Christian De Sica: «La notte in cui Liza Minnelli tentò di rubarmi il cane. La storia con la Rossellini? Lei mi lasciò per un pittore»

di Roberta Scorranese

«Papà era bigamo, ma sapeva aggiustare le cose». «Ho due film pronti per essere girati, ma nessuno li vuole fare. Pago lo scotto dei cinepanettoni»

Christian De Sica: «La notte in cui Liza Minnelli tentò di rubarmi il cane. La storia con la Rossellini? Lei mi lasciò per un pittore»

Christian De Sica

Christian De Sica, una parola che definisca bene suo padre Vittorio.
«Un dio».

Addirittura.
«Anzi: il mio dio. Tanto è vero che ancora oggi, prima di un debutto in teatro, non dico mai “mio dio aiutami”, ma dico “papà, aiutami”».

Le parla ancora?
«Mi parlano le sue lezioni di vita e d’arte. Un uomo elegante, folle, d’altri tempi».

Infedele.
«Bigamo, per la precisione. Io ero il figlio dell’amante con cui viveva, Maria Mercader, sua moglie Giuditta Rissone abitava non lontano e lui amava tutte e due. Oggi questo sarebbe inammissibile, ma era il Novecento».

Le due donne si odiavano?
«Mia madre ha sofferto, lo so, ma dopo la sua morte sono diventate amiche».

Famiglia allargata, la sua. Ogni tanto spuntava una sorella, come racconta nel libro «Due o tre cose che mi sono capitate».
«Una volta mi chiamò una spagnola dicendomi “Ciao, sono Vittoria De Sica, tua hermana”. Papà mi spiegò che la madre, Maria, declamava le poesie di García Lorca in modo sublime, e così... Emi, mia sorella, l’ho conosciuta che eravamo già grandi e non perché papà ce l’abbia presentata (non ne ha mai trovato il coraggio), ma perché lei un giorno chiamò a casa e disse: “Sono Emilia, figlia di tuo padre e insomma volevo conoscerti”. Le ho voluto bene per tutta la vita».

Lei sta da cinquant’anni con Silvia Verdone, sorella di Carlo.
«Ora lei mi chiederà qual è il segreto, lo so. Ridiamo molto, non ci prendiamo sul serio, ci rispettiamo. L’ho conosciuta che aveva 14 anni».

Non basta. Si può fare l’amore con la stessa persona per tutta la vita?
«Sì. Io sono fedele. E adesso che c’ho settant’anni nun me faccia parlà d’amore!».

No, no, insisto: che cosa cementa le unioni longeve?
«Qualche volta la fame. Io la fame l’ho fatta e Silvia insieme a me. Mesi in cui abbiamo saltato i pasti o condiviso un uovo, ricordo gli anni in cui giravo un film a Parigi. Papà morì che io avevo 23 anni e anche se oggi sono conosciuto come “quello dei cinepanettoni”, quindi campione d’incassi, ci sono stati periodi della nostra vita in cui nessuno mi faceva lavorare».

Perché «figlio d’arte»?
«Sì, per tanti motivi. Io volevo fare l’attore a tutti i costi e in tanti dicevano che mi sarei dovuto accontentare di fare l’autore. Mia moglie mi ha sostenuto e incoraggiato, per esempio nel fare teatro».

È vero che con Carlo (Verdone) ci fu una scazzottata quando seppe che lei corteggiava sua sorella, così giovane all’epoca?
«No, ci fu una discussione ma nessun cazzotto. Carlo oggi è una delle persone più importanti della mia vita. Oltre al fatto che abbiamo spesso lavorato assieme. Anche se De Laurentiis spesso ci separava sul set, perché diceva che insieme eravamo sprecati e che potevamo arricchire due film invece che uno solo».

L’amore per il denaro?
«Si potrebbe pensare che con i cinepanettoni io sia diventato miliardario. La verità che lo sono diventati i produttori, non io. Certo, Natale sul Nilo ha incassato 42 milioni di euro, una enormità. Però le racconto un aneddoto: commentando un altro cinepanettone che aveva incassato 20 milioni, De Laurentiis commentò che “quello precedente aveva fatto di più”. Oggi meno male che c’è la Cortellesi, sennò i cinema li vedo male. Mi piange il cuore».

Un altro grande amore, sua madre Maria.
«Penso che se oggi faccio l’attore comico lo devo a lei: aveva più senso dell’umorismo di mio padre. Lei e Vittorio sono stati legatissimi, anche perché papà sapeva aggiustare le cose».

La comicità è stata una scelta?
«Io ho fatto l’attore brillante, che poi ha trovato una sua declinazione da comico. Ma in quel campo sono diventato il numero uno. Se avessi fatto altre scelte magari sarei stato il numero dieci? O cento?».

Suo padre che cosa sognava per lei?
«Non di certo che facessi l’attore. Era fiero dei miei studi di arte e di letteratura, poi gli dissi che volevo recitare. Non fu felice, però venne a teatro e mi disse: “Va bene”».

La sua vita sembra un racconto di Zavattini: incontri con personaggi improbabili cose buffe e drammatiche.
«Una volta feci una festa per Liza Minnelli a Roma. Lei si scolò tre bottiglie di Falanghina e quando finalmente la mettemmo sul taxi ci accorgemmo che a casa mancava il cane. Se lo era portato con sé e per riprendercelo dovemmo lottare, diceva che era suo».

Prima di conoscere Silvia Verdone lei è stato fidanzato con Isabella Rossellini.
«Ma poi lei conobbe un pittore e mi lasciò. Quindi andò in America e sposò Martin Scorsese. Oggi però siamo buoni amici».

E con Massimo Boldi siete ancora amici?
«Sì, pensi che quando l’ho conosciuto lui faceva il batterista. Il cinema è arrivato dopo. Abbiamo anche fatto la reunion, dopo la separazione dei cinepanettoni».

L’amore è anche riconoscenza. A chi si dice grato oggi, a 72 anni?
«A tanti però voglio citare Peppino De Filippo. In uno dei periodi più difficili, in cui ero senza impiego, fu l’unico ad aiutarmi».

Ancora gli amici. Insospettabilmente troviamo Bettino Craxi.
«Tutto cominciò perché Carlo (Verdone, ndr) ha paura di prendere l’aereo. Si era sposato e non sapeva come fare per il viaggio di nozze. Io e Silvia avevamo in programma di andare in Tunisia così lui e Gianna Scarpelli, la sua ex moglie, si unì a noi. In un caffè di Hammamet mi sentii battere un dito sulla spalla. Mi voltai e trovai Craxi. Ci disse che era un nostro fan e ci invitò nella sua villa. Una persona gentilissima, non mi ha mai chiesto nessun favore — anzi, per dirla tutta, fu lui che mi propose un incontro con uno di Rai 2 per farmi lavorare, ma io già lavoravo e dissi di no».

Fu sempre per amicizia che lei una volta fece ubriacare Ranieri di Monaco.
«Per proteggere un amico fotografo. Eravamo a una festa organizzata da Ranieri e da Grace Kelly. Il fotografo, con la sua macchina, aveva fatto scatti hot in camera con il suo compagno di allora e poi si era messo a fare foto a Carolina. Ranieri, con astuzia fulminea, prese la macchina fotografica e se la mise in tasca. Io dovevo recuperarla in qualche modo e me ne venne in mente uno solo: farlo ubriacare».

Brando e Maria Rosa.
«I nostri due figli, la nostra fortuna. Non lo dico perché il mio sangue, ma sono intelligenti, colti e rispettosi».

Un sogno?
«Due. Due film che stanno lì, pronti per essere girati ma nessuno li vuole fare. Sono due film seri, che ho scritto io. Io pago lo scotto dei cinepanettoni e nessuno pensa che abbia l’atout dell’attore drammatico. Magari lo danno a uno giovane che non ha fatto nulla, ma non a me. Eppure film drammatici li ho fatti, come I limoni d’invernodi Caterina Carone. Ma va bene così, perché papà ripeteva: “Cercate di ridere sempre. Anche ai funerali. Godetevi ogni attimo, perché poi vola via”».


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27 dicembre 2023 (modifica il 28 dicembre 2023 | 11:29)