ll gruppo Riccoboni annuncia il completamento della piantumazione sul perimetro del cantiere della discarica a Sezzadio di circa 700 gli alberi sul sito in costruzione dell’impianto per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi di Cascina Borio. Si tratta di esemplari di Cupressocyparis leylandi che serviranno a costituire una siepe di separazione vegetale con la strada provinciale 195 lungo i lati perimetrali del cantiere. L’insediamento dei cipressi di Leyland ha carattere transitorio ed è previsto che la siepe vegetale venga rimossa e ripiantati altrove con la fine dell’esercizio del sito di smaltimento rifiuti in modo da consentire il ripristino della connessione con il paesaggio agroforestale circostante e godere dei risultati del progetto di ripristino ambientale che prevede la messa a dimora di 18 mila piante di specie autoctone sui 10 ettari di superficie.
Tale opera di piantumazione vuole mitigare a livello paesaggistico l’inserimento del nuovo impianto sul territorio di Sezzadio già oggetto della dura opposizione di una parte della comunità locale, Verdi, ambientalisti che protestano per la ipotesi di inquinamento delle locali falde acquifere di Sezzadio e Predosa. Un altro contenzioso tra Comune e la ditta Riccoboni ha riguardato la distruzione della vegetazione esistente dove ora sorge l’ingresso del cantiere: secondo i CC/Forestale sono stati tagliati centinaia di alberi senza autorizzazione ma per il Tar non si trattava di un bosco per il quale serviva il permesso per intervenire.
La Riccoboni ha investiti 50 milioni sulla Provincia di Alessandria con la controllata Grassano, di cui dieci per la discarica e altri quindici per completare l’impianto e realizzazione della tangenziale. L’impegno della Riccoboni ,una holding famigliare fondata nel Parmense nel 1964 che si occupa di rifiuti industriali dal 1976 ed e’ arrivata alla terza generazione, impegna oltre 240 persone di cui 120 a Predosa con la Grassano di Predosa. La mission aziendale è la raccolta, il trattamento e lo smaltimento di rifiuti d’industrie piccole, medie e grandi.
In Italia se ne producono 120 milioni di tonnellate all’anno di cui l’opinione pubblica raramente si chiede mai dove vadano a finire. Una bicicletta è il mezzo meno inquinante di tutti, ma è composta da alluminio, gomma, plastica: per produrla si generano rifiuti di ignota destinazione. L’Azienda guidata da Angelo Riccoboni cerca di dare una risposta, di essere il tassello finale della filiera: recuperare il recuperabile, il resto da smaltire anche all’estero considerato che in in Italia sono carenti gli impianti di distruzione. Dal 2006 è attiva una partnership in esclusiva con la Bayer per termodistruzione in Germania. A Sezzadio non saranno trattati rifiuti non pericolosi, inertizzati, stabilizzati, non sono putrescenti, non emanano né odori, né gas, né percolato come invece i rifiuti solidi urbani, che sono molto più impattanti sulla vita degli abitanti.
L’area di Cascina Borio è nel piano dei siti per rifiuti, compresi quelli urbani, individuati dal consorzio di Alessandria, è vicina ai laboratori di analisi avanzate di Grassano, quindi affianca un punto di produzione per tenere sotto controllo l’intero processo. Non da ultimo, ha una posizione strategica considerato che l’Azienda in Piemonte si occupa anche di microraccolta, cioè del singolo artigiano. Le contestazioni che si sono succedute nei mesi scorsi sono comprensibili ma dovute ad una difficoltosa opera di comunicazione tra istituzioni e l’Azienda che certamente ha sempre mantenuto un rigido comportamento nelle pubbliche relazioni creando un comprensibile disagio emotivo nella popolazione residente quando in realtà il rischio non c’è.
Roberto Bobbio