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“Qui vietata la musica di Rita De Crescenzo”: il cartello nel centro per bambini a Napoli

Il cartello ironico al centro di fisioterapia: niente musica di Rita De Crescenzo qui. Se proprio volete ascoltate Eduardo De Crescenzo o leggete un libro di Luciano De Crescenzo.
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Il cartello del singolare "divieto"
Il cartello del singolare "divieto"

Una delle cose più tristi accaduta negli ultimi anni a Napoli è questa: oggi digitando su Google «De Crescenzo» si rischia di trovare, anziché Luciano De Crescenzo, scrittore e regista, o Eduardo De Crescenzo, musicista e cantante, vita e opere Rita De Crescenzo, epifenomeno di Tiktok, inserita in quel variegato mondo che si muove sulla sottile linea rossa che unisce il filo tra legale e illegale, il pessimo gusto che entra per direttissima nel trash insieme a discutibili balletti e musichette.

Ognuno fa quel che crede della propria esistenza, ma sicuramente possiamo dire, senza tema di smentita, che dell'opera di De Crescenzo Rita si occuperanno i posteri, a meno che non vorranno prendersi l'onere di analizzare antropologicamente questi anni difficili.

Dunque, fa sorridere perché apposta con evidente tono ironico, ma potrebbe anche essere considerato un valido memento, il cartello comparso in un centro di fisioterapia per bambini in centro a Napoli: «È severamente vietato riprodurre musica e video TikTok di Rita De Crescenzo». Con una postilla aggiunta: «Se proprio vi piace De Crescenzo, potete ascoltare una canzone di Eduardo o leggere un libro di Luciano».

Rita De Crescenzo
Rita De Crescenzo

Francesco Borrelli, uno dei deputati più "social" d'Italia, riportando su Instagram la foto del cartello, inviata da un utente, lascia il suo commento in bella vista: «Finalmente qualcosa si muove in questa città, contro la mitizzazione di questi soggetti».

Gianni Simioli con la sua "Radiazza" in onda su Radio Marte ha interpellato l'autore del cartello, Ivan, professione fisioterapista: «Mi disturbava ascoltare questa musica e mi disturbava pure quando qualcuno diceva che io non capivo niente se chiedevo di smorzare il volume…» .

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