Che incubi! Sogniamo (e ci spaventiamo) sempre di più

di Danilo di Diodoro

Esperienze e preoccupazioni influenzano anche l’attività onirica notturna, fino a provocare insonnia. Un disturbo aumentato in questo anno di pandemia

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Un brutto sogno e un incubo sono un po’ la stessa cosa nel linguaggio corrente, ma per gli specialisti del sonno tra i due termini c’è una differenza significativa: entrambi sono caratterizzati da un contenuto disturbante, ma solo gli incubi arrivano a risvegliare chi sta sognando. Ancora un po’ diversi sono i cosiddetti «terrori notturni», che compaiono nelle fasi di sonno profondo, risvegli improvvisi accompagnati da grande agitazione. Colpiscono i bambini ma spaventano i genitori, che non riescono a svegliarli. I bambini appaiono confusi e sembrano non riconoscere i familiari, ma la mattina seguente non ricordano nulla. Queste manifestazioni oniriche spesso hanno a che fare con situazioni nelle quali ci si sente inseguiti e minacciati.

Diagnosi

Al contrario dei terrori notturni, gli incubi si verificano durante il sonno cosiddetto REM -Rapid Eye Movements (sonno con movimenti oculari rapidi), durante il quale sotto le palpebre chiuse gli occhi si muovono come se seguissero l’evolversi di una scena. E dato che il sonno REM è più frequente nella seconda parte della notte, quello è anche il momento più propizio per lo sviluppo di un incubo, dal quale ci si risveglia in stato di agitazione. Se un incubo ogni tanto capita a tutti, alcune persone soffrono di un vero e proprio disturbo da incubi, perché ne producono con grande frequenza, tanto da arrivare a temere il momento in cui devono addormentarsi. Durante questi lunghi mesi di pandemia che ha modificato tanti comportamenti, anche il sonno degli italiani ha subito dei cambiamenti. «Nei diversi studi a cui ho partecipato o che ho coordinato, e praticamente in tutti gli studi eseguiti nel mondo, è emerso un forte impatto della pandemia sulla qualità del sonno» dice Luigi De Gennaro dell’Università di Roma Sapienza e Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, coautore di diversi studi su Covid-19, sonno e sogni. «Indagini italiane eseguite via web hanno riportato percentuali tra il 50-55 per cento di rilevamento di una peggiore qualità del sonno, con difficoltà maggiori a prendere sonno, aumento dei risvegli notturni, alterazione del contenuto dei sogni. Va comunque notato che durante il periodo di confinamento una percentuale limitata di persone ha invece “beneficiato” della possibilità di gestione autonoma dei ritmi del sonno, rendendoli più coerenti con le esigenze individuali. In generale, però, l’intera fase pandemica ha causato un peggioramento della qualità del sonno, con un aumento del consumo di sonniferi e di vari integratori naturali».

Alterazioni strutturali

Modificandosi il ritmo del sonno, di conseguenza anche i sogni hanno subito una serie di alterazioni strutturali. «Innanzitutto c’è stato un aumento complessivo dei sogni» dice ancora De Gennaro, « ma si è visto anche un più marcato aumento degli incubi. La qualità emozionale dei sogni si è orientata verso contenuti negativi, anche in relazione a difficoltà sul posto di lavoro o in famiglia. I disturbi del sonno e dei sogni sono stati osservati più di frequente nel sesso femminile, come d’altra parte anche i disturbi depressivi, d’ansia o da stress. Con qualche sorpresa abbiamo rilevato che i fenomeni si sono presentati più facilmente nella popolazione giovanile». Dopo 11 settembre e L’Aquila In uno studio italiano su incubi in tempo di pandemia, pubblicato sul Journal of Sleep Research, gli autori, tra cui lo stesso De Gennaro, dicono che «dopo eventi traumatici o stressanti, così come emerso in molti altri studi, il contenuto dei sogni tende a modificarsi. Disamine effettuate dopo gli attacchi dell’11 settembre hanno messo in evidenza che le persone riferivano sogni molto più intensi. Anche uno studio realizzato sulla popolazione sopravvissuta al terremoto de L’Aquila, colpita da disturbo post-traumatico da stress e abitante vicino all’epicentro, ha mostrato che molte persone presentavano disturbi del sonno e un aumento degli incubi notturni».

Flashback

Esiste un legame preciso tra il disturbo post-traumatico da stress e gli incubi, tanto che questi ultimi possono essere considerati una sorta di corrispondenza notturna dei cosiddetti «flashback», l’improvviso riemergere alla coscienza, mentre si è perfettamente svegli, di immagini, sensazioni ed emozioni legate all’evento traumatico che è stato vissuto. Ma la propensione ad avere incubi ha anche un andamento che segue lo sviluppo di ogni individuo, concentrandosi attorno all’età infantile e adolescenziale, per poi tendere a diminuire spontaneamente nell’adulto.

Differenze di genere

«Gli incubi seguono in generale un andamento evolutivo, riducendosi di frequenza man mano che si cresce» dice ancora De Gennaro. «Questo vale sia per i “terrori notturni”, delle fasi di sonno più profondo, che per gli incubi associati alla fase REM. Tali variazioni che riguardano la frequenza degli incubi e la struttura del sonno potrebbero essere espressione di fenomeni maturativi cerebrali e del parallelo sviluppo dei processi cognitivi superiori. Sono più frequenti nel genere femminile e tendono a manifestarsi maggiormente in associazione ad altri disturbi psichici e non solo in relazione al disturbo da stress. La visione generale che sta emergendo è di una continuità tra i meccanismi cerebrali e i processi cognitivi della veglia e i concomitanti fenomeni legati a sonno e sogni. Questa continuità e parallelismo tra i meccanismi dell’attività mentale e relativi meccanismi corticali della vita diurna e notturna sta ricevendo progressivamente più conferme sperimentali dalle ricerche di laboratorio sugli adulti. Alcuni ritengono anche che l’elevata presenza di incubi in fasi pre-adolescenziali possa aiutare l’elaborazione di eventi diurni a carattere emozionale negativo, favorendone una sorta di elaborazione notturna».

Classificazione

Secondo il DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichici dell’American Psychiatric Association, il vero e proprio disturbo da incubi è caratterizzato dal ripetersi di sogni fortemente impressionanti e ben ricordati, che di solito si presentano nella seconda parte del periodo di sonno. Chi ne soffre tende a svegliarsi rapidamente in preda a uno stato d’animo angoscioso e il suo sonno ne risulta molto disturbato, con possibili conseguenze negative sulle performance della giornata successiva. Il disturbo può essere caratterizzato da un solo episodio di incubo per notte, ma anche da episodi ripetuti. Ne esiste una forma acuta, che dura non più di un mese e che può essere collegata a fatti contingenti della vita, una forma subacuta, che dura fino a sei mesi, e infine una forma persistente, oltre i sei mesi.

14 giugno 2021 (modifica il 14 giugno 2021 | 19:45)