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Ma gli amici giornalisti di Soumahoro dove sono?

Pubblicato il 02/11/2023 16:07

L’altro giorno abbiamo ripubblicato la famosa copertina dell’Espresso allora diretto da Marco Damilano con le facce di Soumahoro e di Salvini, e il titolo Uomini e No con il seguente sommario: “Il cinismo, l’indifferenza, la caccia al consenso fondata sulla paura.

Oppure la ribellione morale, l’empatia, l’appello all’unità dei più deboli. Voi da che parte state?”. Il tempo come sempre è galantuomo e restituisce una prospettiva diversa: perché in quell’Espresso i braccianti che criticavano Soumahoro non non furono presi in considerazione? Avevano paura di sporcare il loro campione?


Nel giornalismo di Marco Damilano e di quel suo Espresso le inchieste uscivano meglio se riguardavano Salvini e il centrodestra: quanto inchiostro, quante pagine e… quante copie invendute. Già, perché quando le cose si sono messe male per il settimanale, Damilano se ne andò vestendosi come sempre da campione intransigente, trovando presto riparo in quella rai3 dove è libero di parlare come sempre a senso unico anche adesso, nella cosiddetta RaiMeloni.

Insomma la solita consorteria giornalistica. La stessa, appunto, che ha creato le statuine del presepe buonista; tra questi Soumahoro, il sindacalista buono, il vendicatore dei braccianti sfruttati, il campione della ribellione morale contro il cinismo e l’indifferenza di quegli altri. Soumahoro, l’empatia che diventa manifesto politico prima in un libro poi nella recente campagna elettorale dove poteva contare sull’appoggio televisivo del fronte dei buoni: Fazio, Zoro, Saviano, Damilano… I quali ovviamente adesso possono fare spallucce e giocare il jolly: ma noi che ne sapevamo? Come potevamo sapere?

Beh, per esempio, avrebbero potuto ascoltare coloro che, nello stesso ambito del lavoro agricolo, già avevano fatto la tara al sindacalista senza macchia e senza peccato, alle cooperative delle due donne e alla bella vita della compagna. E allora domando: ma il giornalismo d’inchiesta, quello che raccoglie tutte le voci, quello che non ha remore a pubblicare ogni tipo di intercettazione e di retroscena, dove si è inceppato nel racconto del buon Soumahoro? E, adesso, com’è che non c’è nessun giornalista di nessuna trasmissione che va da Marco Damilano a rendergli conto di quella copertina? A fargli la domanda: perché ti manca il coraggio di chiamare il tuo figlioccio, il campione di empatia che hai contrapposto al non uomo, al cinico? Quando uscirono le carte solo Striscia fece il contropelo all’ex direttore dell’Espresso.


E Fazio? Perché non sente il bisogno di vendicare la sua umanità e buonafede tradite mettendo davanti all’acquario colui che invitò tante volte in trasmissione a parlare degli ultimi e degli immigrati sfruttati? Possibile che nessuno di coloro che “costruirono” mediaticamente il personaggio Soumahoro adesso non senta il bisogno di fare domande? No, non lo sentono perché l’importante non è la corretta informazione o il patto di lealtà con il telespettatore; l’importante è dare contro al nemico politico.