Il sindaco Leonardo Latini e l'ordinanza anti-prostituzione: «Terni come Kabul? No come Rimini»

Il sindaco Leonardo Latini e l'ordinanza anti-prostituzione: «Terni come Kabul? No come Rimini»
di Corso Viola di Campalto
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Domenica 31 Ottobre 2021, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 20:35

TERNI «Quello che mi ha fatto più sorridere è stato leggere titoli come Terni come Kabul, io direi invece Terni come Rimini, visto che l'ordinanza contestata è tale e quale a quella in vigore dal giugno scorso nella città romagnola governata da anni dal Pd». Leonardo Latini è finito nel mirino delle opposizioni, di alcune associazioni e sindacati, proprio per un'ordinanza firmata il primo ottobre scorso e mirata a contrastare il fenomeno della prostituzione in alcune zone della città: via Piave, via Lungonera Savoia, viale Brenta, vocabolo Staino, viale Centurini, piazzale Bosco e il piazzale nei pressi del cimitero. Luoghi dove tutte le notti ragazze, soprattutto straniere, e transessuali, si propongono anche sotto abitazioni e condomini, come in via Piave e via Lungonera Savoia.
Ordinanza che vieta tra l'altro di porre in essere comportamenti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento consistenti nell'assunzione di atteggiamenti di richiamo, ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso in relazione al luogo ovvero nel mostrare nudità. La stessa ordinanza era stata emanata per la prima volta il 21 luglio del 2020 e presentata a palazzo Spada durante una conferenza stampa davanti all'ex questore Roberto Massucci. Ma la bomba tra le mani di Latini è esplosa solo poche ore dopo l'affondamento in Senato del decreto Zan contro l'omofobia.
Dopo la tempesta, il sindaco di Terni  non ci sta e spiega la genesi dell'ordinanza, che non ha alcun intenzione di cancellare, come chiesto da più parti: «Il fenomeno della prostituzione in alcune zone della città - dice il primo cittadino - c'è stato segnalato più volte da tantissimi cittadini, tra l'altro ho fatto anche io un sopralluogo per accertare la veridicità di quanto detto. Nel momento in cui ci sono delle situazioni di forte degrado noi sindaci siamo chiamati a intervenire: ma siamo pragmatici e rispondiamo senza letture ideologiche, con lo spirito di chi deve andare ad affrontare un problema con i pochi strumenti che abbiamo a disposizione».
Cerca di spazzare via anche storia delle mini gonne vietate: «Voglio chiarire che non c'è stata mai l'intenzione di vietare minigonne o scollature, ovviamente occorre leggerla l'ordinanza e ricostruire un po' i fatti. Basti pensare che il 18 luglio dello scorso anno ci fu una conferenza stampa in cui fu annunciato un pacchetto di misure in tema di sicurezza e decoro: una serie di misure tra cui c'era anche questa ordinanza anti prostituzione poi emessa il 24 luglio. Dopo la scadenza è stata prorogata per una successiva ordinanza e adesso, vista la recrudescenza del fenomeno e dopo che si è riunito il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato ad hoc sul tema, è stata riproposta. Nel frattempo - precisa Latini - è intervenuta un'ordinanza analoga del Comune di Rimini (giugno 2021) che esattamente riproduce le parole della nostra a cui non ha seguito alcun tipo di clamore mediatico di sorta per un Comune a guida Pd, come tante ordinanze simili sono state fatte sia dei sindaci di centro-destra e di centro-sinistra. Poi lascio a ciascuno, ovviamente, la libertà di interpretare le parole dell'ordinanza che io vorrei che tutti quanti leggessero. C'è stato tanto clamore per quanto riguarda il cosiddetto abbigliamento, perché si parla nell'ordinanza di comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali con la parte che riguarda l'abbigliamento che è in n correlazione con la nudità, è chiaro che si tratta di un qualche cosa di più di un abbigliamento fatto di scollature e di minigonne. Abbiamo agito solo con l'intenzione di dare alle forze dell'ordine uno strumento per intervenire e impedire fenomeni odiosi come lo sfruttamento della prostituzione e soprattutto l'ordinanza non lede la dignità delle donne ma a va a loro tutela».
 

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