OCCHI DI GATTO, TRE SORELLE FURBISSIME

OCCHI DI GATTO, TRE SORELLE FURBISSIME

Occhi di Gattotre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime: di giorno proprietarie di un caffè, di notte impegnate a rubare opere d’arte.
Sono le sorelle Kisugi: Kelly, Sheila e Tati, a caccia di indizi che potrebbero portare a conoscere la verità sulla scomparsa del padre.

Create nel manga di Tsukasa Hojo, uscito in Giappone dal 1981 al 1985, Occhi di Gatto (Cat’s Eye) hanno avuto una serie animata di 73 episodi divisi in due stagioni, prodotta da Tokyo Movie Shinsha dal 1983 al 1985.

Le avventure delle tre sorelle sono arrivate in Italia nel settembre 1985, e ancora oggi sono tra le protagoniste più amate dei cartoni, ricordate e celebrate da continue repliche televisive.

OCCHI DI GATTO, TRE SORELLE FURBISSIME

 

CAT’S EYE

L’edizione italiana ha modificato tutti i nomi dei protagonisti (sebbene non si cerchi di dissimulare l’ambientazione giapponese), trasformandoli in simil-inglesi.
Le sorelle Hitomi, Rui e Ai Kisugi diventano Kelly, Sheila e Tati Tashikel.
Il detective che dà loro la caccia, Toshio Utsumi, è stato rinominato Matthew Hisman. La sua collega Mitsuko Asatani è stata ribattezzata Alice Mitsuko.

 

OCCHI DI GATTO: L’ARRIVO IN ITALIA

Domenica 15 settembre 1985 debuttano da noi Occhi di Gatto, che diventa un appuntamento settimanale e preserale di Italia 1 (QUI il palinsesto cartoon dell’epoca).
Ogni domenica, alle 20.30, si dipanava la storia delle tre gattine in cerca dell’artista Heinz.
Le avventure proseguirono nel 1986, venendo trasmesse tre volte a settimana.

 

L’EDIZIONE ITALIANA

Qualche piccola censura (spesso brevi fermo-immagine a coprire i momenti ritenuti più inadatti) è l’unico leggero stravolgimento all’opera originale, oltre al cambiamento di nomi.
Le parti omesse dall’edizione italiana erano quasi sempre scene con un leggero tocco malizioso.

Dopo i primi passaggi in tv, le repliche hanno attraversato tutti gli anni novanta e anche duemila. Non solo su reti dichiaratamente mediasettiane: perché se è vero che Occhi di Gatto si è visto anche su Canale 5 e Rete 4, questa serie animata è finita su Nickelodeon, Frisbee e Man-Ga!.

Durante le ultime repliche le sequenze censurate sono state ripristinate.

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LA STORIA DI OCCHI DI GATTO

Kelly, Sheila e Tati sono alla ricerca del padre, l’artista Michael Heinz, sparito senza lasciare traccia… o forse no. Ricomponendo la collezione di opere d’arte realizzate dall’uomo, ora sparse in vari musei e raccolte private, le tre ragazze potrebbero trovare preziosi indizi per capire dove sia finito.

Per questo hanno formato il gruppo Occhi di Gatto (Cat’s Eye è anche il nome del bar che gestiscono).
Grazie alla relazione sentimentale di Sheila con l’agente di polizia Matthew, Occhi di Gatto riesce ad avere informazioni di prima mano e (anche se sempre più difficilmente) a scampare all’arresto.

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IL FINALE DI OCCHI DI GATTO

L’anime si compone di due stagioni, ma solo la prima ricalca in modo più o meno fedele il manga scritto e disegnato da Tsukasa Hojo.
Difatti, se la seconda serie anime (chiamata in Italia Il ritorno di Occhi di Gatto) termina con un finale aperto e inconcludente, il fumetto proseguì con una chiusura definitiva e più elaborata (QUI).

Eppure, negli anni si diffuse una certa notizia riguardo il finale della serie animata…

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L’EPISODIO FINALE INEDITO: LEGGENDA O REALTÀ?

Circolava una voce, tra i fan e i forum, riguardo una vicenda che sarebbe avvenuta poco dopo la metà degli anni ottanta.
Dato la storia non conclusiva del cartoon trasmesso con successo da Italia 1, si dice che la Fininvest avesse commissionato alla Tms (casa di produzione giapponese dell’anime) la realizzazione di una o due puntate realmente conclusive per il pubblico italiano.

Episodio (o episodi) mai visti, forse bloccati per una questione di diritti, o forse perché sono una semplice leggenda metropolitana.
Se esistono davvero, stazionerebbero nei magazzini Mediaset. Chissà.

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L’ALBUM DI FIGURINE

La Panini nel 1986 pubblicò lo sticker album di Occhi di Gatto, l’anime trasmesso dalla Fininvest era naturale che avrebbe generato un po’ di merchandising.
Lo stesso la Panini fece per la Francia, dove l’opera era intitolata Signé Cat’s Eyes e arrivò nel 1986.

(Dal blog Daft Bunziblogger di Chiara Zoli)

LA SIGLA ITALIANA

Celeberrima è la sigla italiana di Occhi di Gatto, tra le più famose di Cristina D’Avena. A dir la verità le videosigle italiane, montate sulla stessa canzone, sono diverse (QUI).

La Fininvest in Francia ha usato la base della sigla italiana di Occhi di Gatto come opening di Hello Sandybell.

 

IL MANGA PIRATA

Nel 1993 anche i fan italiani possono finalmente leggere il manga di Tsukasa Hojo (autore anche del successivo City Hunter), ma si tratta di un’edizione pirata, che inoltre non traduce il testo giapponese ma inventa praticamente a caso i dialoghi nelle nuvolette.

IL MANGA UFFICIALE DI OCCHI DI GATTO

Per avere il fumetto originale e rispettoso del lavoro del suo autore, bisognerà attendere l’aprile del 1999.
La casa editrice Shueisha e i suoi autori avevano posto il veto sul “ribaltamento” delle tavole, ossia la pratica che permetteva di leggere in senso occidentale un manga (che va letto “al contrario” rispetto alle nostre abitudini).

Solo con l’arrivo in Italia di Dragon Ball, il primo con la lettura “alla giapponese”, i lettori italiani cominciarono ad abituarsi. Così la Star Comics poté pubblicare City Hunter e Cat’s Eye.

 

HOME VIDEO

È dei tardivi anni duemila l’edizione in videocassetta di Occhi di Gatto. La Dynamic Italia confezionò due memorial box di sei Vhs ciascuno, raccogliendo gli episodi di entrambe le stagioni animate della serie.

Quindi la Yamato Video la propose in versione Dvd anche in edicola, abbinata al Corriere dello Sport e a TuttoSport.

 

CITY HUNTER E OCCHI DI GATTO

Abbiamo visto le tre sorelle Kisugi anche all’interno del film City Hunter Private Eyes del 2019 (QUI l’articolo), un cameo che riporta sul video le tre gattine a Tokyo sancendo definitivamente l’appartenenza delle due opere allo stesso universo narrativo.
In questa occasione acquistano nuove doppiatrici italiane e mantengono i loro nomi originali.

 

 

 

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