Animali selvatici in difficoltà, che fare?

Un riccio investito, un uccellino caduto dal nido, un rospo che deve “attraversare” la strada, un capriolo che ha perso la mamma. Non sono poi così rare le occasioni in cui si debba intervenire nei boschi o in campagna ma anche in città per aiutare un animale selvatico in difficoltà. E magari decidere di diventare un volontario vero e proprio.

Roberta Marino
A cura di Roberta Marino
Pubblicato il 05/07/2021 Aggiornato il 05/07/2021
animali selvatici

Nel corso di una passeggiata o semplicemente nel giardino di casa, può capitare l’incredibile emozione di vedere dal vivo un animale selvatico. Più spesso, però, li si incontra quando sono in difficoltà. Come bisogna comportarsi? Il primo istinto è quello di prendere l’animale con sé, magari portarlo a casa e cercare di aiutarlo: un proposito sicuramente lodevole ma non sempre corretto. Se in certi casi, infatti, è bene agire in questo modo, in altri si rischia di commettere un errore che potrebbe metterne ancora più in pericolo la sopravvivenza. Prima di intervenire, quindi, è bene conoscere la normativa per non incorrere in sanzioni e sapere a chi rivolgersi in caso di emergenza.

Le regole base: che cosa fare e cosa no

Anche se le intenzioni sono buone, non sempre l’intervento umano per aiutare un animale selvatico in difficoltà ottiene l’effetto sperato. Anzi: può capitare che un comportamento dettato dall’impulso e dalla mancata conoscenza delle necessità di quell’animale specifico portino alla sua morte. Alcune regole vanno sempre tenute a mente per poter intervenire con conoscenza, capacità e razionalità, senza agitazione o emotività, e aiutare veramente senza fare danni.

1) Se si trova un animale selvatico in pericolo, che sia un cucciolo che ha perduto la madre o un adulto ferito, la prima cosa da fare è contattare il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici http://www.recuperoselvatici/elenco.htm) competente per zona o, se non disponibile, i carabinieri forestali al 1515, la polizia provinciale al 112 o i corpi forestali regionali se presenti. I CRAS non possono accogliere animali domestici o randagi.

2) È vietato detenere in cattività un animale selvatico: sono animali protetti e patrimonio dello Stato (legge 157, 11 febbraio 1992)

3) È vietato detenere un uccello rapace: la legge punisce con sanzioni pesanti chi viola questa norma.

4) Non è concesso prelevare un animale selvatico dal proprio habitat senza autorizzazione se si tratta di un soccorso.

5) Se si trova un uccello (merli, gufi, allocchi) lontano dal nido ma non ancora in grado di volare non necessariamente è in pericolo: spesso i genitori sono nei dintorni ed è meglio sincerarsi che non sia così prima di prelevare l’animale dal suo luogo abituale.

6) Quando ci si imbatte in un cucciolo o un nidiaceo ferito è necessario consegnarlo il prima possibile in un centro specializzato per selvatici: nell’attesa si potrà provare a somministrare acqua senza forzare invece con il cibo

7) Se ci si imbatte in un cucciolo di mammifero apparentemente solo ma sano, meglio non spostarlo dal luogo di avvistamento a meno che non sia in pericolo di vita: in questo caso sarà necessario sempre utilizzare guanti protettivi perché l’odore delle mani nude potrebbe poi spingere la madre ad abbandonare il piccolo.

8) Per quanto riguarda i nidiacei, invece, vanno soccorsi solo se sono ancora implumi o feriti o se si tratta di rondoni.

9) Gli animali selvatici non vanno mai accarezzati e manipolati; mai parlare ad alta voce o illuminarli con i fari della macchina.

10) Se si custodisce temporaneamente un animale selvatico non si deve mai utilizzare una gabbia per ospitarlo.

Per chi trova un riccio

I ricci sono animaletti graziosi, abitudinari ma ancora poco conosciuti. Come tutti gli altri animali selvatici, non possono essere detenuti in cattività e non possono essere prelevati dal loro habitat se non in caso di emergenza. 

Quindi dovranno essere soccorsi solo i ricci (cuccioli o adulti) che:

-presentano ferite, tagli o escoriazioni

-se barcollano o si muovono a fatica

-se non sono reattivi e stanno sdraiati su un fianco

-quando presentano occhi incrostati o chiusi

-se sono infestati da parassiti, larve, zecche

– se vagano per le strade in inverno, quando dovrebbero essere in letargo.

Per poter soccorrere un riccio sarà necessario munirsi di una scatola di cartone a bordi alti (almeno 50 cm): all’interno porre qualcosa di morbido (per esempio carta casa), una boule o una bottiglia di acqua calda e una scatola da scarpe nella quale possa fare la “tana”.

Occorre quindi contattare il Cras di competenza. Nell’attesa riporre la scatola con il riccio in un luogo tranquillo e silenzioso senza improvvisare cure “fai da te” (che siano farmaci o antiparassitari) prima di aver avuto indicazioni.

Che cosa non fare

Non vanno assolutamente prelevati i cuccioli di riccio senza mamma che sono nel nido insieme perché potrebbero essere semplicemente in attesa del ritorno della mamma (è sufficiente controllare a distanza se ritorna). Allo stesso modo, ovviamente, non vanno toccati i cuccioli che sono con la mamma perché quest’ultima, spaventata, potrebbe non accudirli più.

Aiutarli in giardino

Se, infine, si trovano ricci nel proprio giardino che sono in buona salute si può semplicemente aiutarli:

  • non usando insetticidi tossici pericolosi per loro
  • offrendo loro cibo (croccantini e scatolette per gatti)
  • creando casette o lasciando a disposizione fieno o foglie.

I pipistrelli

Analogamente ai ricci, anche i pipistrelli feriti vanno raccolti, custoditi e consegnati al CRAS: è importante munirsi sempre di guanti protettivi per non rischiare di essere morsi o feriti con gli artigli. 

Un uccellino caduto dal nido

Se per incrociare un capriolo o un riccio è necessario vivere ai margini della città o addirittura in campagna o montagna, può capitare a chiunque anche in città di trovare un uccellino ferito o caduto dal nido. Il primo istinto è quello di raccoglierlo e portarlo a casa ma spesso l’esito è infausto per la vita del volatile.

Per quanto riguarda i nidiacei, infatti, è bene ricordare che alcuni uccelli (come ad esempio civette, allocchi, allodole, spioncelli, ecc..) abbandonano spontaneamente il nido quando non sanno ancora volare ma continuano a essere seguiti e alimentati dai genitori.

Per questa ragione se ci si imbatte in un nidiaceo da solo (in buona salute e non ferito) dovrà essere riposizionato nel nido o su un ramo in sicurezza (nel caso ci siano pericoli in zona come possibili predatori o auto sulla strada) possibilmente non a mani nude. Se si trova a terra, presenta la livrea “giovanile” e compie piccoli saltelli pur senza volare, va lasciato nel luogo di ritrovamento senza essere toccato o accarezzato quando non sussistano rischi per la sua incolumità.

Nell’eventualità, però, che l’uccellino sia ferito o malato sarà necessario soccorrerlo e, a seconda della specie, consegnarlo in un centro specializzato (ad esempio LIPU http://www.lipu.it , LAC http://www.abolizionecaccia.it o un CRAS).

L’uccellino andrà nel frattempo riposto in a scatola di cartone con fori sulla parte alta (mai usare una gabbia o un trasportino perché potrebbe ferirsi!).

Non posizionarlo su fonti di calore ma, piuttosto, inserire una bottiglia di acqua calda.

Non somministrare mai mollica di pane, latte o derivati a cuccioli o adulti: i pulcini devono mangiare e bere a intervalli regolari (ogni mezzora per gli implumi e ogni 2-3 ore per gli impiumati) somministrando omogeneizzati di carne, pezzetti di carne cruda o camole (larve della farina) e acqua con un contagocce o una siringa senza ago.

Un accorgimento particolare se si tratta di un rondone: questo uccello, infatti, ha bisogno dell’aiuto dell’uomo per riprendere il volo poiché, una volta caduto a terra, non è in grado di darsi lo slancio da solo. Tuttavia, sia che si tratti di un cucciolo o di un adulto, sarà necessario rivolgersi a un CRAS.

Rondoni, rondni, balestrucci e uccelli senza piume rinvenuti a terra vanno sempre raccolti (con guanti) e consegnati a un Centro di Recupero.

Caprioli? Meglio non toccarli

Come tutti i mammiferi, anche i caprioli devono essere soccorsi solo in caso di reale emergenza e necessità. Un piccolo di capriolo che vaga da solo è la normalità, non c’è nulla di preoccupante: infatti questi animali vengono in genere lasciati da soli durante l’allattamento dalla madre nell’erba alta, nel sottobosco o tra le siepi al riparo dai predatori.

Nell’eventualità di trovarne uno, questo non deve mai essere maneggiato o accarezzato perché la madre che non riconosce il suo odore(ma percepisce, invece, quello umano, potrebbe abbandonarlo.

Dovranno, invece, essere sempre soccorsi (contattando come da regola il CRAS) i cuccioli feriti o in condizioni di pericolo, per esempio se sono in mezzo a una strada: in quest’ultimo caso potranno essere spostati dal luogo a rischio ma solo cercando di non toccarli o, al limite, non a mani nude.

Discorso analogo (poiché il comportamento della madre è del tutto simile) avviene per altri mammiferi come cervi, daini, lepri i cui cuccioli vengono lasciati nella tana per sicurezza e alimentati a intervalli regolari.

Per la loro sicurezza, quindi, nel periodo delle nascite da aprile a luglio, è sempre meglio tenere il proprio cane a guinzaglio durante le passeggiate nei boschi e in natura, in modo che non spaventi o, peggio ancora, possa ferire questi animali.

Rospi e non solo: diventare volontario attivo

Ogni anno con l’arrivo della primavera dal mese di marzo, il Bufo Bufo si risveglia dal letargo e si prepara alla sua migrazione: si tratta del rospo comune che dai versanti delle montagne dove vive, si sposta per andare a deporre le uova sulle rive lacustri. Accade in varie Regioni d’Italia: dalla zona del lago della Val d’Endine, nel Bergamasco, sull’Appenino Bolognese, o nel Lecchese in Valmadrera o sul Lago d’Iseo. Nel loro percorso, tuttavia, questi simpatici anfibi rischiano la vita perché capita che debbano attraversare strade asfaltate con il traffico delle automobili.

Da qui è nata la campagna di salvataggio denominata, appunto, “Bufo, Bufo”: coordinati dalle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) e da associazioni ambientaliste/animaliste (come Lac, Lav, Wwf ecc..), volontari di ogni età aiutano i rospi nella loro migrazione dopo il tramonto fino a poco prima dell’alba. Non sono necessari corsi o esperienze particolari: è sufficiente armarsi di un secchio per trasportare i rospi da un versante all’altro della strada, guanti in lattice per non causare loro dolore (il contatto con le mani umane può “ustionarli”), torcia, giubbino catarifrangente e tanta buona volontà!

Si tratta di un’opportunità molto semplice e aperta a tutti per operare a favore degli animali selvatici: a questa si aggiunge anche la possibilità di diventare volontario attivo in un CRAS occupandosi (dopo un periodo di formazione) della pulizia e della cura degli animali soccorsi e ospitati.

Per informazioni:  http://www.recuperoselvatici/elenco.htm

Per saperne di più su

Volpi

Cicogne

Cinghiali e scoiattoli

Come valuti questo articolo?
12345
Valutazione: 0 / 5, basato su 0 voti.
Avvicina il cursore alla stella corrispondente al punteggio che vuoi attribuire; quando le vedrai tutte evidenziate, clicca!
A Cose di Casa interessa la tua opinione!
Scrivi una mail a info@cosedicasa.com per dirci quali argomenti ti interessano di più o compila il form!