Milano, 9 gennaio 2015 - 13:38

Usa: in corso la scalata più difficile del mondo, in diretta sui social

Due alpinisti stanno tentando l’ascesa alla vetta dei El Capitan nello Yosemite Park: si tratta di salire sulla Dawn Wall, una parete verticale di circa mille metri

di Elmar Burchia

Uno dei due scalatori in azione Uno dei due scalatori in azione
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L’impresa è spettacolare. E unica al mondo. Teatro dell’avventura: il proibitivo e leggendario El Capitan, un monolito di granito che si trova al centro del Parco nazionale di Yosemite, in California. Non un muro qualsiasi: la Dawn Wall, la parete a est, alta più di 1.000 metri, è la più dura del mondo. Da oramai due settimane Tommy Caldwell, 36 anni, e il suo amico Kevin Jorgeson, 30, stanno tentando la prima ascesa in free climbing sulla facciata liscia. Senza corde (solo quelle di sicurezza - dovessero cadere) e senza piazzare chiodi. Solo con l’aiuto di mani e piedi. Non c’è riuscito ancora nessuno. I due americani sono accampati in delle speciali tende portatili agganciate alla parete con dei montanti in alluminio. E documentano la sfida attraverso Facebook e Instagram.

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California, scalata a mani nude la parete più difficile di El Capitan

Impresa

Ci sono un centinaio di vie alpinistiche che portano in cima al Capitan: The Nose, ad esempio, che nel 2007 ha reso famosi i fratelli Huber con l’arrampicata in velocità da record (2 ore e 45 minuti). Quella più difficile è però la Dawn Wall, per quanto è liscia e impossibile. È stata conquistata la prima volta nel 1970 e - a dirla tutta - con l’aiuto di chiodi e funi si può fare, se sei un’alpinista veramente esperto. Senza questi supporti però era considerata impossibile. O quasi. Caldwell è fissato con questo progetto da una decina d’anni. Nel 2008 venne contattato da Jorgeson e due anni dopo tentarono la scalata insieme, senza riuscirci. All’inizio dell’inverno, dopo un anno di allenamento, hanno deciso che era venuto il momento buono per riprovare. Sono partiti lo scorso 27 dicembre. Ogni giorno iniziano a scalare un nuovo pezzo, nel tardo pomeriggio, quando il sole si trova dall’altra parte e inizia a fare più freddo (le mani, infatti, così non sudano). Salgono segmento per segmento fino a quando cala la notte. Attaccati con la tenda alla parete verticale, mangiano, dormono e aspettano. E si connettono a Internet dove pubblicano foto decisamente inusuali, oltre agli aggiornamenti sulla loro impresa. Usano caricabatterie a energia solare e il cibo gli viene portato ogni cinque giorni. Un collega scalatore gli porta infatti un sacchetto di acqua, pasta, frutta, verdura, cereali e - riferisce il «New York Times» - pure una piccola bottiglia di whisky, per ridurre lo stress. E sì, guardano anche la tv: Netflix per la precisione, a 400 metri di altezza e più. Sotto di loro, a centinaia di metri, ci sono giornalisti e curiosi a seguire e documentare l’impresa. Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson vogliono salire la parete in quelli che nell’alpinismo classico sarebbero 32 tiri di corda (però, come dicevamo, loro sono senza corda e quindi il calcolo è puramente teorico). A volte la roccia è talmente tagliente che pure il nastro adesivo che utilizzano sulle dita serve a poco. Ciò nonostante, un ritorno a terra - per qualsivoglia motivo - oramai è, almeno da parte loro, completamente escluso. I due stanno cercando di fare la storia. Kevin arriva da Santa Rosa, in California, Tommy invece da Estes Park in Colorado. Al momento sono ancora al passaggio 15 (sui 32 previsti). Si sono dovuti fermare più a lungo per curare le ferite alle mani. Quanto ci vorrà per raggiungere la vetta? «Nello scenario migliore - ha raccontato Tommy al Nyt - ancora qualche giorno. Nel peggiore dovremo restare appesi fino a febbraio, o magari anche fallire». Resta da capire come, in quest’ultimo caso, torneranno indietro.

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