L’Illuminismo è stato un movimento che ha coinvolto diversi ambiti (dalla politica alla società) e si è diffuso in Europa nel XVIII secolo. Nato inizialmente in Inghilterra, ha conosciuto il suo apice in Francia (a partire da qui, ha raggiunto anche l’America). Il termine illuminismo indicava la volontà di illuminare, ovvero aprire la mente al popolo per liberarlo dalle tenebre dell’ignoranza e della superstizione attraverso la ragione e la scienza. Il secolo dei lumi intendeva rompere con l’Ancien Régime e diffondere in tutto il continente il nuovo pensiero degli illuministi francesi cui aveva posto le basi Spinoza, teorizzando la tolleranza religiosa e il regime democratico. I contributi del filosofo olandese si rivelarono importanti grazie alle voci di Voltaire, Montesquieu e Diderot, e grazie, anche, al pensiero di Locke e Hume. Così, divenne prezioso avanzare sempre di più nuove idee illuminate. A fare da manifesto dell’illuminismo fu l’Enciclopedia o il Dizionario ragionato di scienze, arti e mestieri stampato in Francia in ben diciassette volumi da Diderot e D’Alembert - in seguito alla pubblicazione, i libri saranno tradotti in tutta Europa e diventeranno il modello per le future enciclopedie.

Illuminismo: storia della ragion pura

Le idee del movimento ricaddero prima sulle arti e la letteratura che dovettero fin da subito essere ricondotte a principi razionali e validi contro gli eccessi e i virtuosismi del barocco, per cui tornò in auge il rigore dell’arte classica che a fine secolo sfocerà poi nel neoclassicismo. In particolare, in Italia si acuì il bisogno di classicismo tanto da portare alla fondazione dell’Accademia dell’Arcadia dove i poeti fingevano di essere pastori dell’antica Grecia. L’illuminismo imponeva che l’arte mostrasse il Vero con la massima chiarezza e che fosse educativa dovendo diffondere gli ideali del pensiero filosofico, scientifico e politico per migliorare la società. Partendo da tali ideali, era compito degli intellettuali fare un uso coraggioso della ragione per liberare la società dall’oscurantismo religioso e dall’assolutismo monarchico. Il che significava riportare l’essere umano al suo stato di Natura iniziale.

Esponente principale dell’illuminismo fu Voltaire, che espresse gli ideali illuministi nella sua opera Candido. Per Voltaire bisognava guardare al futuro avendo fede nella ragione e nel progresso scientifico. L’uomo doveva arrivare alla propria realizzazione totale seguendo i stimoli personali e fugando le regole imposte dalle autorità. Del resto, l’animo umano era considerato buono e migliorabile mentre il cattolicesimo, con il peccato originale, mirava a far vivere l’uomo in un costante senso di colpa senza dargli l'opportunità di migliorarsi.

Per l’illuminismo, la civiltà veniva considerata come il risultato di un processo evolutivo in crescita che, dal basso, aveva permesso lo sviluppo dell’uomo fino all’era moderna. Ciò significava che la Storia non poteva che andare avanti per superare i limiti del mondo contemporaneo e giungere a un mondo ottimale. Significativo fu quindi il contatto con le civiltà indigene, i selvaggi, per cui gli illuministi diffusero due temi, il mito del buon selvaggio secondo cui originariamente l’uomo fosse un animale buono che è stato corrotto poi dalla società e dal progresso, e le teorie pedagogiche di Rousseau, il cui scopo era di far notare come l’uomo fosse in grado di progredire verso una società migliore.

L’Illuminismo e l’arte in Francia e in Italia

Avendo ravvisato nella ragione il proprio elemento di uguaglianza fra gli uomini, l’illuminismo creò anche un cambiamento nel modo di pensare all’arte e all’immagine: tramite la scienza che sperimentava un rivoluzionario processo di indagine della Natura, l’arte cercava il proprio spazio rendendo razionali le proprie ricerche. Si passò così da un tipo di arte che non affrontava i grandi problemi sociali, preferendo piuttosto ricorrere ai generi tradizionali del ritratto, del paesaggio e della natura morta, a un tipo di arte che criticava il Barocco come espressione dell’assolutismo della corte e della aristocratica frivolezza per arrivare a essere considerata come scienza del bello. L’arte, quindi, non doveva più imitare la natura o essere ancora legata ai temi religiosi, ma doveva essere indipendente e autonoma. Anche l’artista doveva affermare la propria libertà creativa. In Italia i maggiori artisti dell'epoca furono Giovan Battista Piazzetta, Giovan Battista Tiepolo, il Canaletto, Giuseppe Maria Crespi e Francesco Guardi; mentre in Francia sono noti Boucher, Fragonard, Chardin, Greuze e Liotard.

Illuminismo in pittura

La pittura illuminista in Francia si traduce nella rappresentazione del Vero e del realistico con una ricerca degli effetti della luce naturale sugli oggetti che, in particolare in Chardin, diventava poesia delle cose comuni. Con il suo tratto ben delineato e distinto, diede il via alla grande tradizione pittorica francese fino a Cézanne. La pittura era alla ricerca della verità assoluta: i pittori si imposero di prendere una certa distanza dal soggetto raffigurato per rifuggire da sentimenti e riflessioni personali che potevano inficiare sulla verità dell’opera. Si predilessero sfondi chiari illuminati da netti contrasti dati dall’applicazione del metodo empirico trasferito in pittura, come accadde per Liotard. Più morale fu la pennellata di Greuze che tendeva ad accentuare l’aspetto moralistico degli affetti e del mondo dei semplici, diventando così una rappresentazione epica del quotidiano (senzaa forza rivoluzionaria comune nelle opere degli altri artisti). Pittori della realtà sono gli artisti della prima metà del Settecento in Italia: i dipinti di Crespi risultavano immediati e veri anche trattando temi mitologici, ma l’artista si espresse meglio raffigurando soggetti reali della vita quotidiana. Dall’osservazione della realtà locale, anche nei dipinti si ravvisava una sorta di decadimento dell’aristocrazia, inteso più come una vecchiaia storica che fisiologica in cui era evidente che qualcosa stava per mutare nelle classi agiate. Una raffigurazione veritiera della società italiana, in particolare di quella veneziana, la offrivano anche i dipinti di Pietro Longhi.