July 9, 2020

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 1 min.

Lamentarsi, lo confesso, non è molto nel mio dna. Sarà che da piccola mi hanno inculcato che era brutto e inutile lamentarsi per cose stupide (tipo se mi sbucciavo un ginocchio e zoppicavo per un mese o se mi pungeva un calabrone della Tasmania e mi si gonfiava così tanto il braccio da usarlo come mazza da baseball). Così accade che magari, durante le mie vacanze tour de force, mi trascini disidratata per 20 km, su e giù per città o boschi e fortezze per stramazzare al suolo a pochi metri dall’arrivo, senza fare un fiato. Che poi, anche se qualcuno in più di un’occasione ha elogiato il mio stile di non lamentarmi, la verità è che non è che non mi lamento, ma non lo faccio ad alta voce a meno che non sia un lamento costruttivo tipo: “ammazza che caldo, una pausina sotto le frasche e una bibita ghiacciata?”. Questo per me è un “lamento costruttivo”, ma il più delle volte mi trovo a rimuginare magari scarpino in salita sotto il sole a 40 mila gradi “maporcadiquellamaialaimpestatateetuasorellaepurelacuginachemiavesserotiratounfilminequandohodettosìchebella questaideamate possinoaammazzà…”. Ecco.

Per questo capisco poco le lamentatio alla “si stava meglio quando si stava peggio” o comunque elogi di “bei tempi andati” che, a guardar bene, non erano poi tanto bei tempi. Se per esempio diamo anche solo un’occhiatina superficiale, giusto giusto aprendo a caso un libro di storia scolastico (eh lo so che vanno poco di moda i libri di storia, poi considerando com’è andata questa non annata scolastica e poi vi capisco eh “cheppbuzz leggere! Non ci possiamo guardare un video di uno youtuber che mi fa il riassunto? No eh??!!) vedremo che la condizione della donna non è che fosse questo grande “olallà” nei vari secoli e millenni, a meno che non fosse staricca e straprivilegiata (questo anche ora). Dai tempi dei tempi o sfacchinava nei campi e sfornava 5 mila figli o veniva venduta in matrimonio per accalappiare potere e terreni o doveva starsene zitta e muta a far la calza al tinello… che poi, sinceramente, forse si tende sempre un po’ ad edulcorare il passato, perché è un ricordo, ormai è andato, finito, caput, si è usciti da quella situazione e quindi la si può guardare con occhi diversi, mentre il presente, bè, è presente e quindi tocca trottare. Quindi la mia risposta secca all’elogio dei bei tempi andati, mettendo tutto sulla bilancia è un NUU!!!

Marysun

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