«Alda Merini? Folle sì, ma d'amore»

Faenza firma il film su Rai Uno sulla poetessa

Alda Merini
Alda Merini
di Francesca Bellino
Venerdì 8 Marzo 2024, 07:56 - Ultimo agg. 9 Marzo, 09:58
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L'esistenza di Alda Merini (21 marzo 1931-1 novembre 2009) è stata un intenso inno alla vita e un processo di continua traduzione del dolore in amore. Sin da ragazzina sapeva di essere nata poetessa, dopo ventiquattro ricoveri in manicomio capì che solo grazie ai versi poteva rinascere da quell'esperienza estrema e ingiusta. È quello che ritroviamo in «Folle d'amore», film tv di Roberto Faenza che RaiUno dedica alla grande "poetessa dei Navigli" in onda il 14 marzo in prima serata.

La fiction, prodotta da Jean Vigo Italia con Rai Fiction, è stata girata a Torino ed è liberamente ispirata al romanzo di Vincenza Alfano Perché ti ho perduto: «Abbiamo letto il libro ed è stata una folgorazione», racconta la produttrice Elda Ferri, «così abbiamo pensato che potevamo restituire alla Merini la sua identità elegante e abbiamo voluto farlo proprio quest'anno in cui ricorre il centenario della nascita di Basaglia.

La chiusura dei manicomi ha consentito a molte persone di esprimere la propria personalità. La poesia che Alda ha dedicato a Franco è la cosa più commuovente mai letta».

«Alda è un personaggio che vive ancora nel cuore della gente, soprattutto dei giovani, tanti quelli interessati a lei, come se fosse un faro che li guidasse», spiega il regista. Nella prima scena del film-tv incontriamo la poetessa, interpretata da Laura Morante, a Milano in un ritrovo di intellettuali e scrittori. Ha una settantina d'anni, la sigaretta sempre accesa e le collane eccentriche al collo e vende i suoi libri al pubblico per mille lire a copia. Qui conosce il giovane intellettuale Arnoldo Mosca Mondadori (Federico Cesari), lo invita nel suo appartamento in cui usava le pareti come taccuino e gli racconta la sua storia. Con numerosi flashback andiamo indietro nel tempo e conosciamo la ragazzina affamata di vita e di poesia interpretata da Sofia D'Elia che si innamora di Giorgio Manganelli, frequenta casa di Giacinto Spagnoletti e viene apprezzata da Salvatore Quasimodo, e poi la moglie e la madre irrequieta che non accetta la normalità della famiglia interpretata da Rosa Diletta Rossi alla quale è affidata anche l'emozionante parte dedicata ai difficili anni del manicomio in cui compare anche il personaggio inventato di Celeste, ripreso dal libro.

«All'inizio ho avuto un po' paura a interpretare una donna reale e che tutti ancora ricordano molto bene come la Merini», confessa la Morante: «Tra l'altro, non le somiglio e sono toscana mentre lei era milanese. Faenza mi ha tranquillizzata dicendomi che non cercava un'imitazione, ma un'interpretazione. Io ho cercato di evocarla. Ho visto molte sue interviste: parlava come se stesse ascoltando una voce all'orecchio che le sussurrava. Prima di andare in scena ero io ad ascoltare la sua voce. Mi ispirava sentirla parlare».

Rosa Diletta Rossi, invece, sottolinea che «è emersa la stessa irrequietezza della poetessa»: «Sul periodo del manicomio c'erano poche testimonianze. Ho letto tante poesie per capire il suo strazio. Ho provato a raccontare una donna che non ha ceduto alla disumanità, che si è voluta sempre elevare e che ha lavorato sul perdono».

«Celebriamo una delle più grandi poetesse del 900», rimarca la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati che da ragazza ha avuto l'occasione di intervistarla: «Ne conservo un ricordo bellissimo».

«Non sono una matta, sono solo piena di vita», diceva di se Alda al giovane Arnaldo che l'ha aiutata a mettere in ordine molti suoi scritti e che oggi si è prestato con amore a fare da consulente sul set: «Faenza ha fatto un capolavoro, non era facile. Io ho avuto il ruolo di custode durante la lavorazione del film», spiega lui, «Alda è sempre presente, non parliamone al passato. Mi ha dettato tanti versi. Oggi le chiederei di scrivere sulla guerra. La poesia ha la potenza di portare sulla terra l'armonia e oggi ne avremmo molto bisogno».
Tra gli interpreti anche Giorgio Marchesi, nel ruolo dello psichiatra Enzo Gabrici che aiutò la Merini a uscire dal manicomio e che le regalò una macchina da scrivere. Mariano Rigillo nei panni dell'ultimo marito, Michele Pierri, poeta e padre di undici figli. E, nel finale, un cameo della scrittrice Vincenza Alfano.
 

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