L’albero della vita nella storia dell’arte

Quando si pensa all’albero della vita nelle sue rappresentazioni artistiche viene subito in mente il celebre pannello di Gustav Klimt per Palazzo Stoclet, a Bruxelles.

Ma quell’immagine è solo una delle migliaia di raffigurazioni di questo soggetto. Si tratta, infatti, di un simbolo ancestrale, antico quanto l’uomo, presente in tutte le civiltà con significati abbastanza simili legati alla nascita, alla rigenerazione, all’energia vitale.

E, in effetti, basta osservare le mutazioni di un albero nel susseguirsi delle stagioni per percepire quanta vitalità possano sprigionare gli alberi!

L’albero della vita, però, non è un albero qualunque. È una raffigurazione fortemente simbolica che racchiude significati spesso esoterici (come nel caso della Cabala) o religiosi (come nell’Ebraismo o nel Cristianesimo). Fin dalle sue origini l’albero è sempre rigidamente simmetrico  e, in base alla civiltà di riferimento, può somigliare ad una palma, ad un sicomoro, un melograno o ad altre specie particolari.

Le più antiche rappresentazioni sono state rinvenute in Mesopotamia e risalgono al IX secolo a.C. Si tratta, nello specifico, di bassorilievi (ottenuti anche con l’uso di sigilli cilindrici) di epoca assira. Nella più nota di queste si può osservare Assurbanipal II raffigurato due volte in posizioni simmetriche rispetto all’albero sacro, generatore di ricchezza e fertilità.

Presso gli Egizi, essendo il faraone egli stesso una divinità, spesso è raffigurato come se fosse il tronco dell’albero della vita (forse un’acacia), con i rami disposti quasi a raggiera. Secondo alcune interpretazioni l’albero della vita egizio sarebbe da ricondurre alla forma della foce del Nilo, fiume che effettivamente garantiva la vita e la prosperità della popolazione.

Con la civiltà greca il mito dell’albero della vita si sovrappone a quello dell’albero dalle mele d’oro situato nel giardino delle Esperidi. Toccherà ad Ercole sconfiggere il serpente Ladone per raccogliere tre pomi (da notare l’analogia con la mela e il serpente della tradizione iconografica cristiana).

Dal punto di vista grafico, l’albero che vedete in questi esempi classici è davvero striminzito. Non è lui il vero protagonista quanto il mito ad esso legato. È solo un accessorio, un attributo iconografico di Ercole in una delle sue dodici fatiche.

Con l’avvento del Cristianesimo l’albero della vita torna ad avere un ruolo iconico evidente, soprattutto nel basso Medioevo. Un esempio molto noto è costituito dall’immenso mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto realizzato dal monaco Pantaleone tra il 1163 e il 1165.

Dal punto di vista tecnico e artistico non è un’opera eccelsa, le immagini sono molto schematiche e la fattura del mosaico piuttosto primitiva ma nella sua globalità è un vero capolavoro della cultura dell’epoca.

Il tronco dell’albero attraversa tutta la navata mentre ai suoi fianchi si snodano scene bibliche ed eventi storici. Nella parte superiore dodici tondi raffiguranti i mesi dell’anno, quasi a rimarcare il primitivo legame tra religione e tempi della natura.

Intanto in Sicilia maestranze arabe e bizantine alla corte del Re normanno Ruggero II, tessevano il suo splendido mantello per l’incoronazione che avvenne nel 1133. Il prezioso manufatto presenta due leoni che sbranano due cammelli (a simboleggiare la vittoria dei Normanni sugli Arabi) separati da un albero della vita (in questo caso una palma).

La stessa palma è presente nei mosaici parietali della Sala di Re Ruggero a Palazzo dei Normanni, Palermo, e nel famoso chiostro del Duomo di Monreale (eccezionale esempio di architettura arabo-normanna) come elemento centrale della fontana (collegando così anche l’acqua alla vita).

Un mosaico poco più tardo, sempre in stile bizantino, riporta l’albero della vita nell’alveo della religione cristiana. Si tratta del grande catino absidale della Basilica di San Clemente a Roma su cui campeggia la croce circondata da rami ricurvi (forse i tralci di vite di origine paleocristiana).

Nel XIV secolo ritroviamo l’albero della vita negli affreschi del refettorio della Basilica di Santa Croce a Firenze realizzati da Taddeo Gaddi (1340).

Qui, sopra un’Ultima Cena, è dipinto un grande albero della vita nel quale tronco e rami diventano la croce di Cristo. Il significato è evidente: la sorgente di vita non è più la natura ma è nel figlio di Dio secondo un’iconografia tratta dal Lignum Vitae di San Bonaventura.

Lungo i rami sono scene della vita di Cristo che diventa asse di simmetria di una sorta di vangelo illustrato, aspetto ancora più evidente nel coevo dipinto del fiorentino Pacino Di Buonaguida.

Negli stessi anni un altro artista (non identificato) dipingeva qualcosa di simile nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, seguendo lo stesso schema che si poteva ritrovare anche nelle illustrazioni dell’epoca.

Cosa succedeva, intanto, fuori dall’Italia? Come ho detto all’inizio, l’albero della vita è un simbolo presente in tutte le civiltà e in tutti gli angoli del mondo. Dunque dobbiamo aspettarci di trovare analoghe raffigurazioni anche altrove.

Spostandoci in Francia, nella stessa epoca troviamo uno splendido albero realizzato in una delle vetrate della cattedrale di Chartres. È una versione dell’albero conosciuta anche come “Albero di Jesse” cioè lo sviluppo genealogico della stirpe di Cristo.

Ma spostiamoci più lontano e vediamo cosa succede in Asia… Qui l’albero della vita può diventare un vero ricamo di pietra come nella splendida finestra della moschea di Sidi Saiyyed ad Ahmedabad, in India.

Siamo già alla fine del XVI secolo e nell’arte islamica (caratterizzata da motivi biomorfi) il simbolo dell’albero era già presente da tempo. In alcuni casi è trattato come un soggetto realistico, in altri è più stilizzato e geometrizzato (come negli esempi sottostanti provenienti da Siria, Iran e Turchia).

In Europa, intanto, l’albero della vita conosceva un lungo periodo di assenza dalla scena artistica. Dopo la fine del Medioevo occorre aspettare fino al Seicento per ritrovarlo in alcuni retablo barocchi come questo di una chiesa austriaca.

Ed è proprio in Austria che, all’inizio del XX secolo, viene realizzato l’albero della vita più famoso di tutta la storia dell’arte. Un albero che assomma a sé significati universali di amore, rinascita ed energia vitale: quello che Gustav Klimt ideò per il fregio della sala da pranzo di palazzo Stoclet, a Bruxelles tra il 1905 e il 1909.

In quest’opera l’albero, una fiabesca creazione con spirali e gemme, è affiancato da una donna sola a sinistra (simboleggiante l’attesa) e una coppia, a destra, fusa in un abbraccio. Lo stile richiama l’arte bizantina e quella egizia in un nuovo linguaggio che è proprio dell’Art Nouveau, fatto di preziosismo, bidimensionalità e linee curve.

Quello di Klimt resterà quasi un caso isolato nell’arte contemporanea. Ricordo solo altri due casi: quello di Henri Matisse e quello di Marc Chagall.

Il primo ha realizzato un albero della vita sulla vetrata di una cappella nella cittadina francese di Vence(1948-51). Com’è tipico dello stile di questo autore il disegno è molto elementare, con la classica foglia dai bordi ondulati che si ripete lungo il pannello e l’uso di pochi colori.

Il secondo ha lasciato anch’egli delle splendide vetrate con l’albero della vita, dalla tipica dominante azzurra, nella Chiesa di Santo Stefano a Magonza (1978-85) e in una cappella nella cittadina francese di Sarrebourg. (1972-76).

Quest’ultimo esempio sembra proprio un compendio di tutti i significati che l’albero della vita ha avuto nella storia: simbolo divino e religioso, forza primigenia di rigenerazione, armonia e amore universale, spiritualità allo stato puro.

Una vitalità che nel 1984 Keith Haring riuscirà ad esprimere con la sua versione dell’albero della vita. Un albero che sembra danzare di gioia!

albero-vita-haring

Ci saranno ancora altri alberi della vita nell’arte del XXI secolo? Cosa riusciranno a raccontare di nuovo? Attendo speranzosa!

 

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49 risposte

  1. Margherita Tuccinardi ha detto:

    Cara Emanuela, credo di poterti aiutare a comprendere perché nella tradizione classica (ma non solo… ) l’albero appare, come scrivi tu, “striminzito”… Se ti va, puoi leggere questo mio saggio, di alcuni anni fa: http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=2146 . Monica Centanni, presentandolo, diceva che: In un saggio di ampio respiro, L’albero secco nel mosaico pompeiano di Alessandro Magno, Margherita Tuccinardi dimostra che già in età romana era presente una lettura trans-storica delle epiche battaglie di Isso e di Gaugamela, e che eco precise dello sconfinamento epocale di Alessandro sono presenti già nelle tavolette astronomiche babilonesi conservate al British Museum e di recente decifrate: un’antica interpretazione di cui si ritrovano tracce e conferme, per il tramite delle versioni leggendarie del Romanzo di Alessandro, nel Milione di Marco Polo. Ne ho fatto poi una sintesi al convegno Picta Fragmenta del MANN nel 2018: http://www.disci.unibo.it/it/ricerca/archeologia/progetti-ricerca/programma-picta-fragmenta-1/picta-fragmenta.-rileggendo-la-pittura-vesuviana-sessione-poster/lalbero-secco-chiave-di-lettura-del-mosaico-della-battaglia Se l’argomento ti interessa, contattami. Ho continuato la mia ricerca, e sto per pubblicare 2 saggi: da una parte una monografia sulla Casa del Fauno, rivisitata proprio alla luce del significato dell’Albero Secco; dall’altra una vera inchiesta su questo simbolo che abbiamo evidentemente “dimenticato”…

  2. Giuseppe Oddo ha detto:

    Stupendo articolo Emanuela, fa piacere per la spazialità e la diacronia delle citazioni iconografiche, e per la leggerezza del testo, che fluisce pacatemente, ma mantenedo sempre alto il livello di interesse. Complimenti davvero!

  3. isabel Mª Trindade Pereira ha detto:

    Muito Interessante e com lindíssimas as Ilustrações (e fotos).

  4. Gianfranco ha detto:

    Viene da citare Einstein:
    “Davvero sei convinto che la Luna esista solo se qualcuno la guarda?”
    In fisica dei quanti sembrerebbe accadere proprio così.

  5. Gianfranco ha detto:

    Bella riflessione.
    In realtà soprattutto le donne dei popoli nomadi eseguivano a memoria schemi tramandati dalle madri e dalle nonne e così via, eseguendo continue reinterpretazioni e variazioni sul tema, Gli stilemi hanno origine nella notte dei tempi (il tappeto più antico conosciuto è il Pazyryk che risale al V secolo a.C). Nel caso specifico derivano probabilmente da rappresentazioni iconografiche dell’albero della vita, da te così magistralmente raccontato. Se è arte, a mio parere trattasi di arte senza autore oppure, invero, di un’arte con innumerevoli autori, più che altro il sentimento artistico di un popolo.
    Tuttavia anche in letteratura le epopee cavalleresche e certi miti della nostra cultura sono il risultato della tradizione orale. La questione omerica ne è il l’emblema.
    Nel novecento, a noi così caro Emanuela, l’arte è spesso andata per sottrazione. Gli artisti Fluxus volevano restare anonimi. Un’arte senza autore di tutti e di nessuno… Un salto azzardato, ne sono cosciente, però mi affascina.

    • Affascina anche me. E a pensarci bene ogni opera d’arte trascende il suo autore, le sue intenzioni, il suo stile. Nel momento in cui l’oggetto entra in comunicazione col mondo viene completamente risignificato. L’artista diventa una delle componenti del linguaggio. Ma senza osservatore l’arte non esiste, come ho scritto altrove.

    • Dovrei saperne di più e contestualizzarli. Probabilmente arte, se il disegno non ripete schemi standard (come spesso avviene per questo tipo di manufatti). Sicuramente arte, se si considera la perfezione tecnica, l’accostamento cromatico, la configurazione dell’immagine.

  6. Alfredo González. ha detto:

    Es un goce su página. Un goce total. Alegría de mirar. Alegría de leer. Gracias.

  7. Danila Calori ha detto:

    Incantata come sempre dai tuoi articoli!!!! Grazie

  8. Stefano ha detto:

    L’albero della vita rappresentato in tutte le dottrine mondiali ha un grande significato simbolico sacro, rappresenta in particolar modo l’asse del mondo,l’asse verticale della realizzazione trascendentale dell’uomo verso l’Assoluto.
    Rene Guenon, il simbolismo della Croce capitolo l’albero ed il serpente, per maggiori informazioni

  9. Gabriele ha detto:

    Quest’albero vicino al mio laboratorio: è lui il mio maestro. (A. Gaudì)

  10. Girolamo ha detto:

    Ottimo articolo!Temevo, prima della fine, che avrebbe citato quell’obbrobrio dell’Albero della Vita dell’Expo di Milano ma per fortuna non l’ha fatto, brava!

  11. Ne aggiungo uno alla galleria, così approfitto anche per segnalare un luogo denso di arte e ancora poco noto.
    E’ un affresco datato approssimativamente alla metà del 1300 che rappresenta la crocefissione. E come in alcune delle rappresentazioni citate nel post, il Cristo in questo caso è crocefisso non su una normale croce ma proprio su un albero della vita (Simbologia vertiginosa, direi).
    Si trova nella Cripta (in realtà chiesa) di Sant’Ugo a Montegranaro, nelle Marche. Un posto fantastico, che contiene anche molti altri affreschi di epoche diverse e tutti notevoli, forse ancora non rinomato come meriterebbe.
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10206036927432960&l=a364aea1ea

  12. ennio ha detto:

    Conosco ora questo tuo spazio web e ti faccio i complimenti . Mentre scorrevo l’articolo sugli alberi ne ho apprezzato l’intelligente filo conduttore e la coerenza interpretativa . Anche io sono Architetto e mi sono occupato di visual e grafica applicati alla lettura architettonica e anche artistica come tu dimostri in questa breve rassegna . In questo campo la multidisciplinarietà , pittura architettura scultura è merce rara , almeno tra gli insegnanti .

  13. angela menegazzo ha detto:

    semplicemente grazie per il Dono………

  14. Melania ha detto:

    Grazie mille, molto ben fatto e interessante il tuo articolo !

  15. Daniela dragoni ha detto:

    Ho incontrato solo da pochi giorni i tuoi splendidi articoli e sono rimasta entusiasta! Grazie
    Sono insegnante di scuola primaria , dipingo per passione fin da piccola …è naturale …per me trasmettere questa mia passione della pittura e dell’arte in generale , ai miei alunni che , come tutti i bambini, hanno una innata sensibilità verso questo mondo meraviglioso…I tuoi post mi regalano spunti incredibili per “lavorare “con loro…..

  16. Giuseppe Musiari ha detto:

    Molto interessante soprattutto Otranto. Vorrei segnalare anche un altra rappresentazione dell’albero della vita che ho nella mia città. La lunetta nel portale meridionale del battistero di parma. Un interpretazione adattata della quarta parabola di barlaam. In cui non ho trovato una spiegazione al medaglione con il carro trainato da buoi. È la notte ma perché abbiamo i buoi non mi è chiaro. Saluti.
    http://it.m.wikipedia.org/wiki/Barlaam_e_Iosafat

  17. Antonella De Grandis ha detto:

    L’albero della vita…
    altri alberi mi piacerebbe condividere con lei. Non hanno la “dimensione” della spiritualità ma l’albero è un elemento di per sè fortemente simbolico…

    Villa Livia (affreschi)
    /Users/imac/Desktop/Villa-Livia.jpg
    Mondrian –
    /Users/imac/Desktop/mondrian albero grigio.jpg
    /Users/imac/Desktop/mondrian_melo.jpg

    aggiungo un’istallazione, che c’è a Roma fino a dicembre, dell’artista belga Kristien De Neve…non elemento albero ma germogli e radici si stagliano nel Cortile del Tempio di Apollo in Circo…
    Partendo dalla poesia “Delega” di Levi si propone un percorso allo spettatore di presa d’atto dove la radice (la storia il passato) e il germoglio (alimentare la vita) hanno la funzione di mettere in azione un pensiero dell’agire…io sono stata con la mia classe (3 media) a creare, lavorare per realizzare “radici e germogli” che sono stati inseriti nell’istallazione…

    /Users/imac/Desktop/De Neve.jpg
    /Users/imac/Desktop/capitelli-e-germoglio-200×300.jpg

    Sono un’ insegnante (52 anni) e sono entusiasta dei suoi punti di vista.
    Grazie, Antonella

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per questo arricchimento, Antonella. Purtroppo, dovendo fare una selezione, c’è sempre qualche capolavoro che resta fuori. Per fortuna ci sono lettori attenti e competenti che possono colmare le lacune con preziosi contributi 😀

  18. elisabetta sperandio ha detto:

    stupendo l’articolo,l’albero della vita è stato un tema che ho amato anche nelle mie opere,forse per le mie ascendenze ebraico austriache e di conseguenza Klimtiane,bello questo ulteriore approfondimento che forse mi darà ulteriori spunti,dato un periodo di pigrizia ed astenia artistica.

    • didatticarte ha detto:

      Ti ringrazio per l’apprezzamento Elisabetta 🙂
      E se l’articolo dovesse darti nuovi spunti sarei davvero contenta!

  19. danila ha detto:

    Interessante, anche se non è menzionato il famoso pavimenti musivo di Otanto (Le) con l’albero della vita… Da approfondire!

  20. peka ha detto:

    me gustaria poder traducirlo al español para entenderlo mejor. Hay alguna posibilidad de hacerlo ?

  21. emilia elena ha detto:

    estos estudios son interesantísimos para aquellos que trabajamos en el arte. gracias, muchas gracias emy

  22. feliciana ha detto:

    argomento di grande respiro, iconografia-iconolofia, confronti storici, occidente-oriente, trasversale la storia delle religioni, estetica del XX secolo. non è auspicabile trattare l’argomento con tempi stretti, sarebbe utile un confronto disciplinare con storia e geografia…Buon lavoro a tutti coloro di buona volontà, grazie come sempre ai curatori.

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per queste osservazioni, Feliciana.
      P.S. Dietro il blog c’è una sola persona, non un gruppo di curatori. Per saperne di più vai al menu “chi sono” 😉

  23. Maria Cristina ha detto:

    Complimenti! Una lezione di arteì completa, ricca di di immagini e spunti di riflessione a 360 gradi!!!

  24. Marica Magni ha detto:

    cavalcata esemplare – per sintesi e vastità – attraverso i secoli. Posso aggiungere, da milanese, questo albero della vita della stagione simbolista di Segantini, esposto a Milano alla Galleria d’Arte Moderna? Grazie mille per questo blog davvero utile e affascinante.
    http://www.equilibriarte.net/images/uploads/forum/110827200036-6070.jpg

  25. Alessandra ha detto:

    Innanzi tutto, il post è così vario e completo, che non resta che bearsi la vista e lo spirito di tanta bellezza! E’ sempre interessante riscontrare come molti simboli siano trasversali ad ogni religione e cultura.
    Il tuo commento finale è qualcosa che mi è capitato di pensare riguardo alla letteratura e cioè che ormai tutto sia stato già detto e scritto… cosa aggiungere?
    Tuttavia, il vero talento sta proprio nell’originalità e nella creatività e sembra che l’uomo sappia attingere a sempre nuovi modi di espressione artistica. Io ho fiducia 😀 anche se non mi piace tutto quello che viene spacciato per arte, sia che parliamo di arti figurative o musica o letteratura.

    Comunque, il post è da sballo! Brava come sempre.

    • didatticarte ha detto:

      Grazie come sempre, Alessandra!
      Sì, anch’io non nutro grandi aspettative riguardo l’attuale produzione artistica. Anche se, al di là dei personaggi super-pagati (arti-star?), c’è una moltitudine di artisti misconosciuti che fanno lavori eccelsi.
      Diciamo che è un po’ una sfida, quella che ho lanciato… vediamo se c’è ancora qualcuno che può stupire il mondo!

      un abbraccio 😉

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