Conte: «Sul lavoro destra senza idee. Il Cnel? Il tempo di studiare è scaduto. E gli italiani sono con noi»

di Monica Guerzoni

Il leader M5S: per le banche hanno seguito con ritardo una nostra ricetta

Conte: «Sul lavoro destra senza idee. Il Cnel? Il tempo di studiare è scaduto. E gli italiani sono con noi»

DALLA NOSTRA INVIATA
CEGLIE MESSAPICA (BRINDISI) - Giuseppe Conte non è geloso di Giorgia Meloni che villeggia nella «sua» Puglia, anzi si dice convinto che sia «un bene che la presidente vada a conoscere le eccellenze di una terra a fortissima vocazione turistica». Ma è l’unico punto di contatto tra l’inquilina di Palazzo Chigi e il suo predecessore, che ha chiesto a Corriere, Repubblica e Stampa di poter ribattere all’intervista che la fondatrice di FdI ha rilasciato domenica a Ceglie Messapica : «Non ha offerto nemmeno una soluzione su immigrazione, carovita, salari, Pnrr e gli altri problemi degli italiani».

La premier rimprovera a lei, a Schlein e agli altri leader delle opposizioni di aver provato a lasciarle «il cerino in mano» sul salario minimo. Non ha ragione?
«A Palazzo Chigi c’è stato un incontro surreale. Dopo quattro mesi di discussione in Parlamento il governo si è presentato senza uno straccio di soluzione. L’unica idea è quella di valorizzare il Cnel di Brunetta, che peraltro è stato già audito. Ma noi abbiamo il Paese dalla nostra parte».

Per Meloni la vostra petizione per introdurre la paga minima a 9 euro lordi dimostra che volete fare politica, non risolvere il problema del lavoro povero.
«La risposta dei cittadini è stata entusiasmante, 100 mila firme in un giorno. In autunno faremo contare la voce dei lavoratori, anche di quelli di centrodestra che il governo non vuole ascoltare».

Lei non vede buona fede nell’invito al dialogo?
«Non è corretto riaprire la fase di studio dopo 4 mesi di discussione. Con tutto il rispetto per il Cnel, il governo non ci ha dato una sola risposta nel merito».

Vi confronterete con Brunetta, o no?
«Io non rifiuto il confronto con nessuno, ma il tempo per studiare è scaduto. È il tempo di agire. Da qui la decisione assolutamente congiunta delle opposizioni di far pesare la voce dei cittadini. Una delle risposte al lavoro povero era il reddito di cittadinanza e l’hanno smantellato».

Una piccola apertura la premier l’ha fatta, ha detto che il salario minimo si può prevedere «per alcune categorie». Perché non basta?
«Se l’obiettivo è spaccare il Paese e dividere i lavoratori, dopo averlo fatto già sul reddito e sull’autonomia, noi non siamo disponibili. Vogliamo riconoscere dignità del lavoro a quasi 4 milioni di lavoratori, loro invece vogliono lasciarne una parte indietro. La guerra tra poveri è un modus operandi del governo».

Non è propaganda?
«No, dalla sanità alla prescrizione questo governo non esprime una visione, ma cerca di tenersi buone le lobby. È un lobbismo di Stato, un corporativismo che finisce per fare gli interessi di categorie pressanti. Questa destra, se prima era sociale, è diventata asociale».

Meloni non ha paura dell’autunno caldo e accusa voi e i sindacati di ostacolarla pregiudizialmente.
«Ci aspetta un disastro sociale annunciato, che il governo sta fomentando con le sue misure inadeguate. La social card è una pistola ad acqua contro l’incendio sociale. Non promuovendo gli investimenti e smantellando il Superbonus e Transizione 4.0 stanno facendo crollare la crescita, tanto che tutti gli istituti la rivedono al ribasso. Tra fabbisogno di cassa cresciuto e minori entrate possiamo stimare per la manovra un ammanco di decine di miliardi».

Lo afferma sulla base di cifre attendibili? E perché sarebbe responsabilità del governo Meloni?
«La responsabilità è anche del governo Meloni. Per racimolare qualche voto alle Comunali lei ha parlato delle tasse come pizzo di Stato, creando una cultura tossica che disincentiva i contribuenti dal pagare il dovuto. Le strizzate d’occhio ai furbi e ai furbetti, il caro mutui e il caro affitti giustificano la prospettiva che in autunno il governo si troverà ad affrontare».

Perché non collaborate, per il bene del Paese?
«Gliela dobbiamo scrivere noi, che in un biennio siamo cresciuti dell’11%, la manovra? Ora tocca a loro e non è il gioco del cerino. Ma il capitolo sul salario minimo lo lascino fare a noi. Di lavoro povero il governo che ha tagliato il reddito non dovrebbe parlare, perché in quella platea c’erano 200 mila persone che lo prendevano per integrare uno stipendio molto basso».

A ottobre scenderete in piazza con la Cgil?
«C’è un altro problema complessivo che riguarda la proletarizzazione del ceto medio e su questo sì, potremo intervenire anche noi».

L’unità delle opposizioni è un miraggio?
«C’è stata una convergenza sulla nostra battaglia storica del salario minimo e confido che, grazie ai cittadini, questa battaglia si rafforzerà e il governo comprenderà che è una soluzione necessaria. Confido in pari convergenza su tante altre battaglie che potremo combattere in futuro».

Lo scontro tra Meloni e Bonaccini dice che la battaglia per l’Emilia-Romagna è iniziata. Pd e M5S correranno insieme alle Regionali?
«Costruire una opposizione ideologica a tavolino non funziona, auspichiamo che la convergenza aumenti sui vari temi anche sui territori».

La tassa sulle banche piace agli italiani e piaceva anche a lei. Perché la contesta?
«Hanno seguito una nostra ricetta, scrivendola con ritardo e in modo raffazzonato. Non porterà introiti significativi e andrebbe estesa anche ai settori bellico, farmaceutico e assicurativo. Meloni ne parli con Crosetto e potrà verificare che l’industria bellica in Europa ha segnato un più 23% in Borsa da inizio anno».

La destra almeno è unita.
«Il contrasto tra le forze di maggioranza è fortissimo, ma sono cementati dal potere e io confido nella disillusione di chi li ha votati. Vogliamo parlare di immigrazione? Sbarchi record e rimpatri che non funzionano. Vuole fare un Piano Mattei con i soldi dell’Europa e organizza una conferenza sull’immigrazione senza invitare Francia e Germania. Uno schiaffo».

Non ammette nemmeno che all’estero Meloni non si sta muovendo così male?
«In Europa si sta giocando la partita cruciale sul patto di stabilità e crescita e non sappiamo per quali modifiche Meloni si stia battendo. Nulla sappiamo sull’accordo con la Cina. L’unica certezza sono gli applausi dei falchi del rigore a Bruxelles e quelli del bellicismo a Washington».

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14 agosto 2023 (modifica il 15 agosto 2023 | 07:09)