Fondatore e principale interprete dell’Astrattismo, Kandinskij ha dato vita a una delle ricerche espressive più visionare e libere da vincoli della storia dell’arte. Anche dopo la nascita del movimento, infatti, la sua pittura non ha mai smesso di rielaborare suggestioni e stimoli provenienti dall’esterno.

Ne è un esempio l’opera astrattaGiallo, rosso, blu”, realizzata a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale durante il lungo soggiorno a Berlino e prima del definitivo trasferimento a Parigi.

Giallo, rosso, blu di Kandinskij: genesi dell’opera

Vasilij Kandinskij dipinge l’opera “Giallo, rosso, blu” nel 1925, nel pieno della sua maturità artistica, in un periodo complesso dal punto di vista del contesto storico.

A cavallo tra le due guerre, infatti, il pittore godeva di ottima fama tra i suoi contemporanei e aveva già dato vita alla corrente dell’astrattismo. Era stato tuttavia costretto a ritornare in Russia dopo un lungo peregrinare per l’Europa, spinto dallo scoppio del primo conflitto mondiale. In terra natia l’artista rimase fino al 1921, costretto dalla rivoluzione russa a non valicare i confini della Nazione.

Trasferitosi a Berlino, l’anno successivo Kandinskij iniziò a insegnare decorazione murale al Bauhaus: la scuola tedesca fondata nel 1919 con l’obiettivo di unire l’arte e il design eliminando i confini, allora netti, tra le due discipline. “Giallo, rosso, blu” si inserisce quindi proprio in questo stimolante contesto. Insieme ad altre opere, però, rientrò nel catalogo della mostra d’arte degenerata organizzata da Adolf Hitler per condannare le più moderne avanguardie.

La grande tela di 128 x 201,5 centimetri si trova oggi al Centre national d’art et de culture Georges Pompidou di Parigi, città in cui l’artista aveva trovato un rifugio sicuro nel 1933 e in cui morirà una decina di anni più tardi.

Cosa rappresenta l’opera Giallo, rosso, blu

Fortemente influenzato dal Bauhaus, in “Giallo, rosso, blu” l’artista Kandinskij dà vita a una composizione giocata sui principi geometrici e regolari. Fin dal primo sguardo infatti, è possibile notare come gli elementi vengano posizionati sulla tela all’interno di due masse principali.

Sulla sinistra si ha una composizione più piccola che ruota attorno all’utilizzo dei colori caldi e chiari. A destra, invece, le forme spiccano per le loro dimensioni più ampie e per una tavolozza incentrata sulle cromie fredde e scure. La contrapposizione continua poi attraverso il contrasto tra volumi curvilinei e solidi spigolosi. Là dove emerge il blu si ha una sovrapposizione di cerchi e vortici. Nella sezione gialla, al contrario, emergono i rettangoli e i segmenti retti.

Oltre alle grandi macchie di colore realizzate con i pigmenti a cui il titolo dell’opera fa riferimento, poi, si può notare l’aggiunta di elementi decorativi a contrasto realizzati con un nero profondo e netto. Viceversa, lo sfondo assume la parvenza di un grande acquerello in cui ogni tinta sfuma nell’altra virando dal viola al verde acqua, fino a raggiungere un delicato celeste.

La pittura di Kandinskij in Giallo, rosso, blu

Perfetta sintesi tra il puro astrattismo e i precetti della scuola tedesca, in “Giallo, rosso, blu” la pittura di Kandinskij perde la casualità che all’apparenza contraddistingueva opere come “Primo acquerello astratto” del 1910 e “Quadro con cerchio” dell’anno successivo. In questo caso, infatti, la dirompente libertà creativa che porta l’artista a rinunciare alla rappresentazione fedele della realtà sembra rispondere a precise regole.

Oltre alla composizione nettamente distinta in due sezioni separate e contrapposte a cui si è accennato, anche i colori vengono sfruttati con grande coerenza. Il giallo è, ad esempio, la tinta delle forme più acute. Il blu diventa invece la cromia associata alle forme tondeggianti. Il rosso, infine, viene disposto nella porzione centrale della tela come elemento di raccordo e linea di confine.

Pur nella semplicità delle forme geometriche elementari, inoltre, Kandinskij riesce a conferire alla rappresentazione astratta un grande movimento. L’area a sinistra sembra infatti procedere verso lo spettatore, contrariamente alla zona di destra che pare invece arretrare. Il dinamismo e la spazialità del quadro sono poi enfatizzati dall’uso delle direttrici rette e oblique e dalla linea a tornanti che chiude (e racchiude) l’intera rappresentazione.