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Ferito a morte

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Romanzo che ruota intorno alla figura del giovane napoletano Massimo De Luca, alter ego dell'autore, del suo amore prematuramente perduto e della sua giovinezza troppo presto conclusa.

202 pages, Paperback

First published January 1, 1961

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About the author

Raffaele La Capria

80 books26 followers
Raffaele La Capria was an Italian writer, known especially for the three novels which were collected as "Tre romanzi di una giornata".
La Capria was born in Naples, where he was to spend the formative years of his life. There he graduated in law, before staying in France, England and the United States and then settling in Rome. He contributed to the cultural pages of the Corriere della Sera and was co-director of the literary journal Nuovi Argomenti. A particular interest was English poetry of the 1930s: as well as writing numerous articles he translated works including T. S. Eliot’s Four Quartets. In the 1950s he wrote and produced a number of radio programmes for RAI on foreign contemporary drama. In 1957 he was invited to participate in the International Seminar of Literature at Harvard University. In 1961 his novel Ferito a morte won the prestigious Premio Strega.
He worked as co-scriptwriter on a number of Francesco Rosi’s films, including "Le mani sulla città" (1963), Uomini contro (1970) and "Cristo si è fermato a Eboli" (1979). In September 2001 he received a Premio Campiello lifetime achievement award and in 2005 "L'estro quotidiano" was selected as the winner of the Viareggio Prize for fiction.

He published his first novel, "Un giorno d'impazienza", in 1952. The second, and best-known novel, "Ferito a morte", came out nearly ten years later in 1961. In 1982 the three Neapolitan novels "Un giorno d'impazienza", "Ferito a morte" and "Amore e psiche" (1973) were re-issued as "Tre romanzi di una giornata".
His short stories include "La neve del Vesuvio" and the collection "Fiori giapponesi" (1979). His work as an essayist is represented by "False partenze" (1964), "Il sentimento della letteratura" (1974) and "La mosca e la bottiglia" (1996). An autobiography, "Cinquant'anni di false partenze", was published in 1964.

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18 (2%)
Displaying 1 - 30 of 94 reviews
Profile Image for Laura Gotti.
429 reviews556 followers
January 22, 2022
La Capria è nella mia lista da lungo tempo, e poi non mi decidevo mai. Poi, a volte, succedono delle cose, e qualcuno è riuscito a regalarmi questo libro a scatola chiusa, senza chiedere, senza sapere, solo spinto dal conoscere più o meno bene la mia libreria. Dopo aver terminato 730 pagine faticose emotivamente ho deciso, a cuor leggere, di prendere in mano questo, probabilmente anche per la brevità. Tempo zero mi ha rapito l'introduzione di Veronesi, la poesia di Austen e un primo capitolo che mi ha lasciato nell'incomprensione e nell'incredulità davanti a tanta prosa.

È un libro sulla circolarità della vita, sull'amore - e si può mai scrivere d'altro? -, sui ricordi, sul diventare grandi e sul partire e sul tornare. Difficile non rimanere incantati da questa scrittura, dall'odore di mare che sprigiona, dalla gioventù e da come si invecchia veloci e da 'a chi li vendi oggi gli avanzi della tua maschia bellezza?' (p.125).

L'estate, i tuffi i mare, il mare che luccica, il tempo che passa, la giovinezza che ti volti un attimo e hai qualche rimpianto, forse dei rimorsi, e anche un po' di pena per quello che sei stato.

Ho aperto un vermentino ghiacciato, ho fatto gli spaghetti alle vongole, ho brindato all'estate che detesto ma è ancora, forse, un po' lontana e ho gioito leggendo che, invecchiando, pure l'estate viene a noia, figurati a me ha annoiato da anni. Incredibile La Capria, che sciocca aver aspettato così tanti anni.
Profile Image for Enrique.
446 reviews222 followers
July 24, 2023
Herido de muerte: obra compleja, fragmentada y difícil. También decir que tiene una calidad bárbara que se presta a relecturas. Todo lo bueno siempre se hace esperar y en Ferito a morte, hay que pasar el tránsito de los primeros capítulos más experimentales y escritos a base de retazos, sensaciones de los personajes, unos personajes no presentados previamente,  brochazos de distintas voces sin apenas conexión…, digo que hay que pasar ese peaje para acceder a la novela con una estructura más ortodoxa en los capítulos siguientes.

Como toda obra compleja que se precie (p.ej. El Ruido y la furia, p.ej. Ulises, p.ej. La Odisea), creo que se precisa un guía-burros que te permita disfrutar el libro sin pensar continuamente en abandonarla. Aquí esa función la realiza el prólogo y el epílogo de Claudio Magris: te cuenta que el primer capítulo es un duermevela del protagonista, sensaciones de ese estado semiinconsciente, combinado con la realidad; también te señala los 7-8 espacios temporales en que desarrolla la novela (entre 1941 y 1960 aprox.), etc.

Cuando entras en el fondo de la obra se descubre un lenguaje bello, por momentos poético; también se encuentra el lector con el sentir de la persona de tradición mediterránea, esa zona tan característica como es el carácter napolitano, el sentir del sureño italiano, disfrutar esos días veraniegos soleados y radiantes divididos entre el buceo, la pesca con arpón, los baños en el mar, la intensa vida social, alegre… Y tras esto, el tremendo contraste que supone la decisión que obliga a los napolitanos a elegir si permanecer en ese status quo sin apenas avances hasta que la vida se va apagando y dejando marchitar, o emigrar al norte en búsqueda de un futuro más próspero (aunque más gris), que borre toda esa aparente fantasía de vida que llevaron: se ha roto el hechizo, la magia que se prometía en la juventud a esos chicos que habitaban la tierra prometida, el Gran Sueño. De permanecer allí les espera la lenta e inexorable decrepitud del paso de los años, permaneciendo aferrados a la dolce vita de cuando jóvenes. Personajes como Massimo y Sasa reflejan a la perfección esa sensación de perdedores, de supervivientes, cada cual a su modo.
Profile Image for Maria Di Biase.
314 reviews74 followers
June 20, 2017
La lettura di Ferito a morte è stata una delle più insolite di tutta la mia vita. Perché si è svolta con un ritmo lento, lentissimo, che non corrisponde al mio. La verità è che avrei voluto che non finisse mai. Ma è stato difficile entrare nella storia: ho letto l'incipit più di una volta, senza venire a capo di nulla. Ho proseguito per qualche pagina, cercando di individuare un appiglio al quale aggrapparmi. Giunta al terzo capitolo sono tornata indietro e ho ricominciato, dall'inizio. La prosa di Raffaele La Capria mi sfuggiva, per lo stesso motivo mi attirava sempre più a sé.


Continua qui: http://goo.gl/2mYzIl
Profile Image for piperitapitta.
988 reviews390 followers
August 13, 2016
La Capria mescola i colori e senza utilizzare la matita dipinge una serie di quadri freschi e pieni di vita.
Napoli, Capri, Ischia e Positano sono le sue modelle e le ritrae en plein air, ricche di colori e profumi, di voci e di suoni che si affollano come i pensieri nella mente del protagonista.
È difficile trovare la chiave di lettura di questo libro, bisogna essere rilassati e capaci di ascoltare non solo le parole dette ma anche quelle non dette dai personaggi che si alternano nella narrazione. Consiglio di superare lo scoglio delle prime trenta pagine (magari anche leggendo e rileggendo la quarta di copertina per aiutarsi), solo così sarà possibile comprenderlo e gustarlo pienamente.
Profile Image for The Frahorus.
869 reviews92 followers
March 23, 2024
Ci sono delle letture che ti fanno male, come il titolo ci suggerisce, è questo testo ne è un esempio: ti ferisce a morte. Cosa ti ferisce? La consapevolezza che quando si è giovani tutto è possibile, credi di poter toccare il cielo con un dito, di poter conquistare il mondo, di poter fare qualsiasi cosa. E poi ti accorgi che hai un nemico alle spalle, che ti presenterà il conto prima o poi e di cui non potrai mai sbarazzarti: il tempo. Il tempo scorre, inevitabile, lentamente o velocemente a seconda delle sensazioni, e ti ruba la giovinezza una volta per sempre. Ciò che un tempo ci faceva divertire e volare, quando diventi grande ti porta alla noia. E qual è la migliore occasione che tutti ricordiamo di quando eravamo felici e spensierati? Le estati al mare coi nostri amici, naturalmente.

Personalmente questa lettura mi ha spiazzato, ma credo sia l'intenzione dell'autore: c'è tutto, un mix di flash back, di ricordi, di desideri non realizzati, di flussi di coscienza, al punto che la trama scompare e ti rimangono le sensazioni, perché questa è una tempesta di sensazioni.

Il protagonista è un ragazzino che deciderà di andare via da Napoli e per poi ritornarvi ormai da adulto. Il ferito a morte si riferisce a una cotta, a un colpo di fulmine che Massimo avrà da ragazzino e che lo segnerà per sempre. Ci viene descritta una Napoli ricca di vita, di voci, di caos, una città che è sia un rifugio che un punto di fuga. Sarà lo sguardo di quella ragazza, di quell'amore mai corrisposto a continuare a tornare alla mente di Massimo, a continuare a ferirlo nonostante sia ormai diventato un uomo adulto, e questa malinconia del passato è molto presente. La spigola che il ragazzino prova a prendere nell'incipit ma che gli sfuggirà già ci presenta quella che sarà la delusione di quella cotta, di quella storia che non nascerà.

Purtroppo io non amo molto le narrazioni che sono un unico flusso di coscienza e per questo la storia non mi ha segnato tanto. Ritengo sia davvero difficile descrivere questo libro, ricco di sensazioni, di poesia, di anime alla ricerca (di piacere o di un senso di vita), di ricordi, di luci e di ombre. Sicuramente è un testo che riprenderò in futuro, che comunque ha bisogno di più letture per essere compreso appieno.

Ha vinto il prestigioso Premio Strega nel 1961.
Profile Image for Gaetano.
36 reviews1 follower
July 16, 2019
“Uno aspetta tutta la vita un tre di fiori e poi quando ti arriva non ti serve.”
Profile Image for Marcello S.
566 reviews247 followers
April 10, 2023
Tra i pezzi imperdibili del secondo Novecento italiano. Incrocio di mitologia marina, malinconia esasperata e luce struggente del paesaggio. Alterna dialoghi volutamente effimeri a riflessioni volte al ristabilire identità, scale di valori, percezione del passato.
Ha sottili scomposizioni dei piani temporali e narrativi, da scuola modernista. Quasi metà libro è da sottolineare.
Premio Strega 1961.
Me-mo-ra-bi-le.

[84/100]


Frasario minimo/

∞ Gli scogli di Villa Peirce nereggiano incombenti come montagne notturne – sale quel grido – e tutto questo è intollerabile, irriconoscibile, inaccettabile. C’è mai stato altro? Quei giorni sono mai esistiti? E la notte di Capodanno a Positano in quale notte è affondata?
∞ Oggi è una bella giornata, dirà un raggio sulla parete.
∞ Si gira sempre intorno alle stesse cose, vita elicoidale, elicoitale, il giro successivo uguale al precedente, ma più avanti nel tempo inavvertitamente. Come quando giri a vuoto il cavatappi, la punta pare che avanzi.
∞ Pure se ha letto tutto Hemingway, sempre ridicolo è.
∞ Mi pare meglio una guerra che le giornate come le passo io, che non so dove sbattere e che fare.
∞ Hai mai scoperto un’ombra nel suo sguardo? Quel segno che ti fa capire che qualunque cosa ti è successa è veramente successa a te, perché tu, vuoi o non vuoi, te la porti appresso anche dopo che te ne sei dimenticato, e anche se non lo sai ti ha cambiato?
∞ La diga del porto era una striscia nera sopra uno sfondo lampeggiante d’incendi e di esplosioni.
∞ “E io mi allontanai per lasciarli soli, sulla spiaggia correndo verso il mare a tuffo nell’acqua chiara, io inconsapevole nella mia hybris fino alla notte di Capodanno del millenovecentoquarantanove.
∞ Per un attimo mentre è in aria vede la propria ombra sul pelo dell’acqua, poi quel colpo di frescura, mani e piedi ritmo alterno, razionale musica del corpo, ancora 29” sui cinquanta, nemmeno questo cambiato. In poche bracciate raggiunge la barca.
∞ Il dolore è come un animale vivo chiuso nella trappola del complicato organo auricolare, tra le spirali ossee della chiocciola, le rampe vestibolari, le fossette ellittiche ed emisferiche.
Poi muove appena un piede, per assicurarsi che è vivo.
∞ Alzarsi tardi al mattino è un’astuzia, tu dici, abbrevia la giornata. E allora perché non abbreviare la vita?
∞ Lì industrie sesso stipendi pensieri facce viaggi guadagni l’amore di una donna piani quinquennali e personali perfino la guerra, tutto possibile e reale perché tutto toccato avvolto dalla fresca stimolante corrente che dà un senso ad ogni cosa. E noi qua, nel cuore di una vasta area indistinta, zona depressa subitaliana, mai toccata dalla fresca stimolante corrente, con la Foresta Vergine che cresce senza senso insensatamente avviluppando vita e pensieri, tra degenerazioni ed inestricabili contorcimenti. Ma sarà poi mai passata davvero per Napoli la Storia del Mondo, come voleva farci credere Croce?
∞ Al bar Moccia ci sarà qualcuno disposto a parlare di Pavese? Figurati chi pensa a Pavese, Pavese si è suicidato.
∞ Autodistruzione, avrebbe detto, cioè un piacere squisitamente meridionale, che io non posso permettermi, il mio è un rifiuto storico, cioè razionale, non m’interessa la psicologia, troppo arbitraria, e ci sono i dottori per questo, e comunque non vale la pena di parlarne.
∞ Nell’ora di punta, prima di cena, insieme ad altri occhi presi come i suoi da nevrosi visiva, allenati dal gusto dell’infatuazione, dell’io-guardo-te-tu-guardi-me di ognuno in attesa di qualcuno che valorizzi l’istante, con momentanee fasi di tensione e delusione collettiva.
∞ Si volta a guardarmi, e il mondo sembra improvvisamente invecchiato con lui.
Profile Image for mela✨.
298 reviews63 followers
August 2, 2022
"Prima emigri e poi denigri-- la solita tiritera: ti pare bello, ingrato, denigrare così il buon nome? Ma il buon nome di chi? E finisce col solito diversivo: sovversivo.
E va bene! Sovversivo, dolcemente avverso all'azzurro che avvolge tenero le case, cammino disorientato per le strade della città materna, come vipera nel seno che l'accolse, invelenito da freddo amore, riscaldandomi al suo tepore".


"Ferito a morte" non è un libro semplice da approcciare: il romanzo si presenta come un vero e proprio flusso di coscienza nel quale si mescolano i ricordi di un ragazzo, Massimo De Luca, che decide di abbandonare Napoli e poi vi torna da uomo.
Ci vuole un po' per "entrare" nella storia, ma l'ultima sezione del romanzo compensa gli sforzi richiesti al lettore: "Ferito a morte" si rivela infatti un vero e proprio trionfo di ricordi, emozioni e nostalgia.

Tutto si svolge sullo sfondo di una Napoli poche volte raccontata così bene: una città eclettica e vivace ma allo stesso tempo quasi atemporale, un luogo in cui la Storia fa fatica ad entrare e a scalfire la quotidianità della gente:

"Nell'acqua ti dimentichi perfino di essere nato, no? Vattene a mare."
Profile Image for lise.charmel.
418 reviews175 followers
May 31, 2021
Questo è un piccolo capolavoro, che io ho martoriato leggendolo sul tram a spizzichi e bocconi e quindi faticando a entrare nel contesto. Si tratta di un romanzo brevissimo, il ritratto di una gioventù perduta e pure poco soddisfacente, nonostante gli agi. Siamo subito dopo la seconda guerra mondiale, un ragazzo ha un colpo di fulmine per una coetanea, che lo segnerà per tutta la vita, rendendolo appunto un Ferito a morte. Il tutto è raccontato da più punti di vista in uno splendido flusso di coscienza (e io non sono neanche un'estimatrice del genere) e ci porta attraverso gli anni e le cose che cambiano e in fondo non cambiano mai. Napoli vera protagonista di questo romanzo, un po' materna, un po' matrigna, comunque un legame fortissimo.
Profile Image for marco renzi.
272 reviews91 followers
August 28, 2017
[La grande Occasione Mancata]

Si fa fatica a descrivere un romanzo meraviglioso come Ferito a morte.
È difficile collocarlo nella nostra tradizione letteraria, così come lo è comprendere il successo di pubblico che ebbe all'epoca della sua uscita.

Sembra di essere davanti a un modernista fuori tempo massimo, a un poeta mancato che scrive il libro della vita senza neanche rendersene conto; oppure, a un romanziere colto e raffinato che mette a punto, in poco meno di centocinquanta pagine, quello che può dirsi tranquillamente un capolavoro.

La Napoli di La Capria è un intrecciarsi di voci e di pensieri, una Napoli bagnata dal mare che è sia un rifugio sia un punto di fuga; una città che il protagonista si lascia alle spalle insieme al suo amore sconfitto; Massimo ci lascia pure il cuore, la famiglia, gli amici, i fallimenti e i successi. La Grande Occasione: lo sguardo di una ragazza che ritorna in maniera ciclica, come un fluire carsico alla quale egli non si può e non si potrà mai più sottrarre.

Ferito a Morte è sì un romanzo ma è a suo modo affresco e sinfonia; una ballata dalla struttura trasfigurata, un frammento di vita ferita - come da titolo - cristallizzata in una narrazione magica e tortuosa; un sovrapporsi continuo di narratori e punti di vista, dai quali il lettore si deve lasciar traportare come dalla corrente delle acque.

Anche senza addentrarsi in riflessioni teoriche, si tratta di un testo unico, non per forza imprescindibile, ma che lo diventa grazie al suo non voler aderire a nessuna tradizione, al voler brillare solo della sua propria luce.

Ecco, mi piacerebbe chiedere a Sorrentino se abbia mai letto questo libro. Perché? perché i flashback di Jep Gambardella sembrano presi pari-pari da qui; nel caso non l'avesse mai letto, sarebbe una cosa troppo strana.
Profile Image for Ilenia Zodiaco.
272 reviews15.2k followers
December 24, 2022
Napoli, abbacinanti anni 50. L’estate è promettente, tutto sembra conquistabile, “la Grande Occasione” è a portata di braccio, sorretta dalla bella gioventù. Basta afferrarla, come la spigola che Massimo, il protagonista, si accinge a pescare nell’incipit folgorante del romanzo. Eppure, non ce la fa. Cosa succede a un uomo che pensa di aver perso il suo futuro, che sente di essere costantemente nell’istante mancato e riesce a vivere solo nel passato?

Un classico della letteratura del rimpianto: malinconico, abissale, perfetto.
Frammenti di memoria, lampi, dialoghi fiume e disturbi acustici. Lacapria chiama tutti i sensi all’appello. Un testo sinestetico a cui si partecipa con il corpo, visceralmente. Un romanzo che ferisce, come da titolo.

Qualche altro pensiero qui: https://www.spreaker.com/user/1609492...
Profile Image for Maria Pia.
80 reviews3 followers
January 25, 2024
Primo libro dell'anno.
Una giornata di mare. Il Mediterraneo ha questo potere che dona a chi vi abita sulle sponde: bellezza e distruzione. Al mattino, il sole bacia questi giovani ragazzi che stanno sulle barche, ad oziare, nella notte invece la morte è il preludio di una giovinezza che, così come il motore di una barca in avaria, sparisce nel presente e lascia lo spazio solo alla nostalgia.

La struttura polisemica, i pensieri e i pranzi, e le giornate al Circolo Nautico, e le giovani donne -come veline sulla scena di un palcoscenico maschile-: tutto questo crea strati l'uno sull'altro.

Camus e il suo Pensiero Meridiano, il mondo naturale e la sua bellezza invischiati nella tecnica di uomini che, abilmente, vogliono superare il limite imposto dalla vita. Il degrado, la fine, la rinuncia a ciò che è stato: il ricordo: sono queste le cose che restano. Magari, infine, il bagliore pallido di una emozione.

Un libro difficile, bello, una scrittura che condensa letteratura, filosofia, tecniche narratologiche e... il sentirsi, forse, figli del sud.
Profile Image for Valentina Zanga.
190 reviews19 followers
August 26, 2022
Hai mai pianto per la bellezza di una prosa?

"Con le braccia incrociate dietro la testa, a guardare il grafico d'oro messaggio vibrante sulla parete, a pensare ai miei passi stasera nel rispettabile squallore di strade sconosciute, in una città senza Vesuvio e senza estati, dove i palazzi non finiscono sotto il mare, l'occhio affiorante dalla Foresta Vergine non ti minaccia nella tua integrità, e la Natura o una bella giornata non vince la Storia – col tempo regolato dall'orologio e dalla busta paga. Da qui puoi vedere ogni luce di speranza e d'intelligenza che spunta sulla faccia della terra, quelle luci che da Napoli si vedono così male. La lettera di Gaetano, ancora là sul comodino. Rispondergli che anche io, finalmente, me ne vado via, lontano da quel mare felice come un Eldorado popoloso di pesci – ma lui non l'ha conosciuto, non sa nemmeno nuotare –, e lontano da quei giorni… Continueranno a splendere con maglie di sole oscillanti sul fondo. E il suo sguardo, un mattino tutto luce in fondo al mare, su chi si poserà? Domani e poi un altr'anno quei giorni continueranno a splendere per conto loro, come se io fossi ancora qua e come quando morirò, ora e tra mille anni indifferenti e uguali, e per sempre separati da me, irrecuperabili come lo sguardo di Carla. Perché sei rimasto, che cosa ancora ti trattiene? mi ha scritto Gaetano. E come potevo dirgli la cosa assurda, come facevo a dirgli: ritrovare uno solo di quei giorni intatto com'era, ritrovarlo, per caso, una mattina uscendo con la barca a pesca col fucile?"

"Viviamo in una città che ti ferisce a morte o t'addormenta, o tutte e due le cose insieme."

"Prima emigri e poi denigri-- la solita tiritera: ti pare bello, ingrato, denigrare così il buon nome? Ma il buon nome di chi? E finisce col solito diversivo: sovversivo.
E va bene! Sovversivo, dolcemente avverso all'azzurro che avvolge tenero le case, cammino disorientato per le strade della città materna, come vipera nel seno che l'accolse, invelenito da freddo amore, riscaldandomi al suo tepore."
Profile Image for Davide.
493 reviews119 followers
October 7, 2017
È romanzo di mare, di gente che vive sul mare, nel mare nuota e pesca, s’invischia, mondanità, Napoli, Capri, estate, Grande Occasione Mancata.
Massimo “protagonista”, ma piuttosto centro inattivo; a molti personaggi è dato l’accostamento al narratore normalmente vuoto e la voce diretta del pensiero. Senza grandi aiuti al lettore. Gaetano quello che riesce ad uscire dalla Foresta amazzonica verso il mitico Nord dove succede la Storia; Mimì replica nei nuovi tempi il mitizzato Sasà; Gualco la forza fisica e la ricerca dei diamanti, ma tanti volti e soprattutto nomi intorno. Gli anni sono gli ultimi Quaranta, i primi Cinquanta.

Quasi quindici anni dopo, della lettura rimane un barbaglio di luce.
E il tremolare della marina.
Profile Image for Gennaro Duello.
Author 2 books21 followers
August 29, 2021
“Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima.”

Questo lo dice Carver, come sapete.
Questo è quello che è successo a me, al termine di FERITO A MORTE. Ho tenuto il libro chiuso tra le mani, l’ho girato e rigirato e ho pensato a Massimo, Gaetano, Carla, Ninì, Glauco, Cocò, Sasà, Guidino Cacciapuoti…
Profile Image for Chiara Basile.
176 reviews116 followers
October 22, 2022
Hai mai scoperto un'ombra nel suo sguardo? Quel segno che ti fa capire che qualunque cosa che ti è successa è veramente successa a te, perché tu, vuoi o non vuoi, te la porti appresso anche dopo che te ne sei dimenticato, e anche se non lo sai ti ha cambiato.
Profile Image for Gabriele.
162 reviews132 followers
September 21, 2015
Quando ho finito questo "Ferito a morte" mi sono chiesto per prima cosa cos'è che avevo capito, e per seconda se mi era piaciuto. Il problema è stato rispondermi che se avevo capito qualcosa, quel qualcosa era forse solo un terzo o un quarto di quello che La Capria voleva dirmi, e che se mi era piaciuto, quello non potevo dirlo, mi era piaciuto un po', ma mi era anche non piaciuto un po'. Leggere questo La Capria è stata un'esperienza, ma un'esperienza di quelle che non riesco ancora a inquadrare bene. Dopo i due capitoli iniziali ero sicuro che del libro non stavo capendo niente e mi sembrava solo uno sfoggio di bravura - un modo di scrittura, quello di La Capria, troppo contorto e inframezzato da continui cambi di scena -, arrivato a metà mi stavo ricredendo e già ero pronto a rivalutare in positivo anche tutta la prima parte, ma poi, poi tutta questa euforia è andata scemando fino alla fine, quando il libro poi l'ho chiuso e mi son fatto quelle due domande lì sopra.
Questo libro, io provo anche a descrivervelo, è il collage di una vita, dieci anni in cui rincorriamo il protagonista nella sua giovinezza napoletana fatta di donne, amici e lavoro. La Capria non è però lo scrittore che racconta vicenda dopo vicenda nel consueto ordine, ma preferisce mischiare ricordi e sogni, brevi momenti perduti e richiami a qualcosa che il lettore neanche conosce. Ne risulta un romanzo disarticolato, che per certi versi segue un flusso di coscienza applicato ai ricordi: passiamo da una situazione all'altra, saltiamo dal presente al presente di tre anni dopo, perdiamo per strada personaggi e li rincontriamo cambiati dopo 7-8 anni. C'è una gran confusione - perdonatemi il termine - che complica la vita al lettore: non facciamo in tempo ad aggrapparci al bavero del protagonista che lui è già saltato altrove, per un attimo riusciamo a fissare dei paletti e a dirci "beh, ora finalmente ho capito di cosa si sta parlando" che la scena è già pronta a cambiare. Sono dovuto andarmi a rileggere il primo capitolo, alla fine di tutto, per vedere se mi era un po' più chiaro. Era un po' più chiaro. Ma che fatica. Questo è un libro che sicuramente merita di essere riletto, anzi è obbligatorio rileggerlo per cercare di capire un po' di più della trama e di cosa ci voleva dire l'autore, ma il primo approccio è stato veramente complicato.
Per il momento sono tre stellette, sicuramente lo rivaluterò in meglio dopo un'altra lettura, spero.
Profile Image for Daniele.
240 reviews58 followers
August 22, 2022
Nostalgico, malinconico, perfetto per un'estate che si avvia verso il tramonto.
Profile Image for Rosaria Luisa D'Angelo.
164 reviews45 followers
January 4, 2024
Due terzi dell’opera richiedono un grosso sforzo di comprensione da parte del lettore perché sono una sorta di copione teatrale fatto di sole battute e monologhi (interiori ovviamente), privo di indicazioni sceniche e temporali, in cui il nome del personaggio che parla o pensa è stato soppresso, e i fogli scompigliati in modo da sovrapporre i vari livelli temporali dell’azione, ammesso che di azione si possa parlare. Gli ultimi quattro capitoli, invece, sono strutturati in modo chiaro (è chiaro chi dice cosa) e il lettore è almeno un po’ ripagato degli sforzi fatti per capire quanto precede.
Tra tutti gli uomini ce n’è uno, Massimo (La Capria giovane?), che ha uno sguardo critico sugli altri pur passando le sue giornate con loro, sempre sognando di “partire” e sempre rinviando la partenza. Colto e incline all’introversione, dapprima egli condivide la repulsione per quel modo di vivere col giovane comunista Gaetano, salvo infine prendere le distanze da lui perché in realtà troppo intimamente legato a quel tempo della giovinezza, il tempo delle giornate trascorse immergendosi nell’incanto di un mare pieno di pesci su cui si affacciano ville patrizie e palazzi barocchi che via via si sfanno. Negli ultimi capitoli apprendiamo che Massimo è riuscito dopo tanta esitazione a strapparsi da Napoli, non però per trasferirsi a Milano, luogo della razionalità opposto a Napoli-Foresta Vergine dove si è trasferito Gaetano, bensì a Roma, la capitale della politica. Tornato occasionalmente a Napoli, nell’accogliente alveo familiare, attraverso i suoi ricordi e le conversazioni con gli amici di un tempo (è la materia degli ultimi quattro capitoli) scopriamo cosa ne è stato dei tanti protagonisti della sua vita di ieri, quando i sogni e l’ingenuità erano possibili, mentre l’antico Palazzo Medina si trasforma in residence di lusso per ricchi.
Il titolo “Ferito a morte” mi sembra francamente attagliarsi poco ad un uomo che, come avviene a tutti o quasi, vede svanire i sogni della giovinezza ma resta in vita e conduce una vita tutto sommato “normale”.
Profile Image for Frannie.
420 reviews206 followers
October 6, 2020
”Una città che ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutt’e due le cose insieme.”

Quella città, ovviamente, è Napoli. Una Napoli suggestiva, che sembra sempre esistere al di fuori della storia e seguire un tempo tutto suo. Eppure è anche una Napoli immobile, stantia, che intrappola e difficilmente ti lascia andar via. Massimo De Luca lo sa meglio di altri, lui che alla fine ha deciso di trasferirsi a Roma e allontanarsi da quella gioventù conclusasi troppo presto e da un amore perduto e ormai irrecuperabile.

Massimo è un appassionato di pesca subacquea e per buona parte del libro si ha proprio la sensazione di trovarsi sott’acqua: tutto è attutito, avvolto da un’atmosfera onirica, gli stessi personaggi sono circondati da un’aura dorata e la struttura tutt’altro che lineare, fatta di monologhi interiori, discorsi diretti o indiretti liberi, contribuisce a disorientarci.
Il romanzo di La Capria rientra a pieno titolo tra quei racconti della malinconia che parlano di un dolore sordo e di disillusione. E in questo libro si cita apertamente, con tanto di maiuscole, la Grande Occasione Mancata, rappresentata nel sogno di Massimo che apre il racconto da una spigola che sfugge alla cattura.
Uno degli incipit più belli che la nostra letteratura ci abbia mai regalato.

Devo però ammettere di aver fatto fatica a muovermi nella struttura nebulosa di Ferito a morte e di non essere riuscita a coglierne tutti i particolari e sottintesi, resi poi più chiari dall’illuminante postfazione di Pampaloni contenuta in questa edizione.
Probabilmente si è trattato di un mio personalissimo limite, che non mi ha permesso di seguirlo e godermelo come speravo.
Magari prenderò in considerazione una rilettura in futuro, anche solo per lo spaccato di una Napoli tra il dopoguerra e la fine degli anni Cinquanta che La Capria sa raccontare magistralmente, senza sbavature.
Profile Image for Hex75.
979 reviews53 followers
August 5, 2019
non è facile parlare di un romanzo come "ferito a morte": in apparenza semplicissimo (una giornata estiva in cui si intrecciano ricordi di anni passati, seguita dal ritorno del protagonista negli stessi luoghi dopo alcuni anni) e perfetto per una pigra lettura sulla spiaggia, ma in realtà denso di argomenti e situazioni.

di base è una sorta di risposta napoletana ai vitelloni di fellini: abbiamo un gruppo di ragazzi che nell'estate danno sfogo alla loro voglia di vivere, tra avventure sentimentali, sogni di fughe verso mete più ambiziose (la capri che li attirerà poi nella seconda parte del romanzo, ma anche milano e roma in cerca di un lavoro e persino il sudamerica in cerca dell'occasione della vita) e riposo nei rituali luoghi d'incontro (il solito bar, il solito circolo), circondati da soggetti che possono ricordare certe sfumature della commedia all'italiana (ma anche -di nuovo!- fellini, come l'incredibile partita a carte di due giorni e due notti al circolo che nessun socio ha il coraggio di fermare).
gli ultimi capitoli mostreranno l'infrangersi dei loro sogni, il tempo che passa sia sulle persone che sulla società e che trasforma l'allegria in una caricatura (ben mostrato dal passaggio generazionale a capri tra gli scherzi di sasà e quelli ben più pesanti di ninì), e proprio come nella commedia all'italiana le storie apparentemente più simpatiche finiscono per tingersi di sfumature amare, se non tragiche.

e poi c'è lo sfondo: napoli, fotografata nel passaggio tra un'era mitica (il prima della guerra, ricordato nella mattinata passata a pescare) e la grande speculazione edilizia che seguirà l'elezione a sindaco di achille lauro (un'epoca che sarà ben descritta dal film "le mani sulla città" di francesco rosi, non a caso su soggetto scritto anche dallo stesso raffaele la capria), che comporterà anche una trasformazione della società, del turismo, dei rapporti sociali.

ci sarebbe ancora parecchio da dire (sullo stile incredibile con cui è scritto, ad esempio), ma la verità è che "ferito a morte" è uno di quei romanzi che ci si ritrova a suggerire a chiunque prima ancora di essere arrivati alla fine.
Profile Image for Cloudbuster.
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September 27, 2015
Il manuale del bravo critico a pagina 1 dice che ogni romanzo andrebbe contestualizzato nel suo tempo. In questo caso specifico, bisognerebbe valutare questo lavoro di La Capria nel contesto degli inizi degli anni 60 e considerare la ventata di novità, sia stilistica che di contenuti, che esso rappresentò e che lo portò a vincere il premio Strega. Io, però, che bravo critico non sono e non aspiro a tale ruolo, devo confessare di aver provato un’istintiva e insopprimibile antipatia per questo romanzo e per il mondo che racconta che è tutta legata alla mia esperienza personale.

La scrittura di La Capria non mi piace, troppo contorta, con continui cambi di punti di vista e pensieri lasciati in sospeso. Confesso che fino ad un terzo del romanzo non ero ancora riuscito a capire chi fosse la voce narrante. Ma, soprattutto, quello che mi ha suscitato un’insopprimibile senso di fastidio è ciò di cui La Capria parla: la vita spensierata di un gruppo di giovani vitelloni nella Napoli della fine degli anni 40 dove si intravedono i primi segni del dominio di Lauro e della speculazione edilizia. Questi sfaccendati trascorrono il loro tempo tra i locali di Via Caracciolo, la piazzetta di Caprii locali e le spiaggette di Posillipo, Ischia e della costiera amalfitana e le loro vite sono completamente occupate dalle discussioni al bar, le partite a carte al circolo, le uscite in barca per la pesca, e la conquista delle donne. Una vita fatta anche di espedienti, che ha come unico scopo quello di essere ammirati ed invidiati nel loro machismo. In pratica, in queste pagine c’è un concentrato di tutto quello che io non sopporto della cultura della mia terra. Questo è il motivo per cui quando vado a Capri o in costiera rifuggo dai luoghi mondani e mi rifugio sulle cime delle montagne ad ammirare questa terra bellissima che meriterebbe molto di più.
Profile Image for Bardamu.
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April 12, 2022
Prima abbandonato e poi ripreso dopo alcuni anni per averne sentito parlare in termini entusiastici in una trasmissione televisiva.
L'avevo abbandonato per la fatica che mi costava leggerlo, non tanto per la prosa, ho letto altri libri dalla prosa difficile che mi sono piaciuti, quanto per l'argomento, che non mi interessava minimamente.
Mi sono imposto quindi, la seconda volta, di terminarne la lettura, cosa che non faccio mai ( mi avvalgo spesso di uno dei diritti del lettore, quello di abbandonare la lettura di un libro ), e sono giunto alle medesime conclusioni: ottima scrittura, tema privo di alcun interesse, ovviamente per me.
Nonostante l'ambientazione potenzialmente strepitosa.
Profile Image for Chiara.
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May 6, 2023
La noia, la tristezza, la morte, la ripetitività che confonde tutto. La prosa è un flusso di coscienza, è brillante, però proprio non mi coinvolge. Dicono che gli ultimi tre capitoli valgano il libro, non sono d'accordo: sono intrisi di una misoginia d'altri tempi, mi spiace ma per me è davvero respingente. Tre stelle per lo stile, ma è stata una fatica.
Profile Image for FerroN.
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June 29, 2022
“ritrovare uno solo di quei giorni intatto com’era, ritrovare una mattina per caso uscendo con la barca me stesso al punto di partenza – e rimettere tutto a posto da quel punto. Fino all’estate scorsa, ultima estate, ogni giorno ostinato rispondendo al messaggio, ai colpi del maglio dal mare, e sapendo che insieme la luna e il sole vanno nel cielo di mezzogiorno, che il mare è senza avventura, che il tempo passa e sale con l’acqua sulle mura del palazzo, e un giorno, tra mille e mille anni uguale a questo, oggi è una bella giornata, dirà un raggio sulla parete.”

Alla vigilia della partenza per Roma, dove lo attende un nuovo lavoro, il giovane Massimo De Luca è immerso in un affannoso dormiveglia; nel letto della sua casa di Napoli affacciata sul mare, frammenti di sogni, un chiaroscuro di immagini e ricordi, avventure e delusioni vissute durante l’adolescenza.
Poi la luce del sole filtra nella camera in penombra, i suoni e i segnali che annunciano l’estate si fanno sempre più vicini, i rumori e le voci della casa che si risveglia più forti e invadenti, il gatto miagola e gratta la porta: per Massimo è ora di cominciare una nuova giornata (“Che giornata!”), l’ultima della sua giovinezza.
L’ultimo giorno di Massimo De Luca in compagnia del fratello Ninì, di amici e conoscenti, diventa l’occasione per rievocare episodi dei primi anni del dopoguerra, trascorsi nell’orbita della borghesia cittadina e di una schiera di esibizionisti e nullafacenti, “vitelloni” e “viveur”, millantatori e profittatori che frequentano ville, circoli e bar più o meno rinomati, all’insegna di mondanità, pettegolezzi, giochi, rivelazioni, noia e avventure.
Lo scenario è quello del golfo con le sue isole, le acque azzurre e i fondali trasparenti, ma è anche la Napoli del sindaco onnipotente, occupata dalla Sesta flotta degli Stati Uniti e assediata della speculazione edilizia, la città in cui c’è chi pensa ogni giorno di partire e chi vuole a tutti i costi restare.

Il racconto della giornata – al principio dell’estate del 1954 – occupa sette dei dieci capitoli; per struttura e scrittura è la parte più complessa e meno convenzionale del romanzo: frequenti flashback, improvvisi cambi di punto di vista e di voce narrante, pagine in cui predomina il discorso indiretto disseminate di frasi dirette non contraddistinte dall’usuale punteggiatura, rendono la lettura poco agevole. Ma, stranamente, questi elementi contribuiscono a creare un’atmosfera senza tempo, che dà l’illusione di essere presenti nel vivo della storia, circondati da luci, colori, odori e suoni.
Il primo capitolo è il più difficile e il più bello. Sandro Veronesi, autore della prefazione, suggerisce di rileggerlo dopo aver terminato il libro (“appena finito l’ultimo capitolo va subito riletto il primo”). È un ottimo consiglio: ciò che in prima lettura può risultare incomprensibile, dopo aver conosciuto i personaggi e le varie situazioni trova un senso e una più giusta collocazione.

“Una grande striscia rossa all’orizzonte, un rosso sfarzoso, e sopra nitido il profilo di lavagna viola delle isole,”

Un salto temporale di sei anni conduce agli ultimi tre capitoli, ambientati nel 1960; pur presentando anch’essi alcuni flashback, sono decisamente di più facile lettura.
Questa parte segna il momento del confronto – triste e talvolta già impietoso – con il passato. Il tempo, che pare immobile o addirittura inesistente, lascia sulle persone occhi spenti, corpi appesantiti, menti irrigidite; prendono corpo la malinconia, il rimpianto per le occasioni mancate, la tristezza per l’amore mai nato o perduto per sempre. Ma forse anche la speranza, la voglia di continuare a crederci, di inseguire anche solo un miraggio.

“E il suo sguardo, mattino tutto luce in fondo al mare, su chi si poserà? Domani e poi domani quei giorni continueranno a splendere per conto loro, come se io fossi ancora qua o come quando morirò, ora o tra mille anni indifferenti e uguali, e per ogni domani separati da me, irrecuperabili come il suo sguardo.”
Profile Image for Sabratore Auriemma.
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October 30, 2021
Spaventoso.
Spaventoso nel trasmettere le immagini, la nostalgia della "Bella Giornata", l'agonia e il rimorso dell'occasione perduta.
Non basta una lettura, assolutamente, ma è subito folgorante.
Profile Image for Samuele Petrangeli.
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January 16, 2023
"Ferito a morte" di Raffaele La Capria, più che un romanzo, è una sinfonia. E' strutturato in tre linee temporali principali: 1954, l'ultimo giorno a Napoli di Massimo, 1951, il ricordo di una domenica passata in barca, al circolo, e poi al pranzo in famiglia (dove scopre che un suo caro amico sta lasciando Napoli) e 1960, quando Massimo torna a Napoli e reincontra alcuni suoi amici. In queste tre linee temporali si aggiungono tutta una serie di flashback e ricordi sulla vita di tutti i giorni, di Massimo e del suo gruppo di amici. I primi capitoli risultano ostici e al limite del comprensibile non perché poi vada a semplificarsi la scrittura, quella rimane sempre uguale, semplicemente perché man mano che si procede nella lettura, i ricordi di Massimo e Ninì diventano i nostri ricordi, quindi riusciamo a capire la struttura del loro universo. Una volta, quindi, compreso chi è chi, e cosa succede, rileggendo il primo capitolo risulta estremamente più comprensibile e chiaro. La bellezza rimane invariata perché era già bellissimo. "Ferito a morte" è, quindi, il più classico dei libri a cui si deve accordare una fiducia totale e andare avanti. Il che, in fondo, è facile visto la straordinarietà della scrittura e della lingua di La Capria.
Quando dico che "Ferito a morte" è più vicino a una sinfonia rispetto a un romanzo è sia per questa caratteristica abbastanza destrutturante della forma - molto fluida, lontana da qualsiasi arco narrativo classico -, sia per la lingua di La Capria. Estremamente musicale, molto più attenta al suono nell'insieme che a qualsiasi regola grammaticale o formale. "Ferito a morte", ho l'impressione, è un libro che sarebbe un piacere più che leggere, da ascoltare. Magari lasciando che la concentrazione flutti qua e là, lasciandosi cullare dal suono del libro nel suo insieme. Un esempio: "Si ripresenta sempre identica: lo sguardo di Carla che splende come un mattino tutto luce in fondo al mare, e lei così vicina - anche il battito del cuore! - vicina, con l'occhio marino aspettando. E poi offesa? stupita? incredula? prontamente disinvolta comunque, eccola di nuovo sul letto pettinandosi, per sempre lontanissima, che tenta di superare l'imbarazzo".
Detto questo, "Ferito a morte" è un romanzo straordinario non solo per gli aspetti formali, ma anche per quello che racconta. La Capria, nella postfazione, sembra stupirsi, riflettendo sul libro, come abbia avuto un successo così grande, specialmente fra i lettori - scusate il termine - comuni. Il che, in fondo, mi fa pensare che forse nemmeno La Capria stesso avesse compreso quanto "Ferito a morte" vada oltre la sua "complessità della tessitura narrativa, la polifonia delle voci e la varietà dei punti di vista, la sincronia che va avanti e indietro nel tempo". Cioè, per carità, sono tutte cose che ci stanno e che rendono spiazzante "Ferito a morte", specialmente nei primi capitoli. Ma il fatto è che - proprio come una sinfonia - una volta lasciatosi cullare da tutta quella roba, si disvela qualcos'altro. Quello che resta di "Ferito a morte" non sono tutte le tecniche narrative (comunque straordinarie), ma le sue immagini. Proprio perché è un romanzo che mette al centro la memoria e il Tempo, è attraverso scene che vivono da sole che il romanzo si staglia fortissimo nella mente di chi legge. Perché, ecco, la storia, i dettagli, nella memoria piano piano svaniscono, quello che resta e che concentra in sé l'intero romanzo sono queste immagini. Immagini che, ovviamente, cambiano per tutti. Per me sono tre.
La prima: "Si gira sempre intorno alle stesse cose, vita elicoidale, elicoitale, il giro successivo uguale al precedente, ma più avanti nel tempo inavvertitamente. Come quando giri a vuoto il cavatappi, la punta pare che avanzi". Immagine che viene ripresa poi verso il finale con un motoscafo che gira e gira mentre affonda. In questa scena, per me, sta racchiusa tutta la vita degli amici di Massimo, da Sasà al fratello Ninì. Una vita che gira sempre intorno a se stessa, ma che si muove affondando nel tempo che passa. E' contemporaneamente immobilismo e decadimento. E' un'immagine che racchiude il vuoto esistenziale dei personaggi di "Ferito a morte". E' il movimento che compie Sasà, da idolo degli amici a emarginato. L'unico modo che appare possibile per rompere questo cerchio è l'evasione, la fuga. O, almeno, provarci.
La seconda, un dialogo fra Massimo e Gaetano, che sta per lasciare Napoli: "Non si può resistere da soli a una Foresta, avrebbe risposto, lo sapevo già. Perdi tutto il tempo, tutte le energie a districartene, ti esaurisci così. Poi non hai la forza per fare nient'altro. // Va bene allora avremmo messo una bella scritta al neon, grandissima, in cima al Vesuvio, così che ognuno potesse leggerla: CHI RESTA SARA' SOPRAFFATTO". La Foresta, foresta vergine nei termini di Gaetano, è Napoli. C'è questa immagine straordinaria di una Natura che erode tutto (altra scena: il mare che piano piano sta buttando giù un palazzo storico), di una città che diventa quasi un miasma metafisico, capace di fiaccare e distruggere qualsiasi moto dell'individuo. E' una Napoli, quelli di La Capria, che è contemporaneamente estremamente specifica nelle sue descrizioni, nei suoi richiami, ma anche universale e impressionistica. Ne emerge una città tentacolare, proprio come una giungla, che si prende tutto ciò che la circonda, lasciando qua e là rovine di tempi aztechi ormai dimenticati. Per questo, l'unico modo che ha qualcuno per riuscire a interrompere quel movimento elicoidale che è la sua vita, è andarsene, fuggire, lasciare Napoli. Proprio come Gaetano, proprio come Massimo.
La terza, nelle ultimissime pagine: "Due mani mi coprono gli occhi, la voce di un'Euridice dietro le spalle, che fa: Chi sono? - un odore-tepore di uccellino - mi volto: Uh! Scusi!... - e il sipario s'è chiuso". Gli ultimi tre capitoli sono ambientati nove anni dopo che Massimo se ne è andato e consistono nel ritorno dell'uomo a Napoli, in particolare alla ricerca del fratello, Ninì, e qua incontra altri del suo passato. Insomma, è un po' il finale di "La ricerca del tempo perduto" con la scoperta che il tempo è passato. "Ferito a morte" è un romanzo sulla memoria, il tempo, e l'ossessione per il passato. Presente e passato si mescolano continuamente, fin dalle primissime pagine, quando una spigola nuota in una camera da letto e fino all'ultimissima riga, quando questa ricerca si concretizza in una coda di cavallo e dei passi sul selciato. D'altronde alla domanda di Gaetano su perché non lascia Napoli, Massimo risponde "ritrovare uno solo di quei giorni intatto com'era, ritrovare una mattina per caso uscendo con la barca me stesso al punto di partenza - e rimettere tutto a posto da quel punto". Nei paragrafi finali, Massimo ricorda quando è stato scambiato per suo fratello minore. Emblematico è l'utilizzo del termine "odore-tepore di uccellino" che era stato usato per descrivere il grande amore (forse) di Massimo, Claudia. E' un passato quello di "Ferito a morte" che continua a perseguitare i suoi personaggi, che ne sono ossessionati se non proprio sfregiati, ma che al contempo è ineffabile e irraggiungibile. Ironico e tragico insieme.
"E dirgli che intelligenza e Storia non valgono, se un giorno, a me una stupida troppo forte giovanile emozione, a un altro un colpo ugualmente irrimediabile e forse casuale, ti mettono di fronte ad un fatto compiuto, compiuto una volta per tutte, o meglio, che si compie in ogni attimo della vita riproponendosi in tanti modi diversi, elusivi, ma in sostanza quello, e sempre quello! E addio allora, dal momento che sai, addio al bell'oggi di prima che t'avvolgeva come l'acqua il pesce che nuota, le cose mute per te, mutate per sempre da quel momento, per sempre, e inutile è ostinarsi, mai più, mai più uno di quei giorni di prima, uno solo, ritroverai per caso una mattina. Tieniti quello che ti spetta, ad ognuno il suo, solo il modo è diverso, fanne un mistero se vuoi ma non un dramma, vivi se ti va, e se ti va di lasciarti morire, lasciati morire"
Profile Image for Mali .
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August 13, 2019
L'incipit di Ferito a morte è folgorante, l'ho letto tre volte e ho chiuso il libro per poi riprenderlo dopo qualche giorno. Una spigola, bellissima e luminosa, nuota avanzando verso di lui, che prende il fucile puntandolo contro la Grande Occasione. Non è possibile sbagliare: la spigola è talmente vicina che è possibile afferrarla con le mani. "Sta per tirare (...) e la Cosa Temuta si ripete: una pigrizia maledetta che costringe il corpo a disobbedire, la vita che nel momento decisivo ti abbandona". La spigola fugge via, scompare dal mirino, e la scena muta progressivamente: il mare non è più mare, ma un divano e un paralume verde; gli scogli tornano ad essere macchie di caffè su un cuscino giallo e Massimo esce - con lentezza e malinconia - dal suo dormiveglia. Ciò che poteva essere afferrato torna ad essere inafferrabile, la Grande Occasione Mancata coincide con il suo incontro con Carla e con il dolore violento di non aver potuto o saputo concretizzare e rendere reale nel tempo futuro quella notte di Capodanno del 1950 e tutto l'amore che si rimescola dentro come un veleno e che si è sedimentato, rendendo ogni cosa ovattata e disperata. Massimo torna ossessivamente alla Scena, confondendo e intrecciando i tempi, alla ricerca del momento in cui è stato commesso l'errore fatale e decisivo, quello che condanna a morte.
Ferito a morte è un romanzo bellissimo e complicato, denso di pensieri e persone da comprendere e a cui prestare attenzione, che nascono e serpeggiano in una città che non può essere facilmente spiegata (eppure La Capria ci riesce così bene!). Lo terrò dentro per sempre, leggendolo ogni volta che mi chiamerà.
"E dirgli che intelligenza e Storia non valgono, se un giorno, a me una stupida troppo forte giovanile emozione, a un altro un colpo ugualmente irrimediabile e forse casuale, ti mettono di fronte ad un fatto compiuto, compiuto una volta per tutte, o meglio, che si compie ogni attimo della vita riproponendosi in tanti modi diversi, elusivi, ma in sostanza quello, e sempre quello! E addio allora, dal momento che sai, addio al bell'oggi di prima che t'avvolgeva come l'acqua il pesce che nuota, le cose mute per me, mutate per sempre da quel momento, per sempre, è inutile ostinarsi, mai più, mai più uno di quei giorni di prima, uno solo, ritroverai per caso una mattina. Tieniti quello che ti spetta, ad ognuno il suo, solo il modo è diverso, fanne un mistero se vuoi ma non un dramma, vivi se ti va, e se ti va di lasciarti morire, lasciati morire"
Quanti pensieri su quello che ho letto e quanto dolore porterò con me.
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