Mentre ascolto Francesco che si racconta mi colpisce quante precisazioni fa rispetto al modo con cui lui percepisce se stesso e quello in cui lo vedono gli altri. Lui ad esempio si sente spesso insicuro ed esitante ma gli altri gli rimandano l’idea di uno spavaldo, di uno che sa il fatto suo. “Anche se sono grande e grosso e mi vedi con questi tatuaggi addosso,-dice- io non mi piaccio molto e in fondo mi sento sempre un po’ insicuro mentre gli altri pensano che io sia un duro”. Le due immagini non gli corrispondono; talvolta fanno nascere dentro di lui la sensazione di non essere compreso e in definitiva, una sorta di dubbio su di sé. Non è insolito che agli altri sembriamo forti mentre noi ci sentiamo fragili, oppure gli altri ci rimandano un’immagine di noi distaccata e razionale ma noi ci sentiamo spesso in ansia ed esitanti.

Come fare quando l’idea che abbiamo di noi differisce un po’ da quella che ci rimanda lo specchio delle nostre relazioni?

Cosa mostriamo, cosa occultiamo

In fondo, abbiamo bisogno di mettere insieme l’immagine che noi abbiamo di noi stessi e quella che gli altri ci rimandano di frequente e di ricucirle come due prospettive dello stesso paesaggio. Ci sono cose che mostriamo agli altri per rivelarcidiventare autenticamente noi stessi e altre che raccontiamo per adattarci e nasconderci ovvero non vederci e farci vedere cosi come siamo. 

Spesso quando mi trovo a lavorare in gruppo chiedo ai partecipanti di procurarsi un sacchettino di carta (o di farlo simbolicamente con un foglio) e utilizzarlo per scrivere fuori tutto quello che in genere vedono di loro stessi. E poi, in un secondo momento di passare a scrivere dentro il sacchetto quello che ciascuno vede di se e che gli altri non vedono (o noi non lasciamo vedere).

Ogni volta è una scoperta nuova perché in ogni momento della nostra vita possiamo osservare che ci sono cose che mostriamo volentieri e altre che nascondiamo o proteggiamo dallo sguardo dell’altro.

Joe Luft e Harry Ingham, due psicologi statunitensi che hanno approfondito questo tema, sostengono che dobbiamo immaginarci come una finestra in cui, noi e gli altri, conosciamo degli aspetti di noi stessi e non ne conosciamo altri. L’incontro di queste prospettive su di noi ci permette di avere una visione più complessa e consapevole su chi siamo. Vediamo come la finestra di Johari (che prende il nome dai due ideatori) può esserci utile, per guardarci dentro e ricucire le due visioni di noi.

 

Il primo aspetto interessante è osservare come ci sia una zona conosciuta nella nostra personalità: questa è la parte più accessibile di noi ed è nota sia a noi che agli altri. Riguarda tutto quello che conosciamo di noi stessi e volentieri mostriamo agli altri. Se fossimo un negozio questa sarebbe la nostra vetrina. E possiamo chiederci: cosa lascio vedere di me agli altri? mi va bene lasciare vedere questi aspetti di me o voglio mostrare anche qualcos’altro?

Poi c’è una zona privata: quest’area che riguarda gli aspetti di noi che decidiamo di non rendere visibili agli altri. Lo facciamo per nasconderci o per proteggerci, a seconda delle situazioni. Ad esempio potremmo fare fatica a mostrarci in difficoltà e chiedere aiuto per rendere visibile agli altri quella parte di noi che è bisognosa; cosi probabilmente gli altri vedono e conoscono di noi solo la nostra indipendenza. Preservare dallo sguardo degli altri alcuni aspetti di noi richiede molta energia: può essere un meccanismo protettivo oppure un modo per nasconderci e non essere intimi. A questo proposito possiamo fermarci a pensare: quanta energia sto impiegando a non farmi vedere? Mi va bene? Cosa temo possa accadere se l’altro conoscesse quest’aspetto di me?

Quello che non conosciamo di noi

C’è anche una zona cieca che riguarda gli aspetti di noi che non riusciamo a vedere e che possiamo conoscere solo grazie allo sguardo delle persone che ci sono vicine e ci vogliono bene. A volte gli altri scorgono nitidamente delle cose di noi di cui non siamo consapevoli; per questo, guardarci con gli occhi di chi ci sta vicino e ci vuole bene è uno specchio prezioso per guardarci dentro. E possiamo chiederci: come posso utilizzare al meglio la visione che mi rimandano? Cosa posso riconoscere (di quello che mi dicono) e imparare ad accogliere nella visione che ho di me?

Infine c’è una zona sconosciuta dentro ciascuno di noi in cui abitano tutte quelle esperienze che non comprendiamo, di cui ci sfuggono le cause e le ragioni profonde. Abbiamo accesso a questa parte misteriosa di noi nei momenti critici -piacevoli e spiacevoli- della nostra vita: un lutto, un grande cambiamento, un disagio, la nascita di un figlio, sono tutti eventi che ci permettono di conoscere, per la prima volta, degli aspetti di noi che non conoscevamo.

È quello che succede ad esempio nei percorsi individuali in cui riconosciamo il senso dell’emergere di alcuni aspetti sconosciuti dentro di noi. O quello che, più magicamente, avviene quando ci innamoriamo: d’improvviso scopriamo cose di noi che non sapevamo. Perciò, a questo proposito possiamo fermarci a pensare: c’è qualcosa che mi incuriosisce di me e di cui mi piacerebbe scoprire il senso?

Usare una lente bifocale

L’ideale sarebbe ri-assemblare tutti questi pezzetti di noi per ricostruire un puzzle che ci corrisponde di più adesso, in questo specifico momento della nostra vita.

La nostra narrazione su noi stessi -quando dobbiamo descriverci o presentarci- spesso risente delle etichette che ci siamo dati noi o che abbiamo ricevuto nel tempo dagli altri. A volte diamo per scontato la definizione che gli altri hanno dato di noi stessi, senza fermarci a sentire se ci corrisponde, se racconta davvero chi siamo oggi per noi.

Avremmo bisogno di rimettere insieme i pezzi, con consapevolezza e affetto, ritrovando chi siamo non solo grazie al nostro sguardo che spesso è severo, ma anche grazie a quello degli altri.

Questo è quello che faremo insieme nel nuovo percorso annuale di libroterapia in prossima partenza. Tutte le letture di questa nuova edizione del gruppo di lettura saranno legate da un unico filo conduttore che ci guiderà a riscoprire chi siamo oggi grazie allo specchio che ci offrono le nostre relazioni.

Ritrova chi sei, nella trama delle tue relazioni” sarà l’invito che accoglieremo da ciascun libro. Ogni storia ci accompagnerà a trovare uno sguardo nuovo su noi stessi e sulle nostre relazioni. Se vuoi saperne di più e vuoi iscriverti, qui trovi tutte le informazioni per farlo!

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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