte in corrispondenza delle aree degli ex cotonifici Cantoni e Dell’Acqua), che coprivano il fiume[21].
Nel passato esistevano deviazioni del corso del fiume: naturali, come l’Olonella, e artificiali, come i canali e le rogge scavate dai contadini. Questi ultimi erano necessari per raggiungere, a scopi irrigui, i terreni più lontani dall’Olona. L’estrazione delle acque dal fiume, e più in genere le attività connesse allo sfruttamento dell’Olona, furono regolate, durante i secoli, da contratti e regolamenti[22].
Nonostante l’Olona sia stato uno dei fiumi più inquinati d’Italia, la qualità delle acque sta gradualmente migliorando[23]. Il minor inquinamento delle acque ha permesso la rimozione delle coperture in cemento che un tempo chiudevano superiormente l’alveo[24].

Origini del nome

Ritrovamenti di epoca romana (I sec. d.C.). Sono stati rinvenuti a Legnano tra il 1925 e il 1926 in via Novara

Il toponimo “Legnano” ha origini incerte, visti i molteplici nomi con cui il borgo è chiamato nelle fonti storiche[32]. L’appellativo della città potrebbe essere un aggettivo prediale e quindi sarebbe formato da una prima parte che deriverebbe dal nome del più importante proprietario terriero della zona e da un suffisso che definirebbe questa appartenenza[32][33]. Nel caso di Legnano, il nome di tale possidente potrebbe essere stato Lemennius o Limenius, a cui venne aggiunto il suffisso –anum.
Questa proprietà terriera era più estesa della moderna Legnano e doveva avere le caratteristiche di un latifondo[34]. I nomi dei comuni limitrofi hanno un’origine più recente e quindi l’antica LemonianoLeminiano o Lemegniano, in seguito divenuto Limnianum e infine Legnanum, si estendeva ragionevolmente su un territorio piuttosto vasto. Il suffisso –anum confermerebbe che la latinizzazione del territorio fosse completamente avvenuta[32][33]. Per altre località, dove l’influenza celtica era presente in maniera maggiore, il suffisso aggiunto corrispondeva ad –acum[33].
Un altro studio suffraga l’ipotesi che uno degli appellativi con cui la città era conosciuta nel Medioevo (Legnanum) derivi dal toponimo fondiario Latinanium[32]. Sono invece da scartare le supposizioni che farebbero risalire il nome della città al toponimo celtico Lemonianum (ovvero “luogo del bosco sacro”) oppure all’aggettivo prediale Laenianum, che deriverebbe a sua volta dal nome del proprietario terriero Laenius[32].
Non si conosce il periodo di fondazione di questa primigenia comunità: il toponimo “Legnano” avrebbe origini almeno medievali[33]. Secondo alcune ipotesi la genesi dell’antica Latinanium risalirebbe a prima della nascita di Cristo, in epoca romana[35].

Preistoria ed epoca romana

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Legnano dalla preistoria all’epoca romana.

Ritrovamenti collegabili alla Cultura di Golasecca recente (V sec. a.C.) rinvenuti nel 1937 in via Calatafimi a Legnano e conservati presso museo civico della città

Fin dai tempi più antichi gli abitanti di Legnano vissero sui margini della valle scavata dall’Olona. Questi terreni, più alti rispetto al corso del fiume, non erano infatti allagati dalle regolari piene del corso d’acqua[36]. Di conseguenza, i più rilevanti ritrovamenti archeologici, dalla preistoria fino alla dominazione romana, sono stati scoperti lungo i margini della valle dell’Olona; questi reperti si riferiscono principalmente a inumazioni[37][38].
I più antichi suppellettili trovati a Legnano sono dei frammenti di un vaso riconducibili alla cultura di Remedello[9]. Venuti alla luce tra il 1926 e il 1928 nei pressi del confine tra Castellanza e Legnano, risalgono a un periodo compreso tra il 3400 a.C. e il 2200 a. C.[39]. Da un sito archeologico vicino alla strada statale del Sempione sono stati ritrovati dei bronzi risalenti alla dominazione celtica, databili tra il IV e il I secolo a.C. (la cosiddetta cultura di La Tène)[10]. L’antico vicus di Legnano, che apparteneva alla regio XI Transpadana, era collegato alle zone limitrofe attraverso importanti vie di comunicazione, la più importante delle quali era una strada romana costruita nel I secolo, la via Severiana Augusta, che costeggiava l’Olona in corrispondenza del moderno corso Sempione e che collegava l’antica Milano al Verbano[40].
I più importanti ritrovamenti di epoca romana furono invece scoperti nel 1925 in una necropoli nella zona est della città[41]. Si trattava di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro[41]. Altre tombe risalenti allo stesso periodo sono state trovate nel 1985 vicino al centro storico[42], mentre in un altri scavi archeologici sono stati portati alla luce oggetti di tarda età romana[41]. Tale corredo era formato da ciottoli, coltelli, rasoi e fibbie[10].
Tutti questi oggetti sono esposti nel museo civico Sutermeister di Legnano[10][43].

Il Medioevo

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Legnano nel Medioevo.
Una mappa di Legnano del 1850: si vedono ancora i due abitati di Legnano e Legnanello (all’epoca ancora distinti) divisi dall’Olona e dall’Olonella. I due centri abitati si sono poi saldati in un unico conglomerato urbano con l’espansione edilizia del XX secolo[44]

Nel Medioevo Legnano[36] era divisa in due parti: l’abitato principale, che era ubicato sulla riva destra dell’Olona e che corrisponde al centro della città (la cosiddetta Contrada Granda, in dialetto legnanese) e un borgo più piccolo, Legnanello, sulla riva sinistra del fiume (da cui è derivato il nome della contrada di Legnarello). L’abitato principale si sviluppò con una pianta con forma allungata lungo un’importante strada, che ne costituiva l’asse principale attraversandolo da nord a sud. Proveniente dalla valle dell’Olona, questa via di comunicazione attraversava Castellanza, Legnano, l’odierno quartiere Costa di San Giorgio e proseguiva verso Milano. Nei punti in cui questa strada entrava e usciva da Legnano si trovavano due porte, di cui una, detta «porta di sotto», è stata demolita nel 1818: era situata in corso Magenta, poco più avanti dell’ingresso di palazzo Leone da Perego[45][46]. Verosimilmente sul lato contrapposto, a nord, si trovava un’equivalente «porta di sopra» di cui, però, non ci sono giunte testimonianze neppure sui documenti, dato che fu probabilmente abbattuta in tempi più remoti. Legnano era poi dotata di mura difensive e di un fossato allagabile[47].
Il primo documento pervenuto sulla storia di Legnano riguarda il quartiere di Legnanello. Questo atto, che si riferisce a una permuta di terreni situati nella piccola frazione, è datato 23 ottobre 789[33][36]. All’interno di questa testimonianza scritta si può leggere:

(LA)«[…] curtem proprietatis nostre in Leunianello […]» (IT)«[…] con le nostre proprietà a Legnanello […]»
(Codice diplomatico longobardo, numero LIV[33][36])

Sembra che il rione esistesse già nel 687, quando ebbe inizio la celebrazione religiosa della benedizione delle candele (la “Candelora”), introdotta da Papa Sergio I, che si officiava ogni 2 febbraio[48]. La prima menzione del borgo principale di Legnano è invece legata alla cattura di Arialdo, capo della Pataria, che avvenne all’interno del castello dei Cotta[49]. Sulla Historia Mediolanensis scritta da Landolfo Seniore nell’XI secolo che tratta della storia di Milano nel Medioevo possiamo infatti leggere che Arialdo sia stato catturato[49]:

(LA)«[…] iuxta locum Legnani […]» (IT)«nei pressi di Legnano»
(Historia Mediolanensis)

Nel Medioevo Legnano fu teatro dell’omonima battaglia[50]: in diverse campagne militari, prima del celebre scontro, l’imperatore tedesco Federico I Hohenstaufen (detto “il Barbarossa”) ambiva ad affermare il suo dominio sui comuni dell’Italia settentrionale. Questi ultimi superarono le rivalità interne unendosi nella Lega Lombarda, presieduta da Papa Alessandro III. Il 29 maggio 1176 l’esercito dell’imperatore Federico Barbarossa fu sconfitto nella famosa battaglia, combattuta nei dintorni di Legnano, a opera delle truppe della Lega Lombarda. Per questo evento storico l’esercito italiano ha dedicato alla città sei unità militari: la 58ª divisione, il 67º e il 68º reggimento fanteria, il 27º e il 58º reggimento artiglieria e il Reggimento Artiglieria a cavallo. In seguito il nome della città è stato associato al 1º battaglione del 232º Reggimento TrasmissioniGiuseppe Verdi ha lavorato all’opera La battaglia di Legnano nel 1849. L’ultima domenica del mese di maggio, a Legnano, avviene la rievocazione storica della battaglia con una sfilata in costume dell’epoca per le vie della città, cui segue una gara ippica in cui si sfidano le otto contrade cittadine. Tale manifestazione è conosciuta come Palio di Legnano. In ambito istituzionale, la data del 29 maggio è stata scelta come festa regionale della Lombardia[12].
A Legnano soggiornò anche Leone da Perego, vescovo di Milano dal 1241 al 1257. Visse nel palazzo omonimo, dove morì il 14 ottobre 1257. In un primo momento fu sepolto nella chiesa legnanese di Sant’Ambrogio, poi la salma scomparve[51]. La comunità legnanese approvò, nel 1258, i suoi primi statuti, deliberazione che fece nascere, formalmente, il comune di Legnano[52].
Il castello di Legnano ospitò per una notte, nell’aprile 1273, i reali d’Inghilterra Edoardo I Plantageneto ed Eleonora di Castiglia nel tragitto di ritorno da un loro viaggio in Medio Oriente[53][54].
Fino al 1288 in città visse Bonvesin de la Riva, il maggiore poeta e scrittore lombardo del XIII secolo, esponente più in vista del movimento poetico didattico del nord Italia. Il letterato descrisse Legnano con questi versi: “[…] Fra tutte le città della Lombardia è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l’aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini […]”[10].

Dal Quattrocento al Seicento

La quattrocentesca Torre Colombera

Già nel Medioevo Legnano non era considerato un villaggio, bensì un borgo, denominazione riservata ai paesi dotati di un mercato e di una fortificazione[55]. Queste infrastrutture in genere sorgevano nei centri più popolosi e servivano anche i centri limitrofi.
Durante il Rinascimento Legnano fu dominata da alcune famiglie nobiliari. Le principali furono i Lampugnani, i Vismara, i Visconti, i Crivelli, i Maino e i Caimi[56]. Nel corso del XV secolo Legnano si arricchì di molte abitazioni nobiliari, che si aggiunsero al castello di San Giorgio e a Palazzo Leone da Perego.
Una di queste dimore rinascimentali si trovava a Legnanello tra la strada statale del Sempione (anticamente conosciuta come “strada magna”[57]) e l’Olona, all’altezza di largo Franco Tosi. Si trattava di una casa ampia e circondata da giardino, con un ingresso sulla strada che scendeva al fiume: il Maniero Lampugnani. L’edificio originale, che apparteneva a Oldrado II Lampugnani, è stato demolito nel 1927 per poter permette l’allargamento del Cotonificio Cantoni. Il comune utilizzò parte dei materiali della dimora per edificare il museo civico della città[43]. L’unica costruzione civile giunta sino a noi della Legnano quattrocentesca è la Torre Colombera[58], che si trova inglobata in una corte lombarda situata tra corso Garibaldi e via Del Gigante, nei pressi della chiesa di San Domenico[59].
Nel 1549 la popolazione, decimata dalle epidemie di peste del 1529 e del 1540, era di 576 abitanti, distribuiti in 184 famiglie[60]. Già in questi secoli l’agricoltura legnanese era molto variegata. Le principali colture erano cereali (miglio e frumento), la vite e il gelso, che è alla base dell’allevamento dei bachi da seta. Oltre alla coltura di cereali, l’economia legnanese si basava anche sull’allevamento del bestiame e sull’artigianato[61].
La costruzione dei conventi e della maggior parte delle chiese legnanesi risale invece alla Controriforma: le famiglie nobiliari dell’epoca facevano infatti a gara per accattivarsi il favore degli arcivescovi milanesi legando il proprio nome a opere di carità oppure a opere a beneficio della comunità[62].

Il Settecento e l’Ottocento

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Legnano nel XIX secolo.

L’elemento caratterizzante dei secoli XVIII e XIX fu la costruzione di molti mulini ad acqua lungo l’Olona. Nel periodo di massima espansione dell’attività molinatoria, si potevano contare, a Legnano, diciassette mulini che sfruttavano la forza motrice del fiume. Gli ultimi sette sono stati demoliti tra il XIX e il XX secolo dalle grandi industrie cotoniere legnanesi per essere sostituiti da impianti più moderni, che sfruttavano la forza motrice del fiume con maggior efficienza[63].
I bassi redditi che venivano forniti dall’economia agricola e d’allevamento di questi secoli stimolavano i contadini a integrare l’impiego nei campi con altri lavori, ai quali partecipavano, durante la giornata, anche le donne. Alla sera i contadini legnanesi diventavano filatori e tessitori di seta, di lana e di cotone, oltre che tintori[64].

Corso Sempione in un’immagine del 1927. Fu potenziato da Napoleone Bonaparte. Sulla sinistra si vede l’entrata del vecchio ospedale civile

Durante l’epoca napoleonica fu potenziata un’opera che risulterà decisiva, insieme alle attività artigianali sopraccennate, per la nascita delle industrie. Il governo migliorò infatti la strada del Sempione, già esistente, che collegava Milano con Parigi sul tragitto Rho – Legnano – Gallarate – Arona – Domodossola – Briga, attraversando le Alpi al passo del Sempione. Questa importante via di comunicazione contribuì notevolmente anche ad accrescere l’importanza strategica di Legnano, seconda stazione di posta da Milano[65].
Nel XIX secolo l’Amministrazione comunale di Legnano era governata da grandi proprietari terrieri e da esponenti della borghesia più abbiente. Era spesso costretta ad intervenire per dettare norme in materia di agricolturapascoli e tutela dei terreni, e per risolvere le accese dispute tra gli agricoltori e i mugnai, specialmente nei periodi di magra dell’Olona[66].
Il 16 giugno 1862, da un balcone di un edificio non più esistente (nel luogo venne in seguito edificata la sede centrale della Banca di Legnano), Giuseppe Garibaldi esortò i legnanesi[67] alla costruzione di un monumento a ricordo della famosa battaglia del 29 maggio 1176. Il comune di Legnano, stimolato dal discorso dell’Eroe dei due Mondi, fece erigere una statua in onore alla battaglia, inizialmente realizzata dallo scultore Egidio Pozzi e poi sostituita nel 1900 dal monumento al Guerriero di Legnano, che è opera di Enrico Butti[68] e che è spesso erroneamente associata al leggendario condottiero lombardo Alberto da Giussano[69].
Nel 1882 la città fu invasa da una disastrosa esondazione dell’Olona: per le coraggiose e filantropiche azioni dei suoi abitanti, come si può leggere nella motivazione dell’onorificenza, a Legnano fu conferita la Medaglia d’oro al valor civile[70].

L’industrializzazione

Lo stabilimento legnanese del Cotonificio Cantoni. Al centro si può vedere il fiume Olona canalizzato prima della copertura. Il corso d’acqua è stato poi scoperto all’inizio del XXI secolo Le prime attività manifatturiere documentate risalgono al XII secolo, e sono collegate alla lavorazione della lana nei conventi[71], mentre le prime attività protoindustriali, nel senso moderno del termine, sono sorte intorno al 1830, con l’apertura del nucleo originario del Cotonificio Cantoni[72]. Il processo di industrializzazione di Legnano è invece durato dal 1820 al 1880. Le tradizioni di artigianato e di manifattura domestica, praticata per integrare il lavoro nei campi, ebbero un peso determinante per la nascita dell’industria legnanese.
Il Cotonificio Dell’Acqua, che è sorto a Legnano lungo il fiume Olona

Nella seconda metà del XIX secolo si ebbe la seconda fase della rivoluzione industriale di Legnano, che portò alla nascita delle moderne fabbriche tessili e, successivamente, di quelle meccaniche. Le macchine utilizzate nell’industria tessile, sempre più efficienti e quindi sempre più complesse, comportavano sia la necessità di possedere l’attrezzatura per la manutenzione che una certa velocità nelle riparazioni. Di conseguenza, negli ultimi decenni del XIX secolo, nacquero le prime industrie meccaniche di Legnano, che costruivano e riparavano macchinari tessili. Successivamente si raggiunse una produzione più ampia nel settore meccanico: nel 1876 Eugenio Cantoni assunse l’ingegnere Franco Tosi, appena rientrato da un periodo di tirocinio in Germania, quale direttore della sua azienda. Franco Tosi fondò poi, nel 1882, l’omonima industria meccanica, che è l’unica grande industria legnanese ancora in attività[73].Le filature nate nei primi decenni del XIX secolo si trasformarono poi in vere e proprie industrie. Alcune di esse crebbero costantemente fino a diventare tra i principali cotonifici lombardi[73]. Il territorio legnanese era l’ideale per aprire industrie tessili grazie alla presenza di importanti vie di comunicazione e a quella del fiume Olona, che forniva l’energia necessaria per muovere le ruote idrauliche prima dell’installazione dei motori a vapore. Dalla seconda metà del XIX secolo le aziende legnanesi raggiunsero una produzione più ampia, anche grazie al miglioramento tecnologico che portò alcune industrie ad avere un’importanza che travalicava i confini nazionali[74].

Reparto della Franco Tosi

Tra le industrie legnanesi, la principale, per organizzazione e tecnologia, era il Cotonificio Cantoni, come risulta da un documento del 1876 conservato presso l’archivio del comune di Legnano[73]. Tra le più grandi aziende operanti a Legnano tra il XIX e il XX secolo ci furono, oltre a quelle già citate, i cotonifici BernocchiDell’AcquaDe Angeli-Frua[75], la Manifattura di Legnano, le aziende meccaniche Mario Pensotti e Andrea Pensotti, la FIAL dei fratelli Ghioldi, che produceva principalmente automobili[76], e l’azienda ciclistica Legnano[77]. Alcuni di questi industriali elargirono anche contributi per la costruzione dell’ospedale e degli istituti scolastici superiori legnanesi.
Tra il 1885 ed il 1915 l’originaria economia agricola legnanese si trasformò definitivamente in un sistema industriale[78]. Lo sviluppo industriale portò però a una crisi agricola della zona, in quanto molti contadini abbandonarono l’attività nei campi per lavorare nelle fabbriche legnanesi. A cavallo dei due secoli ci fu pertanto un forte sviluppo industriale e commerciale. Per questa espansione furono molto importanti le infrastrutture per il trasporto di persone e di merci. Accanto alla stazione ferroviaria della linea ferroviaria Domodossola-Milano e alla strada statale del Sempione fu costruita, lungo quest’ultima, la tranvia Milano-Gallarate, che collegava Legnano a Milano. Fu poi soppressa nella seconda metà del XX secolo[79].
Durante l’industrializzazione di Legnano ci fu un largo impiego della manodopera infantile. Nei primi anni ottanta del XIX secolo vennero organizzati, nelle industrie legnanesi, i primi scioperi e nacquero nel contempo le prime società operaie[80].

Chiese

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Legnano.

Uno scorcio degli affreschi che decorano gli interni della basilica di San Magno
Chiesa di Sant’Ambrogio

Legnano possiede numerose chiese, dislocate su tutto il territorio. La chiesa principale della città è la basilica di San Magno: venne realizzata nei primi decenni del XVI secolo probabilmente da Giovanni Antonio Amadeo o da suoi seguaci grazie al patrocinio delle famiglie Lampugnani e Vismara[106]. Vi è poi la chiesa di Sant’Ambrogio, tra le più antiche della città: la prima citazione di una chiesa dedicata a sant’Ambrogio a Legnano è infatti contenuta in un documento del 1389, scritto da Goffredo da Bussero[107].
La seconda parrocchia sorta nella città, dopo quella di San Magno, è stata quella del Santissimo Redentore. Questa comunità religiosa si ritrova nell’omonima chiesa, che è stata inaugurata nel 1902 a Legnanello, quartiere della città. Prima che fosse costruito questo edificio religioso, la comunità religiosa del rione faceva riferimento alla piccola chiesa di Santa Maria della Purificazione[108]. Di rilievo storico è anche il santuario della Madonna delle Grazie, costruito tra il 1611 e il 1650 come ringraziamento a un miracolo occorso a due ragazzi sordomuti[109].
La chiesa di San Bernardino è stata invece consacrata nel 1580: venne realizzata sulle vestigia di un antico oratorio dedicato anch’esso a san Bernardino da Siena[110]. Il nome di San Bernardino fu dato anche ad una cascina locale per ricordare una visita compiuta a Legnano dal santo nel 1444[110]. La chiesa di Sant’Erasmo, invece, è stata realizzata nel XIV secolo ed è stata restaurata nel 1490: un tempo era annessa al già citato ospizio medioevale che fu presumibilmente fondato da Bonvesin de la Riva nel XIII secolo e che venne abbattuto nel 1925 per allargare la strada statale del Sempione[111].
La chiesa di San Martino è stata costruita nel XV secolo, ma un luogo di culto dedicato a San Martino di Tours era menzionato da Goffredo da Bussero nel suo elenco elenco redatto nel 1389[112]. La chiesa della Madonnina dei Ronchi venne invece realizzata nel 1641 grazie all’ampliamento di una piccola cappella della famiglia Lampugnani che si trovava nello stesso luogo[113]. Di rilievo storico sono anche la chiesa dei Santi Magi, che è stata innalzata nel XVIII secolo[114], la chiesa di Santa Rita, la cui costruzione è anteriore al 1584[115] e la chiesa di Santa Maria Maddalena, che è stata consacrata 1728[116].

Monumenti e sculture

Monumento ai Caduti sul lavoro di Gianluigi Bennati
Il monumento al Guerriero di Legnano

In piazza Monumento (vicino alla stazione ferroviaria) è situata la statua dedicata al Guerriero di Legnano, che è stata inaugurata nel 1900[146]. L’iconografia del monumento è stata in seguito utilizzata come logo dalle biciclette Legnano, dalla squadra di calcio della città, dal Corpo Bandistico Legnanese, dal gruppo Sbandieratori cittadino e dal partito politico Lega Nord. Come già accennato, è spesso erroneamente associata al leggendario condottiero lombardo Alberto da Giussano  

Il monumento ai Caduti sul lavoro, realizzato da Gianluigi Bennati per l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, venne posizionato nel 1984 in corso Italia a Legnano[147].
Il monumento a Felice Musazzi, uno dei fondatori della storica compagnia teatrale I Legnanesi si trova invece in via Gilardelli. Ritrae il volto della Teresa, il personaggio da lui interpretato, e riporta sul basamento alcune citazioni celebri dei suoi spettacoli.
Nel 2009 sono state collocate in diversi punti della città alcune opere dell’artista Aligi Sassu. Le quattro statue, in ordine alfabetico, sono: Cavalli innamorati (in bronzo), Cavallo imbizzarrito (in bronzo), Grande cavallo impennato (in vetroresina) e Nuredduna (in vetroresina)[148].

Aree naturali

Uno scorcio della parte legnanese del parco Alto Milanese

In origine il Legnanese era caratterizzato dalla crescita spontanea soltanto di cespugli, data la bassa fertilità del terreno (in Lombardia questo tipo di habitat è conosciuto come groana). Nel corso dei secoli, grazie al lavoro di fertilizzazione a opera dei contadini e alla costruzione di canali artificiali, è stato possibile rendere coltivabile il terreno[149]. Un tempo, infatti, vaste aree erano coltivate e la flora delle zone boscose era composta prevalentemente da farniecarpinicastagninoccioliplatanifrassiniquercepioppiolmiaceri e ontani.
Per l’allevamento dei bachi da seta in seguito fu introdotto il gelso anche se oggi, a causa di malattie che falcidiarono la pianta, la specie risulta praticamente scomparsa. Tra il XIX e il XX secolo fu importata la robinia per consolidare le massicciate stradali e ferroviarie[150]: grazie alla sua rapida velocità di crescita, la pianta risolse il problema, soprattutto durante le guerre, della legna da ardere. Questa pianta, la cui diffusione diventò, nel XX secolo, infestante, caratterizza ancora oggi la natura legnanese.
Il più grande parco legnanese è il Parco dei Mulini, che occupa una superficie di 500 ettari distribuiti nei comuni di Legnano, CanegrateSan Vittore OlonaParabiago e Nerviano. Gli impianti molinatori più importanti presenti nel perimetro del parco sono i mulini “Cornaggia” di Legnano, “Cozzi” (già “Melzi Salazar”, il meglio conservato), “De Toffol” e “Meraviglia” di San Vittore Olona, “Galletto” e “Montoli” di Canegrate, “Rancilio” (già “Mulino del Miglio”), “Gajo-Lampugnani” e “Bert” a Parabiago e lo “Star Qua” di Nerviano. Tra i mulini menzionati, quello più importante è il “Meraviglia” di San Vittore Olona[151], che è il più antico, dato che venne costruito nel XIV secolo, e che è l’unico che ha conservato la funzione originale, cioè quella di triturare prodotti agricoli. Le macine di questo mulino, che sono ancora funzionanti, vengono utilizzate per produrre foraggio per il bestiame.

Il laghetto del parco Castello

Parte integrante del Parco dei mulini è il Parco locale del bosco di Legnano (o Parco Castello): nato[152] negli anni settanta, è situato accanto al castello di San Giorgio, al confine con i comuni di Canegrate e San Vittore Olona. Nel periodo della sua realizzazione, i rimboschimenti non erano effettuati basandosi su criteri specifici di salvaguardia del paesaggio locale e dunque l’area protetta annovera perlopiù piante non autoctone; per questa ragione, il parco è ricco di conifere. Dal 1981 è stato creato, all’interno del parco, un sistema di laghetti e paludi di circa mezzo ettaro di superficie, che sono alimentati da acque di falda con lo scopo di fornire un ambiente favorevole alla vita di pesci e uccelli acquatici. Tra i pesci sono presenti lucci e carpe, oltre ad altre specie.
Il Parco Alto Milanese[153] è situato a nord del comune al confine con Castellanza e Busto Arsizio. È sorto per la salvaguardia degli aspetti naturali (flora e fauna) e lavorativi (agricoltura e allevamento) tipici della zona.
Da segnalare anche il Parco Bosco dei Ronchi, che si estende interamente all’interno dei confini cittadini per circa 26 ettari, al cui interno si trova anche il Parco ex-ILA[154]. Istituito nel 1992, è situato nel quartiere Canazza, a est della città. Degno di nota è anche il Bosco 1993, che si trova all’angolo tra via Sabotino e via Massimo D’Azeglio. Tale area verde, che è stata creata 18 dicembre 1994 in conformità alla legge 113/92, ha la particolarità di avere un albero per ognuno dei 469 bambini nati nell’anno 1993[155].
PALIO DI LEGNANO
Il palio di Legnano è una festa tradizionale che si svolge annualmente a Legnano dal 1935 per commemorare l’omonima battaglia combattuta il 29 maggio 1176 nei dintorni della città tra le truppe della Lega Lombarda e l’esercito imperiale di Federico Barbarossa[1]. Il territorio di Legnano, comune italiano della città metropolitana di Milano, in Lombardia, è diviso in otto contrade storiche che si sfidano, all’ultima domenica di maggio, in una corsa ippica che chiude la manifestazione[1].
Fino al 2005 il palio di Legnano era chiamato “Sagra del Carroccio“, denominazione che prese già dalla sua seconda edizione, nel 1936[2]. Dal 1954 è ufficialmente annoverato tra le manifestazioni storiche italiane[3]. Tra gli eventi collegati al palio di Legnano trovano anche spazio una sfilata storica e “La Fabbrica del Canto“, manifestazione musicale corale internazionale nata nel 1992 su iniziativa dell’Associazione Musicale Jubilate[4]. Nel 2002 la sfilata storica del palio di Legnano è stata riproposta al Columbus Day di New York[5].

Il Palio tra Folklore e Storia

Il Palio di Legnano, una festa tra folklore e storia.

Il Palio di Legnano è l’insieme delle manifestazioni rievocative della Battaglia di Legnano, l’importante fatto d’armi che il 29 maggio del 1176 vide la vittoria dei comuni alleati nella Lega Lombarda sull’esercito imperiale di Federico I detto il Barbarossa. Tracce delle prime commemorazioni si ritrovano, in forma religiosa, già nel tardo medioevo (1393) a Milano nella chiesa d San Simpliciano, ma il Palio così come oggi lo si conosce ha origini più moderne. La prima edizione in assoluto, che fu chiamata “Festa del Carroccio“, risale al 1932, organizzata in contemporanea ad una sorta di fiera gastronomica, fu costituita da una sfilata in costume d’epoca e da una gara ippica che si svolse al campo sportivo Brusadelli. La prima edizione del Palio non fu assegnata in quanto la gara fu sospesa a seguito di un incidente avvenuto ad un fantino; la corsa riprese, regolamentata in modo più adeguato solo 3 anni più tardi, nel 1935. E’ da questa seconda edizione, organizzata con una sfilata in costume molto più ricca, che la rievocazione prende il nome di “Palio di Legnano“. Questa edizione del Palio che le cronache dell’epoca riportano come molto ben riuscita e seguita da numeroso pubblico fu vinta da San Domenico che conseguentemente ha iscritto per prima il suo nome sull’albo d’oro della corsa. Dalla successiva edizione, 1936, la denominazione dovette cambiare in quanto una precisa disposizione del Duce stabiliva che la denominazione “Palio” doveva essere riservata esclusivamente alla tradizionale manifestazione senese. La rievocazione legnanese assunse allora il nome di “Sagra del Carroccio“, fino all’edizione del 2005; dal 2006 infatti la manifestazione ha ripreso il nome precedente di Palio di Legnano.
La città è stata divisa in contrade, dieci inizialmente, che presto si ridussero ad otto. La contrada, letteralmente “gruppo di case attorno ad una strada”, è un quartiere storico della città che ha la propria sede nel maniero, epicentro della vita associativa e delle attività oltre che luogo nel quale sono custodite tutte le armi, gli ornamenti ed i costumi che vengono utilizzati nella sfilata storica. Le guida della contrada è affidata alla reggenza composta dalle tre cariche più importanti che sono Capitano, Castellana e Gran Priore. Le otto contrade nelle quali è suddivisa la città di Legnano sono: La Flora, Legnarello, San Bernardino, San Domenico, San Magno, San Martino, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo.
Uno degli elementi più caratteristici ed importanti del palio è costituito dalla sfilata storica nella quale si condensano mesi e mesi di preparazione e di lavoro effettuato nei manieri. La sfilata, che come la gara ippica si svolge l’ultima domenica di maggio, è composta da oltre 1200 figuranti che indossano costumi e portano oggetti d’epoca realizzati esclusivamente secondo le prescrizioni dettate da un apposita commissione che vaglia preventivamente l’attinenza degli abiti e degli ornamenti rispetto al periodo rappresentato. Ogni contrada, nell’ambito della sfilata che attraversa la città da est ad ovest, svolge un tema predefinito che raffigura un aspetto della vita medioevale, da quello riferito alla vita militare a quello contadino, passando attraverso la vita dei cortigiani o quella degli artisti di strada, musici e giocolieri senza tralasciare il mondo della magia. In coda sfila il Carroccio scortato dai fanti e dalla celebre Compagnia della morte che chiude il corteo. La compagnia della morte è capitanata dal leggendario condottiero Alberto da Giussano il cui monumento, opera dello scultore Enrico Butti, è diventato simbolo della città.
La mattina, prima della sfilata e della corsa, in piazza San Magno sul carroccio si celebra la messa che è seguita dall’investitura religiosa dei Capitani e dalla benedizione dei cavalli e dei fantini che correranno il Palio.

Gli otto rioni storici

Il castello Visconteo di Legnano, sede del collegio dei capitani e delle contrade[73]

Le otto contrade di Legnano, i cui motti sono stati introdotti nel 1955[74], sono:

Ognuna delle otto contrade ha una reggenza formata da un capitano, da un gran priore e da una castellana[2][75]. I capitani degli otto rioni storici sono riuniti nel collegio dei capitani e delle contrade, che è stato fondato nel 1955[3] e che ha la funzione di coordinare le attività, le azioni e gli intenti degli stessi[73]. Questo collegio, che è presieduto dal gran maestro del collegio dei capitani e delle contrade, ha sede all’interno del castello Visconteo di Legnano[73]. L’antagonismo e la competizione tra le contrade sono molto avvertiti, con una forte componente goliardica e particolarmente nel periodo dell’anno in cui viene organizzato il palio[75][76], fermo restando il forte rispetto reciproco che porta al mutuo aiuto nell’organizzazione della manifestazione come nel caso, ad esempio, dei frequenti scambi del materiale utilizzato nelle sfilata[77]. Per evitare le burle, che sono frequenti vicino alla data del palio, i cavalli che parteciperanno alla corsa ippica, alla vigilia di quest’ultima, vengono nascosti in un posto segreto e curati a vista dai contradaioli[78]. Sono due le contrade legnanesi che hanno un titolo aggiuntivo nel nome; San Magno ha nella denominazione il termine “nobile”, che deriva dal territorio del rione, che include il centro storico di Legnano, e dal fatto che fin dai tempi più antichi, all’interno dei confini della contrada, sono presenti diverse famiglie di nobile lignaggio[79], mentre La Flora si fregia del titolo di “sovrana”, attribuzione che è stata concessa da Casa Savoia nel 2002[69].

Le attività delle contrade

Cena propiziatoria della contrada San Magno per il palio di Legnano 2015. Sullo sfondo, palazzo Leone da Perego     Durante il corso dell’anno le contrade organizzano feste, eventi culturali e storici, oltre che manifestazioni folcloristiche e di beneficenza[2][75]. Nei primi decenni di esistenza della manifestazione, i manieri era frequentati solo durante il mese precedente al palio, ma con il passare degli anni le attività delle contrade hanno conosciuto una costante fase di crescita che hanno portato i rioni storici a diversificare le iniziative, con l’organizzazione di queste ultime che avvengono durante tutto l’anno[75]. Le contrade sono state spesso protagoniste, anche finanziariamente, nei restauri degli edifici storici del rione, come le chiese a cui le contrade fanno riferimento[80]. Di grande richiamo è la cena propiziatoria della vigilia, che viene organizzata la sera prima del palio e che è salutata dalla contrada agghindata a festa, a cui partecipano centinaia di contradaioli e il fantino che correrà la gara ippica[75][76].

I manieri

Il salone d’onore della contrada San Martino, che si trova nel maniero dello storico rione legnanese  Le contrade hanno sede nei cosiddetti “manieri“; a volte i manieri, che sono di proprietà delle contrade, sono ospitati in antiche corti lombarde, cioè in edifici particolarmente legati al territorio, in special modo a quello del rione storico di cui sono sede[75].  I manieri ospitano tutte le attività della contrada nonché i costumi, le armi e gli ornamenti della sfilata storica, i cimeli e gli stendardi — sia del presente sia del passato — oltre che l’archivio documentale della contrada[76][81][82].

Le contrade soppresse

Nei primi anni in cui fu disputato il palio di Legnano esistevano anche le contrade della Ponzella e di Mazzafame e dell’Olmina, che furono inglobate, rispettivamente, da San Bernardino e La Flora (nel 1936) e da Legnarello (nel 1937); furono accorpate negli anni trenta perché all’epoca i quartieri a cui facevano riferimento non erano molto abitati, e quindi avevano grandi difficoltà a sostenere economicamente la partecipazione al palio[81].  I gonfaloni delle due contrade soppresse partecipano ancora alla sfilata storica del palio di Legnano: in particolare, seguono il gonfalone delle contrade a cui sono state annesse, provviste della loro scorta armata[83][84].

I simboli della vittoria

La riproduzione della Croce di Ariberto da Intimiano, ambito premio della gara ippica, portata in trionfo dai contradaioli di San Domenico subito dopo la vittoria nel palio di Legnano 2013 La contrada vincitrice della gara ippica ha diritto di conservare, all’interno della chiesa a cui fa riferimento, la croce di Ariberto da Intimiano, ovvero una scultura a sbalzo di rame del 1936 opera dell’artigiano legnanese Luciano Sai che riproduce, su scala ridotta, la croce medioevale originale; quest’ultima, che venne donata al monastero di San Dionigi da Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano dal 1018 al 1045, è conservata all’interno del museo del Duomo di Milano[77][126]. Venne realizzata grazie al contributo dell’industriale locale Pino Mocchetti, capitano della contrada Legnarello dal 1935 al 1936[126].
Interno del maniero della Contrada San Bernardino. Intorno all’effige di san Bernardino, sono collocate le bande delle vittoria La copia della croce medievale è custodita dal rione vincitore fino all’edizione successiva del palio[77]. Anche la cerimonia ufficiale che consegna la croce alla contrada vincitrice è chiamata “traslazione della croce”[N 5]: questo evento avviene solennemente la sera del sabato successivo al palio[127]. Altri simboli della vittoria sono la croce pettorale, ovvero un crocefisso d’oro copia del prezioso oggetto posto sul Carroccio durante la battaglia di Legnano, che viene assegnato al capitano della contrada vincitrice e che viene riconsegnato poco prima del palio successivo[3][128]; la banda della vittoria, ovvero uno stendardo bianco e rosso (i colori dello stemma comunale di Legnano) che riporta la data della vittoria in numeri romani e che viene consegnato alla contrada vincitrice a titolo definitivo[3][128]; il peso d’argento, che è una preziosa scultura di 1176 grammi il cui peso richiama l’anno della battaglia (1176) e che viene consegnata alla contrada vincitrice a titolo definitivo, essendo realizzato ogni anno da un artista diverso[3][66][128]. Il peso d’argento, la cui foggia cambia ogni anno, fu introdotto nel 1992 e richiama un analogo premio assegnato alla contrada vincitrice nelle prime edizioni del palio[128]. Per tradizione, alla fine della corsa ippica, il monumento al Guerriero di Legnano viene bardato con i colori della contrada vincitrice[129]. La contrada che non vince il palio da più tempo è invece chiamata “Nonna”[130].

STATISTICHE

Vittorie per contrada

Un momento della corsa ippica del palio di Legnano 2015

Un momento della corsa ippica del palio di Legnano 2016

Contrada Vittorie Edizioni
Sant’Erasmo 13 1937, 1939, 1958, 1964, 1969, 1970, 1974, 1975, 1976, 1994, 1998, 2002 e 2014
San Magno 11 1963, 1971, 1973, 1979, 1987, 1990, 1993, 1999, 2000, 2001 e 2011
Legnarello 11 1936, 1952, 1953, 1954, 1965, 1966, 1983, 1989, 1991, 2015 e 2017
San Bernardino 9 1956, 1959, 1961, 1978, 1980, 1982, 1985, 1995 e 2007
La Flora 8 1938, 1960, 1997, 2005, 2008, 2009, 2010 e 2018
San Domenico 7 1935, 1972, 1981, 1984, 1996, 2013 e 2019
Sant’Ambrogio 6 1962, 1968, 1986, 1988, 2004 e 2012
San Martino 5 1957, 1967, 1992, 2003 e 2016

Vincitore dell’ultimo palio

Anni di ritardo dall’ultima vittoria

Contrada Ultima vittoria Ritardo
San Bernardino (contrada nonna[N 6]) 27 maggio 2007 12 anni e 309 giorni
San Magno 29 maggio 2011 8 anni e 307 giorni
Sant’Ambrogio 27 maggio 2012 7 anni e 309 giorni
Sant’Erasmo 1º giugno[N 7] 2014 5 anni e 304 giorni
San Martino 29 maggio 2016 3 anni e 307 giorni
Legnarello 28 maggio 2017 2 anni e 308 giorni
La Flora 27 maggio 2018 1 anno e 309 giorni
San Domenico 2 giugno 2019 0 anni e 303 giorni
ANNO CONTRADA FANTINO SOPRANNOME CAVALLO
2019 San Domenico Antonio Siri Amsicora Odi et Amo
2018 La FLora Gavino Sanna Escobar
2017 Legnarello Giovanni Atzeni Tittia Bam Bam
2016 San Martino Andrea Mari Brio Totò
2015 Legnarello Giovanni Atzeni Tittia Guerriero
2014 Sant’Erasmo Giuseppe Zedde Gingillo Lecca Lecca
2013 San Domenico Dino Pes Velluto Guglielmino
2012 Sant’Ambrogio Silvano Mulas Voglia Deo Volente
2011 San Magno Giovanni Atzeni Tittia Aberrant
2010 La Flora Siri Antonio Amsicora Last Minute
2009 La Flora Silvano Mulas Voglia Charlie Brown
2008 La Flora Walter Pusceddu Bighino Kyanti
2007 San Bernardino Giuseppe Zedde Gingillo Domizia
2006 NON ASSEGNATO
2005 La Flora Walter Pusceddu Bighino Mara Canà
2004 Sant’Ambrogio Dino Pes Velluto Soldato
2003 San Martino Massimo Coghe Massimino Millenium Bug
2002 Sant’Erasmo Giuseppe Pes Pesse Pierino
2001 San Magno Maurizio Farnetani Bucefalo Guazza
2000 San Magno Maurizio Farnetani Bucefalo Ombra-Amalin
1999 San Magno Martin Ballestreros Pampero Noble Nord
1998 Sant’Erasmo Martin Ballestreros Pampero Noble Nord
1997 La Flora Sebastiano Deledda Legno Blue Baker
1996 San Domenico Luigi Bruschelli Trecciolino Vittorio
1995 San Bernardino Antonello Casula Moretto Tulipan
1994 Sant’Erasmo Martin Ballestreros Pampero Slavi
1993 San Magno Maurizio Farnetani Bucefalo Phantasm
1992 San Martino Salvatore Ladu Cianchino Mattia
1991 Legnarello Tonino Cossu Cittino Phiteos
1990 San Magno Maurizio Farnetani Bucefalo Phantasm
1989 Legnarello Salvatore Ladu Cianchino Veronica Gambara
1988 Sant’Ambrogio Luca Semenzato Cecchetti Salazar
1987 San Magno Giuseppe Pes Pesse Alpha Shariba
1986 Sant’Ambrogio Antonello Casula Moretto Salazar
1985 San Bernardino Leonardo Viti Canapino Sir Brunetto
1984 San Domenico Mario Cottone Truciolo Master Fullnes
1983 Legnarello Massimo Alessandri Bazzino Raggio di Sole
1982 San Bernardino Leonardo Viti Canapino Valsandro
1981 San Domenico Mario Cottone Truciolo Hirsh Karaban
1980 San Bernardino Leonardo Viti Canapino Valsandro
1979 San Magno Salvatore Ladu (Blando) Cianchino Peccatrice
1978 San Bernardino Leonardo Viti Canapino Faberina
1977 NON ASSEGNATO
1976 Sant’Erasmo Vincenzo Foglia Frasca Lucianella
1975 Sant’Erasmo Vincenzo Foglia Frasca Lucianella
1974 Sant’Erasmo Andrea De Gortes Aceto Pou Pouch
1973 San Magno Vincenzo Foglia Frasca Pou Pouch
1972 San Domenico Rinaldo Spiga Spingarda Dominga
1971 San Magno Costantino Giuggia Morino Tom Jones
1970 Sant’Erasmo Domenico Cottone Mezzetto Pasquetta
1969 Sant’Erasmo Domenico Cottone Mezzetto Pasquetta
1968 Sant’Ambrogio Umberto Simonazzi Ettore Capriccio
1967 San Martino Bernardino Brusciotti Comodino Belfast
1966 Legnarello Maurizio Franchini Maurizio Tigri
1965 Legnarello Maurizio Franchini Maurizio Tigri
1964 Sant’Erasmo Bruno Blanco Parti e Vai Frestola
1963 San Magno Giorgio Garzonio Fulmine
1962 Sant’Ambrogio Giorgio Terni Vittorino Cigolette
1961 San Bernardino Dino Pieraccini Bubbolino Atomica
1960 La Flora Francesco Zoni Argea
1959 San Bernardino Dino Pieraccini Bubbolino Utipat
1958 Sant’Erasmo Donato Tamburelli Rondone Shim
1957 San Martino Siro Pessuti Morino V Scapricciatella
1956 San Bernardino Rosario Pecoraro Tristezza Incantatella
1955 NON ASSEGNATO
1954 Legnarello Angelo Lorenzetti Muccia
1953 Legnarello Angelo Lorenzetti Noia
1952 Legnarello Angelo Lorenzetti Muccia
1951 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1950 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1949 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1948 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1947 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1946 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1945 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1944 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1943 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1942 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1941 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1940 PALIO NON SVOLTO PER EVENTI BELLICI
1939 Sant’Erasmo Antonio Braca Cucciolo Miki
1938 La Flora Antonio Braca (Urbani) Cucciolo Miki
1937 Sant’Erasmo Antonio Braca Cucciolo Miki
1936 Legnarello Vittorio Ciapparelli Lugano
1935 San Domenico Vittorio Ciapparelli Lugano

 

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About the author

Pier Camillo Pinelli

Ex Fantino, ora Editore e Direttore responsabile di questo Giornale online e la penso così: "per farsi dei nemici non è necessario dichiarare Guerra, basta dire quel che si pensa" (Martin Luther King)
per mail: piercamillopinelli@gmail.com

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