Variante Eris, sintomi e differenza con il raffreddore. Quali sono i tempi di incubazione? Quanto si resta positivi? Domande e risposte

Tra i sintomi prevalenti ci sono ancora quelli legati alle vie respiratorie superiori, come mal di gola, tosse secca, congestione e naso che cola, mal di testa, voce rauca, dolori muscolari e articolari

Variante Eris, sintomi e differenza con il raffreddore. Quali sono i tempi di incubazione? Quanto si resta positivi? Domande e risposte
Variante Eris, sintomi e differenza con il raffreddore. Quali sono i tempi di incubazione? Quanto si resta positivi? Domande e risposte
Marco Prestisimonedi Marco Prestisimone
Venerdì 15 Settembre 2023, 09:26 - Ultimo agg. 15:03
5 Minuti di Lettura

Si chiama Eris, come la dea greca della discordia. La nuova variante Covid, complice l'impennata di casi, torna a far preoccupare in attesa delle stagioni più fredde. La sottovariante di Omicron, nota con il nome scientifico EG.5, è stata indicata come variante di interesse dall'Oms in agosto ed è destinata a diventare la forma dominante di Covid in molti Paesi. In Italia lo è già.

Cos'è Eris?

Secondo l’ultimo monitoraggio dell'Istituto Superiore della Sanità sulle varianti di coronavirus circolanti a fine agosto, ormai il 41,9% dei casi di Covid-19 in Italia è riconducibile ad Eris e la sua proporzione è risultata in crescita nelle ultime settimane. L'indagine ha preso in considerazione i campioni notificati dal 21 al 27 agosto 2023 da analizzare tramite sequenziamento genomico. Un quadro simile a quello italiano si osserva a livello globale, dove EG.5, ed in particolare EG.5.1, è caratterizzata da un notevole incremento, rappresentando la Variante di Interesse (VOI) maggiormente rilevata in Europa, Stati Uniti e Asia 7,8. Gli studi ad oggi effettuati evidenziano che EG.5 è caratterizzata da un elevato tasso di crescita che, insieme ad una diminuita capacità neutralizzazione da parte di anticorpi verso altre varianti giustificherebbe la sua prevalenza in diversi Paesi. «Ad oggi - si legge nel documento - non si evidenziano rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ai lignaggi co-circolanti».

Variante Eris, ecco i nuovi vaccini (Pfizer e Moderna) aggiornati: ecco a chi sono consigliati e quando saranno disponibili

Quali sono le altre varianti?

Ma in Italia sono presenti altre varianti. C'è la variante XBB.1.16, detta Arturo (16,5%), mentre i valori relativi a XBB.1.5 (Kraken) sono in diminuzione (13,4% contro il 21,2% della precedente indagine di luglio 2023), così come quelli relativi a XBB.2.3 (7,8% contro il 12,2% della precedente indagine).
Decisamente più bassi i livelli di Orthrus (o CH.1.1), che si attestano al 2,3%. 

Perché è più resistente?

Potrebbe essere proprio la variante Eris, secondo uno studio pubblicato dall'università dell'Insubria, ad aver contribuito alla crescita dei casi Covid registrati nelle ultime settimana in Italia, con il balzo del +44% solo negli ultimi 7 giorni. I risultati spiegano anche perché questa variante sta diventando dominante (in Italia è presente in almeno il 40% dei sequenziamenti) e fanno affievolire le speranze che le nuove varianti (compresa la stessa Eris) possano diventare col tempo meno diffusive. Si è dimostrato infatti che una mutazione l'ha resa più resistente agli attacchi del sistema immunitario. Pesa anche, secondo le analisi, l'abbassamento della guardia nei confronti del virus. Fronte comune sulla necessità di vaccinare: il coro di medici che ne sottolinea l'importanza è sempre più ampio, dagli esperti dello stesso Spallanzani di Roma a quelli di Milano come Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Stdi di Milano: «La fase di crescita di casi di Covid continuerà nelle prossime settimane anche con la commistione con l'influenza.

Fragili e anziani devono fare i tamponi così, nel caso, possono assumere i farmaci antivirali. Difficile dire quando ci sarà il picco perché il Covid non è stagionale come l'influenza.È importante vaccinare fragili e anziani, serve un'alta attenzione a livello istituzionale, sorveglianza e monitoraggio».

«La percezione e la preoccupazione che abbiamo è quella della stanchezza vaccinale, e in tutto il mondo si traduce in una riduzione della copertura», ha detto Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca e direttore scientifico Humanitas. L'adesione vaccinale sembra essere quindi la prossima sfida. Una circolare a metà agosto ha dettato le indicazioni per la nuova campagna vaccinale. Prevista insieme alla campagna antinfluenzale l'avvio di una campagna nazionale di vaccinazione anti COVID-19 con l'utilizzo di una nuova formulazione di vaccini a mRNA e proteici di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre. 

Dopo quanto si può riprendere? 

Una delle caratteristiche peculiari osservate fin dalle prime varianti Omicron è la capacità di eludere le difese immunitarie acquisite mediante precedente infezione. A riprova di questa facilità di contagio diversi studi hanno rilevato che gli anticorpi residui prodotti da una precedente infezione o dalla vaccinazione siano molto più efficienti nel proteggerci da Omicron BA.1 o BA.2 rispetto alle più recenti varianti Omicron 4 e 5 (sono intanto stati approvati i vaccini bivalenti aggiornati di Pfizer e Moderna, sviluppati proprio verso Omicron) e successive. 

Quali sono i sintomi?

Tra i sintomi prevalenti ci sono ancora quelli legati alle vie respiratorie superiori, come mal di gola, tosse secca, congestione e naso che cola, mal di testa, voce rauca, dolori muscolari e articolari. Meno presenti perdita di gusto e olfatto e problemi gastrointestinali. Una ricerca pubblicata sulla piattaforma bioRxiv, condotta dall'università di Tokyo, ha rilevato in esperimenti sui criceti che la variante in questione riuscirebbe a colpire maggiormente i polmoni, e che questo potrebbe tradursi, almeno in una parte dei pazienti, in manifestazioni più severe di Covid. 

Quali i tempi di incubazione?

I tempi di incubazione generalmente associati all’infezione da Covid-19 sono mediatamente di 5 giorni (con una forbice compresa tra 2 e 14), ma fin dalla variante Omicron sembra oggi avere un esordio più rapido, spesso datato attorno a 3-4 giorni circa.

Uno studio pubblicato su Jama in agosto ha rilevato che i tempi d’incubazione medi sono così diminuiti:

Alpha 5 giorni
Beta 4,50 giorni
Delta 4,41 giorni
Omicron e 3,42 giorni.

Quanto durano i sintomi? 

Fino a cinque giorni. Questa è la durata media di chi sviluppa i sintomi in forma lieve. La positività invece può durare fino a due settimane. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA