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Il ranger del deserto

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Sono trascorsi vent’anni dalla fine della Guerra del Massacro. Dopo che l’umanità è stata sconfitta dalla Nemesi, un esercito di creature enigmatiche comparse dal nulla; pochi superstiti si sono imbarcati in un esodo disperato alla ricerca di terre abitabili al riparo dalla distruzione, nella landa di Stagshade. Ma cos’è successo veramente al vecchio mondo? Cos’era la Nemesi? E soprattutto, perché non ha inseguito l’umanità per finire il lavoro? Elias, un ranger della nuova civiltà del pianeta, desidera tornare là dove tutto è iniziato, e finito, per scoprire la verità. Ma non può farlo da solo. Dovrà reclutare individui audaci e abbastanza disperati da seguirlo. Persone complesse, tormentate da vecchi vizi, rimorsi, ambizioni e guidati ognuno dai propri tornaconti e questioni in sospeso. Riusciranno a sopravvivere?

475 pages, Paperback

Published January 28, 2020

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Matteo Malvisi

6 books3 followers

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3 (8%)
1 star
1 (2%)
Displaying 1 - 9 of 9 reviews
Profile Image for Robin.
71 reviews17 followers
February 6, 2021
Il mio voto reale si aggira fra le 3.5 e le 4 stelle, principalmente perché per quanto mi sia piaciuta come storia non posso passare oltre ai difetti che vi ho trovato all'interno. Mi sento comunque di specificare che The Silent Edge - Il ranger del deserto è uno dei fantasy italiani più interessanti che abbia mai letto e che non vedo già l'ora di poter leggere il sequel.

La trama mi ha catturato sin dalle prime pagine, in cui seguiamo Elias e Gin da una città all'altra, tra risse e beni immobili distrutti (-semi cit.). Gli eventi non ci mettono molto a ingranare, infatti già dai primi capitoli succedono un sacco di cose che tengono il lettore incollato alle pagine e che, andando avanti, non fanno che sommarsi ad altri plot twist che cambiano il corso degli eventi o la direzione assunta dai nostri protagonisti.
Ho adorato questa dinamicità della trama, da cui non sai mai cosa aspettarti, perché tiene viva l'attenzione e non fa mai annoiare. Anche nei PoV di personaggi che trovavo meno interessanti c'era sempre qualcosa che mi spingeva a riprendere in mano il libro e a continuare, nonostante tutto. E questo è davvero ottimo, soprattutto dal mio punto di vista (sono una persona che si annoia in fretta, ahimè).

Il world building è l'altro aspetto che più ho amato di questo libro, cosa che ho ripetuto all'infinito sia qui che su Instagram, e che continuerò a ripetere. Si vede quanto gli autori abbiano lavorato sul mondo di Stagshade, quanto sia ampio e quanto ancora abbia da svelare. Sono rimasta affascinata dal modo in cui tutto è stato amalgamato, fra alchimia, magia e meccanica, in un miscuglio di fantasy, post-apocalittico, western e steampunk che risulta - perdonate - una figata astronomica. Ho apprezzato tantissimo la presenza della mappa, che oltre a essere bellissima mi ha permesso di seguire visivamente le strade intraprese dai personaggi, che più volte sono costretti a fare avanti e indietro per via delle loro scelte discutibili. Altra cosa che ho adorato di questo world building, oltre all'ampiezza e alla diversità dei luoghi (spero che sapremo di più di Isaaku, nel sequel), è stata l'atmosfera di ansia generale causata dalle descrizioni di Rosenia: abbandonata, devastata e piena di mostri. Top.

La narrazione è uno dei punti che trovo un po' vacillanti, principalmente a causa delle azioni. Seppure andando avanti nella lettura ci si abitui a questa confusione generale e si intuisca sia quasi voluta, l'ho trovata controproducente: se non avessi trovato così interessante la premessa e non fossi così curiosa di saperne di più, probabilmente avrei interrotto la lettura, perché nelle prime 100 pagine capivo metà di quello che facevano i personaggi. Spesso risultava incomprensibile discernere chi faceva cosa, come, ma soprattutto perché: ci sono stati più momenti - anche più avanti nel libro - in cui mi chiedevo perché un personaggio facesse una determinata cosa, sicché priva di alcun senso logico. Questo è successo per lo più con Gin, ma anche con Maud, che a libro finito penso sia il personaggio che mi è piaciuto di meno.
Per quanto riguarda le descrizioni dei personaggi e dei luoghi le ho trovate un po' scarne, ma questo non è stato del tutto un male. Se dal punto di vista dei personaggi avrei gradito qualcosa in più, giusto per riuscire a immaginarli meglio, dal punto di vista dei luoghi trovo funzioni comunque, perché si formavano quasi da sé mentre leggevo.
I dialoghi mi sono piaciuti moltissimo in più occasioni, soprattutto gli scambi di battute fra Elias e Gin e... Gin e tutti gli altri... Okay, forse Gin potrebbe essere il mio personaggio preferito.

Per quanto riguarda i personaggi ho trovato anche qui alti e bassi.
- Elias: è quello che mette in moto tutto (d'altro canto, il titolo del libro si riferisce a lui) ed è quello che sono riuscita a inquadrare di meno, principalmente per la sua natura molto grigia. Inizialmente sembra un personaggio positivo, però ha dei comportamenti strani che ti fanno venire dei dubbi sulla sua sincerità. Nella seconda metà del libro, tramite il PoV di un personaggio secondario, scopriamo che Elias non è la brava persona che vuole far credere, anzi, ma almeno per me questo lo rende ancora più interessante. La sua morale non è proprio cristallina (come quella degli altri protagonisti, nessuno di loro è l'eroe della situazione), ma è senza dubbio quello su cui questa ambiguità funziona meglio;
- Gin: okay, da dove comincio. All'inizio non sapevo bene cosa pensare di Gin, perché mi intrigava molto come era stato presentato, ma le sue azioni erano spesso illogiche, soprattutto nello scontro con Frances, di cui non ho ancora capito le motivazioni, sia del perché sia iniziato (visto quello che gli dice lei) sia di come sia finito (soprattutto visto come reagisce lui?). Tuttavia, continuando a leggere sono tornata al parere iniziale e in pochissimo tempo Gin si è aggiudicato il ruolo di mio personaggio preferito. Devo ammettere che è un pochettino alla anime (i capelli, l'atteggiamento, il braccio meccanico che fa diventare un'enorme forbice, il fatto che non lo tiri giù nemmeno con un carro armato...) ma è quello che a conti fatti ho trovato più interessante. Non saprei dire chi trovo più complesso, come personaggio, fra lui ed Elias;
- Suennel: altro personaggio che ho adorato. Vediamo poco di lei, infatti spero che nel sequel sia più presente e abbia più PoV, ma per quel poco che vediamo intuiamo la sua storia sia una fra le più interessanti. In quanto figlia dell'apocalisse (tutti coloro nati dopo il Massacro di Rosenia), non è una veterana (come lo sono gli altri protagonisti - altra cosa originalissima, quando mai li troviamo protagonisti quarantenni nei fantasy recenti?), ma Suennel nasconde un passato complesso che promette plot twist interessanti. L'unico appunto che mi sento di fare su di lei è un'incongruenza: se la stanno cercando e lei lo sa... perché non assume un'altra identità?
- Maud: ho poco da dire su di lei, se non che è quella che ho apprezzato di meno per via del suo carattere... confuso? Prima ha atteggiamenti quasi bambineschi, poi diventa fredda e distaccata, poi quasi crudele, poi somiglia a una madre amorevole per Suennel, poi la abbandona. Wtf?
- Brian: altro personaggio che ho capito poco. Sembra l'unico ad avere una parvenza di morale, tuttavia è stato presentato poco per riuscire ad avere un'idea precisa su di lui. Diciamo che per essere un protagonista era un po' tanto secondario, quindi anche qui mi auguro sia più presente nel secondo libro.
Per quanto riguarda i personaggi secondari (Miriam, Nazaire, Frances, Edie e Geraude), non ho molto da dire, perché vengono mostrati troppo poco, alcuni in 2-3 capitoli e altri poco di più, ma sempre in modo molto vago. Forse Nazaire è quello più presente fra i cinque. E di certo non mi aspettavo quello nel capitolo di Geraude.

Per essere stato scritto a quattro mani, Il Ranger del Deserto ha uno stile ben amalgamato e non si sente la differenza tra un capitolo e l'altro, anzi, questo stacco si percepisce solo nei ragionamenti dei personaggi, come è giusto che sia.
Ciò che mi è piaciuto di meno sono stati gli errori. Non credo che sia stato fatto un editing serio, su questo libro, perché si vede. Ci sono troppi errori, tutti diversi, sparsi nel testo, e sono troppi, soprattutto perché sono errori banali che con una sessione di editing fatta bene si potevano eliminare. Vocativi privi di virgola (questi erano tanti), virgole mancanti in generale in posti in cui dovevano stare o al contrario presenti dove non dovevano essere, due/tre coniugazioni errate ("Nazaire si sarebbe spinto fin dove gli sarebbe fosse stato possibile" e un "liquefò" in terza persona invece di "liquefece"), ripetizioni, sviste generali e alcune frasi un pochino arzigogolate che potevano essere scritte in modo più semplice con risultato migliore.

In generale, però, l'ho trovata un'ottima lettura, nonostante i difetti, perché per quanto questa mancanza di editing e la caoticità delle azioni faccia abbassare la qualità, il resto è indubbiamente da 10/10. Tutto ciò che spero è che il secondo libro Liberi in ogni terra non presenti questi problemi, perché sarebbe un peccato. Questa saga ha grandissimo potenziale e dal mio punto di vista merita un editing e un'attenzione degna del lavoro - indubbio - che è stato fatto dagli autori per crearla.
Profile Image for Maria Mantovani.
Author 17 books25 followers
September 2, 2020
Recensione da The Mantovanis Blog

“The Silent Edge- Il ranger del deserto” è il primo volume dell’omonima saga scritta a otto mani da Matteo Malvisi, Matteo Ivaldi, Giorgia Giacchi e Davide Bello, pubblicato nel 2020 dalla Antonio Mandese Editore.

Ho vinto questo volume in versione ebook in un fortunato giveaway indetto da Matteo Malvisi sul gruppo Facebook “Alla scoperta di autori indipendenti“, per cui ringrazio sia lui che il gruppo.

La trama si svolge in un mondo distopico devastato da quello che inizialmente viene chiamato solo “la Guerra del Massacro”, un evento che ha distrutto la maggior parte dei regni, annientati da armate invicinibili di creature insaziabili. La capitale regia di Dawnwater era stata la prima a cadere, esplosa ventisei anni prima in un evento chiamato “La Singolarità”; dopo di essa anche il regno di Rosenia, la Marca di Belliard e l’arcipelago di Isaaku erano capitolati. Tuttavia, il misterioso esercito di creature assassine non aveva seguito i soppravvissuti a Stagshade, un desertico ambiente in cui i protagonisti si muovono e si confrontano ognuno a loro modo con il passato e, soprattutto, con il futuro.

All’inizio vediamo il protagonista, Elias (il ranger del deserto che, appunto, dà il titolo a questo primo volume) e lo seguiamo pian pianino in una serie di guai che vanno a formare un unico grande e complesso progetto: scoprire che cosa è accaduto davvero a Dawnwater, comprendere il perché all’umanità sia stato permesso di vivere e, più di tutto, evitare che un simile attacco possa avvenire nuovamente. Lungo il percorso, si unirà a lui Gin, un misterioso e violento mercante, l’intrigante maga Maud, l’alchimista Brian e, infine, una meccanica di prim’ordine, la giovane Suennel.

Il romanzo ha caratteristiche peculiari ed eterogenee, che rendono difficile collocarlo in un solo genere: se l’ambientazione è chiaramente distopica, le protesi meccaniche aggiungono dei tocchi steampunk, mentre la magia lo rende un fantasy a pieno titolo. L’elemento che la fa da padrone, tuttavia, è il deserto, e tutto ciò che ne consegue come tipo di narrazione: infatti, il romanzo sembra seguire molti degli elementi dei western, con personaggi crudi e disposti a tutto pur di sopravvivere, solo alternati da pochi e rari elementi con nobili fini.

I personaggi sono trattati in modo molto interessante e credo che in questo si veda che gli autori sono diversi e non soltanto uno: ogni protagonista ha una sua voce, è unico e inconfondibile in ogni passaggio, soprattutto quando narra. Il narratore non è completamente soggettivo, il punto di vista è accennato ma non troppo marcato, eppure sentiamo davvero la “voce” di ogni personaggio. Personalmente ho apprezzato molto Elias, che, nonostante nasconda più misteri di tutti, permette al lettore di entrare subito in sintonia con i suoi modi garbati e, al contempo, poco ortodossi; ma, soprattutto, è il personaggio che più racchiude in sé il desiderio del lettore di scoprire la verità su quel mondo distrutto. Gin, invece, è completamente diverso: crudo, aspro, volgare e violento, ma dotato anche di un’empatia e di un attaccamento che lo rendono a tutto tondo. Maud, poi, è stata la mia preferita: a metà tra un genio, una pigrona, un’anziana svanita e una carismatica figura in grado di uscire dalla pagina in poche battute.

Una caratteristica particolare del romanzo è che tutto è molto televisivo: a tratti, mi ha ricordato l’andamento di una serie tv, sia nel grande interesse all’aspetto visivo delle scene (gli autori le costruiscono proprio come se dovessero essere riprodotte in maniera cinematografica e molte volte ho intravisto un talento da regista oltre che di scrittore), ma soprattutto nel peso di ogni personaggio nella trama. Alcuni secondari emergono e si definiscono sempre di più man mano che passa il tempo, anche se “nel pilot” non c’erano; il romanzo diventa in questo modo sempre più corale e articolato, ma dando lo stesso il tempo al lettore di abituarsi a tutti quanti.

In conclusione, un romanzo che potrà essere apprezzato dagli amanti di diversi generi, dalla distopia, al fantasy, al western e allo steampunk. Consigliato!
Profile Image for Marta.
45 reviews
December 6, 2021
Ho bisogno di un po' di tempo per elaborare una recensione degna di questo nome, ma in generale posso dire che mi è davvero piaciuto!
Soprattutto essendo un fantasy italiano scritto a quattro mani.

Nonostante lo trovi molto caotico e necessiti di molta attenzione per seguire alcuni passaggi più complessi (soprattutto le lotte), ho adorato l'ambientazione Western e fantasy, con quella punta di steampunk che non dispiace mai.
Mi sono piaciuti anche i personaggi: estremamente complessi e contorti (posso dire di averli apprezzati solo in parte, non essendo riuscita a conoscerli a fondo in questo primo volume). Più di tutti Suennel è quella che mi intriga di più per il suo passato sconosciuto. Un po' come gli altri che hanno tanto alle spalle, di cui si percepisce nella narrazione ma di cui non si accenna (come per Gin ed il suo ciuffo bianco o la storia raccontata alla sarta). Qualche pecca al editing un pó troppo sbrigativo credo, per gli errori che ho trovato.
L'ho sentito molto poi come un preambolo della storia che prenderà piede dal secondo tomo, con grandchamp. Infatti mi ha lasciata un po' insoddisfatta il fatto che fosse tutto centrato sul arrivare al isola, ma per tutto il viaggio non ci si sia nemmeno arrivati (?)
Fra gli antagonisti ho adorato Roche e la sua storia, invece mi è dispiaciuto per le brevi comparse secondarie come Miriam o Lady luck. Spero ritornino come flashback 🤞

Il mio voto complessivo dunque è 3.8
This entire review has been hidden because of spoilers.
December 21, 2020
The Silent Edge, Il Ranger del Deserto. Eccoci qua. Una premessa necessaria a questa mia “recensione” (mi sento sempre in colpa a definire “recensione” qualcosa scritto da me, dato che non ho minimamente le competenze per farlo; quindi cercherò almeno di rendere un buon servizio al romanzo con questi miei commenti) è che non ho mai masticato molta letteratura fantasy.

Leggere un romanzo fantasy di solito mi stanca molto presto, e divento con enorme facilità insofferente verso storie, anche bellissime nel loro genere, che però faticano a trasportare la mia mente in un’ambientazione dove possa stare a suo agio (o anche a suo disagio, siano benedette le storie un po’ crudeli con I propri lettori, e TSE, come cercherò di argomentare, ha il “vantaggio” di tenere sulle spine il lettore, nel miglior senso possibile).

La principale caratteristica di molte storie fantasy che spesso mi allontana o mi crea disinteresse è la sensazione di assistere a ricette preconfezionate, a pattern riconoscibili, anche quando lo sforzo è quello di rifuggire totalmente cliché, stilemi e topoi tipici del genere. Anzi! lo sforzo mi crea istintivamente ancora più fastidio, perché spesso rivela che anche per chi scrive lo schema è andato stretto. Dimostra che lo stesso tema o gli stessi personaggi avrebbero tratto benefici se solo si fossero trovati in un’ambientazione VIVA e non in un setting strettamente funzionale, e di cui l’autore conosce a volte meno di ciò che un lettore arriva a immaginare.

Ok. Tutte queste premesse (e mi scuso xD) servivano a dire che (ovviamente) in The Silent Edge tutti questi pericoli sono scampati. E la prova è questa: se è riuscito a catturare (e a tratti a commuovere) un lettore rompiscatole pigro e schizzinoso come me, vuol dire che in questa storia c’è del VALORE reale.

E il valore risiede in primis in quello cui facevo riferimento prima: l’AMBIENTAZIONE.
Un’ambientazione che non ti fa mai percepire che qualcuno vi abbia appena passato la cera, ma sporca e cattiva, “pulp” quasi (ci arriviamo...).
Insomma un’ambientazione (come sempre dovrebbe essere e come nel fantasy - specialmente italiano - raramente risulta essere) che ti dà la sensazione che continui a respirare (e cavalcare) anche quando tu non sei lì a leggerla.

Quest’ultima caratteristica è propria della letteratura, non esiste altro medium capace di restituire una simile vitalità al prodotto artistico di un essere umano (eccetto forse alcuni mirabili esempi nel mondo dei videogiochi, che riescono a fare questo muovendosi sempre su un sottile crinale tra metanarrazione e creazione di mondi essi stessi consapevoli di essere parte di una diegesi - penso a Undertale).

Percorrendo il continente di Shagstade non si può non restare compiaciuti dal fatto che ogni cosa sembra avere una sua storia, dalla locanda scalcagnata di Godric alla vecchina di Rethel che vende a Gin il completo del marito, morto anni prima durante l’esodo dal disastro.

Sia la macro-storia del mondo, con tutte le implicazioni che il mistero della sua risoluzione (la quest principale del nostro party xD) comporta, sia le micro-storie emanate da ogni piccolo elemento incontrato dai personaggi di cui seguiamo i punti di vista, ogni cosa sprizza di vita propria, nel bene e nel male.

Nel bene e nel male, sì, perché a prescindere dai piccoli difetti che una storia del genere possa avere (opera prima di quattro giovani autori, tratta da una ruolata tra amici, con una formazione solo parzialmente coincidente con il gruppo di autori... insomma le occasioni in cui una storia avrebbe potuto prendere degli inciampi e sfaldarsi non erano poche, ma la prova è stata ampiamente superata!), questa storia promette molto bene, e nonostante la partenza “da motore diesel” (anzi forse proprio grazie all’assoluta assenza di fretta nel presentare le situazioni e i personaggi, il che conferisce alla lentezza di questo prima parte quasi un senso di “vita vera”, prima che si entri con tutte le scarpe nel “mondo straordinario” di campbelliana memoria) conduce noi lettori in un mondo originale quanto affascinante.
L’originalità è quella di aver creato un ibrido tra fantasy western steampunk (e aggiungerei quasi melodramma, cerco di spiegarmi più avanti), che funziona tanto bene nella misura in cui riesce ad abbracciare personaggi molto diversi tra loro, ognuno quasi infastidito dall’essere tirato in ballo in una storia più grande di loro. A questo proposito credo di non essere l’unico ad aver apprezzato quanto sia DIFFICILE la formazione di questo party 😅 tanto che alla fine di questa prima parte, dopo 470 e rotte pagine, lo lasciamo ancora in bilico, anzi forse in uno dei suoi momenti più bui. Anche questo contribuisce a scalzare alcuni dei più odiosi e meccanici “tropes” di qualunque storia che abbia al suo centro un gruppo più o meno coeso di protagonisti: la naturalezza con cui personaggi con conflitti, istanze, percorsi di esistenza molto diverse e a volte divergenti finiscono per trovarsi insieme e abbracciare immediatamente la causa a cui sono chiamati.
Questo qui per fortuna non avviene: i “rifiuti della chiamata” sono molti, e mettono più di una volta l’equilibrio del party a rischio e, per quanto ne sappiamo, rischiano ogni volta di mandare a monte l’unica possibilità di scoprire cosa sia successo in questo mondo devastato da un’Apocalisse che quasi tutti hanno vissuto, ma di cui nessuno (tranne il nostro pazzo, pericoloso Ranger) vuole parlare.

E veniamo a un altro aspetto, che è stato lodato già da molti lettori: i personaggi.
I personaggi principali di The Silent Edge sono estremamente affascinanti.
Tornando a quello che dicevo all’inizio: sono crudeli. Tra di loro in primis, ma anche con il lettore. Non concedono nulla, se non (ma questo fa parte più dello stile dei vari autori, quindi ne parlo più avanti) una certa figaggine quasi “anime” che a tratti risalta dalle loro azioni e dalle loro parole, chi più chi meno.

Sebbene sì, si possa fare l’esercizio di “classificarli” con il sistema da gioco di ruolo (che negli ultimi decenni ha finito per essere adottato anche per altri media, almeno a livello della percezione di massa, laddove in passato, tanto in cinema quanto in letteratura, era preferita una diversa forma di classificazione, forse meno schematica, attraverso gli archetipi): caotici, legali o neutrali, buoni o malvagi; sebbene si possa fare, dicevo, le sfaccettature che offrono non sono affatto esaurite da questo tipo di scansione, e questo nonostante la struttura di TSE abbia effettivamente una matrice da GDR.

A volte i nostri eroi potranno perfino risultare caricaturali, ma ho l’impressione che rientri in una precisa scelta di stile (anzi di stili!), che gioca molto sull’esagerazione di certi atteggiamenti, certe appoggiature da guitti, certi accenti autoreferenziali, che puntano a creare un sottofondo di giocosità, a non prendere mai troppo sul serio ciò che sta accadendo (nonostante la gravità della storia, e la profonda cupezza dei personaggi e delle loro storie personali - ciò che intendo io attiene a un livello più profondo del racconto, a come questo interagisce con il lettore, chiedendogli sì di calarsi nella storia, ma di mantenere sempre un certo distacco. In questo senso credo si possa parlare di “melodramma”: è un gioco delle parti, molto sofisticato e sofferto, tra attori che, se non con la propria consapevolezza sicuramente attraverso le incursioni stilistiche degli autori, SANNO di essere su un palcoscenico, e portano al limite estremo la teatralità che è possibile estrarre da ciascuna situazione. Suppongo che le “radici” da ruolata di questa storia si sentano anche da questo, e a mio parere costituisce un valore aggiunto).

Di sicuro la follia manipolatoria e cinica di Elias, la follia aggressiva e impulsiva di Gin, la follia composta e sanguigna di Brian, la follia iraconda e liberatoria di Suennel, e soprattutto la follia divertente e terribile al tempo stesso di Maud (ho ripetuto un po’ troppe volte follia, forse... ops) fanno sì che questi personaggi diano alla storia un’identità immediatamente riconoscibile, e che fa sì (come dicevo all’inizio) che questi caratteri non possano essere sostituiti o trapiantati altrove: il mondo è il loro, e loro SONO questo mondo.

Tuttavia devo annunciare che ancora più dei protagonisti ciò che mi ha colpito e piacevolmente sorpreso sono stati i personaggi secondari.
Se non conoscessi bene la predilezione e l’amore che almeno uno degli autori (che conosco nelle sue vesti di YouTuber enciclopedico, ehm! 😁) nutre per i personaggi secondari delle storie, avrei urlato al miracolo.
È raro infatti che personaggi dallo “screen time” minuto, con archi di trasformazione così compressi, riescano a brillare, specialmente in una storia che ha tanto da raccontare, e che, al di là dell’indulgere nel setting e nella “lore” del mondo, ha una certa urgenza di andare avanti! XD
Miriam Denoit, Frances Grimoire, Nazaire Roche, Geraude Bisset, Edie Spalding.
Francamente li ho trovati perfino più interessanti, nel loro essere meteore, dei protagonisti. Non per demerito di questi ultimi, che avranno a loro disposizione ancora tante pagine per essere approfonditi e apprezzati. Ma perché il valore di una storia spesso risiede nella cura con cui sono stati messi a punto i suoi dettagli, ciò che la distingue da una sterile location e che aiuta l’immersione.

Per finire questa disamina, vorrei parlare dello stile. Sia per quanto riguarda la narrazione sia per quanto riguarda la scrittura.

Da cinematografaro in erba non avrei potuto non rendermi conto che questa narrazione TRASUDA cinematograficità da tutti i pori.

È evidente che l’immaginario a cui gli autori hanno attinto ha al suo interno sì molta letteratura fantastica, da Tolkien a King a Lovecraft a Matheson, così come anche molta letteratura realista cruda, quasi da romanzo storico, alla Steinbeck (anche qui, mi aiuta in questa analisi la conoscenza di alcuni dei loro gusti, e del resto le dichiarazioni che hanno fatto tracciano un profilo molto chiaro di fonti e ispirazioni), ma anche un’enorme quantità di suggestioni cinematografiche, sia live action che di animazione.
Non si può non ravvisare quell’oncia di Tarantino, di Walter Hill, di John Carpenter, di high-end tv series, e perché no, di Cowboy Bebop e di Hayao Miyazaki.

Ogni scena è impregnata di regia, di linguaggio visivo, di scelte (come la scansione in POV) che mitigano sempre un narratore semi-onnisciente con un preciso “punto macchina”.
È evidente che chi scrive, oltre ad avere passione per la narrazione tout court, ha introiettato il montaggio, come principio di composizione e di costruzione del senso.

Ovviamente questa “tattica” agevola la resa di scene d’azione, che per restare impresse nella mente di chi legge adopereranno una “cassetta degli attrezzi” diversa dal solito, e faranno affidamento sul fatto che oggi tutti, chi più chi meno, abbiamo una cultura dell’immagine. Ci destreggiamo sempre meglio nell’interpretazione di un testo multimediale, e grazie a questo riusciamo a ricondurre, completando quelle che in un testo scritto potrebbero essere considerate lacune formali, a “idee plastiche” anche ciò che leggiamo solo su carta.

Mi rendo conto che tutto questo potrebbe sembrare una pippa da teorico, ma ci tenevo a chiarire il mio apprezzamento per questo “esperimento” (anche se non è certo il primo a fare una cosa del genere; tuttavia la fa con un buon equilibrio e senza stuccare troppo), prima di espormi in una piccola critica: come accennavo prima, la scansione in POV diversi è sicuramente un punto di forza, perché permette di variare stile di scrittura e ritmo a seconda delle necessità del racconto, “traslando” il nostro punto di vista da un personaggio all’altro.
Partendo da una ruolata, la scommessa era proprio quella di rispettare le differenze di stile di pari passo con le differenze di caratterizzazione, e, come dicevo all’inizio, la sfida è stata vinta.

Tuttavia la coesione del narratore è un prezzo salato da pagare, anche quando reso necessario dalla storia. A volte si prova un po’ di confusione nel passaggio da un punto di vista a un altro. E, sebbene esista sempre un sottofondo di narratore coerente, vi sono interi tratti in cui risulta difficoltoso il destreggiarsi tra le varie “voci”. Tutto questo crea una commistione (devo dire affascinante xD) di “modalità” della scrittura, alcune più barocche e traboccanti, altre più sobrie e minimaliste, a seconda che ad agire e parlare sia un personaggio anziché un altro, perfino da un paragrafo all’altro. Sicuramente dipende da quello che abbiamo detto sopra (più autori, ognuno con la loro personalità e i loro gusti, etc), e in una certa misura costituisce anche una ricchezza per quest’opera, tuttavia è indubbio che a tratti rende la lettura e soprattutto l’IMMERSIONE difficoltosa.
Niente di irreparabile, o che rovini l’effetto complessivo, per fortuna, e sono già al corrente che si tratta di un problema che va scemando nei volumi successivi, che, per dichiarazione degli autori, saranno in misura minore un “omaggio” alla ruolata e alla sua struttura composita (man mano che ci si avvicina alla parte di storia totalmente “inedita”, tra l’altro!) e più coesi anche sul piano della scrittura.

Tenderei ad addebitare questo “problema” più a un superficiale lavoro di editing che alla scrittura vera e propria: è perfettamente naturale che un’equipe di autori porti a compimento un testo un po’ “Frankenstein”. Starebbe agli editor garantire la coesione e la concinnitas del risultato finale, anche in questo caso, dove la sfida ulteriore era comunque quella di dare una sensazione di coralità, anche all’interno della storia, con il sistema dell’avvicendamento dei POV.

The Silent Edge, grazie ai gusti poliedrici dei suoi autori, che si pregiano di avere interessi vari e disparati (che vanno in scioltezza dalla saga della Torre Nera a Xenogears, dal cinema di George Romero a Chrono Trigger), ha molte frecce nella sua faretra per superare anche queste smagliature formali, e ho assoluta fiducia nella prosecuzione del progetto, sia che viri verso una maggiore immedesimazione e capacità immersiva sia che perfezioni la struttura corale che lo caratterizza.

Per concludere, sono davvero contento di questa lettura.
Al di là del “tifo” che facevo per questo progetto fin dalla sua lavorazione ritengo che sia una ventata d’aria fresca nello sterile panorama del fantasy italiano. Purtroppo sono molto pigro ed estenuantemente lento, altrimenti avrei potuto dare un feedback più tempestivo. Però, forte del fatto che la Saga della Cenere è lungi dall’essere completa, sono contento di dire la mia, e incrocio le dita per i prossimi appuntamenti (il secondo libro è già sul mio scaffale dei libri da leggere!).

Grazie agli autori di The Silent Edge e alla prossima!
Profile Image for Sabrina.
Author 13 books98 followers
November 18, 2023
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra opera arrivata nelle nostre librerie.
Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmelo scappare? Assolutamente no.

Il primo volume di The Silent Edge: una saga di avventura atipica dalle contaminazioni fantasy e steampunk. La storia è ambientata in un mondo sull’orlo della distruzione in cui un gruppo di individui dai passati disparati e misteriosi si riunisce alla ricerca di rivalsa personale e di una speranza più alta. Scritto a 8 mani, il progetto narrativo si sviluppa in 11 volumi divisi in archi narrativi. Questa serie letteraria è dedicata agli adolescenti e giovani adulti che sono anche appassionati di video giochi e di giochi di ruolo. Per questa ragione, i quattro autori hanno strutturato l’intera trama per dare l’impressione al lettore di trovarsi ogni volta in un nuovo “mondo” e contesto di gioco e di lettura.

Una serie letteraria per chi ha amato il western distopico della Torre Nera di Stephen King e le trame ad ampio respiro di George R. R. Martin ne Le Cronache del Ghiaccio del Fuoco; ma anche a chi si è fatto incantare dagli universi sospesi de L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos o chi si è fatto stuzzicare da Brandon Sanderson e i complessi sistemi arcani di Mistborn. I personaggi sono eroi inconsapevoli in lotta con gli spettri del passato, le cui imprese sono rese eccezionali dall’impiego della magia e dell’alchimia, in un turbinio di eventi che lotta per trovare una speranza in un mondo che ne ha abbandonato perfino il ricordo.

I volumi attualmente usciti e da me letti sono:

The Silent Edge - Il Ranger del Deserto
The Silent Edge - Liberi in ogni Terra
The Silent Edge - Il gioco del Re Bianco

Per evitare troppi spoiler vi parlerò però solo del primo volume.
Siamo in un mondo distopico distrutto da La Guerra del Massacro che ha decimato moltissimi Regni.
I sopravvissuti alle stragi si ritrovano a Stagshade ed è qui che conosciamo i nostri protagonisti a partire da Elias, ranger del deserto. Lui vuole scoprire cosa sia davvero accaduto tempo prima e perché, così da evitare che la cosa si possa ripetere e stavolta ogni cosa venga distrutta definitivamente.
La sua squadra di avventurieri è composta da Gin, Maud, Brian e Suennel e come in ogni squadra che si rispetti in questo caso sono guerrieri, maghi, alchimisti...
Se nel primo volume è tutto conoscitivo, i successivi due volumi sono in assoluto i più intensi ma pieni di così tante cose che non posso e non voglio assolutamente farvi spoiler.
Cosa prende di più di questi libri, inoltre, oltre alle ambientazioni e ai personaggi bellissimi dai protagonisti agli antagonisti e ai non principali, è il worldbuilding caratterizzato in modo davvero egregio e credetemi che scrivere libri del genere non è certo facile. Specialmente quando è un progetto a più mani e qui è tutto così armonioso che la mano sembra sempre e solo una.
Posso dire quindi, in conclusione, che questa è stata una saga, almeno per il momento, che tra alti e bassi mi è piaciuta tantissimo. Da gamer e super amante dei videogiochi ma principalmente del mondo di final fantasy, ho assolutamente trovato moltissime concomitanze in questi tre volumi, mi sembrava pagina dopo pagina di ritrovarmi con Noctis nel mondo fantastico Square Enix e anche secondo me la scelta di fare così tanti volumi a mani diverse è similitudine ai giochi che hanno accompagnato l'infanzia di tantissimi di noi sino alla crescita, almeno parlo per me.
Anche per questo, quindi posso dire che non sono libri che fanno per tutti perché a tratti possono sembrare pesanti ma in assoluto se fai parte del mondo nerd questi libri sono super emozionanti e pane per i nostri denti.
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3 reviews
January 11, 2022
Il ranger del deserto è il primo libro della saga composta al momento da 3 libri (ma ne arriveranno altri). Non male come inizio: lettura assolutamente piacevole (e in questo periodo non sono molto appassionato di fantasy), un libro che consiglierei assolutamente.
La trama è interessante e segue un buon ritmo: non ci sono punti morti e ogni capitolo ti invoglia a leggere il seguente. Non mancano i colpi di scena ad arricchire la narrazione, a volte inaspettati ma mai forzati. Sono presenti diversi misteri rimasti insvelati, il che permette al lettore di fare teorie e riflessioni. La parte migliore del libro sono i personaggi e le loro interazioni: non c'è personaggio che sia noioso; ognuno ha la propria storia, la propria personalità e i propri problemi. Essi portano avanti la storia con una naturalezza che ti fa dimenticare di star leggendo un fantasy. Non sono eroi, ma umani che agiscono in base ai loro bisogni, ai loro desideri e alle loro paure. Non è per nulla raro immedesimarsi in almeno uno dei personaggi in qualche parte del racconto. Il libro alterna momenti divertenti e momenti seri con maestria. I luoghi sarebbero potuti essere descritti meglio, così come i personaggi, ma va notato che sono presenti online numerose illustrazioni. A questo proposito, menzione d'onore per l'illustratrice Gennari per aver illustrato i personaggi, la copertina e la mappa in maniera eccelsa.
Il principale punto dolente del romanzo sono i combattimenti: essi risultano spesso caotici, difficili da seguire e a volte eccessivamente grandiosi, tanto da sembrare irrealistici (specialmente se Gin è coinvolto). Bisogna tuttavia notare che tale problema sembra attenuarsi con il progredire del racconto.

In conclusione, romanzo assolutamente gradevole, 4 stelle le merita tutte. Se qualcuno volesse leggere un fantasy questo sarebbe uno dei libri che consiglierei senza riprese, stessa cosa per chi vuole leggere un libro qualsiasi. Compratelo pure. Sono curioso di leggere il seguito.
2 reviews1 follower
June 19, 2020
Peccato.
La storia ha del potenziale e il mondo descritto è interessante, ma il libro è scritto in modo confuso.
Forse per essere stato scritto da 4 persone diverse, forse per mancanza di tempo, forse per un fase di editing un po' "leggera" ma ci sono delle sezioni che si fa fatica a seguire.

I personaggi sembrano prendere decisioni e fare azioni senza un motivo (Gin in particolare).

So che questo è il primo di quella che dovrebbe essere una serie, spero che nei prossimi libri si inizi a risolvere qualche mistero o perlomeno a spiegare dei concetti che, per ora, sembrano buttati un po' lì per dare una parvenza di motivazione alla trama.

Di nuovo, peccato.
Profile Image for Marianna.
30 reviews
February 10, 2024
Come premessa va detto che io di solito non guardo la trama perché mi condiziona troppo (lo so è assurdo), mi baso molto sul titolo e sulla copertina e lo stesso avevo fatto anche per questo libro quindi, mea culpa, forse mi aspettavo qualcosa di diverso.
Ma partiamo con ordine.
La trama è davvero ben articolata e originale (una sorta di steampunk, misto a western) che sicuramente offre un fantasy diverso dal solito; i personaggi sono caratterizzati molto bene, con un arco narrativo e di crescita ben costruito (complici anche i numerosi POV che io apprezzo sempre molto) e sicuramente chapeau agli autori perché scrivere a otto (?) mani deve essere davvero complesso, quindi complimenti per essere riuscirti a scrivere la storia e intrecciare tutto senza prevaricare uno sull’altro. Passiamo a quello che mi ha convinto di meno. I capitoli. Erano davvero lunghissimi e molto, molto, densi di informazioni, il che mi ha rallentato la lettura facendomi perdere spesso il filo del discorso. Alcuni punti li ho trovati anche complessi da seguire, ma comprendo che questa è una cosa personale. Ultima nota assolutamente positiva per la scena del funerale. Scritta e orchestrata davvero magistralmente, e riuscire ad affrontare il tema della morte con una sensibilità e una “regia” (passatemi il termine) così fine merita sicuramente una nota nella recensione.
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