I parrocchetti, i chiassosi pappagalli che stanno colonizzando le città europee causando non pochi problemi

Originario della parte sud-orientale del Sudamerica, il parrocchetto monaco, insieme a quello dal collare, è l’unica specie di pappagallo stabilmente nidificante in Italia, se pur come specie esotica a carattere invasivo.

Pappagalli
In Italia grosse comunità ormai da anni vivono nella capitale, così come in Puglia e in altre regioni italiane, creando non pochi problemi agli agricoltori.

Ormai si può parlare di una vera e propria invasione che riguarda gran parte dell’Europa. Non c’è un parco o un’area verde delle nostre città a non essere popolato da gruppi di pappagalli, vedi l’esempio di Roma.

Stiamo parlando dei parrocchetti monaci (Myiopsitta monachus) e dal e parrocchetti dal collare (Psitaccula krameri). Solo qualche mese fa, la scorsa estate, in Puglia, nell’area che va da Molfetta a Bari, si è registrata un’autentica invasione di questi pappagalli che hanno fatto incetta di frutti, come albicocche e ciliegie ma anche di mandorle, fave e piselli, creando notevoli danni economici agli agricoltori locali.

Ma come hanno colonizzato le città europee?

Ancora non è chiaro. Ma secondo molti ornitologi il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature medie e il prolungamento delle ondate di calore, li ha resi stanziali in molte aree dell’Europa meridionale.

In Italia grosse comunità ormai da anni vivono nella capitale, così come in Puglia e in altre regioni italiane, creando non pochi problemi agli agricoltori, con frutteti completamente devastati dalle loro incursioni.

Non è un caso se l’Europa, già nel 2007, aveva vietato l'introduzione del parrocchetto in tutto il suo territorio. Uno studio del 2016 ha stimato 85.000 esemplari in Europa, con 90 popolazioni riproduttive, delle quali trenta solo in Italia per un totale di oltre 9.000 esemplari.

Il problema è concentrato soprattutto nei Paesi meridionali dove il clima è più caldo, ma dal censimento del 2016 è emerso che importanti comunità si trovano anche in Francia, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito.

L’arrivo dei parrocchetti sta avendo gravi ripercussioni sulla fauna locale. Questo perché questi uccelli colorati tendono a nidificare all’interno di ogni cavità presente negli alberi dei nostri centri urbani, entrando così in competizione con specie autoctone come il picchio muratore (Sitta europaea), il picchiorosso maggiore (Dendrocopos major) e l'assiolo (Otus scops).

Da dove arrivano questi uccelli?

Originario della parte sud-orientale del Sudamerica, il parrocchetto monaco, insieme a quello dal collare, è l’unica specie di pappagallo stabilmente nidificante in Italia, se pur come specie esotica a carattere invasivo.

Pappagalli
Si stima che sul Mediterraneo il numero dei parrocchetti possa raddoppiare nel giro di cinque anni, causando danni sempre più ingenti soprattutto alle coltivazioni. Credit foto Wikipedia.

Di taglia piccola, che si aggira sui 20-30 cm, è un pennuto gregario, socievole e stanziale. La sua dieta spazia dai semi, alle erbe e frutti fino a larve e insetti. Il monaco è l'unico pappagallo che costruisce grandi nidi collettivi, dei veri e propri condomini dove trovano alloggio moltissime coppie. Li edificano intessendo ed accatastando ramoscelli, fino a costituire una massa compatta che può superare il metro di diametro.

Quanti sono veramente

Non abbiamo dati certi, ma secondo lo studio di Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica dell'Ispra e uno dei massimi esperti di specie aliene. "In Italia una delle ultime stime parla di 15.000 individui, presenti in almeno dodici regioni e, in sei di queste, la popolazione è in grado di riprodursi”.

Si stima che sul Mediterraneo il numero dei parrocchetti possa raddoppiare nel giro di cinque anni, causando danni sempre più ingenti soprattutto alle coltivazioni. “È già successo in altri paesi, ad esempio in Israele, dove i raccolti di semi di girasole e cereali hanno avuto gravi perdite. Succederà anche da noi”, ha continuato Genovesi.