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Chesi, ciclista in camicia nera: batté Binda alla “Sanremo” e morì fucilato dai partigiani

Giacomo Bertelli
Il ciclista gambassino Pietro Chesi alla Milano-Sanremo del 1927
Il ciclista gambassino Pietro Chesi alla Milano-Sanremo del 1927

Nel libro di Parrini l’impresa del gambassino nel 1927. La promessa mantenuta da “Pelo”: «Lo batterò con una gamba sola» 

29 novembre 2018
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GAMBASSI TERME. Vincere una sola gara in tutta la vita, prestigiosa come la Milano-Sanremo del 1927, di fronte a un avversario leggendario come Binda e poi essere fucilato dai partigiani a Firenze nel 1944 all’età di 42 anni per la sua militanza nella Repubblica sociale. Si tratta della storia del ciclista gambassino Pietro Chesi, conosciuto come ‘Pelo’, raccontata nel libro di Mauro Parrini, insegnante ed appassionato di questo sport, dal titolo ‘Pietro Chesi, il ciclista in camicia nera’.

Due temperamenti, due destini opposti: da una parte Alfredo Binda, il campione invincibile di Cittiglio, protagonista del ciclismo fra le due guerre; dall’altra Chesi, che abbracciò l’ideologia fascista, indossando la camicia nera. Quasi 300 chilometri di sfida dove Pelo dimostrò di essere il più forte per una volta. Sono gli anni del Ventennio e la storia ci porta in Valdelsa a Gambassi Terme. Qui vive Pietro, boscaiolo di forte fede fascista. Un toscano autentico, affamato come non mai e pronto ad allenamenti al limite pur di dimostrare la sua forza. Si racconta che si allenasse in bici portando sulle spalle una cesta di legna. Nel 1927 decise di presentarsi alla Milano-Sanremo e ai suoi paesani dichiarò che sarebbe andato per vincerla: «Binda? Non lo vedrò nemmeno e lo batterò con una gamba sola».

La Milano-Sanremo era già la corsa più importante del panorama italiano. Lunga, tortuosa ed invalicabile, col passo del Turchino punto critico per chiunque. Pietro Si presenta al via con la maglia della ‘Niccolò Biondo’ di Carpi. La sua è una partenza fulminea, accompagnato dall’alessandrino Porzio. Gli assi di allora lo trascurano, da Girardengo a Belloni fino a Bottecchia. Eppure c’è il grande favorito e si chiama Alfredo Binda. Una fuga straordinaria per Chesi che accumula oltre 19 minuti di vantaggio ma a 50 chilometri dall’arrivo la stanchezza lo travolge. Rimasto solo sul Turchino, con il respiro sempre più affannoso sembra pronto a una rovinosa sconfitta. Ma lo aiuteranno i suoi ‘camerati’ della 73ª legione ciclisti, che contribuiranno a scrivere la storia, offrendogli premi e cibo per incitarlo. Gli ultimi chilometri vengono percorsi da Chesi con il piede destro fuori dalla gabbietta, pur di non perdere il residuo vantaggio accumulato.

Questo è un dettaglio non trascurabile: le biciclette di quegli anni avevano solo 2 rapporti, uno da pianura e uno da salita e per cambiarle bisognava fermarsi, svitare la ruota e girarla. Al passo del Turchino, il giovane ciclista Chesi non si fermò per girare la ruota e fece tutta la salita con il rapporto da pianura con un solo intento: far vedere quanto era forte.

Il traguardo sarà tutto per il giovane boscaiolo di Gambassi che scrive la storia, distanziando di 9 minuti la leggenda Binda. Un risultato che spiazzò persino i giornali come la Gazzetta dello Sport che ogni anno organizzava un concorso con i pronostici fra i lettori per la Milano-Sanremo. In palio c’era una bicicletta, che quell’anno non venne assegnata perché nessuno aveva pronosticato la vittoria di Pelo, a soli 24 anni. Quella vittoria fu l’unica per Chesi che terminata l’attività agonistica, dopo l’armistizio divenne un milite della Repubblica Sociale Italiana. Catturato dai partigiani, fucilato a Firenze l’11 agosto, giorno del compleanno del varesino Binda. 

L'AUTORE

«Questa storia mi venne raccontata dai miei nonni, famiglia appassionata di ciclismo da generazioni». Lo rivela l’autore del libro, Mauro Parrini, nato a Carmignano (Prato) nel 1961. Ora vive tra il Piemonte e la Lombardia, ma è rimasto legato alle sue radici toscane, in una terra ricca di storie e di ciclismo come poche altre al mondo. Prima di questo libro ha pubblicato la raccolta di aforismi “A mani alzate” e “Cento e lode”, un dizionario-pamphlet in cento voci sulla scuola italiana. «Il vero protagonista di questo libro – spiega Parrini – è Pietro Chesi perché di Binda si sapeva tutto. Due uomini dalla stessa passione, il ciclismo, ma con idee politiche e risultati completamente diversi. Pelo ha avuto una vita intensa, all’arrembaggio, senza alcuna forma di prudenza rispetto al calcolatore Binda, prudente, con decine di vittorie e una esistenza molto più lunga. Il suo sangue è quello di uno che è stato ammazzato, quello di un vinto, di uno che scrisse la storia sfidando Binda, diventando leggenda».
 

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