Il volto di Medusa, 1920

Regia: Alfredo De Antoni; produzione e distribuzione: Do. Re. Mi., Roma; anno: 1920; visto censura: n. 15542, 13-11-1920; lunghezza originale: 1576 m; prima visione romana: 21-12-1920; soggetto: Gaetano Campanile Mancini; sceneggiatura: Alessandro De Stefani; fotografia: Alfredo Donelli; scenografia: Tito Antonelli; personaggi e interpreti: Luigi Serventi (George Green), Rina Maggi (Wanda Woronska), Giuseppe Pierozzi (Sammy), Alfredo De Antoni (il re del caucciù).

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Il film
George Green, figlio di un facoltoso industriale, potrebbe avere tutto, ma è annoiato e non riesce ad apprezzare i piaceri della vita. Il suo amico Sammy, invece, prende la vita con filosofia e sembra contento. Un giorno George incontra Wanda Woronska, una pittrice polacca, che pur offrendogli amicizia, respinge la sua corte. George si ammala di una malattia strana e inguaribile e il dottor Mephistos gli dona un monocolo che va al di là dell’apparenza e mostra il vero volto della vita.
George vede Wanda con il volto di Medusa, ma si accorge che è solo un sogno: al risveglio prova a usare davvero il monocolo, prima sul cameriere, che vede fargli marameo, poi sugli amici del tennis, che gli voltano le spalle, e infine sulle ragazze, che gli appaiono tutte con il velo da sposa. Soltanto il volto di Sammy non muta.
George dovrebbe ora provare il monocolo su Wanda, ma non si decide. Nel frattempo Wanda è scappata a Roma e Sammy viene incaricato di rintracciarla. Una volta trovata, George la raggiunge e lei sembra arrendersi, ma è tormentata da ricordi e non riesce ad amarlo. Alla fine confessa il precedente matrimonio, il marito morto che non riesce a dimenticare. George si ritira e medita il suicidio. Ha già la pistola pronta, quando lei arriva.

 

«L’idea di quel monocolo che incastrato nell’occhio rivela cose e persone sotto il loro vero aspetto, non è nuova. In una novella d’un autore degli scorsi secoli esiste un berretto che, messo in testa, raggiunge lo stesso scopo del monocolo signorilmente portato da Luigi Serventi. L’autore però del Volto di Medusa ha evitato, con molto buon gusto, di render tragica la possanza del miracoloso monocolo. Egli, anzi, ha ideato una trama comico-sentimentale a lieto fine, servendosi di elementi che, adoperati da una mano meno abile, avrebbero potuto urtare il pubblico. Nulla di più umano e di più logico della memoria di quel povero morto travolta e sommersa dall’amore della donna per un altro uomo.
Rina Maggi, delicata figura, vera sensitiva, che nelle mobili linee del viso riflette con rara espressione tutti i moti dell’anima, è piaciuta moltissimo. Luigi Serventi ha dato al non facile personaggio di Giorgio Green una linea signorile e composta. Il Pierozzi ha suscitato di continuo la gaia vena del riso con quel simpatico tipo di Sammy, cui spetta il compito di dimostrare che la vita vale pur la pena di essere vissuta e che i tanti guai che affliggono l’esistenza – bolscevismo compreso – si possono superare con un po’ di pazienza e molta filosofia».
Sic, La quindicina romana, «La Rivista Cinematografica», Torino, n. 2, 25 gennaio 1921, pp. 73-74, rubrica “Corrispondenze”.

 

I materiali filmici
Il CSC-Cineteca Nazionale ha preservato nel 1986 un positivo sonoro nitrato con imbibizioni e viraggi, lungo circa 1340 metri, con didascalie italiane.