Gianni Petrucci: «Politica invadente sullo sport, Coni asfaltato. No alla riforma della giustizia sportiva»

di Daniele Dallera

Il presidente della Federbasket Petrucci: «Voglio salvaguardare l’autonomia dello sport, invece ogni governo vuole fare la sua riforma. Il Coni? Era il primo Comitato olimpico al mondo, stato asfaltato. Malagò? Sia meno Giovanni e più Malagò»

Gianni Petrucci: «Politica invadente sullo sport, Coni asfaltato. No alla riforma della giustizia sportiva»

Conosce lo sport meglio di chiunque altro, lo ha guidato per 14 anni come presidente del Coni, da una vita, avanti Coni e dopo Coni, governa il basket italiano. La politica sportiva è il vangelo di Gianni Petrucci, 77 anni, anche se, da uomo di fede, frequenta e legge anche quello vero. Certi atti della politica non gli piacciono, lo sport trattato un po’ come la Rai: «Politica e sport dialogano e vanno insieme solo spiritualmente».

Cosa intende?
«Semplice, a parole procedono uniti, nei fatti non vedo punti di avvicinamento. Troppe le ingerenze».

Su quale versante?
«Da ex presidente del Coni mi aspetto che sia salvaguardata l’autonomia dello sport: non è così. Ogni volta che cambia il governo si parla di riforma dello sport. Ma è mai possibile? Io tutta ‘sta necessità non la vedo, in un settore dove contano le vittorie e la sua organizzazione».

Qualche aggiustamento andrebbe fatto.
«La politica ha tutto il diritto di riformare lo sport. Negli anni abbiamo avuto la legge Melandri, poi Pescante che ha corretto la Melandri, dopo Lotti, in seguito la riforma Giorgetti e adesso ci risiamo. Ricordo che ero favorevole alla riforma Giorgetti, alla cura e diffusione dello sport di base, all’impegno nella scuola, con me lo erano molti altri presidenti, ma poi con Sport e Salute si è andati in tutt’altra direzione».

Coni e Sport e Salute una convivenza difficile.
«C’è un problema di spazi, anche pratico: non si può vivere nello stesso palazzo. È già una difficoltà: fin quando non si chiariranno ambiti e responsabilità, esisterà sempre questo dualismo»

Da ex presidente del Coni come vede la situazione?
«Per me è una sofferenza. Soffro tanto, nel vedere il Coni ridotto così. Io sono nato dipendente Coni, poi ho avuto tante esperienze da dirigente: basket, la Lega calcio, ruoli e responsabilità commissariali, la Roma, la presidenza del Coni, il ritorno al basket, si dice che io difenda il Coni, lo difenderò sempre. Era il primo comitato olimpico del mondo, è stato asfaltato».

Addirittura?
«Mi spiace usare un termine così forte, ma quanto a responsabilità e ruolo è stato asfaltato, in pratica lo si limita alla preparazione olimpica. Per la mia storia e per quello che sono adesso, potrei fregarmene, ma non ce la faccio. Guido il basket, una federazione forte, autonoma, che vivrebbe anche senza finanziamento statale, ma certi atteggiamenti sono intollerabili».

Si riferisce a Sport e Salute, al suo presidente Cozzoli?
«Sono sereno, non faccio riferimento agli uomini, con i quali ho ottimi rapporti. Ma vedo che il basket è al nono posto nella classifica della contribuzione. Ecco perché non voglio parlare di uomini, ma di criteri: si possono conoscere questi benedetti modelli attraverso i quali si concedono i finanziamenti statali. Il basket nelle statistiche mondiali è nei primi tre posti…»

Che giudizio ha di Abodi, ministro dello Sport?
«Formalmente i nostri rapporti sono buoni, è un galantuomo, conosce lo sport, ma io giudico gli uomini dai fatti. Lo aspetto, questione di giorni, settimane, quando deciderà la distinzione dei ruoli e delle competenze tra Coni e Sport e Salute»

In tutto questo Giovanni Malagò cosa deve fare?
«Faccia meno il Giovanni e sia più Malagò».

Può spiegarla?
«Sia più decisionista come presidente del Coni».

Caso Juve: tutti a parlare di giustizia sportiva. Soprattutto sul fronte politico.
«Inelegante farlo durante procedimenti e processi. Si può riformare tutto, giusto parlarne, ma se il Coni proporrà una riforma della giustizia sportiva voterò contro»

Perché una posizione così dura?
«È il governo a volere la riforma, a imporla con una entrata a gamba tesa. Ritorniamo all’autonomia dello sport, pare di essere a scuola, dove i professori vengono giustamente imposti. Io adesso i professori me li voglio scegliere».

Chiudiamo con un argomento più piacevole: come è messa la Nazionale di basket con Pozzecco, molto richiesto da altri club?
«Sta riflettendo, ma questo è il segnale di un’ottima scelta quando ho chiamato Pozzecco. Un tecnico preparato e con una grande capacità di comunicazione».

Il dopo basket di Petrucci si chiamerà calcio? Precisamente Salernitana?
«Il presidente Iervolino porterà idee innovative. Di più non dirò».

3 giugno 2023 (modifica il 3 giugno 2023 | 07:19)