a «domenica live»
Gianfranco D’Angelo: «Con 2mila euro non sopravvivo, a 82 anni sono costretto a lavorare». Web in rivolta
Polemiche per l’uscita dell’attore nel salotto di Barbara D’Urso: «La casa in Sardegna costa». Social all’attacco: «C’è chi vale di più e prende meno»
«Sono 60 anni che lavoro, da quando ne avevo 20. Ho fatto una bella vita e non mi lamento, ma per potermi godere quello che mi sono conquistato e per stare sereno a 82 anni devo ancora continuare a lavorare. I duemila euro che prendo di pensione non mi bastano». E’ Gianfranco D’angelo l’ultimo della serie di vip italiani caduti in disgrazia che, rivelando a Domenica Live di essere finito dalle stelle alle stalle, si consegna alla rabbia di utenti e telespettatori. La prima reazione arriva già in studio: «Con tutto il rispetto per l’artista, in questi anni lei ha guadagnato tantissimi soldi e messo da parte cifre esorbitanti - attacca l’opinionista Karina Cascella -. Molto più di quello che guadagnano le persone normali, un applauso andrebbe fatto a loro che riescono ad arrivare a fine mese con una famiglia sulle spalle. Qui si parla di cifre esorbitanti, come si fa a dire che duemila euro sono pochi?». Certo fa sempre effetto apprendere di personaggi famosi rimasti (quasi) al verde, come accaduto anche a qualche calciatore. «Ho lavorato per Rai e Mediaset, ho fatto 51 film e convention in tutto il mondo - spiega D’Angelo -. Eppure, pur avendo versato regolarmente tutti i contributi, non prendo una buona pensione e non so spiegarmi perché». La matematica però, all’Enpals, non dovrebbe rappresentare un’opinione.
Dalle stelle alle stalle
Si allunga dunque la lista di attori e showman decaduti che non hanno fatto mistero delle disgrazie in cui sarebbero precipitati, da Laura Antonelli a Franco Califano, da Leopoldo Mastelloni a Dalila Di Lazzaro, da Marco Della Noce a Marco Baldini, fino a Wilma Goich. Dopo l’esordio negli anni 70 sulle reti del servizio pubblico (partecipò al Milleluci di Falqui con la Carrà e fu commentatore del dopo tappa ai Giri d’Italia 78 e 79), per D’Angelo il boom arriva negli anni 80 sui canali Mediaset: in quegli anni incide perfino un disco intitolato Has Fidanken, dal celebre personaggio di Drive in (insieme a Ezio Greggio condusse anche Odiens e Striscia la Notizia). Il successo si riflette al cinema, che lo impegna in numerose commedie sexy all’italiana accanto a Lino Banfi, Renzo Montagnani e Alvaro Vitali nel filone delle varie liceali e dottoresse interpretate da Gloria Guida, Edwige Fenech e Lilli Carati. Poi, dagli anni 90 le apparizioni nei varietà iniziano a diradarsi, il suo volto sparisce completamente dal grande schermo e D’Angelo si dedica soprattutto al teatro che, si sa, paga molto meno. Ma c’è anche chi, durante la diretta del programma di Canale5, ha preso le sue difese: «Chi lavora nel mondo dello spettacolo sa bene che si pagano molte tasse - sostiene la “meteora” Lorenzo Crespi -. Lo capisco, quei duemila euro sono davvero pochi rispetto a quanto versato in tanti anni di carriera».
Social scatenati
Come di recente anche Patrizio Roversi, D’Angelo si era già sfogato in precedenza su Spy: «E’ dura mandare avanti la baracca, perché poi i soldi finiscono. Mi piacerebbe essere un po’ più tranquillo a livello economico, senza pensieri per la testa». E a chi non piacerebbe? Ma la vita è una ruota che gira e può costringere, anche in vecchiaia, a dover correggere il proprio tenore di vita: «Adesso la sto chiamando dalla mia casa davanti al mare della Sardegna - comunicò la settimana scorsa alla rivista -, tutto questo costa e si paga». Apriti cielo, su Twitter è partita la carica. «Mia madre ha la pensione di reversibilità Enpals a 840 euro al mese - scrive un cittadino -. Mio padre, per 40 anni dipendente del Teatro Verdi di Sassari, probabilmente anche tecnico ai suoi spettacoli, non è riuscito a godersene neanche un’ora di quella pensione: chi è lo sfortunato?». «Ci sono persone in Italia che lavorano con molte più responsabilità - tuona un altro - e che non guadagnano neanche 1500 euro». E ancora: «C’è chi non s’è mai goduto la vita lavorando mille ore al giorno, per uno stipendio e una pensione addirittura inferiori»; «A 80 anni non dovresti più pagare tasse perché ne hai già pagate abbastanza, ma che teoria è? Le tasse sono sul reddito mica sull’età»; «Ma 50 anni di stipendi d’oro? Mettere via dei soldi per il futuro no?». La lezione è sempre quella: prima di piangersi addosso, contare fino a 100 e ricordarsi che al mondo c’è sempre chi sta peggio. E che non ha neanche la consolazione di un brillante passato a fargli compagnia.
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