Complesso monumentale di San Marcellino

Ecco la meta di un itinerario breve iniziato dal Corso Umberto, “seguendo” la cupola maiolicata che dal Rettifilo svetta in direzione del centro storico e dei decumani, attraverso le affascinanti rampe San Marcellino. Un angolo di pace, nonostante Il via vai degli studenti, quelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II che vi ha sede: il Chiostro del complesso monumentale di San Marcellino, sull’omonimo largo. Uno dei più stupefacenti siti culturali di Napoli, un luogo dove in mezzo alla storia, ci si riconcilia dal caos quotidiano, i pensieri si fanno da parte per lasciare spazio all’ammirazione, serena, della bellezza che l’arte e la natura sanno regalare.

Quanti secoli di storia sono racchiusi in questo complesso. Esso nasce dall’accorpamento di un primitivo monastero dei SS. Marcellino e Pietro, addirittura risalente al 763, epoca del Ducato di Napoli, con il convento dei SS. Festo e Desiderio, soppresso nel 1565, a causa della povertà delle rendite e della penuria di vocazioni. La sede risultante dalla fusione, con il titolo “SS. Marcellino e Festo”, fu assegnata alle monache benedettine.

Di pianta rettangolare, il chiostro si sviluppa attraverso un perimetro di grandi arcate rivestite di piperno, sul quale si aprono le varie sale, tra cui quella capitolare, che ospita il museo di Paleontologia. Sul lato sud, l’accesso laterale alla stupenda chiesa barocca, oggi sede congressuale dell’Università, dove si ammirano, nella moltitudine di opere d’arte, gli affreschi della cupola di Belisario Corenzio, le tele di Massimo Stanzione, le sculture di Lorenzo Vaccaro, l’altare di Dioniso Lazzari, capolavori in un capolavoro che ha visto all’opera architetti del calibro di Mario Gioffredo, poi sostituito, come non di rado avvenne nel corso della sua carriera (e ne abbiamo parlato a proposito del Palazzo Latilla), da Luigi Vanvitelli. Addossate alle pareti del porticato, di tanto in tanto, sono disposti dei resti di colonne ritrovate nei lavori di scavo e restauro del complesso, forse a testimoniare che quel sito è una stratificazione di edifici di epoche anche lontanissime della storia di Napoli. Il percorso nel porticato si sviluppa attorno ad un magnifico giardino, rimaneggiato in epoca ottocentesca e adornato di aiuole, alberi di agrumi, sculture e fontane ornamentali. Si conclude con un lato aperto, una spettacolare terrazza panoramica che sembra toccare la cupola della Chiesa, dalla quale le monache benedettine godevano della visuale privilegiata sul mare, oggi interdetta dalle costruzioni che successivamente si sono frapposte tra l’altura del Monterone e il mare stesso.

Ma quando sembra che lo stupendo percorso stia volgendo al termine e non resti che tornare indietro, proprio da quella terrazza si apre l’affaccio assai suggestivo sul cortile inferiore, un salto di quota su un chiostro più piccolo, un giardino adornato da una grande fontana centrale, la fontana de delfini. E davanti agli occhi, questa volta rivolti verso il basso, la spettacolare visione della Scala Santa di Luigi Vanvitelli, una delle sue ultime opere, geniale idea per collegare il giardino della fontana, in basso e il chiostro seicentesco, in alto. Fiancheggiano l’esedra centrale due rampanti curvilinei e al centro un corpo di fabbrica semiellittico, che evoca un grande altare all’aperto. La vista “dal vivo” per la prima volta di quella spettacolare scalinata, tante volte e a buon diritto decantata nei testi, è una carezza dell’anima.

In un articolo dedicato al complesso di S. Marcellino, a firma della Professoressa di Storia dell’Architettura Gaetana Cantone, pubblicato sul sito dell’Università Federico II nella sezione dedicata alle prestigiose sedi dell’Ateneo, si evidenzia come “con l’idea della Scala Santa, Vanvitelli ammanta di motivazioni religiose, sacralizzandolo, uno spazio all’aperto destinato a passeggiare e a sostare presso le fontane guardando il panorama”. Vanvitelli aveva realizzato una soluzione architettonica per “alleggerire” la vita di rigida clausura, forse proprio su sollecitazione delle monache benedettine .

Il complesso monumentale di San Marcellino può rappresentare un percorso straordinario dal Giurassico superiore di “Gennaro”, così come e’ stato ribattezzato l’allosauro che del Museo di Paleontologia è il pezzo forte, alla Scala Santa di Vanvitelli, ma anche – e non è poco – una pausa di calma e silenzio dove ritrovare sé stessi.

Scritto da:

Marialaura D'amore

Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

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