Obiettivo T, 'La ballata della piccola fiammiferaia' racconta il destino ineluttabile

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Benevento - Mulino PacificoBenevento - Mulino Pacifico

Il titolo di un’opera teatrale il più delle volte racconta e anticipa ciò a cui ci si prepara ad assistere, lo spettacolo “La Ballata della Piccola fiammiferaia", rappresentato nei giorni di sabato e domenica all’interno del Mulino Pacifico, ha trasportato gli spettatori in una realtà onirica in cui più che una storia tradizionale, si racconta il sogno di una bambina e la realtà di una vita che ha come suo unico epilogo la sofferenza e la morte. L’opera, frutto di una libera interpretazione del romanzo di Hans Christian Andersen, ha messo in scena sentimenti, ricordi e nostalgie che sembrano quasi gridare e rifiutare, nel silenzio della irrealtà, la tristezza di una verità fatta di povertà, freddo, solitudine e bisogno. La rappresentazione di ‘Obiettivo T stagione teatrale’, a cura della Solot, compagnia stabile di Benevento, è stata vincitrice del premio Migros-Kulturprozent 2010 nella sezione teatro di movimento; prodotto da PerpetuoMobileTeatro, con il sostegno di Scuola Teatro Dimitri. Interpreti sono stati Brita Kleindienst, Marco Cupellari; musica originale dal vivo di Dario Miranda; mashera Brita Kleindienst; costumi di PerpetuoMobileTeatro; disegno luci di Christoph Siegenthaler; foto di scena di Sara Venuti.
Le vicende narrate hanno avuto inizio con il pianto della piccola fiammiferaia in fasce ed il ricordo della morte di sua madre, il tutto attraverso il gesto scenico di un ipotetico e novello Caronte che, dietro pagamento, traghetta l’anima della donna nell’aldilà, sollevandola in un gesto fisico che caratterizzerà tutta la rappresentazione.
Alle lamentele del Caronte, che si duole del suo continuo ruolo di accompagnatore di anime che deve restare insensibile a fronte delle storie di ognuno di loro, segue il racconto della piccola fiammiferaia che rifiuta la morte ed ama invece ricordare i suoi cari, la nonna, e gli ultimi attimi della sua esistenza. Ricorda anche il freddo pungente mitigato dalla fiammella dei fiammiferi che, uno dopo l’altro, accende per riscaldare il corpo e l’anima, quasi ponte ideale verso un mondo a lei lontano, ma quasi concretamente tangibile nell’immagine di una casa al cui interno ella vede una tavola imbandita. Un’immagine che non è reale, è frutto di fantasie di un’anima ormai trapassata ed è per questo che il corpo non può e non deve neppure toccare la realtà, non deve toccare terra e sembra quasi galleggiare sulle spalle di Caronte, non tocca mai terra e racconta da un luogo inaspettato, le spalle dell’attore che impersona il traghettatore di anime.
Il novello Caronte ascolta e ricorda che il tempo è ‘una brutta faccenda, meglio rimanerne fuori’, è un luogo in cui vive uno squarcio che divide, da una parte la leggerezza di una piuma e il cuore e dall’altra l’eterna quiete e lo sconfinato dolore.
La musica di un contrabbasso sottolinea, di volta in volta, con la sua voce ferma e greve, gli attimi del ricordo e della realtà, quasi a sancire realtà spesso negate.
Figure acrobatiche e movimenti difficili e sicuramente di non facile esecuzione, ma apparentemente lievi e naturali, a cui si devono accompagnare i momenti della recitazione, danno vita alla rappresentazione, quasi portando lo spettatore a temere una caduta o un cedimento che non c’è mai, tutte accompagnate dall’uso scenico di una maschera da parte del Caronte, quasi a nascondere le fattezze o forse i pensieri più nascosti del braccio miticologico della morte. La vita e la morte si rivelano, in fondo, le vere protagoniste di un mondo in cui, paradossalmente, c’è il rifiuto di entrambe, perché la morte è la fine di tutto ed è inaccettabile, ma anche la vita, quando si trascina in modo miserevole e tragico, appare insopportabile.
Ballata teatrale che si dipana sul filo della ineluttabilità di un destino che non si può e non si deve né accettare, né rifiutare, ma solo raccontare.
Inconsueta forma teatrale che regala e suscita, in quanti vi assistono, il senso profondo di uno sgomento quasi inevitabile, l’incredibile accettazione di un destino ingiusto, ma espressione della vita stessa, il valore prezioso della vita e dei suoi ricordi a cui si accompagna l’inesorabile accettazione di un destino comune. Pensieri e riflessioni che trovano, nella storia della piccola fiammiferaia, solo un pretesto.
Eusapia Tarricone



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