L'arte dovrebbe essere sempre espressione del tempo, hic et nunc. Ecco, allora, che arriva l'arte digitale e ci parla della cosa più interessante del momento: la tecnologia.

Dalla nascita della digital art, ai suoi generi e artisti più quotati del periodo, fino al nuovo collezionismo che riguarda il mercato degli NFT.

Cosa si intende per digital art?

Le manifestazioni dell'arte sono in continua evoluzione, così già da qualche anno si sente parlare di opere d'arte digitali e di NFT: ma per l'esattezza, cosa si intende per digital art? E, soprattutto, come nasce la digital art? Proviamo a dare una risposta esauriente, per capire come funzionano queste pratiche e il mercato che vi ruota intorno.

Chi si domanda la digital art cos'è, dovrebbe sapere che, innanzitutto, tale metodologia prevede la realizzazione di opere d'arte, o la messa in atto di attività artistiche più complesse, per mezzo della tecnologia digitale: questa è parte caratteristica del processo creativo e/o dell'esposizione del lavoro finale. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, l'arte digitale ha radici che affondano negli anni '50 e '70, dunque non si tratta di un fenomeno legato solo all'attenzione che le è stata rivolta di recente.

Come si chiama l'arte digitale? Per identificarla si usano diversi appellativi, tra cui computer art oppure arte multimediale e, in modo più generico, new media art. Cosa comprende la digital art? Oltre a trasformare le pratiche più classiche, quali pittura, disegno, scultura e fotografia attraverso l'uso del PC e di strumenti come il mouse, la tavoletta grafica, i software (ad esempio quelli per il fotoritocco) e lo scanner, crea nuovi generi, ad esempio:

  • Net Art, forma artistica che prevede l'uso di Internet per realizzare opere direttamente al suo interno o, in ogni caso, destinate alla Rete
  • installazioni digitali, in cui, di solito, dei computer vengono programmati per proiettare sequenze d'immagini
  • digital art 3D, cioè la grafica tridimensionale creata a partire da forme geometriche complesse e NURBS (Non-Uniform Rational Basis-Splines) che porta alla realizzazione di scenari applicabili a diversi ambiti, come gli effetti speciali visivi
  • realtà virtuale, dove vengono simulati degli scenari attraverso la ricostruzione computerizzata
  • desktop publishing, ad esempio legato all'autoproduzione di libri d'artista, resta in ogni caso associato al graphic design
  • sound art e musica elettronica, ambiti particolarmente adatti all'impiego di computer nella creazione dei suoni, che possono essere anche correlati a immagini.

Chi ha inventato la digital art?

Come anticipato qualche riga fa, l'arte digitale nasce già negli anni '50: dunque, chi ha inventato la digital art? La sua origine si fa risalire alle sperimentazioni di due programmatori e matematici che, però, dimostrano una particolare inclinazione e sensibilità verso la grafica, cioè il tedesco Manfred Frank e l'americano Ben Laposky. Prendendo come riferimento l'estetica del Bauhaus, viene creata con un oscilloscopio una funzione matematica, detta oscillogramma, in grado di generare una rappresentazione grafica che può essere distorta variando la lunghezza d'onda dei raggi di luce nel tubo catodico. Detto ciò, il vero sviluppo della digital art inizia a crescere dagli anni '80, quando il PC comincia a diventare una tecnologia accessibile.

Come funziona l'arte digitale?

Volendo riassumere: come funziona l'arte digitale? Si tratta di un nuovo modo di esplorare la creatività, attraverso quella che Benjamin definirebbe il punto massimo della tecnica allo stato dell'arte, cioè niente di più né di meno di quello che hanno fatto i maggiori artisti di ogni epoca storica. Oggi, grazie al progresso tecnologico che ha portato il digitale nelle case di tutti, allo sviluppo di sistemi come le app e alla condivisione online, l'arte digitale riceve continuamente nuovi impulsi.

Quanto guadagna un digital artist?

Facciamo un passo indietro con un accenno alla digital art e la crypto art: quest'ultima si basa sull'interconnessione tra arte e tecnologia blockchain, cioè chi acquista arte digitale riceve un token, che potremmo definire come un insieme d'informazioni e un'immagine crittografata, come certificato di proprietà e unicità dell'elaborato. Di fatto il concetto è molto concreto, seppur in riferimento a qualcosa di immateriale, caratteristica fondante di tutto ciò che viene creato con il computer (ad esempio un file). Dunque, allo luce di ciò, quanto guadagna un digital artist? Impossibile dirlo indicando una cifra standard, dipende dalla qualità delle opere e dalla reputation nel sistema, tuttavia l'anno scorso sono avvenute vendite record per le opere d'arte su blockchain, tali da superare i 100 mila dollari in denaro fisico. Per lo scopo esistono piattaforme dedicate come Nifty Gateway, sebbene si siano aperte alle aste di arte digitale anche Christie's e Sotheby's. Al momento l'artista più ricco sembra essere Pak, un anonimo che è riuscito a guadagnare con una collezione di opere, The merge, oltre 90 milioni di dollari.

Arte digitale contemporanea

In merito all'arte digitale contemporanea, tra i filoni e movimenti più ricercati ci sono quelli della Web Art, dove le opere sono create al di fuori della Rete per poi essere diffuse online, e della Net Art che, invece, fa perno proprio sul linguaggio di Internet. Inoltre, visto e considerato il campo d'azione simile a quello che ha portato a una sorta di febbre da bitcoin, si ravvisa una crescita di collezionisti d'arte digitale che investono in NFT.

Arte digitale e artisti

Se il sistema basato sulle criptovalute sembra sempre più avvicinare il grande pubblico alle tecnologie più ardite dell'epoca contemporanea, paventando dei guadagni, arte digitale e artisti che la generano si dividono una sorta di egemonia. Nell'anno che sta per finire, alcune ricerche hanno evidenziato come quasi la metà degli NFT presenti sul mercato appartengano a Beeple (Mike Winkelmann) e Larva Labs, tra l'altro anche quelli più costosi. Beeple è diventato famoso per aver collaborato con diversi brand e celebrità fino ad arrivare alla vendita dell'opera singola Everydays, un collage di foto condivise sul Web che rappresentano l'evoluzione tecnologica degli ultimi tredici anni, e Human One, scultura ibrida generativa che si accende utilizzando la blockchain Ethereum e si aggiorna durante la sua esistenza, generando un rapporto continuo e vivo tra artista e proprietario acquirente. Larva Labs, invece, è una casa produttrice di software che ha collaborato anche con Microsoft e Google: ha creato la serie di personaggi (zombie, alieni, scimmie) in 8-bit, chiamata CryptoPunk, della quale alcuni pezzi sono stati venduti a tra i 7 e gli 11 milioni di dollari. Da citare anche i CryptoKitties, gattini digitali venduti a 7,27 milioni di dollari.

Museo d'arte digitale

L'idea di creare un museo d'arte digitale in Italia pare confermata: la sede è indicata nel palazzo Déco dell'ex Albergo Diurno Venezia, in piazza Oberdan a Milano, edificio interamente da recuperare, per il quale dovrebbero essere stanziati 6 milioni di euro. Il MAD (questo l'acronimo) sarà integrato o, comunque, in stretto contatto con il MEET, il Centro internazionale di cultura digitale voluto dalla Fondazione Cariplo, diretto da Maria Grazia Mattei, la stessa che potrebbe prendere le redini anche dell'esposizione permanete di opere digitali.