LA DISPUTA

Alitalia e la lite Ita Airways-Aeroitalia, il giudice: i marchi sono diversi, non si rischia la confusione

di Leonard Berberi
Alitalia e la lite Ita Airways-Aeroitalia, il giudice: i marchi sono diversi, non c’è rischio confusione

I due marchi e le due livree a confronto (fotomontaggio Corriere)

I marchi Alitalia e Aeroitalia non sono simili e non c’è il rischio che il consumatore si confonda. Certo, i colori sono quasi identici e c’è la parola «Italia» in entrambe le denominazioni, ma sono elementi identificativi del Paese. E, inoltre, le tribolazioni di Alitalia sono così note che chiunque si rende conto della differenza. Soprattutto: dal momento che entrambe le aziende sostengono di aver aumentato i passeggeri allora non si può accusare l’altra di rubare clienti. A stabilirlo è il Tribunale di Roma (sezione Imprese) che mette così, almeno al momento, un punto fermo sulla disputa grafica tra Italia trasporto aereo Spa — la società al 100% pubblica proprietaria di Ita Airways e del brand della vecchia compagnia di Stato — e Aeroitalia, un vettore italiano creato nel 2021.

La contestazione

Nell’ottobre 2023 la Società italiana brevetti — che tutela la proprietà intellettuale di Ita Airways — ha contestato a Aeroitalia il suo brand che sarebbe troppo somigliante a quello di Alitalia, marchio acquistato da Ita nell’ottobre 2021 per 90 milioni di euro e al momento non utilizzato. Il logo di Aeroitalia, accusavano gli esperti di parte, «si pongono in contrasto con i diritti anteriori di Ita non soltanto per le evidenti somiglianze fonetiche e/o grafiche e/o concettuali, ma anche per l’utilizzo che di essi viene fatto sulle livree e sui timoni degli aerei, che richiamano in maniera evidente quegli degli aeromobili Alitalia».

Le richieste

E così nella lettera veniva intimato ad Aeroitalia — che respinge le accuse — di non usare più quel nome e quella livrea. La controversia finisce davanti al giudice. Che il 27 febbraio rigetta la «richiesta tutela cautelare» dopo aver effettuato la valutazione comparativa dei segni. «Per valutare la similitudine occorre esaminare i marchi nel loro complesso, tenendo conto degli aspetti fonetici, grafici e semantici», scrive il giudice Andrea Postiglione che entra poi nel dettaglio.

L’ordinanza

Da un punto di vista fonetico «Alitalia è un quadrisillabo, nel quale oltre allo scontato richiamo al paese di bandiera l’enfasi è sulla parola “ala” chiaramente evocativa del concetto di volo — commenta —. Va richiamato l’orientamento giurisprudenziale per cui il consumatore presta la maggiore attenzione alla parte iniziale del marchio e molta di meno alla parte centrale e finale, per cui sono le prime parole o le prime lettere di una parola che rimangono impresse a chi percepisce il marchio». Aeroitalia, invece, è un pentasillabo «nel quale l’elemento fonetico-semantico più significativo è il concetto di “aria”».

I nomi

«Vi è una sola lettera in comune, la “A” iniziale — continua il giudice — espressa nel marchio di Aeroitalia sotto forma di dittongo, che peraltro è scritta in modo diverso dal punto di vista grafico, mentre le restanti sillabe iniziali sono evidentemente diverse». «Anche il riferimento concettuale è diverso: nella lingua italiana l’attitudine o la destinazione al volo umano si possono riferire alle “ali”, come nel caso di Alitalia, oppure all’elemento fisico dell’aria, come nel caso di Aeroitalia».

I colori

Poi c’è l’aspetto cromatico e stilistico. «Al di là dell’uso degli stessi colori (rosso e verde), riferibili entrambi alla professata “italianità” della società — si legge — appaiono differenti sotto il profilo del font, dell’impostazione stilistica (inclinato quello di Alitalia e dritto e rotondeggiante quello della resistente) e dell’importanza della “A” capitale, la quale, nel primo marchio, appare allineata con il restante corpo del marchio mentre nel caso di Aeroitalia assume una maggiore evidenza».

I loghi

Insomma, scrive il giudice, «l’impressione d’insieme è quindi di due segni che non appaiono visivamente confondibili, neppure per l’utente meno avveduto». Analogo discorso «deve essere fatto per i marchi-logo. Si tratta di simboli dove la diversità appare ancora più evidente: in Alitalia vi è una declinazione dei colori rosso e verde completamente diversa, mentre in Aeroitalia il rosso appare sul lato del logo e non nel centro». E ancora «Il primo marchio poi richiama l’idea di un alettone di un aereo, mentre il secondo ha un richiamo più marcato alla lettera “A”, come iniziale del marchio esteso della resistente. Il taglio centrale della “A” è verde nel secondo logo ed appare invece riconducibile al rosso nel primo».

La notorietà di Alitalia

Il giudice, poi, non dimentica il contesto storico. «Le vicende che hanno interessato Alitalia sono note al grande pubblico ed ancor di più a quel settore costituito dagli utilizzatori del vettore aereo», c’è scritto nell’ordinanza. «Si dubita fortemente che per le significative differenze fra i due segni, ed ancor di più per la vasta eco che ha avuto la annosa vicenda Alitalia possa ipotizzarsi che vi siano ignoti utenti che possano prenotare con Aeroitalia nella convinzione di stare usufruendo dei servizi di Alitalia».

La decisione

Non solo. «Non vi è neppure evidente prova, allo stato degli atti, che vi sia concorrenza sleale mediante sottrazione di clientela», commenta il giudice. «Ne è riprova il fatto che entrambe le società si professano in crescita con un trend di mercato ampiamente positivo e soddisfacente». Tutto questo, quindi, induce il giudice «ad escludere, nella sommarietà propria del giudizio cautelare, ogni profilo di confusione, tenendo in particolare considerazione il mercato ove i due soggetti appaiono essere maggiormente in concorrenza ovverosia quello italiano».

lberberi@corriere.it

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27 febbraio 2024 ( modifica il 27 febbraio 2024 | 15:52)