30 dicembre 2020 - 09:47

Assembramento, quando riunirsi in tanti può diventare pericoloso

Il Covid-19 lo ha reso sconsigliato per evitare il contagio. Il fascismo temeva ogni riunione perché non poteva tollerare il confronto e la circolazione delle idee

di Paolo Fallai

Assembramento, quando riunirsi in tanti può diventare pericoloso
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Abbiamo imparato a prendere confidenza con questa parola in questo strano 2020 pieno di divieti e raccomandazioni. Raramente, in precedenza, ci eravamo sentiti coinvolti in un «assembramento» quando andavamo a fare la spesa oppure sceglievamo di passeggiare nelle strade del centro osservando le vetrine. Insomma ci eravamo abituati a far parte di una moltitudine, in alcuni casi, senza sospettare che potesse essere pericolosa.

Da un verbo latino

Assembramento deriva dal verbo assembrare, a sua volta proveniente dal latino assimulare, che vuol dire mettere insieme. Origine interessante perché il nucleo centrale di questo verbo è la parola simula (insieme) con un prefisso ad- che ne sottolinea l’avvicinamento per arrivare a indicare un gruppo numeroso che si forma e dove gli uni stanno molto vicini agli altri.

La variante militare

È talmente forte l’immagine di gruppo compatto che uno dei significati principali, ormai caduto in disuso, aveva precisamente a che fare con l’ambito militare: indicava infatti una moltitudine di soldati armati e pronti per il combattimento. Ed è coerente che il dizionario dei sinonimi Treccani, riporti tuttora sotto questa voce affollamento, ammassamento, calca, folla, ressa, schiamazzante canea.

Da non sottovalutare

Una particolare caratteristica di questa parola sta nell’indicare la riunione di un gruppo folto di persone all’aperto o comunque in un luogo pubblico. Impossibile definire assembramento una riunione condominiale in casa dell’Ingegner Rossi, per quanto sia numerosa la partecipazione, evidente la schiamazzante canea e impossibile da comprimere la calca.

Un precedente nefasto

Sono le leggi fasciste ad avere proibito espressamente gli «assembramenti», cioè qualunque riunione che non fosse autorizzata dall’autorità di pubblica sicurezza e comunque che fosse sgradite al regime dittatoriale. Non solo non si poteva convocare una riunione senza esplicito autorizzazione del questore, ma quest’ultimo poteva vietarla, modificarne luogo e orari, arrestare i contravventori del divieto fino a un anno. Il fascismo considerava sempre «manifestazione sediziosa» l’esposizione di bandiere o emblemi «che sono simbolo di sovversione sociale o di rivolta o di vilipendio verso lo Stato, il governo o le autorità».

Non paragonabili

Evidente che le prescrizioni cui siamo stati sottoposti in questo periodo di pandemia non sono minimamente confrontabili con i divieti fascisti che puntavano esclusivamente ad impedire qualunque manifestazione del libero pensiero o qualunque critica al regime del dittatore. I divieti di assembramento negli ultimi mesi sono stati motivati e giustificati dal pericolo per la salute rappresentato dalla eccessiva vicinanza tra molte persone che avrebbe potuto aumentare la trasmissione del virus.

Le persone e le cose

Un semplice campo di cambio di consonante ci porta dall’assembramento all’assemblamento (o assemblaggio). Il primo riferito a un gruppo di persone, il secondo agli oggetti, un procedimento che consente di unire varie parti e che ha trovato negli ultimi anni una variante specifica anche in informatica. La vicinanza tra i due termini ha portato l’ Accademia della Crusca a pubblicare una riflessione della linguista Luisa di Valvasone per sottolineare che «assemblaggio, assemblare e assemblamento nel significato di ‘montare con assemblaggio’ hanno fatto il loro ingresso nel nostro lessico a partire dalla seconda metà del Novecento. L’impiego di assemblamento come variante di assembramento è un uso arcaico e pertanto non giustifica le attestazioni moderne di assemblamento nell’accezione di ‘riunione di persone’, dovute con maggior probabilità alla vicinanza grafica e fonetica dei due termini».

Come la mettiamo con l’assemblea

Certo, se c’è un assembramento tipico è quello che vede riunite un gruppo di persone impegnate in una assemblea. Possibile che non ci sia rapporto? In realtà esiste anche se i percorsi sono come spesso succede un po’ tortuosi. L’italiano assemblea ci arriva dal francese assemblée, derivato di assembler, che nasce dal latino ma ci arriva passando da oltralpe. Volentieri ci assembriamo se dobbiamo discutere di argomenti che sono importanti per la nostra comunità, che sia la scuola, un posto di lavoro, o l’associazione alla quale abbiamo deciso di aderire.

Nostalgia del confronto

Sarà per questo che il divieto di assembramento che ha accompagnato questo periodo un po’ cupo di pandemia e pericoli di contagio ci fa sentire così tanto la mancanza di un confronto vissuto di persona e non dietro a uno schermo. Perché le teleconferenze rese possibili da Internet sono straordinariamente comode e utili. Ma guardare in faccia il nostro interlocutore o sentirci parte di una comunità stando fisicamente nello stesso luogo e nello stesso momento, è ancora qualcosa di insostituibile. Come è indispensabile per uno studente il clima di una classe o il confronto continuo con i compagni. Per tutti, tranne coloro che dell’incontro umano fanno volentieri a meno perché li costringe ad un confronto che non riescono a sostenere. Per questo rimangono chiusi ad ogni sollecitazione. A loro la pandemia non ha fatto nessun effetto, erano soli prima, rimarranno soli anche quando sarà finita.

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