In apertura una veduta di Fabbriche di Vallico, capoluogo di Fabbriche di Vergemoli (LU)

Pietre antiche colorano di grigio, rosso e marrone le vie, mentre le piante spontanee, forti e rigogliose, riempiono l’aria di odore umido. Fabbriche di Vergemoli, piccolo borgo in provincia di Lucca, nell’alta Toscana, è ben descritto da un vecchio detto: «Ha le mura di menta, piange chi esce, ride chi entra». Nato dall’unione di due comuni della Garfagnana, però, negli ultimi 50 anni ha visto insediarsi sempre meno persone. Uno dei tanti borghi dal passato contadino che, vittima di un processo costante di migrazione verso le grandi città, rischiava di diventare un paese fantasma. Per evitare che il numero di abitanti scendesse ancora, e rispondendo alle esigenze di chi voleva cedere vecchi immobili senza restare incastrato nelle maglie della burocrazia, il Comune ha sviluppato l’iniziativa, già diffusa in molte zone d’Italia, della vendita delle case a un euro, proponendosi come mediatore tra l’acquirente e il proprietario. Il progetto è stato accolto positivamente da chi era in cerca di case per le vacanze, ma anche da studenti delle università vicine, e dai cittadini di provenienza internazionale che vi hanno riconosciuto un angolo di paradiso. Ha inoltre attirato l’attenzione del Codacons, che ha dichiarato il borgo vincitore del premio Piccolo Comune Amico nella categoria Innovazione sociale.

Il paese di Vergemoli (LU)

Il paese di Vergemoli (LU) © gimsan/AdobeStock

Per incentivare il ripopolamento del territorio di Fabbriche di Vergemoli, vasto ma dispersivo, più di 120 immobili abbandonati sono stati ceduti – o quasi – alle persone interessate. Ciò sta agevolando la ripresa delle normali attività e ha garantito la sopravvivenza delle attività commerciali esistenti nonostante le difficoltà create dal Covid-19. Per molti è l’occasione di abbandonare il caos cittadino e lo stress che ne deriva per tornare a vivere immersi nella natura e nella quiete tipica dei piccoli centri. Ma l’invito si apre anche a chi vuole andare solamente in visita, per rigenerarsi prima di tornare in città. Alcuni edifici della zona, infatti, sono stati venduti a scopo turistico, con l’obiettivo di ricavarne alloggi per gli ospiti. Dietro c’è un discorso profondo di accoglienza e attenzione alle esigenze del cittadino, che nelle istituzioni trova davvero un punto di riferimento e un aiuto nella gestione delle incombenze quotidiane. Ma anche la cura del territorio si traduce in benessere per gli abitanti. 

L’iniziativa ha portato anche molti curiosi a visitare il paese, e qualcuno, affascinato forse dalle sue mura di menta, ha deciso di acquistare una casa a prezzo di mercato, generando nuove entrate e rimettendo in moto un’economia sopita. Oltre all’aspetto economico, spiega il sindaco Michele Giannini, è stata la qualità della vita a migliorare significativamente: «È bello incontrare nuovi volti, passeggiare e trovare finalmente le finestre aperte», che lasciano intravedere spiragli di vita al di là delle pareti. Sono particolari semplici che donano però «un’idea di futuro, di continuità, che nei piccoli centri non è scontata, e che stimola a restare». La fiducia nel domani è infatti una grande rivincita per un borgo meraviglioso che rischiava di scomparire e che, individuando nella cooperazione e nell’apertura all’altro la sua linfa vitale, ha trovato gioia e significato nelle risate di chi si addentra tra le sue vie di pietra.

Articolo tratto da La Freccia