4 novembre 2020 - 12:22

Piperno alla guida dei Meridiani: «La felicità dei classici, una sfida»

Lo scrittore vincitore del Premio Strega succede a Renata Colorni alla direzione della prestigiosa collana Mondadori fondata nel 1969

di IDA BOZZI

Piperno alla guida dei Meridiani: «La felicità dei classici, una sfida» Alessandro Piperno (Roma, 1972), studioso e docente di Letteratura francese, al «Corriere della Sera», del quale è collaboratore (fotografia di Duilio Piaggesi)
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Il suo incontro con Marcel Proust è avvenuto proprio tra le pagine di un Meridiano: una lettura che lo accompagna da sempre — Proust è ovviamente uno degli «otto scrittori di cui non so fare a meno» nel suo Manifesto del libero lettore del 2017, Mondadori — ma che è cominciata negli anni dell’adolescenza appunto sui volumi mondadoriani della Recherche tradotti da Giovanni Raboni.

 Enzo Siciliano (1934-2006)
Enzo Siciliano (1934-2006)

Ora lo scrittore Alessandro Piperno è stato chiamato alla guida dei Meridiani Mondadori, nel ruolo che fino alla scorsa estate è stato di Renata Colorni, e ha accettato. È un cerchio che si chiude, e in qualche modo anche un ritorno alle origini: classe 1972, romano, vincitore del Premio Strega nel 2012 per il romanzo Inseparabili edito da Mondadori, ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata dove insegna Letteratura francese, Piperno dedicò il primo saggio nel 2000 a Proust antiebreo, uscito per Franco Angeli. Ma non c’è solo Proust: in questi anni su «la Lettura» lo stesso Piperno ha scritto spesso di autori amati — tra i moltissimi, Baudelaire, Flaubert, Nabokov, Roth — che concorrono tutti a formare l’immensa biblioteca dei classici e, anche, la collana dei Meridiani.

 Giovanni Raboni (1932-2004)
Giovanni Raboni (1932-2004)

Una collezione di autori «maggiori», una Bibliothèque de la Pléiade italiana, nata nel 1969 dall’idea di Vittorio Sereni, che negli ultimi anni ha moltiplicato le uscite annuali dando spazio anche a «classici viventi» (al tempo della pubblicazione) e ad autori contemporanei, come, tra i molti, Andrea Camilleri.

Proprio il carattere dei Meridiani è quello che Alessandro Piperno afferma di sentire più vicino, commentando l’incarico ricevuto. «Non mi sono mai visto nelle vesti di editore. Ma come rifiutare una proposta del genere? I Meridiani incarnano un ideale assolutamente irresistibile. Non soltanto perché accolgono solo grandi classici canonizzati o contemporanei in odore di santità ma anche perché sono lavorati con una cura, una precisione, una passione tanto proverbiali quanto encomiabili».

 Attilio Bertolucci (1911-2000)
Attilio Bertolucci (1911-2000)

Un punto di riferimento tanto per l’intellettuale quanto per lo scrittore e l’uomo, continua Piperno: «Ad alcuni forse i Meridiani possono sembrare oggetti un po’ freddi, così solenni e celebrativi. Per me sono stati occasioni di avventura e fonti di scoperte formidabili. Tanto per dire, è lì che ho letto per la prima volta la Recherche di Proust. Grazie al grande sogno di Luciano De Maria: un solo traduttore d’eccezione, Giovanni Raboni, e le note di Daria Galateria e Alberto Beretta Anguissola che, possiamo ben dirlo, non hanno niente da invidiare a quelle della Plèiade. Sui Meridiani ho letto anche L’uomo senza qualità di Robert Musil. Poi ci sono i poeti che impreziosivano la libreria dei miei genitori: Saba, Celan, Rimbaud con la bellissima prefazione di Yves Bonnefoy. Per non dire dei giapponesi. Non chiedetemi perché ma a Mishima e Kawabata i Meridiani stanno a pennello».

 Giovanni Macchia (1912-2001)
Giovanni Macchia (1912-2001)

Un legame da lettore, da appassionato oltre che da studioso, prosegue. «Quando si parla di classici non si considera mai abbastanza il lato edonistico della faccenda. Una volta in una libreria parigina vidi una pubblicità della Pléiade che recitava “5 miliardi di parole di pura felicità”. “Pura felicità”, solo i francesi possono parlare in questi termini degli scritti di Cartesio o delle tragedie di Corneille. Ecco, per me i Meridiani sono stati esattamente questo: un luogo di felicità, scoperta e divertimento. Uno scrigno elegante pieno di gemme. Tra i molti meriti di Renata Colorni, che ha magnificamente guidato i Meridiani per un quarto di secolo e a cui sono legato da sentimenti di affetto e gratitudine, c’è anche quello di aver conferito un’importanza particolare alle cronologie degli autori. A suo modo, un genere letterario bizzarro e sofisticato. Pensiamo alla bellissima biografia di Alberto Arbasino scritta a quattro mani: da Arbasino stesso e da Raffaele Manica, un testo che, date le circostanze, più arbasiniano non avrebbe potuto essere. A proposito di Arbasino: come non pensare alla sua introduzione al Meridiano di Truman Capote? Insomma di cose memorabili ce ne sono parecchie. Le note di Luca Crescenzi a La montagna magica di Thomas Mann, il Pascoli di Garboli...».

Ma una collana come questa, dedicata ad autori di riconosciuta grandezza, ha a che vedere anche con l’idea di un canone? Nicchia Piperno: «Ho un conto in sospeso con il canone. Cos’è un canone? Chi lo stabilisce? Basta il tempo a definirlo? Ad esempio, Arthur Conan Doyle fa parte del canone? Non so, ho difficoltà a capire. Con i contemporanei, per esempio, è quasi impossibile. Dubito che un qualsiasi critico francese del 1850 avrebbe ritenuto Stendhal un romanziere imprescindibile, ma forse avrebbe considerato tale Champfleury. Del resto, ci sono autori che hanno avuto la ventura di entrare nel “canone” dalla porta principale, altri che ne sono stati colpevolmente esclusi. Ecco una delle possibilità concesse ai Meridiani: restituire un po’ di gloria ad alcuni grandi dimenticati».

Come sul canone, così ama fare una distinzione anche sul paratesto, sugli apparati critici, cioè note, bibliografie e cronologie che sono una caratteristica della collana: «Come tutti i letterati — spiega Piperno — ho qualche complesso di inferiorità nei confronti dei filologi. Allo stesso tempo, però, sono consapevole che un buon Meridiano deve trovare un equilibrio tra gli apparati paratestuali e i testi antologizzati. Guai se i primi prendono il sopravvento sui secondi come nella Divina Commedia su cui studiavo ai tempi dell’università. Mi considero un discepolo di George Steiner. È stato lui a metterci in guardia dagli eccessi dell’interpretazione e dell’esegesi. Anni fa a un convegno incontrai uno specialista di Charles Dickens che conosceva a menadito la bibliografia dickensiana ma non aveva mai letto George Eliot. Ecco, queste sono le distorsioni dello specialismo da cui vorrei proteggere i Meridiani».

«Ciò detto — aggiunge lo scrittore — è evidente che il successo di un Meridiano dipende dall’impeccabilità della curatela. Anche per questo sarà importante vigilare sulla prosa dei curatori, non solo sulla loro indispensabile competenza. Lo stesso discorso si può fare per le traduzioni naturalmente. Sarebbe bello affidarne alcune a scrittori giovani e appassionati. Come si vede, ci sarà da divertirsi. Anche se devo confessare che quando diverse settimane fa Francesco Anzelmo e Luigi Belmonte mi hanno proposto questo incarico ho creduto che mi stessero prendendo in giro. È difficile non sentirsi inadeguati di fronte a un ruolo così difficile e prestigioso ricoperto a suo tempo da Sereni, De Maria e Colorni. Quando Renata dice che per questo lavoro occorre il senso del rischio, credo intenda anche che non bisogna credere di essere la persona giusta al posto giusto. Perché forse, venuti meno studiosi come Giovanni Macchia o Mario Praz, la persona giusta non esiste più. Ecco perché, per un’avventura del genere, occorre avere una certa audacia».

E quale potrebbe essere secondo Piperno un autore da Meridiano, oggi? «È quello che mi sto chiedendo. Tornando ai sommi, sarebbe bello colmare alcuni buchi che probabilmente sono stati prodotti da circostanze sfavorevoli come, ad esempio, la vastità dell’impresa o l’esistenza di altre importanti edizioni critiche: che so Montaigne, Diderot, Laclos, Dickens, Dostoevskj, Céline... Poi sarebbe bello dare la ribalta che meritano ad alcuni classici contemporanei fondamentali ma in Italia non conosciuti dal vasto pubblico: tipo Philip Larkin. Una cosa è certa: sarà importante non avere preclusioni snobistiche. E lasciarsi guidare dal gusto e dalla bizzarria, come del resto ho sempre fatto nella mia vita».

Tra gli scrittori che ama e che non sono compresi nella collana cita due esempi: «Se potessi farei il Meridiano di Madame de Sévigné. Lei e le sue meravigliose lettere. O tornando al Novecento, sarebbe bello raccogliere i romanzi e alcuni libri di viaggio di Evelyn Waugh. Per non dire dei critici che hanno più influenzato il nostro gusto: Edmund Wilson, George Steiner...». È come un viaggio tra i grandi autori, e tra i grandi curatori; quanto ai Meridiani preferiti, conclude Piperno: «Chissà perché, ho un debole per i Meridiani dei poeti: Friedrich Hölderlin, prefato da Zanzotto e curato da Luigi Reitani; Charles Baudelaire, con il bellissimo saggio introduttivo di Giovanni Macchia, la traduzione di Raboni e le note di Giuseppe Montesano. E infine Attilio Bertolucci, uno scrittore per cui con il passare del tempo sento sempre più una sintonia di gusti. Inoltre, trovo mirabile la grande antologia dei Racconti italiani del Novecento curata da Enzo Siciliano».

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