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La vicenda

Grotte di Collepardo, serve un milione per la messa in sicurezza

Laziocrea alla ricerca dei fondi per il sito minacciato da crolli. Il sindaco Mauro Bussiglieri: «Nei mesi scorsi è stata scongiurata l'idea di una chiusura definitiva»

Grotte di Collepardo, serve un milione per la messa in sicurezza

Le grotte Regina Margherita di Collepardo sono chiuse al pubblico dallo scorso 11 agosto

Nonostante il tempo un po' incerto sono stati tanti i turisti che a Pasquetta, come sempre accade, hanno visitato il territorio di Collepardo, dal centro storico alla certosa di Trisulti passando per gli itinerari naturalistici. Turisti che però hanno dovuto fare a meno, quest'anno, delle celebri grotte "Regina Margherita". Il sito, infatti, è chiuso al pubblico dall'11 agosto 2023, quasi 8 mesi, a seguito di una relazione tecnica e geologica che ha certificato il rischio di una caduta di massi dalla parete che sovrasta l'ingresso delle grotte stesse.

In tutti questi mesi sono stati fatti sopralluoghi, ci sono state delle verifiche, si sono tenuti degli incontri ed è emerso che, per la riapertura delle grotte, occorre effettuare dei lavori per mettere in sicurezza la parete pericolante per un importo di almeno un milione di euro. Una cifra non piccola che Laziocrea, la società in house della Regione Lazio che gestisce le grotte, sta cercando di reperire attraverso i canali regionali. Sempre alcuni mesi fa, proprio in ragione dell'alta somma da spendere, si era vociferato di una chiusura permanente delle grotte, ma quest'ipotesi, l'extrema ratio, «È stata scongiurata ed esclusa», come ci ha riferito il sindaco del piccolo centro ernico, Mauro Bussiglieri.

La stessa amministrazione collepardese sta percorrendo tutte le strade fattibili per ottenere dei finanziamenti da parte dello Stato e della Regione Lazio. In ultimo, ha interpellato anche la XII Comunità Montana "Monti Ernici" per "ripescare" un progetto del 1995 riguardante il posizionamento di reti metalliche paramassi al fine di rafforzare l'area dei possibili crolli, tutelando così l'incolumità pubblica. Una soluzione-tampone in attesa dello svolgimento di veri e propri lavori? È una possibilità. Per il momento, c'è da registrare il danno all'economia locale e al movimento turistico della Ciociaria, privati di un sito di sicuro interesse che ha attirato ogni anno migliaia di visitatori.

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