Giornalismo, addio ad uno dei direttori più amati nell’ambiente della stampa e della politica.

E’ morto questa mattina a Roma dopo una lunga malattia Sandro Curzi. Aveva 78 anni, essendo nato a Roma il 4 marzo 1930.
Militante del Partito Comunista, poi Rifondazione Comunista con Fausto Bertinotti, Curzi e’ stato storico direttore del Tg3 alla fine degli anni ’80, poi direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista ”Liberazione”. Attualmente era consigliere d’amministrazione della Rai. Resistente a 13 anni, comunista iscritto gia’ a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidita’, alle idee di gioventu’ passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni ’90. Il suo impegno politico si e’ svolto all’interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull’Unita’ ”clandestina” per raccontare l’assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci ‘Gioventu’ nuova’, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore eta’, la tessera del Pci. Tra il ’47 e il ’48 lavora al settimanale ‘Pattuglia’ insieme a Giulio Pontecorvo e, nel ’49, a la ‘Repubblica d’ Italia’ fino a diventare capo redattore di ‘Gioventu’ nuova’, diretta da Enrico Berlinguer. Inviato nel ’51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell’alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel ’56 fonda ‘Nuova generazione’ e nel ’59 passa all’Unita’, organo del Pci per il quale l’anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell’indipendenza. Li’ intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato direttore dell’Unita’, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni ’60 collabora fra l’altro alla crescita della radio ‘Oggi in Italia’ che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d’Europa da emigranti italiani. La stagione piu’ calda, quella del ’68 e poi dell’autunno del ’69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni ’70, Curzi la segui’ da vice direttore di ‘Paese Sera’. Dalla meta’ degli anni ’70 arriva l’impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l’assunzione di giornalisti di ‘chiara fama’ disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel ’76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, da’ vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 e’ condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste ‘scopre’ Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma ‘Samarcanda’. Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che da’ voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, ‘Telekabul’ (dalla capitale dell’Afghanistan occupata dall’Urss negli anni ’70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco piu’ di 300 mila ai 3 milioni del ’91) e autorevolezza. Nel ’92 pubblica con Corradino Mineo il libro ‘Giu’ le mani dalla Tv’ (Sperling e Kupfer) e nel ’93, in contrasto con il nuovo consiglio d’amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Dematte’), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell’allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d’amministrazione della Rai di cui per tre mesi e’ stato anche presidente in qualita’ di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si e’ spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, piu’ di recente in Rai, all’astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Sacca’. Tra le sue esperienze va ricordata nel ’94 la pubblicazione del libro ‘Il compagno scomodo’ (Mondadori) e nel ’95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo ‘La riserva indiana’ col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone ‘Troppo sole’. Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch’essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell’ANSA.
ALLA RAI TRA ATTACCAMENTO E INDIPENDENZA
”Un giornale non e’ niente se non riesce ogni giorno a discutere con il suo pubblico”. E’ il 20 ottobre del 1993: in un lungo editoriale, in onda nell’edizione delle 19, Sandro Curzi, scomparso oggi a 78 anni, annuncia ai telespettatori le sue dimissioni dal Tg3, che dirige da sei anni. Poi aggiunge: ”Non avremmo potuto tener testa alle pressioni di politici arroganti e alle invidie di intellettuali saccenti, se non avessimo avuto dietro la Rai, di cui si parla spesso ma a sproposito”. E ancora: ”Nessuno ha mai potuto chiuderci per decreto. Nessuno mai ha potuto dirmi: ‘Caro Curzi, all’editore non piace che tu dia la parola ai pensionati o agli operai in cassa integrazione, e quindi o cambi strada o si chiude”’. L’attaccamento all’azienda, dunque, ma anche l’orgoglio dell’autonomia dell’informazione e la consapevolezza di aver creato un modo diverso di fare giornalismo televisivo, offrendo il microfono alle piazze e non solo alle voci del Palazzo, caratterizzano la prima fase dell’esperienza a Viale Mazzini di Curzi. La nomina di Curzi al Tg3, nel marzo del 1987, coincide con la divisione della testata nazionale da quella regionale (l’attuale Tgr). Prima di allora il tg poteva contare su uno share piuttosto basso, tra il 2 e il 3%; quando Curzi lascia, il tg e’ arrivato a sfiorare il 20% e ha ‘accompagnato’ un’Italia semrpe piu’ insofferente della Prima Repubblica che segue con crescente interessse le vidende di Tangentopoli e e i grandi attentati di mafia del 1992. La nomina di Curzi e’ una scelta interna: dal 1979 al 1987 era stato infatti condirettore prima di Biagio Agnes (che poi ha assunto la direzione generale dell’azienda) e poi di Luca di Schiena. Il Tg3 di Curzi e’ tra i notiziari quello che forse da’ piu’ voce alle opposizioni: trovano spazio prima il Pci e poi il Pds, Rifondazione Comunista, la Lega e la Rete, ma anche a destra il Movimento Sociale. Ma soprattutto trovano spazio le lotte sociali, il movimentiamo, la gente e la Piazza, protagonista principale di Samarcanda prima – con una formula mutuata dalle conferenze delle sezioni comuniste degli anni ’50 con il microfono che girava fra i militanti – e poi de Il rosso e il nero, entrambi condotti da Michele Santoro. La storia del Tg3 di Curzi e’ quella delle lunghe dirette: per la prima per la prima volta un giornale della televisione apre con una copertina (il fatto del giorno con i relativi commenti) e per la prima volta un tg nazionale, in occasione di avvenimenti di particolare rilevanza, viene fatto nelle sedi regionali (e’ il caso della stragi di Capaci e di via D’Amelio). E’ anche un tg che cerca formule nuove, per esempio il gemellaggio Roma-Milano per l’edizione delle 14.30 e Roma-New York per quella delle 22.30. I detrattori accusano il Tg3 di fare un’informazione troppo militante, qualcuno lo battezza Telekabul. Ma Curzi, nel suo ultimo editoriale, rifiuta la tesi secondo la quale il suo telegiornale sia stato ”un fortino compatto e un po’ fazioso”. ”Non e’ vero: qui ci sono tante teste e tante idee, giornalisti che discutono per ore, ma che poi sono uniti nello sforzo di informare”. Lasciata la Rai, per Curzi si apre subito l’avventura di Telemontecarlo, dove viene chiamato a dirigere le news: qualcuno parla del progetto Telesogno, lanciato da Maurizio Costanzo e Santoro. L’esperienza si chiude pero’ tre anni dopo con la vendita dell’emittente a Vittorio Cecchi Gori, che licenzia il giornalista. Curzi fa ancora tv come editorialista per il Maurizio Costanzo show e nel 1996 torna a Viale Mazzini, con un contratto su Raiuno per condurre I grandi processi insieme a Franca leosini. Dopo sei anni alla guida di Liberazione, il 17 maggio 2005 entra nel consiglio di amministrazione della Rai, nominato dalla commissione di Vigilanza in base alle nuove norme della legge Gasparri. Da consigliere anziano, guida l’azienda in attesa della nomina del presidente, che sara’ poi Claudio Petruccioli (dopo che finiranno ‘bruciate’ le candidature di Andrea Monorchio e Giulio Malgara). Curzi non si sottrae al ruolo: sono i giorni dell’accordo triennale di massima con Endemol per Affari tuoi e soprattutto dell’acquisizione dei diritti dei Mondiali di calcio 2010 e 2014 e della Champions League. Anche in questi anni, che vedono come sempre il suo impegno in difesa dell’autonomia dell’informazione, della liberta’ di satira, dei programmi di interesse sociale, Curzi rivendica la propria indole di uomo-azienda: ”Un cda non puo’ funzionare se i consiglieri si mettono gli elmetti e le casacche di partito. Bisogna condividere uno spirito aziendale, per poi magari dividersi su singoli aspetti. Ma non fare del cda un parlamentino rissoso”. Ma fa anche scelte controcorrente: per esempio quella di astenersi sulla proposta del direttore generale Claudio Cappon di licenziare Agostino Sacca’.
IL COMMENTO DI MAURIZIO GASPARRI PRESIDENTE DEI SENATORI DEL PDL: “CURZI UN UOMO “SANAMENTE DI PARTE” LO RIMPIANGO!”
“Sandro Curzi e’ stato un uomo sanamente di parte. In un’epoca piena di ipocrisie ha sempre scelto una orgogliosa e convinta appartenenza che non gli ha impedito di rispettare i suoi avversari politici, anche i piu’ distanti dalle sue idee”.Lo dichiara, in una nota, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. “Anche tra le polemiche ha creato una vera scuola di giornalismo e un moderno approccio nella comunicazione televisiva. Lo ricordo con sincero rimpianto, memore di tante occasioni di confronto pubblico e privato, talvolta aspro, spesso concorde, sempre sincero e ricco di stima reciproca. Ha attraversato una lunga epoca, vivendone dall’interno anche i drammi e le contraddizioni. Ma con grande passione e intelligenza. Requisiti non comuni che hanno fatto di Sandro Curzi un protagonista che ricordo con commozione e amicizia’.