Quando nel passato calamità naturali, eventi atmosferici importanti colpiscono un territorio, succede che dei piccoli e fiorenti borghi nelle aree interne della Calabria , si svuotino, rimanendo di fatto dei paesi fantasma . Quello che è successo anche a Nardodipace Vecchio, originario centro abitato di Nardodipace in provincia di Vibo Valentia, comune che si fregia di essere immerso in un contesto naturalistico importante e nel territorio di monoliti con due geo siti di rilevante importanza naturalistica, storica e ambientalistica.

Già Nardodipace Vecchio, un grazioso borgo fantasma nel vibonese che si conserva discretamente, tante abitazioni sono state risistemate, altre versano in condizioni di abbandono e incustodite, con le porte d’ingresso aperte e danneggiate. Nel cuore del borgo, esiste una chiesa, in ottime condizioni , questo centro è stato abbandonato fin da fine anni 50 appena dopo il forte alluvione, ma del tutto a metà anni ottanta. Attualmente pare sia abitato da tre residenti , ci colpisce un “frastornante” silenzio che ci attrae e ci spinge in una sorta di macchina del tempo che nella visita ,ci fa assistere a qualche abitazione abbandonata del tutto, dove la porta d’ingresso aperta ci apre il mondo di vedere , all’interno delle antiche botti di rovere che contenevano il nettare degli dei ,frutto del lavoro della passata civiltà contadina, ci mostra dei bottiglioni doverosamente rivestiti di paglia come si usava un tempo e qualche cosa che ci colpisce è assistere a tante bottiglie di conserva di pomodoro, lasciate lì al momento dell’ abbandono del borgo, nel post alluvione o addirittura una confezione di detersivo che pergrafica ci colloca nel periodo di metà anni ottanta.

Notiamo una stanza da letto che rimane lì come appena disfatta, delle sedie in paglia e delle stoviglie in un bancale in legno, mentre sulle pareti osserviamo dei cerchi di botte che ci testimoniano la presenza della cantina nel piano terra dell’abitazione,mentre nel piano superiore troviamo una stanza da letto accessibile da una scala in legno incastrata in una botola. Una macchina del tempo in questo borgo fantasma vibonese che meriterebbe di essere considerato e vissuto ,in qualche maniera e magari ripopolato con eventi culturali e popolari identitari collegati , considerando che nei circuiti turistici , di quel turismo lento ma continuo , questi luoghi sono sempre più ricercati dal turista che oltre il territorio, la natura , i beni storici archeologici e artistici, vengono ricercati anche luoghi del passato , testimoni viventi di tradizioni e identità territoriali. Appena dopo tre chilometri del centro abitato e delle pregevoli megaliti, troviamo dei cartelli stradali che ci indicano Ragonà e vecchio abitato, non è difficile accedervi , la strada è interamente asfaltata e si arriva fino al borgo fantasma in auto. Non rimane che apprezzarlo , viverlo e farlo scoprire a più persone, perché solo visitandolo, si manterrà vivo l’interesse del luogo e magari si aumenterà la cura verso lo stesso.

Un pomeriggio magico, con temperatura invernale di 2 C°, dalla parte alta del borgo assistiamo due comignoli fumare, sono quelle delle due abitazioni abitate dai due residenti che ancora resistono a Nardodipace Vecchio contribuendo a farlo vivere in maniera tenue , ma sempre a farlo vivere!

Gianpiero Taverniti