Soffrire per amore

Soffrire per amore è purtroppo un’esperienza comune e dura da affrontare.

‘Amor ch’a nullo amato amar perdona…’, uno dei versi più conosciuti e più belli della Divina Commedia. Dante, nel descrivere sublimemente la condanna infernale di Paolo e Francesca, racconta il dramma e il dolore di una storia d’amore travagliata, per certi versi sbagliata e finita nel peggiore dei modi. Un dolore, il loro, che per quanto lontano nel tempo, non si differenzia da quello provato da chi, dopo centinaia di anni, vive, purtroppo, la fine di una storia d’amore, il lutto della perdita di una persona amata. Già, perché le emozioni e i sentimenti non cambiano con il passare dei secoli, non si trasformano come si trasforma il mondo: l’amore provato da Francesca per il suo Paolo è lo stesso di quello provato da ogni donna per il suo amato, così come il suo dolore per non poterlo più amare è lo stesso dolore di chi vive la fine della sua storia d’amore.

Credo che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo provato la brutta esperienza di conoscere il ‘mal d’amore’; che fossimo stati adolescenti o già adulti, se non addirittura anziani, non importa. L’amore non ha età; in qualsiasi momento della nostra vita possiamo trovarci innamorati di qualcuno, vivere la bellezza di una storia d’amore che inizia, fiorisce, riempie le nostre giornate… ma, allo stesso modo, in qualsiasi momento, possiamo vivere il dramma di una storia d’amore che finisce, il dolore di una perdita importante, il vuoto profondo che annienta tutto il resto. Non molto diverso dal dolore provato per un lutto vero e proprio, la fine di una storia d’amore fa sprofondare nel baratro, nella voglia di annientarsi: niente ha più senso senza la persona che amiamo accanto a noi, non abbiamo più voglia di ridere, di uscire, di divertirci. La nostra mente è solo affollata da tanti ricordi e tanti pensieri su di lui o su di lei, su di noi, su quel futuro pensato insieme e ora distrutto; il nostro corpo è in preda all’angoscia, all’ansia e anche respirare può diventare faticoso.

Purtroppo solo raramente la fine di una storia d’amore è indolore; pochi sono i casi di coppie che, di comune accordo, decidono di non stare più insieme, di separarsi: ‘siamo diventati come due fratelli… ci vogliamo un gran bene, ma non c’è più quella passione iniziale, così abbiamo deciso insieme che è meglio andare ognuno per la propria strada’. Bello se fosse sempre così semplice, senza troppi ripensamenti, senza grandi ‘traumi’ per nessuno dei due. In realtà la maggior parte delle storie finisce in modo diverso; la decisione di chiudere una storia è spesso faticosa da prendere e dolorosa da vivere per entrambi, oppure è qualcosa di assolutamente inaspettato da parte di uno dei due partner che, proprio per questo, ‘cade dalle nuvole’ e si ritrova da un giorno all’altro a vivere nella disperazione di non avere più accanto la persona amata. Il primo è in genere il caso di quelle coppie che, esasperate dai continui litigi e dalle tante incomprensioni, decidono di chiudere la storia; poi però, soprattutto per il bene dei figli, se ci sono, fanno un nuovo tentativo, riprovano a trovare di nuovo quell’armonia ormai persa da tempo fino a quando si rendono conto che purtroppo è tutto inutile. Ormai stremati da anni di vani tentativi decidono allora di lasciarsi e di rifarsi una vita, portandosi però dietro, oltre alla fatica di una storia da anni travagliata, tutto il dolore del fallimento di un progetto di vita insieme. L’altro caso, forse ancora più traumatico e doloroso, soprattutto per uno dei due partner, è quando la storia finisce improvvisamente: a causa di un tradimento, della scoperta di una storia ‘fuori dalla storia’, oppure anche solo perché uno dei due, non amando più, decide di andarsene. Per la parte offesa si tratta di un vero e proprio ‘trauma’, una doccia fredda: tutto in quel momento crolla, le certezze svaniscono e nel profondo inizia a dilagare la sensazione bruttissima di essere stati feriti e raggirati proprio dalla persona più importante al mondo. Quest’ultimo è forse il ‘mal d’amore’ più difficile da gestire: quando c’è stato un tradimento certo – ma anche quando questo viene solo ipotizzato a causa del cambiamento improvviso di comportamento da parte del nostro partner e della sua decisione, per noi inaspettata, di chiudere la storia – il dolore è fortissimo ed è un dolore che spesso si unisce ad una profonda sensazione di rabbia verso chi ci ha fatto così tanto male. Per sopravvivere a tale sofferenza, la persona tradita o comunque lasciata cerca di impegnarsi per dimenticare al più presto il proprio compagno o la propria compagna: come è naturale che sia, prova a dimenticare i ricordi, a cancellare dalla sua mente tutti i momenti passati insieme, magari bruciando foto, bigliettini, eliminando il suo numero… ma non sa che proprio così facendo finisce per produrre l’effetto contrario. In effetti quanto più una persona si impegna a dimenticare, tanto più mantiene vivo, dentro di lei, il ricordo dell’altro, quanto più cerca di non pensare a tutte le cose vissute insieme, tanto più scopre che ogni stimolo, anche il più insignificante, è in grado di riportare alla mente la persona amata e perduta. Questo perché più cerchiamo di non pensare ad un fatto, se questo è stato per noi doloroso, più ci pensiamo, dal momento che ‘pensare di non pensare è pensare due volte’; allo stesso modo anche il tentativo di razionalizzare la perdita come qualcosa di accettabile – ‘non meritava poi granché’, ‘ne posso trovare un altro migliore’ – non fa che peggiorare le cose, dal momento che crea una dissonanza tra la nostra parte emotiva colpita profondamente e dalla quale siamo travolti e la nostra parte razionale che cerca invano di ‘calmare’ la prima, creando così solo ulteriore confusione in quello che proviamo.

Accade spesso, inoltre, che la persona ferita metta in atto un vero e proprio evitamento di quei luoghi e di quelle situazioni collegati al suo amato o alla sua amata interrompendo ogni forma di attività sociale e relazionale e disinteressandosi totalmente di tutto quello che è stata la sua vita fino al momento del ‘lutto amoroso’. Si tratta di una reazione abbastanza frequente, potremmo dire una vera e propria perdita di piacere e di apprezzamento nei confronti di quegli aspetti più legati alla vita quotidiana come il mangiare, il dormire, il vestirsi, o di quelli legati alle relazioni e alla vita sociale in genere; così come può manifestarsi un totale disinteresse verso qualunque stimolo vissuto precedentemente come piacevole e soddisfacente, per esempio il sesso e lo sport. Ma di nuovo, più la persona ferita si impegna ad evitare quei luoghi e quelle situazioni che le ricordano il suo lui o la sua lei, più ne mantiene vivo il ricordo dentro la sua mente, non aiutando così il naturale processo di elaborazione del dolore e della perdita.

E allora se non è scappando dal dolore e dai ricordi che possiamo aiutare noi stessi a superare tanta sofferenza, è invece proprio passandoci in mezzo che ne veniamo fuori prima di quanto potremmo pensare. Per quanto questo possa sembrare paradossale, è tuttavia quello che accade quando troviamo il coraggio di attraversare tutto il dolore che proviamo e quando buttiamo fuori tutta la rabbia che sentiamo dentro. Purtroppo il passato non si può cancellare e il dolore provato non può scomparire del tutto; ma è certo che può decantare, diminuire, così che la ferita, ancora aperta e sanguinante, possa trasformarsi in una cicatrice che, anche se toccata, non fa più così male. La scrittura è il metodo attraverso il quale possiamo ‘attraversare’ il nostro dolore: descrivendo minuziosamente tutti i ricordi che affollano la nostra mente, tutte le sensazioni provate quando vivevamo con lui o con lei, lasciando che la penna si spinga fin là dove ci sentiamo guidati dalle nostre più profonde emozioni, aiutiamo il processo di elaborazione di questa perdita e riusciamo a venirne fuori più velocemente.

Quando poi, attraversando il nostro dolore, questo si fa meno forte e dopo che, buttando fuori tutta la rabbia verso il nostro partner, questa non è più così accecante e ingestibile, inizia una seconda fase di elaborazione del lutto della perdita; è una sensazione di malinconia profonda che sentiamo dentro, malinconia dovuta alla mancanza che proviamo del nostro compagno o della nostra compagna. E’ di nuovo qualcosa che ci fa soffrire tantissimo ma è anche vero che questa malinconia fa parte del percorso sano e inevitabile di elaborazione del lutto della perdita.

Riuscire a superare da soli il dolore della fine di una storia d’amore non è sempre semplice; a volte sentiamo di farcela, altre volte invece sentiamo che ci mancano degli strumenti per gestire la difficile situazione. Una terapia psicologica può aiutare chi non è in grado di farlo da solo a superare momenti difficili come questi: attraverso la scrittura e mediante una sorta di ‘esposizione graduale’ ai luoghi e alle situazioni collegati all’amato, la persona riesce ad elaborare il suo dolore e a riavvicinarsi a quel mondo che prima aveva evitato perché portatore solo di ricordi dolorosi. Chiedere aiuto non è una vergogna, è il modo migliore per aiutare sé stessi a tornare al più presto a sorridere di nuovo.

Ilaria Artusi
L'autrice: Ilaria Artusi
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, training autogeno ed autoipnosi. Svolgo attività di consulenza clinica, sostegno psicologico e psicoterapia rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia. Tengo cicli di incontri di divulgazione psicologica rivolti a un pubblico di non specialisti.

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