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L'acqua del lago non è mai dolce

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Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

297 pages, Paperback

First published January 13, 2021

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About the author

Giulia Caminito

16 books162 followers
Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40).

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Profile Image for Orsodimondo.
2,280 reviews2,146 followers
December 11, 2022
PICCOLE AMICHE GENIALI CRESCONO


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Under the Surface (l’immagine sulla copertina).

Amiche geniali, ma anche bugiarde. E d’altronde il debito verso la quadrilogia di Elena Ferrante Giulia Caminito lo dichiara in interviste e nelle presentazioni (ho partecipato a una e seguita un’altra in streaming).

Ho voluto bene a questo io narrante protagonista di un romanzo di formazione che m’ha portato dalla sua pubertà - attraversando l’adolescenza, età delicata fragile rabbiosa, ma anche stato dell’esistenza - alla sua laurea e poco oltre, la ricerca del lavoro, il “pezzo di carta” che non apre porte...
Questa bambina che diventa ragazzina e poi giovane donna, che si descrive dura come un sasso, che probabilmente ha le pietre anche dentro lo stomaco, magra e coronata da un cespo di capelli rossi, che si accorciano e allungano secondo il volere della madre, Agata, barbiere e parrucchiera ufficiale di questi figli di un dio minore.
Mi sono affezionato a questo esserino dalla straordinaria forza di carattere che rifiuta il suo nome perché non le appartiene, non ci si riconosce, e quel nome ci rivela solo verso la fine del libro quasi se ne vergognasse: lei è tutto meno che gaia.
Piuttosto, è un cigno. Ma dell’elegante uccello acquatico ha preso un lato del carattere meno noto a chi identifica questo animale con Strawinsky o Disney:
poi ho molestato, scalciato e fatto bagarre anche contro chi si avvicinava con il suo tozzo di pane duro, la sua elemosina d’amore.


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Behind the Visible.

Ho voluto bene a Mariano, suo fratello maggiore, figlio di un altro padre, che deve andare via di casa per capire che si può volere bene anche se il dna non è lo stesso, che aderisce a un gruppo anarchico, ha il manifesto del Che, non si lascia intimidire o fermare e al G8 di Genova decide di esserci.
Ho voluto bene anche alla coppia di gemelli di cui non ricordo il nome tanto poco contano, fossero stati una coppia di parrocchetti sul trespolo sarebbe stato uguale: ma forse è proprio quel loro esserci con gentilezza e rispetto, quel saper fare tappezzeria, che me li ha resi simpatici.

Ho perfino voluto bene a Massimo, il padre di Gaia e dei gemelli ma non di Mariano, che un incidente sul lavoro (nero) rende paralitico, disoccupato, povero e dipendente a vita dell’altrui carità.


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Lost River.

M’è piaciuta la geografia del romanzo, tenuta insieme da un filo narrativo che ho apprezzato: l’attesa e ricerca e lotta per una casa affidata dal Comune, licenza letteraria inclusa (come spiega la nota finale dell’autrice), che spinge questa famiglia dalla tossica periferia romana a un quartiere borghese (Corso Trieste) e poi sulla riva sud ovest del lago di Bracciano - il lago introdotto dal titolo - ad Anguillara, per finire di nuovo nella Roma elegante, che però non smette di essere anche povera. Geografia tra Roma Nord e il lago, raccontata e descritta nei suoi percorsi in treno e sull’autobus, in bicicletta, in auto e in motorino.


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Nameless Flower.

Ho voluto meno bene ad Antonia, la madre: sia perché quando entra in una stanza, la stanza si fa piccola, sia
Perché sempre si oppone? Si erge come diga. Perché non si fa vicina? Come tutte le madri, o almeno la madre che io vorrei, e non bacia, non accarezza, non pettina i capelli, non rassicura, non incoraggia, ma solo giudica e pretende, ma solo mortifica con parole e accuse, e sottolinea la fine dei sogni e delle speranze.

E anche perché mi pare d’averla più volte già letta e già incontrata in qualche film, è un personaggio meno originale, più costruito su stereotipo.


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Wandering Souls.

Ho apprezzato meno certe parole che sembrano provenire da un diverso vocabolario, fuori registro.
E la passione di Giulia Caminito per la ripetizione, l’accumulo, spesso quasi sotto forma di liste, elenchi, non mi ha convinto né catturato.
Mi hanno disturbato le due pagine in “oggettiva” che riguardano Carlotta, quando tutto il romanzo, tranne l’intro sulla madre, è costruito in “soggettiva”.
Mi ha disturbato il buco, o salto, narrativo che riguarda Iris: Giulia Caminito si dimentica di dire al lettore quando e come l’amicizia con Iris diventa così importante e preziosa, considerato che poco prima invece…
Mi ha irritato che la sgradevolissima condomina di Corso Trieste che si comporta come una kapò sia per l’appunto tedesca, m’è sembrata un’esagerazione che si poteva evitare.
E avrei gradito meno pagine: non tutte sono utili e importanti, su alcune, in particolare quelle dove Giulia Caminito sembra quasi fare sociologia del paesello sul lago, avrei gradito sorvolasse, evitasse.


Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Fairy Book.



Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto: Sleeping Beauty.
Profile Image for Laura Gotti.
428 reviews554 followers
January 27, 2021
Io non sono una che grida al capolavoro facile, sono una spaccacazzo e non mi va mai bene niente. Difficile che la letteratura non classica, per così dire, mi faccia urlare di meraviglia. Difficile che io ami dichiaratamente una scrittrice (qualcuna la amo, e ne ho già ampiamente parlato). Difficile che io sia fidata di una ragazza dell'88 a me sconosciuta. Ma quando poi i difficile si mettono in fila e cadono uno dopo l'altro come le tessere del domino, beh quando succede, raramente, ecco io mi innamoro follemente. Io con questa ragazza di cui non conosco il viso, di cui non ho letto niente, di cui nemmeno conoscevo l'esistenza, io con questa ragazza partirei domani, salirei su una nave e passerei le serate e le giornate a farmi incantare, chiederei di leggere anche la sua lista della spesa, certo di trovarci poesia anche imbarcate su un cargo.

Questo romanzo è meraviglioso, la sua scrittura è quanto di meglio io legga da un bel pezzo, il prosare di questa giovane donna è perfetto. Avrei fatto carte false per farle da editor ma quello che ha avuto deve essere stato impeccabile. Io non sono una che parla o scrive per iperboli ma sant'iddio quando ci vuole.

La trama non ve la racconto io, che palle, ma è funzionale alla scrittura che è asciutta e feroce e lirica e gelida e onnipotente. Caminito conosce il potere della parola e conosce bene, fino in fondo, quanto potere possiamo dargli noi e fin dove ci può portare, trascinare, allontanare, morire.

Potrei citarvi intere pagine, non sottolineavo così tanto, da forsennata, da un milione di anni. Ho centellinato questo libro. Lo posavo. Lo posavo dopo il titolo magnifico di ogni singolo capitolo - È cattiva la gente che non ha provato dolore - perché doveva durare, non potevo permettermi di finirlo subito. E poi correvo dal libro, ogni attimo libero perché non potevo far senza, senza quelle parole, senza quella scrittura, senza quella parte di me che c'era tra ogni riga.

Rosso siciliano, inconsueto e sorprendente, proprio come questo mio nuovo amore.

Leggetelo, ché non posso sbagliarmi, ché una brava così la leggete raramente, ché evviva evviva evviva queste libri meravigliosi.
Profile Image for Baba Yaga Reads.
113 reviews2,193 followers
March 14, 2021
Giulia Caminito ci prova, davvero.
Introduce una protagonista sgradevole e tormentata al punto giusto, dinamiche familiari disfunzionali al massimo, tematiche attuali ma non troppo controverse (la povertà, il classismo, i pariolini con le minicar... avanguardia pura, insomma), il tutto condito da una dose generosa di prosa drammatica.

Il problema è che Caminito, forse, ci prova pure troppo. Perché lo sforzo narrativo si avverte fin dal principio, soprattutto nella scrittura che spesso risulta manierata e artefatta all’inverosimile:

“Come biscia sta a pancia a terra la mia invidia latente”
“Le mie infradito nere suonano ciak ciak, e io sguish perché sono sudata”
“Occhi gialli come limoni gettati in un catino”


Oltre alle similitudini eccessive e a tratti insensate, spicca il mancato uso degli articoli e l’utilizzo di espressioni desuete o leziose:

“Ha smesso di rivolgermi parola”
“L’altra ha di nome Ramona”
“Si fanno squilletti per comunicarsi pensieri”


Questa pesantezza stilistica si nota soprattutto nella prima metà del romanzo, che infatti è la più debole e meno genuina. Fortunatamente l’autrice si riprende nel raccontare l’adolescenza e la vita adulta di Gaia, riuscendo a tratteggiare dinamiche sociali realistiche e sfaccettate senza scadere nel melodramma di certi episodi precedenti (uno su tutti: il suicidio dell’amica sessualmente disinibita e come tale destinata ad una fine tragica).

Risultano particolarmente ben riusciti alcuni personaggi di contorno, come il mai abbastanza presente Mariano — per cui ho fatto il tifo dalla prima pagina — e ovviamente Antonia, madre feroce e incontenibile, in cui si avvertono echi di Elena Ferrante che permeano in realtà tutto il romanzo.
A questo proposito, vorrei fare un appello alle autrici italiane: vi supplico, per il bene di tutti, di smettere di provare a ricalcare il successo dell’Amica geniale. Credo di aver perso il conto dei libri che hanno tentato di riproporre versioni rivedute e corrette degli elementi narrativi che hanno reso celebre Ferrante, con risultati più o meno felici ma sempre inferiori all’originale.
Con questo non voglio certo accusare Caminito di scarsa inventiva, o men che meno di plagio; semplicemente, mi piacerebbe vedere nelle giovani scrittrici nostrane una maggiore volontà di osare, un’originalità che noto spesso e volentieri nelle loro colleghe anglofone.

Originalità che, in questo caso, ho ritrovato solo nel finale: una conclusione ficcante e amarissima che chiude perfettamente il cerchio della narrazione, infrangendo il mito illusorio della meritocrazia e mostrando fino in fondo le conseguenze insidiose della povertà.
Profile Image for Nerinacodamozza.
75 reviews11 followers
March 28, 2021
No. Parte bene, come voce, stile, personaggi e ambientazione e si perde. Noioso in tutta la parte centrale, inverosimile, urticante la protagonista che si lagna tutto il tempo ma neanche quando va all'università si trova un lavoro, interessanti erano gli scoppi d'ira e la vendetta, poi però diventa un'elegia all'amica e pare spostarsi il fulcro. Pure il cavallo zoppo. No. Peccato.


Recensione lunga: cose che secondo me non funzionano (con qualche SPOILER).
Tutta la costruzione della povertà che dovrebbe far scaturire il carattere della protagonista non funziona. Non pare che l'autrice abbia una chiara idea di cosa significhi essere poveri, non significa non avere la tv, non significa non poter fare il dottorato di filosofia perché non ti hanno scelto. La protagonista non lavora mai. D'inverno va a scuola, d'estate se ne sta al lago con gli amici, al bar, in discoteca, sembra Dawson's creek. ma con Joy psicopatica, infatti se qualcuno le fa uno sgarbo reagisce in modo iracondo e violento. Perché loro sono poveri e la famiglia sua ingombrante. E il padre paralizzato perché caduto da un ponteggio a lavoro, e l'amica che fa sesso con tutti e poi si suicida, e quella con il cancro e diventa troppo, ma allo stesso tempo niente pare giustificare davvero il carattere di sta ragazza completamente ripiegata su se stessa e vuota. Il romanzo si sposta troppo sulle dinamiche di amicizia, l'amica che si fa il ragazzo che ti piace, e quella che trova un'altra amica e lei si sente abbandonata (senza motivo in realtà non la escludono, è lei che non sa gestire le relazioni), sono motivi futili, adolescenziali, non c'è uno sguardo acuto sulla contemporaneità, è uno sguardo che a me è parso costruito, che non c'entra il bersaglio. Lei così diversa, così sofferente ha sempre chi le sta dietro, l'amica quella che poi schiatta, tutti i ragazzi che le girano intorno, e sì qualcuno la tradisce ma avete quindici anni... fa parte delle relazioni umane, figuriamoci in quelle immature da adolescenti. Lei non perdona e si deve vendicare. Anche a chi non le fa niente, come il fidanzato ricchissimo che fra tutte sceglie lei perché non si sa, che le chiede di cagarlo di più, lei lo mena e poi gli fa rubare in casa. Sono volpe e faina. No sei infame, mi viene da dirle. Il gran problema di questo ragazzo è che non le fa regali, pur essendo ricco.
Se è interessante all'inizio come personaggio questo suo diventare una che si difende e attacca, che esagera, la dinamica poi si perde, perché fa sempre così, ma non cambia nulla, non ci sono conseguenze nella trama e più lei cresce più sembrano capricci.
Hanno problemi economici ma lei va all'università senza neanche lavorare un singolo giorno, neanche fa la cameriera mezza volta. E poi però si indigna perché il suo progetto per il dottorato non convince il prof. E ci credo che non lo convince lei odia studiare non ha la minima passione per le cose che legge, lei avrebbe voluto leggere i libri per adolescenti con le copertine colorate e la madre le fa leggere cose serie, ma non c'è un mezzo slancio di interesse, amore per la cultura, illuminazioni, comprensione, niente. Lei sembra che non capisca proprio quello che studia, è troppo rinchiusa su se stessa, è vuota. La cultura per lei ha un valore utilitaristico, studio e allora mi merito di non fare la fioraia. Non glielo avrei dato manco io il dottorato,
La madre è questa donna forte e intransigente, che ama la sua famiglia ma la ama in modo anche brusco, senza slanci di affetto (a parte con i gemelli, questa figura mitologica che non conosciamo mai davvero), e funziona meglio narrativamente, ma fa scelte che non comprendo. Allontana il figlio più grande perché è andato al G8, così ci mettiamo la politica, nel calderone, l'impegno politico dei giovani che poi pare scomparso, è un accenno, come tutto resta in superficie, ma è il motivo per cui la madre manda via il figlio a stare dalla nonna. Sta madre coraggio che lotta per la famiglia, che el pueblo unido jamas saras vencido, smolla un figlio. E non se ne parla più del suo ritorno, va bene così. Il padre è un fantoccio, è paralizzato e quindi depresso e quindi non fa nulla. Letteralmente. Neanche ha opinioni, voce, niente. E' una figura che serve nel quadro di bagaglio ingombrante di Gaia. E' paralitico il che basta a comprendere tutta la sua personalità. Io di solito non giudico le azioni di un personaggio quando leggo, vanno bene anche (soprattutto) personaggi scomodi, ma devono comunque avere una loro coerenza, un senso. La madre resta comunque caratterizzata meglio, la protagonista, la voce narrante è proprio la grossa delusione del romanzo. Perché poi si cerca, da parte dell'autrice, da parte del libro, un'empatia con il personaggio. Le due cose non collimano. Non ho slanci di empatia per lei. Strutturalo sul farmi vedere quanto è fuori di capoccia, almeno trovo un interesse, ma non farmela passare per una vittima, non cercare di farmi condividere una sofferenza infantile ben oltre l'infanzia. Poi che a me le storie adolescenziali non piacciano sicuramente influisce.
Lo stile invece da interessante si fa pesante. Non è uno stile che regge sulla lunghezza, diventa una nenia, ti viene da fargli il verso (sono muschio e lichene, sono flora e fauna), le metafore, i rimandi, il sistema di immagini è un po' animali del bosco, un po' lago, un po' mare. Ci sono le meduse, c'è un'estetica che non aderisce più alla trama perché non si scava in questa rabbia, diventa monocorde, di facciata.
Peccato, credo ci fossero delle buone premesse, credo che l'autrice sappia scrivere ma non mi ha convinta per niente. Si prende due stelle.
Profile Image for Dagio_maya .
978 reviews295 followers
February 15, 2021
Ad un certo punto della lettura mi sarei legata la mano destra per impedirmi di continuare a sottolineare.

”... sottolineo i libri quasi fino a ferire le pagine.”


Giulia Caminito ha indubbiamente il grande talento della scrittura, quello che traduce emozioni e pensieri non in semplici parole ma in immagine che sono vere e proprie impalcature.

Classe 1988, come la protagonista di questo romanzo che è solo apparentemente costruito su cose già dette:
la fatica del crescere, la provincia romana, i disagi sociali, una madre ingombrante, l’amicizia, l’amore, la morte...

In realtà, si girano le pagine come fossero porte sempre più interne che ci fanno inoltrare nella dimensione degli esclusi:

” Viviamo in un quartiere che a mia madre non piace chiamare periferia, poiché per essere periferia devi aver presente quale sia il tuo centro e noi quel centro non lo vediamo mai,”


Una vita precaria fatta di avanzi e scarti degli altri che non un ingegnoso frutto d’immaginazione ma uno sguardo sulla realtà.

Come ci spiega Caminiti nella postfazione (di cui la ringrazio tantissimo perché io, personalmente, ho bisogno di capire la radice di alcune storie):

” Questa non è una biografia, né una autobiografia, né una autofiction, questa è una storia che ha ingoiato frammenti di tante vite per provare a farne una narrazione, il racconto degli anni in cui sono cresciuta, dei dolori che ho solo circumnavigato e di quelli che ho attraversato.”


Le privazioni, le esistenze fatte di calci in faccia hanno delle reazioni e la cattiveria covata è tra le protagoniste di questa storia che costringe a guardare dove solitamente si distoglie lo sguardo.

La disperazione, le mancanze, le assenze sono quelle di sempre ma le famiglie non sono solo quelle delle malagrazie e gli sbrodeghezzi; ci sono famiglie che arrancano, madri che combattono un’eterna guerra e figli che devono imparare a sopravvivere covando una rabbia sorda.


"Poi lo vedo, è dritto e robusto, il mio dizionario, se ne sta lì placido, non teme giudizi o cattiverie, allora lo assalto, perché è stato lui il primo a mentirmi, a farmi credere che con le parole avrei cambiato la mia vita, l’avrei riscritta, narrata in prima persona e invece no, sono sempre gli altri a raccontarci, sono loro che trovano le nostre definizioni, le nostre parentesi quadre, le radici da cui proveniamo."

Grazie @Laura e @Gattalucy!!!!

Profile Image for piperitapitta.
986 reviews388 followers
March 25, 2021
Le smarginature



Essere adolescente per le autrici italiane contemporanee non è certo un passaggio indolore, e se penso a Lila e Lenù, ma anche a Giovanna, di Elena Ferrante (e alla Ferrante della “smarginatura” Caminito è, per sua stessa dichiarazione, riconoscente e debitrice), alL'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, e a Tresa de Il silenzio dell'acciuga di Lorena Spampinato, mi rendo conto che la pre adolescenza è vista sempre più, e vissuta dalle loro protagoniste, come uno strappo violento, una guerra contro il mondo che le circonda.
Acque tutt’altro che limpide, dunque, limacciose, affatto dolci, come quelle del lago di Bracciano (visto da Anguillara, però) dove approda con la sua famiglia trascinata dalla madre (e un padre reso invalido da un incidente sul lavoro e tre fratelli) e in una casa che è finalmente una casa vera, la protagonista di questo romanzo, che vive un’età cupa, malmostosa, paludosa, un conflitto quotidiano con la madre, che resiste alle difficoltà e agli incidenti che le rendono la vita quotidiana sempre più complicata, ai coetanei con i quali non riesce e non vuole trovare punti di contatto; lei così diversa non solo per estrazione sociale, sempre dimessa e fuori luogo, fuori moda, fuori tempo.



Sono gli anni della crescita per lei, quelli che hanno in lago a fare da testimone, quelli che, dopo la fuga dalla città e in una dimensione più piccola, le permettono di afferrare la vita in maniera rabbiosa, di strapparla, di morderla ogniqualvolta è la vita stessa a ferirla, di resistere a ogni tipo di relazione, da quelle familiari, alle amicizie, alle prime esperienze sentimentali, opponendo a tutte la propria integrità - che non è morale, ma pratica, legge di sopravvivenza - che non è quella che vede nell’intelligenza e nel potere dell’istruzione strumenti salvifici per elevarsi, quanto, piuttosto, chiavi, password per ottenere favori, potere, riscatto materiale.
Ma sono strumenti che non salvano, se non mettono in contatto con se stessi, se non offrono vie di fuga, che rischiano di avviluppare come le acque del lago e trascinare con sé.



È brava Giulia Caminito a trascinare sin dall’incipit, a entrare nella storia dalla porta laterale e non da quella principale, a raccontare di una crescita che non è né quella fisica della protagonista - che fino alle ultime pagine non ha un nome, perché in quel nome non si riconosce, e che non si salva (se è vero che si salva) nel modo in cui potremmo o vorremmo credere che si salverà - né quella morale, che solo nel momento in cui capirà cosa sono il dolore e l’assenza imparerà a riconoscere e a dare un significato ai suoi sentimenti.
È meno brava, Giulia Caminito, quando indulge nell’uso di una lingua a tratti fin troppo ricercata, leziosità che si rivela nell’uso a sorpresa di parole che personalmente ho trovato stridenti e poco aderenti non solo alla narrazione, ma anche alla stessa scrittura vivace e incisiva dell’autrice, quasi una nota fuori posto, un gorgheggio di troppo; così come il cedimento che, secondo me, ha il romanzo verso la metà della storia, avrebbe meritato un’attenzione maggiore.
Non un capolavoro, quindi (e questo continuo gridare al capolavoro contribuisce a tenere troppo alta l’asticella delle aspettative), ma nel complesso senz’altro una buona lettura di un’autrice che non conoscevo (ma che non è un’esordiente, e forse per questo sono un po’ più severa).
Profile Image for Domenico Fina.
276 reviews85 followers
January 27, 2021
Ho letto questo romanzo formidabile, in due giorni; come tutti i libri seriamente costruiti per far affiorare un personaggio complesso, aspro, talvolta respingente, nichilista, infine ammirevole, impiega due terzi per dire ciò che vuole dire. Ci vuole pazienza.
Scritto con apprensione lirica, con diversi passaggi divertenti, alcuni feroci, la voce che parla è quella di una ragazza, Gaia, della quale scopriremo il nome soltanto alla fine del libro, quando come in uno di quei romanzi russi, ma col piglio di una ragazza che vive ad Anguillara Sabazia, Gaia, il cui unico vero entusiasmo era stato il livore, se si escludono alcuni brevi blitz di vita, inizia a esistere. Si “costruisce nel mondo” attraverso una lettera commovente. Diventa un io noi. Le accade di farlo dopo alcune vicissitudini di vita, una in particolare, che non rivelerò.

È un romanzo di formazione, o meglio di entrata in vita dopo averla contemplata sprezzantemente, vi sono personaggi memorabili, Gaia e sua madre anzitutto, le amicizie stentate, i suoi studi, gli amori che non sono amori, gli agi e i disagi della provincia, le differenze sociali, i tradimenti, il lago di Bracciano. Inoltre questo romanzo fa quello che troppo spesso i romanzi odierni non fanno, inventa una storia, non fa confessionalismo o autofiction e soprattutto assume forma e senso nel finale.
Troppi romanzi non hanno un finale, finiscono in un punto a caso, come niente, e il finale non è un particolare, il finale è tutto.

[Giulia Caminito - romana 33enne, al suo terzo romanzo -, è un gran talento, lo penso convintamente]

Ecco alcuni passaggi significativi, ma non date troppo peso ai passaggi: l’io narrante è complicato e contraddittorio per poter subire estrazioni di brani a caso, né alla copertina, né al titolo, che non trovo molto fedeli alla cifra aspra del libro.

“Ho la solita espressione di quando mi passano davanti gli eventi come carri merci, per cosa stiano litigando non ne ho idea, ho l’istinto di tapparmi le orecchie e iniziare a urlare, io sono avversa a questa famiglia, alle sue mancanze, ai suoi tormenti.”

“Il primo giorno di liceo scopro che anche dove educano i ricchi i muri si sfarinano, i cortili hanno le radici che scerpano l’asfalto e le palestre puzzano d’un sudore antico.”
“Ho già dichiarato a Iris più volte la mia insofferenza nei confronti del principe Myškin, che coi suoi modi candidi e la sua flemma bianca mi porta all’esasperazione, tanto che se lo avessi davanti lo schiaffeggerei. Io odio gli innocenti, dico a voce alta e Iris si mette a ridere.”

“Radio Vaticana invero è compagna fedele per gli abitanti del paese, non perché particolarmente credenti o pii, ma perché i suoi ripetitori si trovano a pochi chilometri dalle nostre case e con le loro onde la radio riesce a farsi sentire appena alziamo il citofono, il telefono fisso o addirittura quando apriamo il frigorifero. Là, grazie alla luce artificiale che illumina le vivande, veniamo inondati dal volere divino e insieme al salame e alla lattuga contempliamo il regno dei cieli.”

“Perché sei fatta così, hai il coraggio di fare tutto. Non so cosa rispondere a quella frase, non mi sono mai pensata capace e volitiva, ho sempre e solo agito per scatti e convulsioni, per sentimenti di rivalsa e per vergogna.”
Profile Image for Chiara.
64 reviews78 followers
April 4, 2021
3 stelle a stento.

Non capisco a fondo i motivi dell'entusiasmo nei riguardi di questo libro che ha agitato molte persone, onestamente.

Intanto posso dire che il modo in cui è scritto, che qualcuna ha definito complicato, complicato non mi sembra per niente. Sono altre le scritture lavorate, esteticamente alate, siamo oneste, dai. Qui ho letto elenchi, anafore e paratassi a non finire, che a 'na certa basta.

I personaggi sono macchiette, tranne la protagonista, la madre, forse l'amica e il fratello maggiore.

La rabbia, la ferocia, il bitume nel cuore della nostra Gaia è la cosa più forte e interessante del libro.

Tutto il resto quasi per niente, eccetto la povertà e la vita di provincia di cui effettivamente non si parla molto (e potrei capire se l'entusiasmo generale venisse da lì - eppure qualcosa mi dice che se andassi un po' a scavare nella letteratura non mainstream troverei molto materiale sulla provincia, e anche ben scritto): ma è tutto così crudo e sbattuto sulla pagina così tante volte, specie nella prima parte, e con quelle anafore e paratassi ed elenchi a ripetizione, che ho iniziato a non reggere e a cominciare a chiedermi se non avessi qualche problema con il tema io.

Sicuramente non è facile parlare di povertà né ascoltare cose del genere, ma penso ci fosse proprio un problema tra me e lo stile.

La parte adolescenziale era piatta e secondo me scritta in maniera mediocre. I destini dei protagonisti, messi lì senza spiegare o di cui sappiamo all'improvviso, mi hanno fatta innervosire.

3 stelle dunque per il coraggio di parlare di una ragazza incazzata e della povertà. Poco altro.
Profile Image for Silvia.
149 reviews26 followers
April 28, 2021
Il potenziale c'è, d'altra parte ha avuto su di me un effetto totalmente respingente. C'è troppa Ferrante, e allo stesso tempo troppo poca, ma di Ferrante ne abbiamo già una e non credo ne servano pallide copie.
Uno stile ricercato e non troppo originale (vedi Ferrante, appunto), che spesso ritorna all'elencazione smodata di aggettivi, cosa questa che mi ha dapprima incuriosita, poi annoiata a morte. Ho avuto la sensazione che la Caminito si prendesse troppo sul serio, senza mai andare davvero al "dunque", continuando a suggerire vagamente un senso senza che un vero senso ci fosse. Oltre le strutture e gli accostamenti di parole cesellati, tuttavia, io ho trovato la storia di una bambina la quale dimostra che si può essere delle capre materialiste e ignoranti anche studiando molto, viziati e incontentabili anche nella povertà estrema. Invece di riscoprire una marcia in più dettata dalle difficoltà e da sfide impensabili per i più agiati, la protagonista rimane ancorata a isterismi e pulsioni bambinesche che si porterà dietro fino all'età adulta.
Io e questo libro non ci siamo proprio capiti. Peccato.

Nota a margine: la smettiamo di togliere le virgolette al discorso diretto?? Perché lo fate, perché? Mi sembrate come gli illuminati odierni che vanno in giro con le caviglie scoperte a dicembre: volete essere innovativi e alla moda, ma in realtà vi rendete solo la vita inutilmente complicata.
Profile Image for La contessa rampante.
154 reviews84 followers
February 12, 2021
Sono in treno e ho lo sguardo fisso da circa quindici minuti sull'ultima pagina de' "L'acqua del lago non è mai dolce".

Ho inviato una dozzina di messaggi a tanti miei amici lettori, al mio ragazzo, a mia madre. In tutti si ripete la stessa frase "ho letto un romanzo meraviglioso, devi leggerlo subito anche tu".

L'ho appena terminato, dai miei occhi sono sgorgate fuori diverse e necessarie lacrime.

La storia che ho letto, ha trovato riparo nel mio stomaco, il luogo in cui si rifugiano tutte le cose che mi danno tormento.
Dovrei dargli un epilogo, come faccio per tutti i romanzi che leggo. Li metabolizzo e ne parlo, ma in questo caso non è facile. Non trovo le parole.

Come fai a spiegare il dolore di una famiglia che non ha un suo posto nel mondo? Come, la rabbia di una figlia che fa a botte con le parole, lo zaino malandato lasciatele in eredità dal fratello e l'aggettivo coraggio che le è stato cucito addosso contro il suo volere?
E infine come, la lotta di una madre fiera e caparbia che non conosce arrendevolezza alcuna e porta avanti la sua fragile famiglia con dignità?

Io non posso farlo, ma Giulia Caminito sì.
La potenza delle parole usate con cura, la capacità dell'autrice di descrivere il disagio di Gaia con uno stile graffiante che ti colpisce come una pugnalata alle spalle, quella narrazione piena, quasi priva di silenzi, mi hanno subito conquistata.

E allora, venite a scoprire la storia di sei persone costrette a vagabondare da una casa all'altra, imparate a conoscere i capelli rossi di Antonia, le lentiggini di sua figlia, la ribellione di Mariano, l'immobilità di Massimo, l'accondiscendenza dei due gemelli e l'acqua del lago, che è sempre dolce, ma in realtà non lo è mai.
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April 29, 2021
C’è chi dice sarà Strega..

Credevo fosse una autofiction, l’autrice stessa invece lo nega nella postfazione dichiarando di aver messo insieme la storia di tre donne, dice i nomi delle prime due e poi candidamente afferma di essere la terza.
Mi dicono che gareggerà per diventare Strega, glielo auguro, ma credo sia troppo presto, che la ragazza si farà, è arci nota quella cosa delle spalle strette. Quando lo spunto è autobiografico e a scrivere è una donna, la drammatizzazione è pressoché sicura, d’altronde se scrive un uomo è molto probabile. O vogliamo parlare dei rari sdrammatizzatori che mandano tutto in vacca? Io per loro nutro parecchia simpatia, sono pochi e difficilmente arriveranno mai alla cinquina dello Strega (tanto chi se ne frega?)
Credo che se Giulia Caminito vedesse qualcuno ridere con il suo libro in mano, lo affronterebbe con un perentorio “..zzoridi?” Effettivamente non c’è niente da ridere, il numero di disgrazie non eguaglia quelle del Colibrì, ma siamo lì.. no, siamo un po’ più giù, ed esattamente a Anguillara Sabazia sul lago di Bracciano.
Il libro è scritto da un’adulta che ricorda la sua adolescenza con un linguaggio che non ha più nulla di quel età, è un’adolescenza incentrata sulla figura materna totem di quel periodo difficile, è un romanzo “Come era mamma quando io ero adolescente e che cosa ha fatto per tenere in piedi la nostra famiglia dissestata”. Non è un caso che inizi con un episodio assai impattante dedicato esclusivamente alla madre e che sia lei la protagonista di quasi tutti gli episodi più incisivi. Ciò non toglie che la maturazione della ragazzina senza nome sia ben descritta, che i suoi stati d’animo siano convincenti per la loro esasperazione. Interessanti anche le dinamiche dell’amicizia femminile dove la gelosia e l’invidia compaiono in tutte le sfumature. Eppure in qualità di lettore maschio (caucasico)
https://youtu.be/cUXXe8ir9Vw
ho fatto fatica con questa narrazione al femminile, trovandomi veramente coinvolto solo dalle reazioni impulsive e violente della ragazzina senza nome (in un unico punto emerge il suo nome sta a voi rintracciarlo). Tali reazioni spropositate che porterebbero a sicuri guai legali, nel libro non hanno conseguenze, nella postfazione si scoprirà la loro reale natura. Mi hanno stuccato le liste che non erano di tennisti o pugili (Edoardo Nesi) di oggetti di design (Sandro Veronesi) o libri (Marco Missiroli) ed ho capito cosa intendesse colei che aveva liquidato il libro recensendolo ermeticamente: asindeti e polisindeti.
I personaggi sono numerosi, il mio Oscar va ad Anguillara Sabazia e al lago di Bracciano: appena la situazione lo permetterà di nuovo, ho intenzione di visitarli, la descrizione che ne fa Giulia Caminito è molto accattivante benché non fine a sé stessa ma funzionale alla storia.
Profile Image for Gattalucy.
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February 11, 2021
Ognuno è responsabile della propria acqua e di quella soltanto

E brava questa Caminiti, che ha il coraggio di inventare una storia con una protagonista anche cattiva, che sa mettere insieme, confrontandoli, contesti adolescenziali e adulti, la città e la provincia, la povertà e l’agiatezza, il tutto giocato sulla storia di una famiglia che, malgrado tutto, conta proprio su questa ragazza il proprio riscatto stringendola così in abiti che non sono i suoi.
Devo ammettere che, benchè io non ami i racconti di formazione (dopo più di 40 anni a lavorare con gli adolescenti, li adoro per carità, ma anche basta!) la storia ti tiene incollata alle pagine.
Tolgo una stellina solo a causa degli elenchi, liste a volte un po’ troppo lunghe, e mi rendo conto che non è colpa della Caminiti, che crea elenchi di tutto rispetto, ma è che il ricorso bulimico salviniano a questo modo di raccontare me lo ha fatto diventare indigesto.
La mia preferenza è andata per tutto il libro ad Antonina, la madre, un personaggio granitico nelle sue certezze, ingombrante, che non ammette resa e nessun ostacolo la abbatte, malgrado non si renda conto di ciò che davvero succeda a sua figlia.
“… e poi quello che non ho: in primis la televisione, i telefilm su Italia Uno, le meches bionde ai capelli, le figurine dei calciatori, il Game Boy, la PlayStation, Tomb raider, tutti i libri che mi hai vietato, le Lelly kelly luminose, i Chupa Chups da succhiare ogni pomeriggio senza sentirti dire che mi cadranno i denti…”

“…Invece, nella vita reale… come diceva una mia amica anobiana, l’elenco qui sopra mi ha sollevato dei dubbi, come madre, voglio dire.
- La TV in camera figurarsi, già troppa quella che c’è, piccolissima, in comune.
- Italia Uno nemmeno è sintonizzata in casa nostra.
- Il game Boy è stato motivi di lunghe discussioni, ma soprattutto di ricerca di vere alternative: letture, giochi, passeggiate sui sentieri, “macchinate di amichette” da portare in spiaggia insieme, una bella sgobbata a pensarci bene, certo col game Boy avrei fatto meno fatica.
- Le Lelly Kelly luminose una cosa troppo stupida.
- I Chupa Chups… per lo stesso identico motivo di Antonina…

Vuoi vedere che gli ho creato dei traumi irreversibili? Giuro che la prossima volta che la vedo indago…
Profile Image for Sandra.
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September 19, 2021
L’argomento non è dei più originali, è la storia della crescita tormentata di una bambina, poi adolescente infine adulta, che vive immersa nella sua famiglia di origine come nelle acque di un lago, che sulla superficie sono calme , ma sotto sono torbide e ribollenti: in tal senso il titolo potrebbe anche riferirsi -ho pensato- alla famiglia come un lago tumultuoso e ribollente nei fondali, un lago che nel romanzo prende le forme del lago di Bracciano, presso le cui rive vive e cresce la protagonista, affrontando le difficoltà e i problemi di un bambino che cresce in una famiglia poverissima e a dir poco sfortunata, per fortuna tenuta per i capelli da Antonia, la madre, donna ostinata, decisa e forte. A me Antonia come personaggio è piaciuta molto: nonostante i conflitti con i figli, il marito paralitico, Antonia, granitica e caparbia, lotta ogni giorno per la sopravvivenza del resto della famiglia. Lo sguardo della figlia verso di lei è fin dall’inizio impietoso, come quello di una bambina e poi adolescente arrabbiata, ribelle, che vede la sua esistenza in famiglia, a scuola, con gli amici annegare in un lago di ingiustizie, di umiliazioni e tradimenti. Quello che maggiormente colpisce però è che la rabbia della protagonista -che realizzerà il desiderio materno di andare al liceo, di essere la prima della classe e infine anche di iscriversi all’università- non riesce ad incanalarsi nel sano sentiero del desiderio di riscatto dalle umiliazioni subite da sempre, ma si esprimerà fino al termine del libro in malate forme di violenza e cattiveria, di solitudine e misantropia.
Quindi, per finire, sebbene si possa parlare di un “classico” romanzo di formazione, in realtà non è proprio così, lo svolgimento è senz’altro originale, e soprattutto lo stile di scrittura è particolare, molto accurato, con periodi lunghi che racchiudono un fiume di pensieri e parole che impregnano il lettore e lo sporcano dello stesso fango e sabbia del lago. Molto brava la Caminito.
Profile Image for Jaroslav Zanon.
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September 12, 2021
Niente, non ce l’ho fatta. Caminito sa scrivere, ma questo romanzo è troppo furbo e costruito a tavolino. Abbandonato a pag. 50
Profile Image for Gabril.
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July 15, 2021
“Tutte le vite iniziano con una donna e così anche la mia...”

L’incipit subito ti afferra e ti azzanna con presa sicura (che non ti mollerà più) aprendo una scena iniziale epica: una donna dimenticata dalle istituzioni, relegata in uno squallido buco di una squallida periferia, una donna senza mezzi e apparentemente schiacciata da tutto ciò che la sovrasta, una donna con un completo di lino e una valigetta nera dai manici consunti, una donna dalla chioma rossa fiammante cammina decisa verso il luogo dell’ingiustizia, decisa a mostrare la sua forza indomita e rivendicare i suoi diritti. Una volta per tutte e per sempre.
Questa donna speciale è Antonia Colombo, la madre della narratrice (e protagonista) di questa storia intensa e magnificamente scritta.

Chi scrive in prima persona detesta il proprio nome e quindi io non lo scriverò. Ma capisco perché: il suo nome è il contrario di ciò che lei è, il suo nome non la rappresenta. Lei bambina, adolescente, ragazza, giovane donna racconta tante facce del suo io: ombrosa, nascosta, sconfitta, vittoriosa, arrabbiata, tenera, tenace...portatrice di molteplici e avversi sentimenti. Vive la vita della povera gente: inascoltata, emarginata; e la sua volontà di riscatto va cercando talenti segreti che diventino armi, grimaldelli, soluzioni. (“Penso che siamo materiali di scarto, carte inutili in un gioco complicato, biglie scheggiate che non rotolano più...”).

Lei cresce, combatte, arranca, si dibatte. Vive in apnea, trattiene le emozioni, le affoga nel profondo: diventeranno bombe a orologeria. Lei guarda il lago, vi si riflette, contempla così le proprie storture : “io sono la donna spezzata e opaca, quella che si rifrange sulle superfici e la vedi sempre a metà”; e poi osa, salta nel buio, si tuffa nel vuoto.

Lei prende la mira e spara. Accende la miccia e appicca il fuoco. Stringe i pugni e colpisce.
Il groviglio che è il suo cuore non troverà scioglimento. Avanti con la matassa di rabbia e rivendicazione e brama di affetto e sete di giustizia. La bilancia non sarà mai pari. Perché la famiglia deborda e costringe, le amicizie e gli amori come freschi germogli nascono crescono e si fanno largo, nascondendo il loro contenuto di futuro dolore. La notte è rifugio, consolazione e sfida.

Lei respira, soffoca, stringe i denti, lascia andare, tiene duro. Ricomincia. Si arrende.
E infine ripercorre tutta la strada: dall’infanzia fino a ora.
“...adesso sento che al centro del petto s’è aperto un cratere, dove una volta era stato un vulcano, chi può dirlo, nei secoli pioverà e alla fine qualcuno chiamerà lago quello che prima era un solo un buco, il fantasma di qualcosa che si è spento”.

Il libro finisce.
A malincuore devo lasciare questa voce che senza tregua mi ha soffiato sul collo, questo “io” che mi ha raccontato tante parti di sé (e tanto mi ha lasciato immaginare), eppure so che adesso è diventato anche una parte di me.
Profile Image for Sara Morelli.
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March 7, 2021
2.5? Boh.

Io questo libro non l’ho odiato ma non l’ho nemmeno amato. L’inizio mi era sembrato promettente perchè già avevo inquadrato il tipo di tematiche che si sarebbero trattate: differenze di classe, povertà, rabbia adolescenziale e rapporti famigliari complicati - il mio pane quotidiano. Anche le protagoniste del romanzo, madre e figlia, si prospettavano dei personaggi interessanti e accattivanti (soprattutto Antonia, la madre). Purtroppo, però, non ho trovato niente di più, solo un’esasperata rappresentazione di povertà e insoddisfazione all’interno in una storia sterile senza chiara direzione. Un procedere altalenante tra riflessioni e sprazzi di azioni a cui quasi mai seguono commenti/analisi o conseguenze. Non che il libro sia brutto o pesante, al contrario, è una lettura scorrevole e tutto sommato piacevole; la storia, però, non l’ho trovata particolarmente coinvolgente e non penso mi abbia lasciato nulla. Ci sono fin troppe cose che sono rimaste inesplorate o inespresse, a partire dalle dinamiche famigliari e sociali. Così tanta rabbia, frustrazione, violenza che non trovano una vera e propria manifestazione (se non in qualche evento isolato) e non catalizzano mai. Tutto questo gran riscatto sociale io non l'ho visto. Alla fine del romanzo mi sono ritrovata con un immenso: “ma quindi?”. In breve, meh, non malissimo ma mi aspettavo molto di più perchè il potenziale c'era. Detto ciò, Caminito è interessante, sicuramente leggerò altro.
Profile Image for Anna Ricco.
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April 24, 2021
Sec me uno dei libri migliori di questo 2021. La scrittura della Caminito è diretta, particolareggiata e ti arriva dritto alla pancia. Anche se la storia non è delle più originali, è come è raccontata che la rende ipnotica: assistiamo alla vitandi Gaia,che nasce in una famiglia ricostruita,con pochi mezzi, un padre invalido e una madre anafettiva ma tenace,che si batte per ogni suo diritto e porta avanti una famiglia con 4 figli. La maggior parte del romanzo è ambientata in un paesino sul lago di Bracciano, a cui la scrittrice fa un grande elogio alla fine. È arrivato tra i finalisti del premio Strega e sec me lo può vincere tranquillamente.
July 5, 2022
Πόσο το περίμενα από την προηγούμενη χρονιά με αγωνία;! Το ιταλικό βραβείο Campiello, όπως φυσικά και το Strega, δεν περιέχουν τυχαίες αναγνωστικές επιλογές. Και τα δύο λοιπόν είχαν στη λίστα τους το βιβλίο της Giulia Caminito «Το νερό της λίμνης δεν είναι ποτέ γλυκό». Για μια ακόμη φορά η Δήμητρα Δότση μας δίνει την ευκαιρία, με την χαρισματική μεταφραστική της ικανότητα, να γνωρίσουμε την Γκάια και τη ζωή της στα προάστια της Ρώμης στα τέλη της δεκαετίας του ’90 έως και την πρώτη δεκαετία του 2000. Είναι ένα βιβλίο σύγχρονο, που αναφέρεται στις ευκαιρίες που δίνονται ή καλύτερα δημιουργούνται για τους ανθρώπους διαφορετικών κοινωνικών στρωμάτων. Έχει τη δυνατότητα να ξεφύγει κάποιος από την μοίρα του λόγω της τάξης που ανήκει; Και τι σημαίνει αυτό; Δεν είναι ένα βιβλίο ρομαντικό, ούτε έχει πρωταγωνίστρια τη Ρώμη. Είναι ένα βιβλίο σκληρό! Για πρώτη φορά έρχομαι αντιμέτωπη με ένα έργο που αναφέρεται σε ένα κοντινό και οικείο σε έμενα παρελθόν, καθώς με την ηρωίδα είμαστε συνομήλικες. Οι κοινωνίες πάνω-κάτω, των δύο χωρών, δεν διαφέρουν και είναι πολύ σημαντικό ότι η συγγραφέας με σκληρή ειλικρίνεια δείχνει τον τρόπο επιβίωσης μικρών και μεγάλων σε μια ψυχρή πραγματικότητα, η οποία περιέχει ακραία ανέχεια ή ακραίο πλούτο. Υπάρχουν αρκετοί συμβολισμοί στο βιβλίο, αλλά η δυναμικότητα των χαρακτήρων ώρες-ώρες σε συγκλονίζει ( ή και σε «πνίγει»). Βέβαια, η γραφή της μπορεί να κουράσει σε κάποια σημεία, λόγω της πολυλογίας της, αλλά και αυτό παίζει ρόλο στο να κατανοήσουμε τους ήρωες του βιβλίου. Υφολογικά μου θύμισε τη Nadia Terranova από το εξίσου αγαπημένο «Αντίο φαντάσματα».
Profile Image for Alberto.
62 reviews9 followers
April 6, 2021
Angoscia, miseria, coraggio, degrado, affetti, abbandoni.
Una madre e una figlia pronte a dare battaglia a chiunque, ai ricchi e ai poveri, ai parassiti e ai prepotenti, ai nemici e agli amici, in ogni modo legale e illegale.
Siamo in una società provinciale, e la viviamo con un linguaggio consono al contesto e pieno di elenchi e liste.
Un libro duro che ci sbatte in faccia le diseguaglianze che minacciano la convivenza e i rapporti umani, che scavano solchi, che accendono micce pronte ad esplodere e a fare molto rumore una volta scoppiate.
Si parla di una generazione a cui è stato sottratto il futuro e che l'unico modo per riprenderselo è quello di metterlo nelle mani di qualcuno che magari non sappiamo nemmeno se esista.

- Lei è il capitano della nostra nave, ci guida, segue la sua rotta, dà ordini e impartisce disciplina anche se all'orizzonte arriva una tempesta, quando qualcosa sfugge e si rompe lei dice che ormai è andata, gli oggetti rotti verranno abbandonati, salveremo ciò che è integro ed è indispensabile.
Per la prima volta anche noi gettiamo via, non ricostruiamo, non decoriamo, non incolliamo, non riverniciamo.
Profile Image for Jovi Ene.
Author 2 books229 followers
October 11, 2023
„Casa este acolo unde lucrurile cad pe jos.”
Atunci când privim Italia ca turiști, este o minune înconjurată de boemie, viață fericită, prosecco și brânzeturi rafinate. Însă și Italia e populată de oameni simpli, oameni care se zbat pentru locuințe temporară și care se chinuie să supraviețuiască orașelor împânzite de B&B și de bogătași fără scrupule. „Apa lacului nu e niciodată dulce” este o narațiune scrisă la persoana întâi, sensibilă, sinceră și dură a vieții Gaiei (a se vedea mitologia greacă!), o fată cu părul de foc a cărei maturizare forțată este urmărită din copilărie până în adolescența târzie, în împrejurimile pitorești ale Romei. Este o poveste despre viața simplă, despre sălbăticia acesteia (violență neașteptată, suferință, supraviețuire, încredere și cât de ușor poate fi aceasta înșelată) și despre cât de complicat este să găsești echilibrul și un loc pe care să-l numești „acasă”. Pentru că „nu există casă pentru cine n-are inimă”.
Profile Image for Paolo.
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February 13, 2021
Grazie al contagioso entusiasmo di Laura ho potuto apprezzare anch'io questo romanzo di questa autrice che - seppur giovane - mi sembra già ben di più di una promessa.
Leggo che ha ricevuto il premio Berto e che per motivi biografici sente lo scrittore veneto/calabro molto vicino, e ciò, per me che ho una venerazione per Berto, me la rende già simpatica.
Ma c'è ben di più. Anche Giulia ha la capacità di scrivere in maniera diretta ed empatica, ma sempre sorvegliata e senza cedimenti. Niente prosa da messaggino a far vedere che si sta scrivendo della condizione giovanile e nemmeno gli arzigogolati barocchismi da candidato allo strega in servizio permanente efffetivo.
La storia di Gaia da inizio millennio ad oggi ha poi il grande merito di reintrodurre la povertà come realtà con la quale avere nuovamente dimestichezza, ma convincenti anche il ritmo, la capacità di introdurre di soppiatto anche elementi di suspense, a creare un'opera originale che sfugge ad incasellamenti in categorie.
Tolgo una stella solo perché qualche smussatina agli spigoli avrebbe giovato alla verità della protagonista (è solo una mia impressione), ma soprattutto perché spero che l'autrice (32 anni) debba ancora darci il suo capolavoro.
Profile Image for Marika Pinto.
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February 21, 2021
Non metto in dubbio il talento dell'autrice, ma non riesco ad apprezzare il suo stile, evidentemente non fa per me. Andare avanti con le pagine è stato molto faticoso, nonostante succedano tante cose tutto mi sembra sia raccontato con lo stesso tono e l'aggettivo con cui mi sento di riassumere questo libro è "piatto".

"La conversazione mi annoia presto, come tutte le disgrazie altrui, ho già le mie che m'abitano e si dimenano, allora mi alzo, dico che vado a fare un giro e rifiuto la compagnia di Ramona e Dafne."
Profile Image for Marianna.
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July 31, 2021
Un libro molto amaro

L’autrice ci ha messo in guardia col titolo, in effetti è così: si tratta di una storia fondamentalmente dura ed amara, scritta in uno stile asciutto e tagliente.

È una storia che parla di povertà, di case in assegnazione, di una famiglia sgangherata, di un fratello maggiore figlio di un altro uomo, di due gemelli, di un padre in sedia a rotelle, ridotto allo stato larvale, di una figura materna forte, caparbia e assertiva.
L’io narrante è una ragazza che vedremo prima bambina poi adolescente e adulta fino alla laurea. Un romanzo di formazione? Più che altro di distruzione, direi.
La protagonista sembra particolarmente portata a distruggere con la rabbia, dovuta a un intimo senso di emarginazione nella cerchia dei pari, quei pochi rapporti positivi che potrebbe coltivare, in primis l’amicizia di Iris.
Mentre la madre, di cui conosciamo il nome da subito, dalle prima battute del libro, - Antonia Colombo, detta poi La Rossa, per via della sua capigliatura- si dimostra un personaggio forte, dominante, che fa rigare tutti dritto in casa e non solo, la figura paterna è giusto un abbozzo, un’ombra.
Nella prima parte del libro si affaccia spesso anche la figura del fratello maggiore, Mariano, per poi scomparire nella seconda parte.
Della protagonista, io narrante, conosceremo il nome solo alla fine, citato una sola volta. Gaia. La figlia di Antonia la Rossa, così viene riconosciuta ad Anguillara Sabazia, luogo in cui il romanzo si ambienta. È una ragazza che non riesce a vivere le amicizie spontaneamente, si vergogna delle sue origini, della sua famiglia, della sua casa stretta e così non invita mai nessun’amica a fare i compiti da lei.

“Noi non abbiamo i cellulari, non abbiamo la televisione, non abbiamo un computer, noi senza mezzi, senza possibilità di comunicazione, chiusi nel passato di un mondo che sta correndo al galoppo, ci sorpassa, ci schiaccia sotto i suoi zoccoli duri”.

E lei non è una povera vittima innocente dei bulli della scuola, delle amiche che le hanno portato via il ragazzo: dentro lei cova una rabbia così forte da straniare talvolta il lettore. È capace di fare del male, di picchiare, anche di ammazzare (ma non succederà) per cieca vendetta. Come lei stessa dice neppure le amiche la conoscono bene e non sono in grado di concepire la portata “ dei miei momenti schizoidi, delle mie imprevedibili ma cadenzate reazioni esagerate”.

E il lago? Il lago è sempre sullo sfondo, onnipresente quasi in ogni capitolo. È il lago di Bracciano con le sue credenze, i suoi miti, il suo presepe subacqueo. È un elemento positivo della storia, ma non fino in fondo “molto tempo fa era un vulcano, perché questo è il nostro lago: il risultato di una implosione”.

Implosione. Anche nella protagonista si verificano delle implosioni di rabbia, è una supernova che fa terra bruciata. Una violenza insensata che a lungo andare non piace al lettore.

Del libro mi è piaciuta la prima parte, infatti, è stata molto coinvolgente: bello l’intro con la presentazione della madre, che la protagonista nel libro chiama sempre Antonia. Una donna che lotta, che sa quello che vuole, che lavora in casa instancabilmente, che pulisce, che educa i figli al rispetto delle persone e delle cose. Mi è piaciuta anche la parte relativa ai primi episodi di bullismo vissuti da Gaia (e diciamolo!), ma poi i personaggi che sono entrati nella sua vita non hanno lasciato niente, mi sono sembrati tutti delle ombre. La seconda parte mi ha coinvolta sempre meno, ho notato un sottotono che mi ha lasciata un po’ delusa, inoltre alcune situazioni e alcune persone anche (Cristiano ad esempio) mi sono parse poco verosimili, ho notato un calo generale.

Lo stile della Caminito è asciutto, secco, con passaggi molto concitati. La parte narrativa-descrittiva lascia spazio ad ampi flussi di coscienza, fiumi in piena ed elenchi di cose. I dialoghi non vengono evidenziati coi canonici segni di interpunzione, ma vengono interamente travolti da un unico fluire narrativo.

Consigliato.
Profile Image for Delfi.
103 reviews19 followers
August 21, 2022
Cosa non mi è piaciuto di questo libro:
1. l’accumulazione, tecnica usata spesso, che diventa elenco, come se ci fosse bisogno di aggiungere per dare significati, invece questi si diluivano e montava la noia;
2. certe costruzioni, ripetute tanto da farmi pensare che non di errore di stampa si tratta, ma di scelta espressiva, come ”prese abitudine”, l’omissione degli articoli, dunque, per quale scopo, mi sfugge; dello stesso genere certi costrutti: “Non ho ancora capito mia madre come abbia fatto gli inviti” laddove era più fluido ancorché più logico, ma forse troppo usuale e quindi, innoviamo! “Non ho ancora capito come abbia fatto gli inviti mia madre”, perché mi sembra questo il dubbio, non la non comprensione della madre da parte della protagonista; fa il paio un ”decidere di entrare al locale”, ma per questo ripongo speranza - estrema - in un errore di stampa.
3. certe metafore che “meglio anche no!”: “le mie parentesi quadre sono vuote, non ho radici latine, sanscrite, francesi, non ho prefissi o suffissi, sono una definizione mancata”; “l’animale cerca il fegato, la milza del bosco”; “si attende da me esperienza che è difficile qualcuno decida di offrirmi, sono crema pasticcera, sono gelato sciolto”;
4. ”Io dico il mio nome a voce piccola, non ho nessuna voglia di conversare, ma i miei pensieri sono orientati allo studio” il connettivo “ma” è del tutto fuori luogo, non c’è contraddizione, l’una cosa è conseguenza dell’altra. O no?
5. l’eccesso in tutto e la scarsa plausibilità di situazioni e personaggi: atti violenti, uno dei quali accaduto a scuola (con nonchalance la protagonista ci informa che colui che ha picchiato, personaggio certo non difendibile, ma insomma! non potrà più giocare a calcetto), sui quali non si indaga e che non hanno alcuna conseguenza; un’amica che tradisce e la cui morte così dolorosa non tocca minimamente la protagonista, che spietatezza!; una professoressa che sembra appartenere ad altra epoca, per quanto è classista e meschina nella sua mentalità così ristretta: a fronte di ottimi voti della ragazza, che si diplomerà al liceo classico con 100 e lode, le consiglia come sbocco di fare l’estetista oppure di andare a lavorare in un supermercato, o di diventare segretaria in uno studio di avvocati. Più che un personaggio, questa mi sembra uno stereotipo e pure dei tempi che furono; poi la protagonista è davvero sfortunata, perché all’università - sì, perché si iscrive e si laurea con successo - incontra un professore che ravana nel naso, se lo pulisce e torna ad infilarsi il dito nelle narici, e che diamine! Poco plausibile, poi, la sua decisione di fare il dottorato, una carriera che possono permettersi solo quelli che hanno alle spalle una famiglia facoltosa, o poco meno che tale, perché si sa che è estremamente incerta e precaria, pecunia non dat.
Anche il personaggio della madre non mi ha convinto, estrema in tutto anche lei, troppo, cancella un figlio dall’oggi al domani; poi però il figlio ricompare dopo anni e le dá un appoggio consistente. Mah!
Infine: la conclusione, davvero precipitosa e poco significativa.
È stata una lettura noiosa, per tanti versi irritante. È un’opinione come le altre, tutte positive, peraltro. Ma essere fuori dal coro non mi causa disagio.
Profile Image for Dolceluna ♡.
1,144 reviews66 followers
March 16, 2021
Sono rimasta lì seduta sul divano, inerme, le mani sul libro chiuso, gli occhi sbarrati, la mente che cercava di formulare qualche pensiero, di arrivare verso una direzione o l’altra (“Ti è piaciuto?” “E come mai così tanto?”)
E’ un romanzo complesso per la forza con cui scava nell’animo della protagonista, e del lettore. E’ uno di quei miei tanto amati dolorosi pugni nello stomaco che ti sventrano, ti ribaltano, ti annientano. E ti lasciano così, senza sapere cosa dire se non che li hai amati, amati tantissimo.
L’autrice, Giulia Caminito, giovane e tanto talentuosa, precisa che questa “non è una biografia, né un’autobiografia, né una autofiction, è una storia che ha ingoiato frammenti di tante vite per provare a farne una narrazione, il racconto degli anni in cui sono cresciuta, dei dolori che ho solo circumnavigato e di quelli che ho attraversato”. Il principale frammento di vita è quello di Gaia (il suo nome appare una sola volta), la voce narrante, cresciuta in una famiglia difficile ma fiera in una casa popolare non lontano dal lago di Bracciano: una ragazza caparbia e orgogliosa, che cela in sé un’asprezza, uno spirito selvatico che la porta a reagire, con una violenza imprevedibile, al cinismo e alle banalità della realtà che la circonda. Una figura femminile fortissima, alla quale questo quadro degradante in cui il determinismo pare averla collocata e destinata non va bene e che così cerca di uscirci, scalcia, sbraita, morde, per cercare una strada tutta sua, una forma di riscatto. Poi c’è Antonia, la madre, il personaggio che apre il racconto, una donna verso cui la vita non è stata tanto fortunata, e che, proprio per questo, vuole insegnare alla figlia a guardare sempre a testa alta e a contare solo su sé stessa, senza scendere a compromessi. Il colore rosso dei capelli che accomuna madre e figlia è, a mio avviso, il simbolo di quel fuoco che le anima, di quel tormento che non dà loro tregua, di quell’urlo silente che vorrebbero lanciare al mondo e alle sue ingiustizie, di quel forte desiderio di rivalsa che sembra essere il motivo della loro esistenza. E poi ci sono le amiche, tra cui Iris, bella e sfortunata, uno scheletro nell’armadio che si aggiungerà ai tormenti e ai rimpianti della protagonista.
Ho creduto di leggere, per buona parte del romanzo, qualcosa di simile al bellissimo “Un’amicizia” di Silvia Avallone, vuoi per i temi richiamati, vuoi per la scrittura ammaliante e potente, perfetta.
E invece no. Perché? Perché qui c’è molta più asprezza. C’è rabbia, c’è incapacità di governare i propri sentimenti. C’è, di fondo, tanta tristezza, perciò, se alla fine di “Un’amicizia” il cerchio del non detto e del non fatto si chiudeva, qui alla fine Gaia pare circondare le acque limacciose del lago di Bracciano e guardarsi indietro, restando sospesa nelle voragini dei suoi dolori passati. E di quell’aggressività che le è uscita fuori, come scudo di difesa, come arma alle sue insicurezze. Per questo motivo sono arrivata alla fine così, inerme, emozionata ma non “rappacificata” con la me stessa lettrice che aveva fatto i conti con gli strazi della protagonista.
Che libro potentissimo….un’esplosione!
Profile Image for Sara (Sbarbine_che_leggono).
518 reviews129 followers
April 10, 2021
Giulia Caminito racconta la disperazione che scaturisce dal dolore per gli orrori quotidiani che non puoi cambiare, in un romanzo arrabbiato e reale che mi ha riportato indietro nel tempo agli anni della mia adolescenza.

Spero di tornare a leggerla presto perché mi sono innamorata dell’intensità della sua scrittura, compresi quegli (ogni tanto) eccessivi periodi sfiziosi e ricercatissimi.

“L’acqua del lago non è mai dolce” parte veloce, trascinando il lettore al largo, in acque profonde, arranca un po’ verso la metà e si riprende sul finale. Nel complesso un libro che consiglio di cuore e una protagonista che mi ha ricordato tanto Lila di Elena Ferrante. Rabbiosa, incompresa, muta nelle richieste di aiuto.
Profile Image for Marica.
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April 7, 2021
Favolacce
Una volta ho letto di un'anziana signora che aveva raccontato la sua vita ricamandola su un lenzuolo: la protagonista del libro potrebbe incidere la sua con un punteruolo su una lastra di vetro.
Il libro ha molti pregi: è scritto in modo molto coinvolgente con un'ottima prosa, racconta due personaggi femminili ben caratterizzati ed è equilibrato nel descrivere una situazione familiare difficile. Mi ha fatto pensare spesso al film Favolacce per l'ambientazione nelle vicinanze di Roma e soprattutto per il racconto del disagio familiare e psicologico dei personaggi.
La madre è una figura di donna sfortunata e coraggiosa che tira su la famiglia con energia. I figli sono fortunati ad averla ma anche decisamente intimiditi: Antonia interferisce con lo sviluppo della loro personalità, proiettando su di loro aspettative e ambizioni.
La storia è raccontata dalla figlia, che cerca di essere all'altezza e lo è, dal punto di vista scolastico, ma ha un carattere introverso che non l'aiuta, non prova empatia per nessuno, tranne per il fratello e simula interesse per gli altri solo per non restare da sola. Ha un disperato bisogno di normalità, raccontato benissimo dal pranzo di Natale, durante il quale cerca di coprire il litigio dei genitori agitando il pandoro con lo zucchero a velo fino a fare scoppiare il sacchetto. Si fa bella perchè essere poveri e brutti è imperdonabile. Si trova un ragazzo che non le interessa ma le dà lustro. Davanti a una delusione amorosa da adolescente non fa discorsi: agisce in modo così fuori dalle righe che nessuno la va a cercare.
Gaia è una figura che non si dimentica: imperfetta, dolorosamente consapevole dei propri limiti e incapace di superarli, orgogliosa e violenta.
Giulia Caminito è una giovane scrittrice dotata di una scrittura potente e di uno sguardo penetrante sui rapporti interpersonali e sulla società e spero di leggere in futuro molti altri suoi libri.
Profile Image for Raisa Beicu.
84 reviews345 followers
August 27, 2023
Un roman dur și duios despre ce face furia înăbușită în viața unui om. Un roman care măsoară câtă neliniște încape în locuințele care nu ne aparțin sau câtă iubire se scufundă în lacurile propriei vieți.

Giulia Caminito, totuși, cumva, mi-ai plăcut tare mult.
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