Poesia d’amore: l’antologia curata da Crocetti e Recalcati

di FRANCESCO CIONFOLI

«Non a te nudo amore», antologia di liriche sui sentimenti curata da Nicola Crocetti e Massimo Recalcati per Crocetti Editore

Poesia d’amore: l’antologia curata da Crocetti e Recalcati

Theodor von Holst, «The Fairy Lovers» (1840; particolare)

L’interrogativo su cosa sia l’amore ci ossessiona dall’inizio dei tempi. La bellezza risiede nell’assenza di una risposta univoca, valida a priori e una volta per tutte, nei risvolti molteplici e proteiformi che il primo tra i sentimenti disvela nel quotidiano di ogni singolo essere umano. Non a te nudo amore , accurata e pregevole selezione poetica sull’amore a opera di Nicola Crocetti e Massimo Recalcati (Crocetti Editore), va letta in questo senso, nella cosciente direzione di mete ignote e impreviste. D’altro canto, se la raccolta insiste a ragion veduta sull’analogia tematica amore-mondo, il genere poetico rifiuta un preciso nucleo spazio-temporale, una manifestazione unica, una struttura solida a cui sempre rimandare. La poesia, specie la lirica amorosa, esiste da sempre, in ogni luogo, e mai cesserà di essere; la scrittura assume le configurazioni più inaspettate; la disciplina — se poi intessuta d’amore — trasmigra verso altre forme, si fa, inglobandole e superandole, ora chimica, ora matematica, un po’ archeologia e tanto psicoanalisi, come osserva Massimo Recalcati nell’introduzione al libro. A queste, aggiungerei l’anatomia, le sue costanti e pregnanti associazioni alla geologia — in svariate risultanti botaniche e zoologiche — e soprattutto l’antropologia.

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«Non a te nudo amore», a cura di Nicola Crocetti e Massimo Recalcati, è pubblicato da Crocetti Editore (pp.144, euro 16)

L’insegnamento principe di Non a te nudo amore risulta essere proprio la piena scoperta dell’uomo, dell’io e dell’altro, del mondo. La poesia diventa strumento conoscitivo di primaria e vitale importanza. Se l’innamoramento emerge in questi versi come una fioritura semplice e spontanea, tanto ricercata quanto più improvvisa e imprevedibile, certamente da non estirpare anche quando «le forze/ […] sono state lese alle radici», altrettanto naturale sorge l’infatuazione del lettore (incluso me stesso) rispetto a pagine poetiche che non lasciano spazio a ulteriori parole, ma, al contrario, rilasciano un’irrefrenabile spinta alla rilettura, un marcato e curioso interesse verso testi dello stesso autore, magari sconosciuto e agli antipodi geografici del nostro sistema letterario. Dunque, scrutare, attraverso la poesia, l’amore, l’umano, il mondo e la poesia stessa: «Le carte han detto che la incontrerò nella vita, ma senza riconoscerla./ Amando l’amore» dice Paul Eluard nel finale de La dame de carreau, nella mirabile traduzione di Franco Fortini.

Così, la scintilla del sentimento può accendersi già in un incontro istantaneo e

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Nicola Crocetti (Patrasso, Grecia, 1940)

fugace con una passante, o in una Passeggiata notturna in cui non carpire gli attimi senza troppe spiegazioni equivale alla mancanza di un «incontro con l’Eterno». In realtà, di divino nella raccolta appare ben poco; anzi, l’invidia degli dei risulta essere un pericoloso ostacolo dell’amore: alla morte di Lucio Mariani, Franco Manzoni scriveva sul «Corriere» che il poeta «ha sondato il mistero, quella zona di lacerazione del sacro, in cui lampeggia la condizione umana […]». E l’amore umano in questi testi non è di sicuro questione platonico-angelica, ma trasuda spesso da un’accensione corporea, talvolta disinibita talvolta velatamente simbolica, che poi s’avvale d’una inevitabile e corretta dimensione morale. Anche Petrarca a suo modo, come sottolinea Guido Mazzoni, era moderno. Le parti del corpo non si adulano a distanza e con rispetto pudico, ma si amano a stretto contatto con la materia stessa. La maggior parte della poesia di Non a te nudo amore, specie quella classica e dei greci del ‘900, scrive d’amore facendo l’amore. La parola si fa carnale e ogni parte del corpo è fonte di libidine infinita e totalizzante. La parte per il tutto, l’amore dei poeti procede sempre per sineddoche con frequenti e diverse associazioni analogiche tra il corpo e la natura, tra la carne e la terra: bagliori colorati e accecanti, fiori e piante odorose, frutti e cibi dolci da gustare, acque sorgive, oasi e liquidi che ristorano l’arida solitudine dell’amante assetato.

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Massimo Recalcati (Milano, 1959)

Nel suo contatto meramente terreno, nelle inevitabili pulsazioni sensoriali, l’amore umano diviene anche animalesco, selvatico, bestiale nel senso stretto del termine. Una parte corporea, un’aderenza fisica —in primis il bacio — o il semplice nome veicolano significati ulteriori, squarciano cieli sereni, rivelano splendori di corpi celesti nell’altro che così rinasce, si riconosce meglio e conosce davvero il suo mittente. Questo passaggio risulta imprescindibile per un’unione coniugale resistente e duratura — altro tema fondamentale della silloge nei versi, tra gli altri, di Peter Handke e Adelia Prado — per un amore fatto di ascolto, dialogo, partecipazione e persino accettazione della diversità del «tu» nella piccolezza quotidiana, per un legame solido che preferisca al vuoto di mille avventure la pienezza dell’unico.

Tuttavia, quando l’unione molecolare si scinde e la Matematica d’amore diviene un

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«Marzo - il mese della poesia» è l’iniziativa della Redazione cultura del «Corriere» e de «la Lettura»

problema senza soluzione, al Canto della durata consegue l’amara consapevolezza della fine: il filtro del ricordo e la fuga nel sogno come fili sottilissimi per un’eterna congiunzione dello scisma amoroso. Seppellire l’attimo è operazione vana e teorica, il pensiero di un congedo definitivo rimane tale. Congelare, incidere, sguinzagliare sono i veri verbi di una conclusione inconclusa. Come quella di una poesia che mai smetterà di dire, di sciorinare la sua nudità recondita e nitida, plurima e unica.

21 marzo 2024 (modifica il 21 marzo 2024 | 15:25)