L’Agnello immolato

Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa, cuore pulsante dell’Anno Liturgico. E’ sempre bene ricordare che l’evento centrale della nostra fede è la Pasqua e i giorni che la precedono sono un tutt’uno con questo avvenimento: il Giovedì Santo – con l’istituzione dell’Eucarestia -, il Venerdì Santo – nel giorno in cui Gesù è morto in Croce -, il Sabato Santo – come giorno di silenzio e preghiera -, per giungere alla solenne Veglia Pasquale dove rendiamo attuale, vivo e vero per noi il fatto della Risurrezione di Gesù. Giorni belli e intensi da vivere tutti e insieme. Ci può aiutare ad entrare nell’intensità di questi giorni una immagine che la Bibbia e la Liturgia utilizzano per mostrarci la figura di Cristo nostro Salvatore. E’ l’immagine dell’Agnello. L’agnello è un simbolo per eccellenza di salvezza e di dono. Se andiamo all’Antico Testamento possiamo trovare il famoso episodio dell’uscita degli ebrei dall’Egitto. In quella sera gli ebrei festeggiavano la Pasqua (che per loro era una festa legata al passaggio dall’inverno alla primavera, quando la terra dava le primizie) e il Signore li fece partire verso la liberazione e la Terra Promessa. Per evitare di essere colpiti dalla decima piaga che invece colpì gli egiziani, sulle porte delle case degli ebrei venne posto il sangue dell’agnello che era stato sacrificato nella cena pasquale. Il sangue degli agnelli salvò gli ebrei, mentre gli egiziani furono colpiti. Già da questo passaggio vediamo come il Signore non solo abbia in qual momento salvato e liberato gli ebrei, ma di come questo episodio sia stato l’anticipazione dell’evento di Cristo. Comprendiamo allora perché quando Giovanni Battista indicò ai primi due discepoli proprio Gesù dicendo la famosa frase: “Ecco l’agnello di Dio” essi lo seguirono intuendo che quella persona era speciale. E’ interessante sapere anche che quando Gesù morì in Croce, alle tre del pomeriggio, quella era l’ora in cui nel Tempio di Gerusalemme si sacrificavano gli agnelli da offrire in olocausto, come usavano gli ebrei. C’è quindi una chiara volontà di assumere questo simbolo, che già parlava di sacrificio e salvezza, per esprimere quanto Dio ha voluto fare per l’umanità non dando un agnello ma dando il suo Figlio perché noi tutti, una volta per sempre, fossimo salvati per mezzo di Lui, con un dono libero e d’amore. Quando nella Messa, poco prima di distribuire la Comunione, il sacerdote riprende proprio le parole del Battista ricordando che l’Agnello e venuto per la salvezza del mondo ci viene detto come l’Eucarestia sia veramente il Pane della Salvezza, da ricevere in modo degno perché contiene il grande Amore di Dio per noi. Ci aiuti l’immagine dell’Agnello immolato a vivere con fede i giorni della Settimana Santa e la Pasqua.    don Luca