Scrisse così , Piero Calamandrei, il 4 dicembre del 1952, giusto settant’anni fa:

Camerata Kesselring,
Su queste strade se vorrai tornare
Ci ritroverai ai nostri posti
Morti e vivi collo stesso impegno
Popolo serrato intorno al monumento
Che si chiama
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

Piero Calamandrei è stato uno dei padri della Costituzione Repubblicana. Era un grande giurista e aveva partecipato alle battaglie antifasciste durante il regime, prima con i fratelli Rosselli e con Giovanni Amendola, poi con il partito d’azione. Era un liberale. Compose quei versi che ho trascritto all’inizio di questo articolo per rispondere al generale Albert Konrad Kesserling che era stato il capo delle forze di occupazione tedesche in Italia. Kesselring fu condannato a morte da un tribunale italiano, ma poi, per intercessione degli inglesi, la pena era stata commutata in ergastolo e dopo sette anni di prigionia Kesserling fu liberato. Dopo la liberazione dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto essergli grati, anzi, avrebbero dovuto costruirgli un monumento. I versi di Calamandrei iniziavano così: “Lo avrai, camerata Kesselring, il monumento che pretendi…”

“Ora e sempre resistenza” non è retorica. È una promessa, un progetto politico. È una speranza. È una idea di Italia. Per questo lo abbiamo scelto come titolo del Riformista in questo 25 aprile particolarmente turbolento. Proprio le ragioni della turbolenza esaltano il valore di quel grido, e di quella preghiera laica di Piero Calamandrei. Sono passati quasi ottant’anni dalla caduta del fascismo e dalla vittoria della guerra partigiana, ma non è vero che l’idea di fondo, e la storia, e la ricchezza dell’antifascismo sono ormai definitivamente affermate. Lo dimostrano le dichiarazioni del Presidente del Senato, quelle del ministro Lollobrigida, e tanti commenti e articoli pubblicati dai giornali della destra. In Italia resta una forte componente reazionaria che ancora oggi tiene in serbo robuste nostalgie fasciste. E in questa fase condiziona e influenza in modo molto pesante il principale partito di governo, che è erede del Msi, che è erede del partito fascista. le polemiche sul 25 aprile sono esclusivamente dovute a questo rifiuto dell’antifascismo, che non è più marginale.

Allora bisogna chiedere che il fascismo sia proibito, che i suoi nostalgici siano rasi al suolo? Certamente no. Il fascismo resta una idea politica – per me atroce: ma un’idea politica – e come tutte le idee politiche ha pieno diritto ad essere espressa. Semplicemente bisogna respingere le fantasie di chi pensa che il fascismo sia morto, e si indigna se in alcune zone della politica italiana e soprattutto della sinistra si insiste per rilanciare i valori dell’antifascismo e per combattere le politiche e le idee reazionarie. Ora e sempre resistenza vuol dire semplicemente questo: continuiamo a difendere i valori che vinsero il 25 aprile. Quali sono? Ecco su questo è bene essere chiari ed eventualmente dividersi. I valori non sono le bandiere, i ricordi, la retorica, gli slogan vecchi e troppe volte sentiti.

Non sono neanche cantare a gran voce “Bella ciao” o “La brigata Gribaldi”. I valori che vinsero, e unificarono forze politiche molto lontane, dai liberali ai comunisti, sono la libertà, la tolleranza, l’accoglienza, il garantismo. Togliatti, e Calamandrei e De Gasperi e Nenni e Saragat si ritrovarono su queste idee. E su queste idee costruirono l’Italia. Oggi Resistenza vuol dire esattamente questo: libertà, quindi Resistenza contro chi vorrebbe limitare i diritti civili, combattere il celibato, opprimere le donne, perseguitare i gay, vietare, vietare, vietare. Tolleranza, quindi Resistenza contro chi vorrebbe uno stato poliziesco e oppressore, e pensa che la lotta politica sia fatta di repressione e di punizione.

Accoglienza, e quindi, oggi, Resistenza contro chi vorrebbe una società xenofoba e impaurita, dominata dal nazionalismo e dal mito della nazione, dell’italianità, del merito di classe. Garantismo, e quindi Resistenza contro chi vorrebbe una società dominata dalla magistratura, e dalle manette e dalle prigioni, e ha il mito della punizione, e pensa allo Stato etico: Resistenza vuol dire smantellamento di un sistema punitivo che ha al suo centro una istituzione antistorica e inumana come il carcere. Se il 25 aprile sarà questo, e cioè la festa della libertà, la Resistenza contro lo Stato-poliziotto, allora Calamandrei avrà vinto. Altrimenti il generale Kesserling, beffardamente sorriderà. Dirà: vedete, italiani, alla fine me lo avete fatto il monumento….

 

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.