Benvenuti a Fortunago, uno dei Borghi più belli d’Italia

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Il primo cittadino ci fa da guida per le vie del suo paese che, in questa estate di ripartenza, mostra ancora di più la sua seducente bellezza

Fortunago appartiene a quei luoghi dell’Italia vera, a volte nascosta, marginale, decentrata rispetto alle grandi città, che conservano integri i caratteri di quell’Italia apparentemente minore, ma in realtà custode di un pezzo importante della nostra identità nazionale. A Fortunago, uno dei “Borghi più Belli d’Italia”, per godere della bellezza del paesaggio, bisogna venire all’inizio dell’estate quando il bosco e le radure sono tutti una fioritura di gladioli, di orchidee, di gelsomini ed è bello camminare a margine dei campi di frumento, che regalano splendidi colori e saturazioni cromatiche: dentro il giallo delle spighe di grano si apre l’azzurro dei fiordalisi. Oppure, sotto un cielo blu intenso costellato di nuvole bianche, si può passeggiare tra i prati di lavanda, accarezzati dalla brezza dell’alta collina e respirare l’essenza dei fiori delle ginestre e i profumi della fienagione dell’erba medica.

Fortunago nei “Borghi più belli d’Italia”

Fortunago entra nell’olimpo dei “Borghi più Belli d’Italia” grazie a un attento e funzionale recupero delle atmosfere del passato, con le facciate delle case tutte in pietra a vista, glicini e gerani ai balconi, ampi spazi luminosi. Con le vie del centro storico lastricate in pietra e l’illuminazione soffusa. Il restauro del Municipio, che era una casa forte, e il recupero edilizio della chiesa parrocchiale del 1400, dedicata a S. Maria e S. Giorgio, e della via del Castello, hanno ridato vita al borgo. Le sue origini sono antichissime, risalgono infatti al VI secolo a.C., quando i Celti invadono la pianura Padana e la zona appenninica dell’Oltrepò, dove appunto si trova Fortunago. Il nome stesso rivela la discendenza celtica del luogo, Fortunacus, ovvero “casa presso un’acqua”.

Infatti, vi è qui una sorgente di acqua perenne grazie al passaggio miracoloso di San Ponzo. Secondo altri, il nome starebbe a significare, in versione un po’ più pagana, aedes fortunae, perché qui esisteva un tempio dedicato alla Dea Fortuna. In realtà, ancora si sta cercando questo tempio, ma stando alla Storia pare sia veramente esistito e da qualche parte deve pur essere. Molte testimonianze archeologiche e ritrovamenti di reperti risalenti a epoca preromana attestano installazioni remote. Provano anche la presenza di una importante guarnigione romana a presidio della Via del Sale che, da qui, raggiungeva la Liguria.

Fortunago nel Medioevo ha una lunga storia. A partire dall’insediamento delle tribù germaniche, tra cui i Longobardi, con Pavia capitale. Grazie a loro si diffonde nelle terre dell’Oltrepò pavese l’uso della carne conservata, da cui discende la nobile arte della produzione degli insaccati, tra cui il famoso salame di Varzi, oggi riconosciuto con il marchio europeo DOP. Per il posto è una vera tradizione.

Il turismo esperienziale a Fortunago

Con il concorso del miglior salame del borgo, si inaugura la stagione turistica, che dura tutto l’anno. Con oltre mille ettari di area protetta, Fortunago e le sue le frazioni rurali, le antiche pievi, gli oratori, le colline e i lunghi filari di viti, la strada dei vini e dei sapori, narra la sua originale vicenda all’ombra dei campanili, fatta di mestieri, piaceri, dello star bene, del vivere felice. Basta, poi, uscire dal borgo, per trovarsi immersi nel verde di un’ampia area di parco naturale e abbracciare la bellezza selvaggia dei boschi di roverella e di castagno, che racchiudono flora spontanea rara e una pregiata fauna selvatica stanziale.

Un po’ più in là del borgo ecco la via delle Coste, dove si gode di un panorama suggestivo e unico: la pianura padana, accentuata dalla splendida cornice innevata della catena della Alpi. Il profumo del pane cotto nel forno a legna, le fragole selvatiche che hanno ancora il sapore di una volta, ci conducono ai ristoranti del paese, dove gustare un buon bicchiere di Pinot con le bollicine, oppure vinificato in nero e affinato in barrique, e i cibi genuini della tradizione. Non si può non assaggiare il piatto del borgo: i famosi malfatti, un piatto vegetariano di erbette, formaggio, uova e pane grattugiato. A seguire, il brasato al vino Bonarda, con carne di manzo piemontese. Infine, la crostata all’albicocca e il pandolce della Forneria della Costa per chiudere la cena a lume di candela, degustando un calice di moscato, sulle terrazze del borgo, aspettando il calar del sole su una natura incontaminata, facendoci ritrovare emozioni che sembravano perdute.

Il nuovo auditorium

Da non dimenticare la visita al nuovissimo Teatro Auditorium che offre occasioni di spettacoli artistici, musicali, sfilate di moda, di danza, eventi di cultura e di divertimento. In teatro a luglio, da vedere, ci sarà la mostra sulla Divina Commedia che celebra i 700 anni della scomparsa del sommo poeta, con reperti storici e letterari del più bel libro del mondo, e con attori e registi che presenteranno il cortometraggio Dante per nostra fortuna. Alla fine, si spera, di questa pandemia cosi difficile e complicata, potremo uscire anche noi, un po’ come nell’ultimo canto dell’Inferno: «salimmo su el primo e io secondo,/ tanto ch’i vidi de le cose belle/ che porta il ciel, per un pertugio tondo/ e quindi uscimmo a riveder le stelle».

Così Fortunago rivive quel piccolo mondo antico, con naturalezza e semplicità, in armonia con lo spirito del luogo.

Affermandosi per la sua unicità, accompagnata dal sorriso di chi vi abita, dai profumi inalterati, dalle feste, dagli eventi che raccontano la sua storia. Ma è tutto il paese vestito a nuovo ad ammaliare come una vecchia poesia, una nuova canzone.

Grazie e benvenuti a Fortunago, uno dei Borghi più belli d’Italia, dove il cielo è sempre più blu.

Pier Achille Lanfranchi – sindaco di Fortunago

(foto: Roberta Mastretta)

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