Chi non fa la dichiarazione dei redditi e viene scoperto dall’Agenzia delle Entrate deve pagare una sanzione fino al 240% dell’imposta dovuta. In futuro – se entra in vigore lo schema del decreto legislativo del 21 febbraio 2024 approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri – pagherà al massimo il 120%.
Chi invece la dichiarazione dei redditi la fa e paga può vedersi arrivare dal Fisco una raccomandata o una Pec che gli contesta di non avere versato il dovuto di Irpef, Ires, Iva, Imposta di registro. Può succedere principalmente in due casi.
1) Dopo un «controllo automatico» dell’Agenzia delle Entrate che incrocia gli importi della dichiarazione dei redditi con le informazioni della sua banca dati, dove salta fuori un canone d’affitto o un compenso non dichiarati. Arriva una «lettera di compliance» (qui il Fac-simile): nel 2023 ne vengono inviate 3,2 milioni per 4 miliardi di euro recuperati (qui pag. 8). Proprio in questi giorni ne sono partite a migliaia: nel mirino i redditi 2020. Entro la fine del 2024 ne saranno spedite oltre 3 milioni, con un previsione di 3 miliardi di euro di incasso (qui pag. 22).
2) Una raccomandata o una Pec di contestazione possono arrivare dopo un «controllo formale», ovvero a seguito di un’indagine vera e propria da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo caso due nuovi provvedimenti cambiano le regole:il primo è in vigore dal 18 gennaio 2024 (qui art. 1, comma 4 e), il secondo dal 22 febbraio 2024 (qui).
Insomma, il Fisco a parole diventa più amico. In realtà già prima l’Agenzia delle Entrate procedeva per la gran parte delle contestazioni con l’«invito all’adesione» che vuol dire mettersi d’accordo. Adesso può essere risparmiato tempo se il contribuente risponde all’Agenzia delle Entrate e trova un accordo (ma aumenta anche l’incertezza sull’ammontare del tributo effettivamente dovuto). In caso contrario l’Agenzia resta ferma per 60 giorni in attesa di un cenno che può anche non arrivare.