De Giovanni: «Antisemitismo. Non possiamo far finta di non vedere»

di Luca Mastrantonio

Maurizio de Giovanni torna in libreria con un giallo sull’Italia del 1939, che seguì la Germania nella follia bellica. «Oggi ci illudiamo di avere uno sguardo d’insieme, ma non sappiamo unire le informazioni»

De Giovanni: «Antisemitismo. Non possiamo far finta di non vedere»

La copertina del nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni «Soledad» (Einaudi stile libero) che sarà presentato il 20 novembre al Teatro Diana di Napoli, il 23 a Torino

Quando gli chiediamo della guerra riesplosa in Medio Oriente a seguito dell’azione terroristica di Hamas lo scrittore Maurizio de Giovanni risponde con una domanda: «La rivolgo a tutti quelli che oggi dibattono e prendono una posizione piuttosto che un’altra e non è la pace immediata alla quale io sono favorevole: esiste una ragione che giustifichi l’uccisione di un bambino? O di una donna incinta? O di un vecchio? Esiste una giustificazione politica, economica, religiosa, territoriale? Ed esiste una cifra sotto la quale può andare bene e una cifra dopo la quale no? Sotto i mille, sopra i mille? Esiste una differenza tra uccidere questi innocenti con un razzo o una bomba o una mitragliata o un coltello? Esiste una differenza se chi uccide un bimbo, una donna incinta o un vecchio ha una divisa di un colore o di un altro?». Ne stiamo parlando con de Giovanni perché nel nuovo libro Soledad (Einaudi Stile libero) il commissario Ricciardi indaga su un caso e sulla sua solitudine, sentimentale e personale, ma pure collettiva e storica, nell’Italia del 1939. L’ultimo Natale di finta serenità, con vista sull’abisso in cui l’Italia seguirà la Germania. La guerra, e poi la persecuzione degli ebrei che radicalizza un Paese, l’Italia, che non era così ferocemente antisemita.

Com’è stata possibile questa conversione?
«Il punto credo sia l’assenza di un precedente, molti pensavano che fosse qualcosa che si risolveva con le leggi che colpivano nella società e in ambito economico gli ebrei, costringendoli a cedere le loro imprese per esempio; non sapevano, o non tutti, che era la premessa di qualcosa di più grande e terribile. Noi oggi sappiamo che certi atti sono premessa di altro».

Morti gli ultimi sopravvissuti alla Shoah sarà più facile per gli antisemiti e i negazionisti?
«Credo di sì, e che non sia un caso che certi slogan siano tornati ora che molti testimoni sono morti, anche in questo il Covid è stato terribile, colpendo molto le generazioni più anziane, la loro, nostra memoria».

L’antisemitismo sembra resistere alle sconfitte della Storia e unisce attori distanti tra loro.
«Dal punto di vista delle intolleranze, degli odi razziali, l’antisemitismo ha qualcosa di simile agli altri, è strumentale, l’odio è la reazione alla paura, la mette a frutto; l’originalità è nel dichiarare guerra e perseguitare un popolo che non vive in un Paese, che non è nemico, che non ha un territorio, una autorità, una diplomazia, un esercito... L’antisemitismo dichiara guerra a un nemico interno che non ti è nemico».

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Questo è il motivo per cui è nato Israele, per dare uno Stato e tutto il resto al popolo ebraico. E allo stesso tempo è quello che manca, uno Stato riconosciuto, ai palestinesi.
«Se potessi parlare a Benjamin Netanyahu lo pregherei di non coltivare sentimenti antisemiti... In Israele si rischia di produrre un sentimento molto simile all’antisemitismo verso i palestinesi, un popolo che vive nello stesso territorio, in una condizione di minoranza, che mantiene le sue tradizioni sociali, culturali, rituali e viene indicato come nemico».

L’altro cortocircuito con l’attualità che la lettura del suo libro può produrre, riguarda la guerra in Ucraina.
«La Germania di Hitler parlava di guerra lampo e l’Italia gli ha creduto, loro invadono la Polonia, noi l’Albania, poi è andata come è andata... Putin pensava di conquistare l’Ucraina con un colpo di mano, e ora è chiaro a tutti che la situazione non si risolverà in tempi brevi. Come il Medio Oriente. Se io da romanziere devo fingere di non sapere cosa succede dopo il 1939, per rendere credibili i miei personaggi, e devo stare addosso a loro, le loro piccole vite, noi oggi invece non possiamo far finta di non vedere, di non allargare il campo. Che poi, oggi noi vediamo dall’alto, satelliti, droni, abbiamo tante informazioni, ci illudiamo di avere uno sguardo d’insieme, ma non mettiamo insieme le informazioni. Penso alla crisi climatica e alle migrazioni, all’età media dell’Europa e dell’Africa, 44 e 17 anni, in termini demografici, cosa succederà?».

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17 novembre 2023 (modifica il 17 novembre 2023 | 08:28)