San Tomaso-Valmadrera – Lombardia

Una passeggiata, due racconti

Due amici e una domenica da condividere alla scoperta delle montagne del lecchese. 

La stessa passeggiata raccontata da due diversi punti di vista: il mio e quello del mio amico Pietro, alias @giovanepretefelice.

Siete pronti a camminare e ridere con noi?

Il cammino visto con gli occhi di Fra
Le gambe che non girano, Pietro che canta e nuovi luoghi da scoprire

Cinque anni. Tanto ci è voluto per convincere il mio amico Pietro a venire a camminare con me. E finalmente siamo riusciti ad organizzare un’escursione sulle montagne vicino a casa.

Destinazione: San Tomaso, sopra Valmadrera.
Orario di partenza da casa: 11 del mattino di una calda domenica di fine giugno.

D’altronde il mio amico Pietro è un prete, e non uno qualunque. Lui è @giovanepretefelice e la domenica mattina di certo non salta la celebrazione della Santa Messa con i suoi parrocchiani.

Ci ritroviamo quindi ad affrontare il secondo dei tre sentieri disponibili per raggiungere San Tomaso sotto il sole di mezzogiorno e dopo i primi metri mi rendo subito conto che la camminata sarà lunga e impegnativa.
Proprio oggi infatti le mie gambe han deciso di “non girare” come dovrebbero, quindi ogni passo che faccio e come se ne facessi dieci.
Pietro invece va come uno stambecco, alla faccia dei suoi “ma io non cammino un gran che” ripetuti per anni. E canta: inventa strofe e canta. Si vede che è proprio una persona gioiosa e felice della sua vita.

Comunque sia, passo dopo passo ci lasciamo sulla sinistra il cimitero di Valmadrera e il santuario di San Martino e iniziamo ad inoltrarci nel bosco. Gli alberi ci riparano dal sole, ma la cappa d’afa si fa sentire.

Noi però non molliamo e risaliamo la montagna con un unico obiettivo: arrivare alla meta in tempo per magiare qualcosa. Non so dirvi il perché ma tra me e Pietro finisce sempre così, a parlare e pensare al cibo.

Dopo il primo tratto un po’ impegnativo, in cui bisogna fare attenzione a non scivolare sulle pietre, arriviamo a scorgere la nostra meta.

Peccato solo che ci rendiamo conto, guardando alcune indicazioni su internet, di essere appena a metà del percorso. La seconda parte del sentiero però è più agevole e meno faticosa della prima. Ci sono diversi saliscendi e si cammina principalmente su terra. C’è ancora qualche passaggio leggermente scivoloso, ma nulla di cui preoccuparsi.

Lungo il percorso ci imbattiamo in una fonte realizzata per consentire la raccolta d’acqua necessaria ad una lunga permanenza nell’insediamento del Cornello alto. Questo sito è conosciuto dai Valmadresi come “Böcc di Sciat”. 

Trovandoci sul percorso dei massi erratici, abbiamo poi avuto modo di ammirare alcuni di questi massi di grosse dimensioni “abbandonati” dai ghiacciai in fase di ritiro. Accanto ad ogni masso c’è un cartello esplicativo e questo consente sicuramente di imparare qualcosa di nuovo sulla storia di questo territorio. O almeno per me è stato così.

A un quarto d’ora di cammino dall’ultimo masso incontrato, scorgiamo finalmente la nostra meta. Che questa volta è davvero vicina.

Prendiamo qualcosa da mangiare al piccolo rifugio e pranziamo su enormi tavoli di pietra tra gli alberi. Un po’ di relax sul prato, qualche foto al panorama ed è ora di rientrare.

Ripercorriamo il sentiero del mattino ma questa volta è tutto più semplice: non solo siamo in discesa, ma fa anche meno caldo quindi in 45 minuti raggiungiamo il parcheggio e siamo pronti per fare ritorno a casa. Felici e soddisfatti per la bella giornata vissuta insieme.

Il cammino visto con gli occhi di Pietro
Quando si invertono i ruoli, o almeno così pare…

Apro la porta dello sgabuzzino e abbasso lo sguardo verso la parte bassa della scarpiera, sotto un dito di polvere si cela la scatola degli scarponi da trekking, che giacciono lì da ormai quattro anni, dall’estate 2018, periodo nel quale ho vissuto l’ultimo campeggio estivo con i ragazzi degli oratori di Desio che mi erano affidati. Bene è giunto il momento di rimettere ai piedi gli splendidi scarponi gialli e neri, perché finalmente si torna a camminare in un terreno che non siano le strade asfaltate di una città. 

La voglia di certo non manca, passare una domenica pomeriggio in compagnia di una cara amica per sentieri e godersi un po’ di aria pulita e di fresco. Beh, tra le aspettative e la realtà ci passa il mare, visto che iniziamo a camminare per il sentiero che conduce a San Tomaso verso le 12.00 e dire che c’è caldo è un eufemismo.

Non sarà mica la calura estiva a fermare questo ritorno alla natura: nonostante il sudore che mi irrita ad intermittenza gli occhi, le energie non mancano ma mi rendo conto subito che la Francy è proprio sottotono. Mi spiace un sacco, per prima cosa perché tenevamo tanto a questa mezza giornata assieme, in secondo luogo io sembro uno stambecco quando in realtà ho sempre chiuso il gruppo in tutte le uscite CAI della mia vita. 

Il sentiero è un alternarsi di tratti al sole, nei quali mi chiedo “Ma quanto caldo fa?”, e di passaggi all’ombra delle piante del bosco, nei quali ripeto “Cavolo non si sta per nulla male, poteva andarci peggio”. Il percorso non è molto difficile e nonostante la mia assenza dalla terra battuta di 48 mesi, mi sento a mio agio, il che vuol dire che qualsiasi bipede capace di camminare, può affrontarlo senza particolari attenzioni. Visto le tante soste, i 4/5 km richiedono 90 minuti per arrivare alla meta desiderata, ma una persona allenata se li divora in meno di un’ora.

Non mancano le tipiche foto di rito per documentare la fatica, che se non avete visto nelle stories di @giovanepretefelice vi siete persa qualche risata assicurata (potete però recuperarle sul profilo IG di Fra @galbiatifrancesca84).

Raggiunto il pratone di San Tomaso, il giovane milanese imbruttito (cioè io) ha la bellissima idea di pranzare con una pasta al sugo che è peggio di quella della mensa di suo nipote, ma Francesca si vede che è più avvezza a questi ristori e si gode il suo piatto di polenta e salsiccia, che ha un aspetto TOP.

Cosa vuoi fare dopo il pranzo? Una cosa sola è ammessa: la pennica! E quindi ecco che sono offline almeno per 45 minuti, nei quali mi godo l’ombra degli alberi e le poche folate di vento che aiutano a fare sogni d’oro. Recuperate le forze, o sarebbe meglio dire “digerita la pasta”, ci spostiamo in una zona dove c’è una piccola chiesetta e vicino alla quale una terrazza offre una visione mozzafiato sulla vallata: sorridi, ciak, si scattano selfie.

La discesa è assolutamente meno impegnativa e in 45 minuti siamo di nuovo alla mia auto, pieni di gioia e felici per il pomeriggio passato assieme, per le cose belle viste e per la fatica fatta (si cari far fatica fa bene, sappiatelo). Cosa vuoi di più? No, non un lucano (fa troppo caldo), mi basta un’altra gita assieme a Francesca, questa volta quando lei è in piena forma e io le urlerò ogni tre passi “Un attimo Fra!”.

Località: Piana di San Tommaso – Valmadrera
5 km da Lecco
52 km da Milano

Data viaggio: 27 giugno 2021

Con chi ho viaggiato: con il mio caro amico Pietro, @giovanepretefelice

Chi può affrontare questo viaggio: tutti. Ci sono tre differenti percorsi che, partendo da Valmadrera, portano alla Piana di San Tomaso. Il primo, e più semplice, inizia nel centro della cittadina ed è adatto a tutta la famiglia. Si può percorrere anche con appositi passeggini. Il secondo e il terzo partono entrambi dal parcheggio accanto al cimitero di Valmadrera. Il secondo è quello che abbiamo percorso noi: difficoltà media, percorribile in circa 1h 30m, servono scarpe adatte e scorte d’acqua. Il terzo sentiero è quello più impegnativo e prevede tratti in corda fissa, serve quindi un po’ di esperienza. Entrambi possono essere affrontati anche dai bambini, a patto che camminino e che chi li accompagna sia in grado di dare loro la corretta assistenza nei passaggi più impegnativi.

Dove mangiare: il rifugio offre piatti semplici a tariffe adeguate. Anche il pranzo al sacco è un’ottima soluzione.

Cosa vedere nei dintorni: terminata la passeggiata, in una decina di minuti d’auto si può raggiungere Lecco.

Note: la piana di San Tomaso si trova a soli 580 m di altitudine quindi qui d’estate fa molto caldo. Suggerisco quindi di non affrontare la passeggiata da metà giugno in poi e fino alla metà di settembre.

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