Men­dri­sio sot­ter­ra­nea, al­la sco­per­ta del­la cit­tà na­sco­sta

Da dove viene l’acqua che beviamo?

Data di pubblicazione
11-12-2023

Il tema evocativo dell’acqua, quale preziosa risorsa e parametro essenziale dello sviluppo urbano futuro, sta al centro dell’indagine interdisciplinare e partecipata condotta, sotto forma di workshop, da un gruppo di studenti dell’Accademia di architettura ed abitanti di Mendrisio, guidati dai docenti Antoine de Perrot (in arte Onzgi, architetto, ricercatore urbano e artista visivo) e Mansoureh Aalaii (medico, danzatrice e coreografa), che hanno proposto un particolare progetto di ricerca, collegando approcci scientifici e artistici.

La finalità dei workshop, chiamati «Transversal Territory», è di nutrire l’immaginazione e ampliare la portata della sensibilità ambientale, attraverso un’esperienza diversa dello spazio vitale. In questi laboratori gli studenti in collaborazione con la comunità locale della città indagata realizzano interventi effimeri in situ, performance artistico-paesaggistici-architettoniche. L'intenzione è quella di scoprire gli spazi urbani in cui viviamo, ambienti a noi così familiari da suscitare spesso disinteresse o addirittura disprezzo nei loro confronti. Lo scopo è regalare loro (per un attimo) un'esperienza sensibile, tangibile e giocosa, caricarli di un'energia inaspettata, enigmatica e trasgressiva, che influenzerà la percezione abituale.

Già lo scorso anno la città di Mendrisio, é stata individuata come caso di studio, con particolare riferimento al quartiere industriale, commerciale e residenziale al centro della valle tra la stazione e l'autostrada, mentre quest'anno è stato analizzato il collegamento tra l’insediamento urbano e la parte più naturale vicino al bosco. La zona interessata é stata quella chiamata Acquafresca, situata tra Mendrisio e Salorino, nella parte alta del paese.

L'acqua è diventata un tema centrale per la presenza in questa zona di diverse fonti potabili, come sottolineato da Mansoureh Aalaii, secondo cui «da sempre esiste un legame profondo tra la natura e la vita degli esseri umani, composti in gran parte di acqua e con la necessità di averne per la sopravvivenza. Lavorare con i nostri corpi, assume quindi un significato completamente nuovo: non possiamo affrontare seriamente la tematica ambientale senza considerare il nostro corpo ed il suo funzionamento, che sono inscindibili dalla natura».

Lo spirito del workshop si é espresso in tutti i lavori di ricerca e sperimentazione proposti, fra i quali per esempio vedere una cascata attraverso uno specchio appoggiato al tronco di un albero presso il ruscello dei Mille, sperimentare le sagome del nostro corpo umano nei riflessi di una sorgente d'acqua potabile e proiettarle tra le macchine depuratrici di questa stessa acqua, provare l'esperienza di risalire un fiume nell'acqua al rallentatore contro corrente, o scrivere il proprio diario sulle impressioni del luogo direttamente sul corrimano del guardrail tra la strada e il ruscello per quasi 300 metri. Gli esiti di tali lavori hanno dato vita alla mostra temporanea inaugurata a metà novembre, diventando anche un'occasione unica per i visitatori di scoprire luoghi inaspettati della città solitamente inaccessibili al pubblico, come le fonti d’acqua e le sue aree di purificazione dell'acqua potabile, le grotte e le impressionanti strutture tecniche che conducono l’acqua dentro le nostre case.

Questa ricerca innovativa è stata co-sostenuta dalla Città di Mendrisio e quest’anno anche dalle AIM (Aziende Industriali Mendrisio). Elemento di grande interesse della ricerca condotta è stato quello di individuare la sorprendente ma stretta correlazione fra gli aspetti artistici e quelli scientifici, come è stato ben evidenziato da Antoine de Perrot, secondo cui, significativamente, «se si pensa che nella nostra cultura attuale si è presa l'abitudine di dividere le cose, di mettere gli elementi in scatole, di separare specialità e sottospecialità. La riflessione scaturita dalla disamina dei lavori consiste invece anche nel chiederci come prendiamo le cose: l'attuale spazio vitale terrestre non dovrebbe forse metterci di fronte alla domanda su cosa siamo e cosa stiamo diventando? È quest’ultimo aspetto che interessa, senza separare le specialità, ma provando piuttosto a prendere in considerazione modi e dimensioni differenti di riflessione, includendo quindi arte e scienza, nel convincimento che sia la nostra stessa concezione dello spazio abitativo, del nostro corpo e dell'ambiente a dover essere ridefinita, così come sono le nostre professioni a dover essere reinventate».

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